Speciale TATTICA e TECNICA
    TATTICA
  1. 140 ANNI DI BATTAGLIE
  2. IL METODO - prima parte
  3. IL METODO - seconda parte
  4. IL SISTEMA
  5. IL CATENACCIO
  6. LA ZONA E IL CALCIO TOTALE
  7. IL VERONA DI BAGNOLI
  8. LA ZONA MISTA: IL 4-4-2 e IL 4-3-3
  9. LA ZONA MISTA: IL 3-5-2 e IL 4-3-2-1
  10. IL CALCIO OGGI


  11. TECNICA
  12. LA SEDUTA DI ALLENAMENTO - prima parte
  13. LA SEDUTA DI ALLENAMENTO - seconda parte
  14. COME SI ALLENANO I RAGAZZI
  15. COME SI CALCIA IN PORTA
  16. ALLENARE I PORTIERI
  17. LA FASE DIFENSIVA E IL PREPARTITA


  18. IL RUOLO DELL'ALLENATORE

LA ZONA MISTA: IL 3-5-2 E IL 4-3-2-1

La domanda da porci, a questo punto, è la seguente: ma quando sono in possesso di giocatori di talento in grado di vincere da soli la partita, oppure sono costretto ad applicare un gioco di attacco, quali schemi devo adottare? Il 4-3-3 viene considerato offensivo per il fatto che impiega 3 attaccanti contemporaneamente, il 4-4-2 anche perché punta molto sulla spinta fornita dalle fasce laterali. Tuttavia abbiamo visto che entrambi rappresentano più un’ organizzazione e un approccio mentale, che un orientamento offensivo. Anzi, a livello pratico è vero esattamente il contrario.

Questi moduli puntano essenzialmente sul collettivo e sulla copertura omogenea degli spazi; inoltre sono caratterizzati da un calcio aggressivo e veloce. Certo, è possibile che presidiando zone del campo anche nella tre quarti avversaria, ci sia la tendenza di arrivare frequentemente sotto porta. Ma attraverso loro, diventa prioritaria la cura delle simmetrie tra i reparti piuttosto che l’impiego di un calcio sbilanciato in avanti. Dirò di più: solo la non corretta applicazione di questi schemi mette in mostra una squadra squilibrata.

Inoltre, nessuna formazione che spinge in avanti terrebbe così larghe le proprie punte come accade nel 4-3-3; oppure, parlando di 4-4-2, appare addirittura spregiudicato porre una tale attenzione alle fasce laterali. In ogni caso, quando c’è la necessità di attaccare con vigore, entrambi i moduli devono per forza far convergere al centro uno dei loro giocatori posizionati all’esterno. Infatti, una squadra che gioca all’attacco, cerca di accorciare gli spazi in avanti e non di allargarli. Questo accade per non lasciare il tempo agli avversari di mettere in atto gli abituali meccanismi di difesa e per chiuderli nella propria metà campo.

Dino Zoff

Analoga situazione accade quando dispongo di un fuoriclasse in grado di condizionare l’esito dell’incontro: lui va liberato al suo talento. Semmai, è compito del resto della squadra supportarlo adeguatamente, accorciando gli spazi intorno a lui per evitare che si trovi isolato. Anche in questo caso, meccanismi rigidi come quelli imposti dal 4-3-3 e dal 4-4-2 non valorizzano a pieno il talento. L’improvvisazione è subordinata all’organizzazione di gioco.

La zona mista ha predisposto moduli alternativi che tendono a soffocare gli avversari in fase offensiva senza intasare gli spazi e premiare le giocate individuali.

IL 3-5-2 Questo è il modulo adottato dalla nazionale azzurra vice-campione d’Europa nel 2000. Prevedeva l’arretramento di un centrale in più nella linea difensiva (Cannavaro, Nesta e Maldini), 2 cursori posizionati sulle corsie laterali (Zambrotta e Pessotto), 3 centrocampisti a impostare il gioco e 2 punte davanti.

