50 Anni (+10) di Bentegodi
Nell'anno in cui cominciano i lavori di costruzione del nuovo stadio comunale, il 1961, la Spianà, o almeno la parte che si trova tra il canale Camuzzoni, via Albere e via San Marco, era quasi completamente campagna. C'erano pochi nuclei abitativi, concentrati principalmente lungo la prima parte di via San Marco e all'inizio di via Albere, sulla destra provenendo da Porta Palio all'inizio di via Negrelli. Per il resto si potevano contare solo poche case coloniche qua e là a presidiare il terreno agricolo (qualcuna di queste è ancora esistente immersa tra case e palazzi).
In poco meno di due anni i lavori vengono portati a termine dalla ditta Mazzi Costruzioni con un contratto "chiavi in mano", uno dei primi in Italia per l'edilizia pubblica. In fase di costruzione si usa una tecnica all'avanguardia con strutture in calcestruzzo prefabbricato precompresso. Gli elementi prefabbricati vengono realizzati direttamente sul posto per risparmiare sui costi di trasporto.
L'immenso cantiere dello stadio e l'opera appena conclusa. Foto archivio Mazzi Costruzioni.
Contestualmente al nuovo stadio comincia anche l'urbanizzazione della zona e nascono i primi palazzi su Piazzale Olimpia e via Sansovino.
Il "nuovo tempio dello sport veronese", come dice la stampa d'epoca, viene battezzato come il predecessore in fase di demolizione: Stadio Comunale Marc'Antonio Bentegodi. Contestualmente parte la gara dei soprannomi, da "stadio dei quarantamila", alludendo alla capienza massima raggiungibile, a "stadio del miliardo", riferendosi forse maliziosamente all'enorme cifra spesa. Un miliardo per l'appunto costò alle casse comunali il nuovo impianto, circa il doppio di quanto preventivato in fase di ideazione. A questa cifra andranno poi aggiunti altri duecento milioni per le opere di urbanizzazione necessarie per rendere agibile tutta l'area circostante.
Il risultato è comunque sorprendente: il nuovo Bentegodi si presenta subito come uno stadio ultra moderno che nulla ha da invidiare ai più famosi impianti italiani.
Prendiamo la descrizione dell'opera direttamente dalle cronache del dicembre 1963:
"La capienza dichiarata del nuovo stadio è di trentamila posti: quattromila in tribuna, novemila in parterre e diciassettemila nelle gradinate, ma in realtà più di quarantamila spettatori in caso di necessità possono trovare posto sugli spalti."
...
"Il nuovo complesso sportivo internamente si presenta come un largo anfiteatro a forma ellittica, sviluppato in tre ordini di posti. Il primo, il parterre, è formato da un undici file di posti a sedere su gradini sovrapposti in modo da consentire la migliore visuale. Il secondo, la tribunetta coperta con posti numerati dotati di poltroncine, è formato da cinque file di posti lungo tutta l'ellisse. Il terzo, la grande gradinata, composta da ben tredici file (in realtà quindici, n.d.r.) di posti è stata progettata in modo che la sua parte a sbalzo verso il campo di gioco formi la copertura della tribuna sottostante."
Da notare che questa architettura di anelli sovrapposti che coprono i sottostanti è considerata una innovazione e farà scuola in Italia e all'estero.
Si prosegue con la descrizione di uscite ampie e razionalmente disposte in grado di far defluire all'esterno trentamila persone in soli sei minuti. Otto bar all'interno, numerosi servizi igienici e servizi di pronto soccorso ottimamente attrezzati. Sotto la tribuna, spogliatoi con docce e ampia palestra più una serie di locali e larghi saloni per allenamenti all'interno e deposito. La stampa avrà a disposizione otto cabine telefoniche, locale con bar e ingresso riservato.
Il terreno di gioco, 105x70, è circondato dalla pista in terra battuta per l'atletica leggera ed è separato dagli spalti da un fossato "a norma CONI".
"Il piazzale esterno, adibito a parcheggio, assieme alle vie laterali può ospitare circa quattromila auto. Sempre all'esterno lo stadio presenta un terrapieno verde quale fascia base, con un piano rialzato completamente aperto verso l'esterno, e nella parte più alta una fascia protetta da cristalli alta circa quattro metri."
C'è molto entusiasmo in città per questo impianto ultramoderno e c'è anche grande fretta di ultimare i lavori perché in Cittadella non si può più restare e la tribuna coperta è già in fase di demolizione. Non appena in "via Albere" i lavori minimi indispensabili vengono terminati, si decide di inaugurare la struttura. Per l'ultimazione di tutti i particolari si dovrà attendere fino all'estate del 1964.
Parte dell'entusiasmo deriva anche dal fatto che il Verona sta lottando per un posto in serie A e si pensa che "la splendida costruzione costituirà per i dirigenti gialloblu un incentivo particolare per il raggiungimento dell'ambito traguardo". Anche perché lo stadio ha 30.000 posti ma se si dovesse rimanere in serie B non si supererebbero le 10-12.000 presenze e sarebbe veramente un peccato non poter sfruttare appieno questo nuovo teatro.
