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Il Torneo Italo-Bulgaro del 1970

IL TORNEO ITALO BULGARO

Al termine del campionato 1969-70, concluso dai gialloblu con la seconda salvezza consecutiva in serie A, la società colse l'occasione per la disputa di alcune partite di caratura internazionale. Il campionato di serie A era terminato presto, addirittura il 26 aprile. Campione d'Italia si laurea per la prima volta nella sua storia il Cagliari, sotto la guida di Scopigno. Il Verona, battendo il Napoli con un gol di Mascetti all'ultima giornata, conclude a quota 26 un campionato tutto sommato tranquillo, nel quale Gianni Bui non ha ripetuto la stagione strepitosa dell'anno precedente (solo 5 reti per lui), ma ha dovuto cedere lo scettro di bomber al brasiliano Sergio Clerici.

Una formazione del Verona del 1969/70
Una formazione del Verona del 1969/70

Il 1970 è l'anno dei mondiali messicani e la serie A deve lasciare spazio alle convocazioni e al ritiro azzurro. La comitiva di Valcareggi parte presto per il Messico, per ambientarsi all'altura, già a metà maggio. Rimarrà storica la convocazione all'ultimo minuto di Roberto Boninsegna, chiamato "d'urgenza" insieme a Pierino Prati per sostituire l'infortunato Anastasi. La versione ufficiale fu "insorgere di una cisti", mentre pare che per il centravanti juventino si rese necessario un piccolo intervento chirurgico ad un testicolo, colpito con un asciugamano durante una goliardica lotta negli spogliatoi.

La kermesse mondiale vuole il suo spazio mediatico, e così è inevitabile che le gare amichevoli del Verona, e anche il Torneo Italo Bulgaro che viene disputato fra il 15 maggio e il 2 giugno 1970, siano passate per lo più inosservate. Il Torneo Italo Bulgaro è rimasto quindi sconosciuto alla maggior parte dei tifosi gialloblu, specie alle generazioni successive. Anche per questo ci siamo ripromessi di raccontare la storia di questo torneo, per evitare che, fra qualche decennio, possa cadere nel completo oblio e che qualcuno possa pensare ad una finzione, un po' come il documentario cinematografico " El Mundial Olvidado", che racconta la fantastica storia del presunto Mondiale del 1942 disputato in Patagonia.

Il torneo italo bulgaro vede come partecipanti Hellas Verona e Brescia per l'Italia; Etar Veliko Tarnovo e Spartak Pleven per la Bulgaria. Va precisato che il quotidiano locale L'Arena, nei vari servizi sul torneo, menzionò Spartak "Plovdiv" e non Spartak Pleven. In effetti "Spartak" era un nome piuttosto diffuso nel campionato bulgaro. Nella "serie A" bulgara, negli anni Sessanta, militavano difatti Spartak Sofia, Spartak Pleven e Spartak Plovdiv. Quest'ultimo club, tuttavia, nel 1967 si fonde con il Botev Plovdiv formando il Trakia Plovdiv che quindi è attivo nel 1970: è altamente improbabile che fosse la formazione di Plovdiv ad avere affrontato il nostro Verona.

Le altre fonti disponibili, sia italiane (Gazzetta dello Sport, Giornale di Brescia), sia bulgare (I viola nel calcio mondiale di Ivo Shalaverov) confermano che lo Spartak partecipante al torneo era effettivamente la squadra di Pleven.

Le avversarie bulgare

Andiamo a conoscere più da vicino le avversarie bulgare, riassumendo le informazioni che è stato possibile reperire su di esse nell'anno 1970.

Etar Veliko Tarnovo
Etar Veliko Tarnovo

L'Etar Veliko Tarnovo ha concluso il campionato di massima serie bulgaro 1969-70 in sesta posizione, da squadra neopromossa. Fondato nell'aprile del 1924, il club di Veliko Tarnovo ha conquistato la prima promozione al Gruppo A del calcio bulgaro solo nel 1968-69. I suoi colori sociali sono viola.