Caratteristica fondamentale – e punto di forza del modulo - è quella di difendere in 5 e attaccare in 7. Viene adottato soprattutto quando si devono sfruttare al meglio gli inserimenti e le doti offensive di un centrocampista avanzato, tanto da farlo diventare un attaccante aggiunto.

3-5-2

La differenza sostanziale con il 3-4-3 di Zaccheroni e Malesani è duplice e riguarda:

  • L’utilizzo di un uomo in più a centrocampo. Questo giocatore agevola sia il compito di costruzione che quello di interdizione; copre sull’esterno il compagno che si sgancia; mantiene la superiorità numerica sulla mediana. Ecco perché il modulo in esame risulta molto più efficace e gestibile. Anche se i 2 difensori laterali sono chiamati a un faticoso impegno fisico, che spesso si fa sentire nell’arco di una stagione intera, difesa e centrocampo ne risentono di meno potendo impiegare 3 elementi ciascuno.

Lo schieramento di centrocampo è generalmente a forma di triangolo. Alcune squadre, come la nazionale di Zoff, usano al vertice basso il playmaker posizionato davanti alla difesa (Albertini) e 2 centrocampisti che sostengono la manovra (Conte e Fiore).

In altre occasioni, si utilizza invece il centrocampista nel vertice alto, per poter sfruttare a pieno le sue capacità tecniche. Esempio tipico è stata la Roma di Capello che ha vinto lo scudetto nel 2000: 3 difensori bloccati (Zebina, Samuel e Zago), 2 esterni difensivi che spingono sulle fasce (Cafu e Candela), 3 centrocampisti di cui 2 di copertura (Emerson e Tommasi) e 1 avanzato (Totti) dietro a 2 uomini d’area (Batistuta e Montella). L’anno successivo, sostituito Batistuta con Cassano, Capello ha riadattato la formula passando a un attacco con una sola punta (Montella) sostenuto da Totti avanzato di 20/30 metri e Cassano. Della serie: sono i giocatori che fanno i moduli e non viceversa…

  • L’impiego di 2 punte ravvicinate. In genere i 2 attaccanti hanno caratteristiche diverse ma complementari tra loro: uno è un uomo di peso e stanzia generalmente in area di rigore, l’altro è più dinamico e sfrutta la propria velocità e capacità di dribbling. Come nel 4-4-2, sono elementi che si cercano molto e della cui intesa ne beneficia tutta la squadra.
Cesare Prandelli

IL 3-5-2 A VERONA Uno dei tecnici più attenti alle innovazioni tattiche è sicuramente Prandelli. Il Verona della stagione 1998/99 è stato costruito da Pastorello per vincere il campionato cadetto. Il Presidente, forte della liquidazione ricevuta dal Parma, voleva arrivare in fretta in serie A e per questo ha messo a disposizione del tecnico una rosa ricca e poliedrica.

Il mister partì subito con il 3-5-2, salvo poi ripiegare nel 4-4-2. All’inizio, davanti a Battistini schierava 3 difensori contemporaneamente, Lucci fra Filippini (destra) e Gonnella (sinistra); 2 terzini sulle fasce, Foglio a destra e Falsini a sinistra; Leo Colucci (poi sostituto da Italiano a seguito di un infortunio) davanti alla difesa, coadiuvato da Brocchi e Melis; 2 attaccanti di spessore come Cammarata (15 gol) e De Vitis (7) con Aglietti a disposizione (7). Da novembre, con l’arrivo dalla Reggiana di un mastino di centrocampo come Marasco, diventato subito titolare, e di un centravanti pericoloso come Guidoni (autore di ben 8 gol), il tecnico ha rinunciato a un difensore centrale (Lucci), ha allargato Brocchi sulla fascia destra e il Verona si è trasformato in 4-4-2. A sua disposizione anche altri uomini di buona predisposizione offensiva, come gli esterni di attacco Ferrarese e Manetti, per ottenere subito il risultato che era stato previsto. Risultato: primato in classifica con 66 punti, miglior attacco del Torneo (60 gol realizzati) e 5° migliore difesa ( 38 reti subite).

Altri tempi, altro Pastorello.