Il 24 novembre 1963, Maschio, Zeno e Bonatti segnano le ultime reti al vecchio Bentegodi affondando per 3-0 il Lecco davanti a 6.500 spettatori, poi due trasferte a Potenza e Cosenza e finalmente, il 15 dicembre, ci si prepara all'esordio dei gialloblu di Facchini nel nuovo Bentegodi. Sparring partner del caso il Venezia.
E' tutto molto bello e tanti veronesi vorrebbero assistere alla prima nel nuovo impianto ma c'è un problema di fondo: nonostante in teoria il piano regolatore di inizio anni '50 preveda per la "nuova zona sportiva" una bella rete di strade a scorrimento veloce con intersezioni dirette su Corso Milano, Via Albere, via Galvani, via Galliano e stazione, lo stadio, al 15 dicembre 1963, risulta praticamente irraggiungibile. Sono solo due le vie d'accesso alla zona ed entrambe partono dall'imbocco di Via Albere davanti a Porta Palio: una va verso via Palladio e l'altra va per via Camuzzoni entrando verso via Frà Giocondo e via Sansovino. A questo va aggiunto che i parcheggi non sono ancora tutti pronti e che, per giunta, qualche giorno prima è scesa la neve sulla città. Per giorni si raccomanda ai tifosi di raggiungere lo stadio con largo anticipo e di utilizzare gli autobus speciali che partono da Piazza Brà e dalla stazione.
Una volta arrivati allo stadio però c'è un ulteriore scoglio da superare: l'acquisto del biglietto in una delle due biglietterie, una sotto la Curva Nord e l'altra sotto la Sud. Sebbene i biglietti siano già stati messi in vendita in qualche bar e agenzie viaggi durante la settimana, la quasi totalità dei tifosi si riduce all'ultimo minuto. I bigonci vengono aperti alle 10 del mattino ma le code si fanno subito imponenti e nonostante vengano staccati circa 25.000 biglietti, le presenze all'interno dello stadio arriveranno a superare le 30.000 perché...5.000 tifosi esasperati dall'interminabile coda ai biglietti, pur di non perdere l'inizio della gara, hanno scavalcato bellamente le blande recinzioni e sono entrati "a maca".
Il Bentegodi gremito pochi anni dopo l'inaugurazione in una partita di cartello contro l'Inter. Da notare la curiosa disposizione delle autovetture parcheggiate.
All'inaugurazione sono presenti le autorità cittadine, la dirigenza del Verona, rappresentanti di CONI e FIGC e anche tante vecchie glorie gialloblu.
Sulla cronaca della partita non ci soffermiamo più di tanto, basti pensare che il Venezia impiega solo 9 minuti per violare l'imbattibilità del Bentegodi e il risultato finale resta fissato sullo 0-1, per la delusione di quanti si aspettavano una festa nella festa. Debutto assolutamente infelice per il nuovo Marcantonio Bentegodi.
C'è da dire che l'impatto per i giocatori abituati al calore del vecchio Bentegodi deve essere stato sconvolgente. Il nuovo stadio è stupendo, spazioso e lussuoso ma gli spettatori sono molto distanti e a primo impatto questo enorme catino risulta piuttosto freddo. I nebbioni in quella zona scarsamente edificata sono sempre incombenti e sembra calare una maledizione sul nuovo stadio. Passeranno quasi due mesi prima che il Verona vinca la sua prima partita al nuovo Bentegodi: Verona-Palermo 2-1 del 2 febbraio 1964. Il Verona poi in quella stagione mancherà l'appuntamento con la promozione arrivando quinto a soli due punti dall'obiettivo. Il difensore Cappellino avrà da recriminare a fine stagione dicendo che se si fosse rimasti al vecchio Bentegodi la promozione sarebbe stata raggiunta . Giustificazione che lascia il tempo che trova.
Tornando al giorno dell'inaugurazione, oltre ai problemi di traffico per raggiungere lo stadio e comprare i biglietti, annoveriamo lamentele per la mancanza di adeguate indicazioni per i vari ingressi, l'insufficienza dei servizi igienici in alcuni settori e gli eccessivi posti riservati in tribuna autorità (di cui 176 riservati per il Comune di Verona) separati, senza motivo alcuno, dal resto del pubblico da una vetrata.
Alla fine della gara, per i 30.000 veronesi presenti alla partita, che defluivano dall'impianto con in mano i loro pandorino augurale e i fiori ricevuti in omaggio per l'occasione, arriva l'ennesima brutta sorpresa della giornata.
Come era prevedibile si crea un maxi ingorgo nel nodo di Porta Palio. Le macchine che vengono dallo stadio si intrecciano col normale flusso veicolare della domenica pomeriggio e non c'è verso ne di andare verso via Galliano né tanto meno verso la stazione e il centro. I vigili presenti fanno quel che possono ma in alcuni snodi sono assenti e per arrivare in Brà gli autobus speciali impiegano oltre un'ora.
Tuttavia, a parte questa giornata per tanti aspetti da dimenticare, tutti i veronesi sono d'accordo su una cosa: Il nuovo stadio Bentegodi è veramente spettacolare.
Verranno sicuramente giornate migliori.
Veduta panoramica della zona stadio in una cartolina di fine anni'60. Si noti come l'espansione urbanistica sia già in fase avanzata.
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L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.
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