Gioca allo stadio Ivaylo, inaugurato il 24 maggio 1958, e dedicato al condottiero bulgaro Ivaylo che, nel XIII secolo, guidò una rivolta contadina fino a costringere la nobiltà a proclamarlo imperatore. Proprio a Tarnovo, antica capitale del regno bulgaro, sono legate le imprese di Ivaylo.

Elemento di spicco della formazione di Veliko Tarnovo è il portiere Noev, che era stato selezionato per la spedizione messicana del 1970, ma che ha dovuto rinunciare a causa di un infortunio. Tenuto conto che il portiere sarà regolarmente in campo nelle gare del torneo italo bulgaro disputate a pochi giorni dall'inizio del mondiale, si può dire che il numero 1 non è stato "aspettato" dal CT bulgaro. Altro giocatore di rilievo è l'interno di centrocampo Vasilev, che ha fatto parte della nazionale olimpica che, nel 1968, ha conquistato la medaglia d'argento a Città del Messico, perdendo la finale con l'Ungheria.

Georgi Vasilev era in panchina nella finale dell'Olimpiade del 26 ottobre 1968 vinta dall'Ungheria per 4-1, una gara che ebbe tutte le sfumature fuorché quelle dello spirito olimpico. I bulgari, passati in vantaggio per primi, riuscirono nell'impresa di collezionare 3 cartellini rossi in 2 minuti, dal 43' al 44', e terminarono già il primo tempo in 8 contro 11! Inevitabile la rimonta e la netta affermazione ungherese. Per la cronaca, l'arbitro dell'incontro era l'italiano Diego Di Leo, passato alla storia come uno dei primi arbitri professionisti e che ha arbitrato in vari campionati sudamericani.

Spartak di Pleven
Spartak di Pleven

Lo Spartak di Pleven ha invece concluso il campionato 1969-70 in dodicesima posizione, ma con un abbondante margine rispetto alla zona retrocessione. Il club è stato promosso nel 1966-67, e nel primo campionato di Gruppo A ha conquistato una sofferta salvezza, disputando poi nei due anni successivi invece campionati più tranquilli. Il suo nome, Spartak, deriva dallo schiavo romano Spartaco che guidò la rivolta della plebe.

Nome, come abbiamo già riferito, molto diffuso nelle società calcistiche dell'Est Europa, e che tradisce origini legate al sindacato o ad organizzazioni ministeriali. Spartak è difatti il nome che viene attribuito alla squadra di Pleven nel 1947, dopo che il governo, nel dopoguerra, decide di intervenire direttamente nella riorganizzazione dello sport nazionale, secondo il modello sovietico.

Gioca allo stadio "Pleven", costruito nel 1952. Fra gli elementi migliori della formazione ci sono il portiere Todorov e l'attaccante Dimitrov, che passeranno alla storia del club come "alfieri" con oltre 200 presenze.

* * *

Alla fine degli anni Sessanta il calcio bulgaro è in una fase molto positiva. La Bulgaria, dopo vari inutili tentativi, è arrivata per la prima volta a qualificarsi alla fase finale dei Mondiali nel 1962, in Cile. Si qualifica anche nel 1966, in Inghilterra, e nel 1970 conquista il diritto di partecipare al Mondiale messicano, grazie al primo posto nel gruppo 8 di qualificazione dell'Europa, davanti a Polonia e Olanda. In vista del Mondiale, anche la Bulgaria, come già altre squadre europee (fra cui l'Italia, nel 1969), affronta il Messico in un paio di amichevoli per abituarsi all'altura. A febbraio 1970, il doppio confronto finisce con un pareggio 1-1 e una sconfitta 2-0. L'unica rete bulgara della spedizione messicana è a firma del centrocampista Dimitar Marashliev. Inserita nel girone 4, la squadra nazionale bulgara non farà una grande figura nel mondiale messicano, dove uscirà al primo turno, con un solo punto conquistato, un deludente pareggio 1-1 con il Marocco. Nel girone si qualificano Germania Ovest e Perù, e proprio contro i peruviani la Bulgaria butta alle ortiche, già nella partita inaugurale, le possibilità di passare il turno: avanti per 2-0 ad inizio ripresa, la formazione allenata da Bozhkov si fa rimontare e cede per 3-2.