Il Verona stagione 1998/99

L’anno successivo in serie A, Prandelli parte nuovamente con un prudente 3-5-2 salvo poi finire la stagione nuovamente con il 4-4-2. Arriva qualche giocatore inutile (Spehar, Mezzano, Zilic) e c’è l’infortunio di Rambo Gonnella. Il giovane Frey sostituisce tra i pali Battistini, la linea difensiva è composta da Filippini, il veterano Apolloni e il giovane danese Laursen. L’esperto Franceschetti diventa il loro cambio naturale. Sulle fasce spingono il bresciano Diana a destra e Falsini a sinistra. A metà campo ancora Brocchi, Marasco e Leo Colucci salvo poi impiegare in qualche occasione Salvetti e soprattutto Melis quando il Verona passa al 4-4-2. Davanti la coppia è formata da Cammarata (9 gol) e Adailton (7). Il Verona gioca, fa spettacolo, ma mostra talvolta ingenuità e scarsa attitudine a conservare il risultato fino alla fine. Pastorello corre nuovamente in aiuto del tecnico procurandogli un talento sopraffino uscito da poco da un gravissimo infortunio, quel Morfeo voluto con forza da Prandelli che lo aveva lanciato nelle giovanili dell’Atalanta. Con 5 reti segnate in sole 10 partite, trascina il Verona al 9° posto. Questa è stata una squadra che ha divertito molto i tifosi perché ha praticato un calcio moderno e dinamico, dove le qualità dei singoli e l’espressione del gioco applicato sono riuscite a produrre alcune partite memorabili come il 3 a 3 di San Siro (18’ Albertini, 34’ Shevchenko, 53’ Apolloni, 55’ Laursen, 61’ Schevchenko su rigore e 90’ Cammarata) e il memorabile 2 a 0 inflitto alla Juventus grazie alla doppietta di Cammarata, che finì per togliere ai bianconeri uno scudetto già quasi cucito sulla maglietta. I gialloblu, scesi in campo con il 4-4-2, hanno finito la gara con il 3-5-1-1 con Diana arretrato al centro della difesa e un centrocampo infoltito da 3 gladiatori centrali (Marasco, Leo e Giandebiaggi), mentre davanti Cammarata è rimasto unica punta. Ecco i protagonisti: Frey, Diana, Laursen, Apolloni, Falsini (83’ Italiano); Brocchi, Marasco, Leo Colucci, Salvetti (78’ Giandebiaggi); Adailton (53’ Melis), Cammarata.

Il Verona stagione 1999/2000
Sergio Maddè

Per dovere di cronaca, ricordo che anche Maddè, nella stagione 2003/2004 ha salvato il Verona rovinato da Salvioni, grazie all’utilizzo del 3-5-2. Qui però, il problema da risolvere è stato quello di compattare una difesa colabrodo e di dare consistenza al centrocampo. Per questo il tecnico ha deciso di utilizzare 5 difensori allargando i 2 esterni (Cassani e Dossena) ecoprendosi con 3 centrali fissi in area di rigore (Minelli, Angan e Biasi). E’ stata una delle stagioni peggiori della storia gialloblu: dopo le premesse di un campionato di vertice, la sceneggiata di Pastorello del 5 dicembre, il precipizio con Salvioni in panchina, il suo conseguente esonero, la conquista di un incredibile 7° posto grazie alla cura di Maddè, le 13 partite consecutive senza vittorie e la salvezza conquistata con 4 miracolosi successi consecutivi nelle ultime 4 giornate (Piacenza, Venezia, Pescara e Como). Un giorno, qualcuno ci spiegherà come è stato possibile passare dal Paradiso all’Inferno in così poco tempo e quali Santi sono stati disturbati per consegnarci nuovamente al Purgatorio della serie B.

COME SI AFFRONTA IL 3-5-2

Giocare contro il 3-5-2 vuol dire affrontare un uomo in più a centrocampo; in maniera asimmetrica, se è il terzino che viene avanzato; in maniera simmetrica, se invece è uno dei centrali difensivi ad essere avanzato sulla linea della mediana.

