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Gabriele Cioffi Nato a: Firenze (FI) Il: 07.09.1975 Nazionalità: italiana |
Ci vogliono le spalle grosse per presentarsi come allenatore del Verona dopo le stagioni di Juric e Tudor. Quelle spalle grosse che effettivamente, ripensando ad un anno fa esatto, non avevamo visto nemmeno per sbaglio indossare a Eusebio Di Francesco. Troppo professorino, troppo placido, dietro quegli occhialetti spessi. Volete mettere con lo sguardo indagatore e fulminante di Cioffi? All'incirca lo stesso sguardo che Tudor sfoderava quando gli si faceva qualche domanda. Anche se si sospettava che Igor sfoggiasse quell'espressione acuta più che altro per capire bene cosa gli stessero chiedendo. Cioffi ovviamente questo problema non ce l'ha e ascolta la domanda dei giornalisti cercando probabilmente di andare già oltre, pensando più veloce, per poi rispondere in maniera chiara, senza troppi fronzoli e senza tanti giri di parole. Si capisce però che crede in quel che ti dice.
Con poche parole capisci che lui sa esattamente dove si trova, sa cosa serve all'ambiente e sa cosa può portare di proprio per fare bene. Non è banale ed è piacevole scoprire come Cioffi abbia «studiato» la nostra piazza. Denota una certa forma di rispetto e di deferenza nei nostri confronti. Dovrebbe essere quasi scontato ma non lo è. Juric aveva firmato in bianco, quasi da disperato, a quel poco di rispetto riconosciutoci ci è arrivato dopo. Tudor, altra pasta, altro pedigree, è rimasto su un livello più alto. Di Francesco probabilmente non aveva nemmeno idea di dove fosse, Sassuolo, Verona, Vicenza, tutto uguale. Però stiamo parlando di allenatori che probabilmente pensavano di poterselo permettere, forti di un passato, anche da giocatori prima ancora che da mister, che li poneva un gradino sopra questa nostra società di provincia.
Per Cioffi evidentemente non è così. La sua è stata una carriera che è sempre partita dal basso. Da giocatore è partito dai dilettanti e si è fatto tutta la gavetta, C2, C1, poi Serie B col Mantova fino al coronamento della carriera con l'esordio in Serie A al Torino a 31 anni per poi tornare in Serie B ad Ascoli. Difensore centrale grosso e grande da far paura, forte dei suoi 198 centimetri, non risparmiava nulla agli avversari e quando poteva andava anche a segnare. Uno così non può essere un professorino e non può dare nulla per scontato.
Simile la carriera da allenatore, quando, come racconta lui, visto che il telefono non suonava è partito per l'Inghilterra. Ad Udine diciamo che ha avuto una promozione inattesa, in anticipo forse sulla tabella di marcia ma i risultati ottenuti poi gli hanno dato ragione.
Poteva rimanere all'Udinese, certo, ma sarebbe stato sempre «l'ex vice di Gotti» e avrebbe dovuto lavorare in un ambiente non sanissimo, dove i giocatori sono pagati parecchio per raggiungere risultati che in proporzione sono oggettivamente mediocri.
Alla fine ha scelto di misurare la propria determinazione a Verona, dove sicuramente non metterà in campo una squadra di ballerini pur potendo contare su una rosa che dovrebbe mantenere una qualità sufficiente a centrare agevolmente l'obiettivo salvezza.
Valeriano
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