Nell'europeo del 1968 la Bulgaria, dopo aver vinto il proprio girone di qualificazione, viene eliminata ai quarti di finale proprio dall'Italia che, dopo essere uscita sconfitta per 3-2 all'andata, ribalta il risultato al ritorno per 2-0. La gara di ritorno, disputata a Napoli, vede l'esordio in maglia azzurra di un monumento del calcio italiano: Dino Zoff, chiamato a sostituire l'infortunato Albertosi dopo la parentesi non molto convincente di Lido Vieri in Bulgaria. L'Italia poi ospiterà la fase finale e vincerà il trofeo, prima eliminando l'URSS in semifinale grazie al sorteggio con la monetina, e poi battendo la Jugoslavia nel match di ripetizione.

Il movimento calcistico bulgaro comunque è in salute, e lo dimostrano anche alcuni risultati delle formazioni nelle Coppe Europee. Il CSKA di Sofia, la squadra più rappresentativa della Bulgaria, nel 1966-67 arriva a giocarsi la semifinale di Coppa Campioni con l'Inter. Certo il cammino del CSKA di Sofia è stato piuttosto agevolato dal sorteggio: nei quarti elimina il Linfield FC, squadra irlandese non proprio irresistibile. Ma in semifinale, se ce ne fosse bisogno, la formazione bulgara dimostra tutto il suo valore e all'Inter, che poi perderà in finale con il Celtic, occorrono 3 partite per qualificarsi. Finisce 1-1 sia a Milano sia Sofia, e serve la gara di spareggio, disputata a Bologna, per decidere la finalista (vittoria 1-0 dell'Inter con rete di Renato Cappellini).

Lo Slavia Sofia, altra squadra della capitale bulgara, arriva invece nello stesso anno alla semifinale di Coppa delle Coppe, dove viene eliminata dall'altra squadra di Glasgow, i Rangers, con un doppio 0-1. La possibile storica doppietta europea di Glasgow sfuma per mano del Bayern Monaco: così, mentre il Celitc può festeggiare il massimo trofeo continentale, i Rangers si devono accontentare del cosiddetto ruolo di "runner up" in Coppa delle Coppe.

Sono anche anni di fermento politico, al punto che le formazioni bulgare nella stagione 1968-69 non prendono parte alle competizioni europee per risvolti legati alla Primavera di Praga. Dopo l'invasione di Praga da parte dell'Armata sovietica, il Celtic propose che nel primo turno delle coppe fossero separate nel sorteggio le formazioni dell'Est Europa da quelle occidentali per evitare tensioni. La conseguenza fu che, per protesta, le squadre dell'URSS e dei paesi ad essa legate decisero di non prendere parte a Coppa Campioni e Coppa delle Coppe. Nessun boicottaggio invece in Coppa delle Fiere, trofeo non ancora esattamente sotto il vessillo della UEFA.

Si ritirarono dalla Coppa Campioni, insieme al Levski Sofia, la Dinamo Kiev, il Ruch Chorzow, il Ferencvaros e il Carl Zeiss Jena. Singolare il fatto che invece abbiano partecipato le formazioni cecoslovacche, e lo Slovan Bratislava vinse addirittura la Coppa delle Coppe battendo in finale il Barcellona.

* * *

Pochi giorni prima di affrontare la trasferta in Bulgaria, per l'esattezza sabato 9 maggio 1970, il Verona gioca una gara amichevole al Bentegodi contro la formazione brasiliana del Palmeiras. Una partita di sicuro prestigio, che tuttavia richiama allo stadio appena 3.600 spettatori, di fronte ai quali i gialloblu vincono con 6-3, grazie anche ad una tripletta di Sergio Clerici, scatenato contro i suoi connazionali. È un ottimo viatico internazionale per l'inizio del torneo Intersport.

Paolo

Ringraziamenti: si ringraziano per collaborazione l’Associazione Culturale Verona Hellas, Franco Nanni, Franco Bergamaschi, Nikolay Boykliev, Valentin Gitev e Gianluca Tavellin.



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Hellastory, 24/03/2017

MASTER OF NONE


L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

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