Questo è il modulo adottato da chi ha un uomo in avanti capace di fare la differenza tecnicamente e pertanto la squadra cerca di supportarlo costruendogli attorno una sorta di “gabbia” protettiva per impedire alla squadra avversaria di pressare proprio il talentuoso avversario.

In fase difensiva cerco pertanto di far partecipare le mie punte arretrandole sulla linea di centrocampo in maniera da non dare alla squadra avversaria la superiorità numerica nella zona nevralgica del campo. La difesa la imposto a 3: è perfettamente inutile avere 4 difensori ancorati dietro per contrastare 2 punte. Utilizzo piuttosto uno dei centrali difensivi per giocare davanti alla difesa: un incontrista che serve per “aggredire” la mezzapunta avversaria prima che si liberi per l’ultimo passaggio o il tiro.

Se gli avversari hanno un giocatore di talento, cercheranno di costruire intorno a lui una gabbia a protezione proprio del suo talento; starà a noi riuscire a perforare questa gabbia. Come? Beh se il giocatore di talento merita così rispetto, lo cureremo con un doppio controllore. Non troppo alti rispetto la difesa, perché se l’avversario ci salta troverebbe troppo spazio. Raddoppiare la marcatura è fondamentale persoffocare il suo talento. Ricordiamo che quasi sempre i giocatori di classe odiano le marcature asfissianti o peggio ancora a uomo.

In fase offensiva devo approfittare del loro punto debole: la difesa a 3. Questo vuol dire spazi in avanti per la mia squadra e per questo le mie punte devono fare molto movimento; un attaccante fermo è quanto di più semplice ci sia da marcare. I movimenti delle due ali devono essere profondi, mentre i centrali a turno scaleranno uno sul centrocampo per fare da “boa” e l’altro invece cercherà la profondità per sfruttare i cross dalle ali. Le ripartente pertanto dovranno essere perentorie e le ali avranno il compito più duro perché dovranno essere pronte a supportare il lavoro degli attaccanti.

Un altro modo per mettere in difficoltà il centrocampo a 5 è quello di scavalcarlo con lanci lunghi, evitare cioè l’1-2 in mezzo a un’infinità di giocatori avversari che finiscono inevitabilmente per avere il sopravvento. Il lancio lungo, ha anche il vantaggio di liberare le ali sulle fasce che si trovano in vantaggio di una decina di metri rispetto agli esterni avversari. Il problema è sempre lo stesso: se lascio giocare i miei avversari secondo le loro caratteristiche, corro il rischio di perdere gli spazi e la partita.

Mauro

IL 4-3-2-1 O ALBERO DI NATALE. Questo è lo schema più offensivo in assoluto. Immaginate di avere un centravanti devastante, che in area di rigore fa reparto da solo e 2 fantasisti in possesso di grandi doti di dribbling, tecnica e velocità, capaci insomma di entrare in porta con la palla ai piedi. Immaginate che tutto il resto della squadra riesca a sostenere questo attacco incredibile: avremo 2 terzini molto bravi a spingere sulle corsie laterali, 2 centrali difensivi piuttosto bloccati e un centrocampo a 3 compatto e attento a supportare gli allunghi laterali e il gioco delle mezzepunte.

4-3-2-1
Ronaldinho

La Francia Campione del Mondo del 1998 aveva in attacco Dugarry sostenuto da Zidane e Djorkaeff; il Brasile Campione del Mondo in carica, giocava con Ronaldo davanti a Ronaldinho e Rivaldo; il Barcellona, oggi attacca con E’to davanti a Ronaldinho e Messi (oppure Larseen); la Fiorentina di Prandelli intorno a Toni ha gente come Fiore (oppure Jimenez) e Jorgensen (oppure Bojinov); nel suo piccolo, anche l’Empoli di Somma ha vinto il campionato cadetto l’anno scorso con Gasperetto sostenuto da Tavano e Vannucchi. Insomma, quando una squadra ha 3 giocatori di talento e vuole utilizzarli contemporaneamente, è costretta a impiegare questo modulo.

Vediamo quali sono le principali novità introdotte da questo modulo:

  • Rispetto al 4-3-3 cambia l’approccio offensivo e mentale. Le 2 mezzali si scambiano continuamente, non danno punti di riferimento, sono difficilissime da marcare, molto raramente allargano sulle fasce per crossare. In pratica si possono trasformare in 2 attaccanti aggiuntivi o in 2 centrocampisti, ma a loro non verrà mai chiesto di coprire sul terzino in proiezione offensiva. E’ lo schema meno rigido che si possa ammettere, in confronto con quello più teorico in assoluto
  • Rispetto al 4-4-2 c’è un solo attaccante in area di rigore e la manovra si sviluppa soprattutto per le vie centrali e non quelle laterali. Inoltre l’attacco si apre secondo l’ispirazione dei singoli e non secondo rigidi inserimenti
  • Rispetto al 3-5-2 le mezze punte si staccano molto dal settore di metà campo e aiutano in fase di contenimento non aggredendo gli spazi, ma con il possesso palla.

Il primo obiettivo del 4-3-2-1 è quello di schiacciare gli avversari nella loro metà campo e di fare più gol possibile. Spetta agli altri trovare marcature adatte a contenere tanta classe messa insieme.

COME SI AFFRONTA IL 4-3-2-1

E’ senz’altro il metodo più in voga oggi tra le squadre che hanno forza e talento nella fase offensiva. Milan, Barcellona, Celtic applicano questo modulo ormai a memoria. Un modulo che offre diverse opportunità perché è facile modificarlo in un 4-3-1-2 in fase offensiva ed in un 4-4-2 in fase difensiva.

Chi adotta questa tattica schiera generalmente una punta centrale fissa, alla quale è richiesto di giocare in profondità e di fare il “dai e vai” con i trequartisti. Affrontare questo schema non è molto semplice anche perché, se la squadra che lo attua lo conosce a memoria, i meccanismi offensivi sono imprevedibili e difficili da contrastare.

Il miglior modo per opporsi in fase difensiva è quello di contrastarlo a centrocampo: se ipotizzo di difendermi e basta, vengo sicuramente distrutto dal potenziale tecnico degli attaccanti avversari. Per questo preferisco affrontare questo modulo con un 4-4-2 classico: i 4 centrocampisti devono essere disposti a semicerchio o al massimo a rombo schiacciati sulla difensiva; i due centrali devono stare attenti agli inserimenti dei due trequartisti; fondamentale importanza riveste l’interditore basso davanti alla difesa. Mai farsi “risucchiare” in avanti perché in questo modo si lascia troppo spazio libero davanti alla difesa. Infine i due mediani esterni diventano i controllori delle proiezioni offensive dei terzini laterali avversari: poiché sono generalmente molto forti fisicamente, devono contrastare e ripartire in velocità per aggredire lo spazio stesso lasciato dal difensore.

In fase offensiva ricordiamoci che la squadra che attua “l’albero di Natale” è molto votata all’attacco, pertanto può essere contrastata solamente con ripartente veloci e triangolazioni profonde. Bisogna “saltare” la loro linea di centrocampo e questo lo possiamo fare solamente se abbiamo davanti giocatori in grado di far salire la squadra in maniera veloce. Tenendo impegnata la loro difesa, isolo i loro attaccanti e sfrutto le loro debolezze: difficilmente queste squadre sono in possesso anche di grandi difensori. Non è nella loro mentalità.

E con questo chiudo. Spero di essere stato utile agli amici lettori gialloblu. Ho messo a disposizione la mia esperienza sul campo e qualche insegnamento ricevuto. Consentitemi però una battuta finale: la tattica è molto importante nel calcio, ma dobbiamo ricordarci che in campo ci vanno uomini e ragazzi veri, e loro devono ritrovarsi negli schemi che il loro allenatore impone. Se non c’è dialogo all’interno dello spogliatoio e comprensione tra le parti non si va da nessuna parte e non si vincerà mai niente.

Vi aspetto in serie A!

Mauro

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