SOGLIANO, UN ADDIO (POCO)  CONSENSUALE. Sarà perché alla  fine la salvezza è arrivata con largo anticipo e non c'erano obiettivi più  ambiziosi per cui lottare, ma negli ultimi mesi della stagione appena conclusa,  a dominare il chiacchiericcio gialloblu  non sono state tanto le vicende sul campo (questione Toni capocannoniere a  parte) quanto le preoccupazioni sul futuro. Per alcune settimane si è tornati a  respirare un'aria simile a quella della primavera del 2000, quando al termine  del primo anno in A di Prandelli, Pastorello "ruppe" lo splendido giocattolo  che aveva costruito in due anni dando il via all'epoca più buia della storia  del Verona. Aria da fine ciclo, da  ridimensionamento drastico di budget ed obiettivi, insomma. In realtà l'Hellas  di Setti, incentrato sulla triade Gardini-Sogliano-Mandorlini, dopo 3 anni  ricchissimi di soddisfazioni si avvia sì ad una piccola rivoluzione, ma le basi sono comunque ben più solide  rispetto a quelle di 15 anni fa. La società scaligera cambierà molte figure di  contorno, ma un solo nome chiave: quello del direttore sportivo, con Sogliano  sostituito da Bigon, mentre rimarranno al loro posto gli altri totem gialloblu:  Gardini, Mandorlini e Toni. L'arrivo del nuovo ds porterà comunque un profondo  mutamento nell'assetto organizzativo e nel modus  operandi della società, che merita di essere approfondito.
Chiariamo subito un punto: tutto lascia pensare che Sogliano se ne sia  andato per una scelta precisa della  società, piuttosto che per sua volontà; la versione ufficiale racconta di  un divorzio consensuale, ma le parole e la commozione di Sogliano nella  brevissima conferenza d'addio e il successivo approdo nel  modesto Carpi lasciano intendere un consenso da parte sua tutt'altro che  granitico. La mezza rivoluzione del Verona - che si caratterizzerà per una  maggiore presenza di Setti, più ampi poteri a Gardini, l'assunzione di una  figura che è più team manager e meno ds come Bigon, la conferma di Mandorlini  con contratto biennale (con l'opzione per il terzo) -, è figlia strettissima dell'andamento economico dell'Hellas. Se la  gestione sportiva di Sogliano è stata infatti più che soddisfacente, non  altrettanto (agli occhi di Setti) si può dire per quella economica nell'ultimo  anno.
Noi di Hellastory, semplicemente scartabellando i numeri dell'ultimo  bilancio, eravamo stati tra i primi a lanciare un piccolo campanello di  allarme, raccontando un paio di mesi fa - al meglio delle nostre conoscenze - la situazione non facile delle casse gialloblu, in un momento in cui c'era  ancora chi favoleggiava di fantomatici tesoretti resi disponibili dalle cessioni di Iturbe, Donsah & Co. Le recenti parole  di Setti al Vighini show hanno  sostanzialmente confermato la  proiezione di Hellastory (che ipotizzava per il 2014/15 un risultato operativo  negativo di più di 11 milioni di euro; il presidente ha parlato di un disavanzo  ancora maggiore, pari a circa 15 milioni di euro). Le scarse risorse economiche  personali a disposizione di Setti - lo abbiamo ribadito più volte - rendono  difficilmente sostenibile per il Verona la chiusura dell'esercizio con perdite  milionarie. Da qui la necessità nel brevissimo periodo di tamponare le perdite  operative con le plusvalenze da trading dei calciatori e - nel medio-lungo - di  incrementare i ricavi e soprattutto di contenere  i costi per raggiungere un risultato operativo quanto meno in pareggio  (così si spiegano gli ingaggi ridotti inizialmente proposti a Toni e  Mandorlini, lo stesso allontanamento di Sogliano che da solo costava alla  società quasi 1 milione di euro, le titubanze - per usare un eufemismo - nel  riscattare i giocatori in prestito ed in comproprietà).
Provando a metterci nei panni del presidente Setti, Sogliano "paga" le  seguenti colpe:
  - La movimentazione di troppi giocatori;  l'Hellas è stata la quinta squadra per numero di movimenti nel calciomercato  2014/15 dietro agli esempi assai poco virtuosi di Parma, Genoa e Chievo ed alla  Juventus, che ha spalle sufficientemente larghe per fare questo tipo di mercato, con 4 effetti negativi:
    
      - la  proliferazione delle commissioni agli agenti;
- la necessità  per l'allenatore di iniziare ogni stagione ripartendo (quasi) da zero;
- una rosa con  troppi giocatori: nel 2014/15 ne sono stati impiegati ben 30, un numero  spropositato che a sua volta richiede un monte stipendi inutilmente gonfiato e  rende quasi impossibile la valorizzazione dei giovani della rosa e della  Primavera (con i vari Valoti, Gollini, Fares, Cappelluzzo, Checchin ecc.  costretti a scavalcare almeno 15 giocatori più esperti per ritagliarsi un posto  nel tabellino, anche solo da subentranti). Un problema, quest'ultimo, non da  poco, considerando che il settore giovanile costa al Verona 2 milioni di euro  l'anno e che il settore non si ripaga facendo i secondi posti al Viareggio, ma  lanciando qualche giovane che si affermi in prima squadra!;
- la necessità  di gestire la cessione di un gran numero di calciatori, nella maggior parte dei  casi (in un mercato con pochissima liquidità) con prestiti per i quali si è  costretti a tenersi in carico parte dello stipendio o con vendite a prezzi di  saldo.
 
- La cattiva gestione delle clausole di cessione di  alcuni giocatori, Romulo e Jorginho su tutti: entrambi ceduti con formule  dilazionate, con il rischio ora di ritrovarseli in casa demotivati sotto il  profilo sportivo, deprezzati da una stagione deludente e con stipendi troppo  pesanti.
- La  conclusione di acquisti non concordati con il resto dello staff: il caso più eclatante è quello di Saviola, giocatore  inutile per un allenatore come Mandorlini, ingaggiato con uno stipendio annuo  di 650 mila euro. 
- L'assenza di exploit nella stagione 2014/15 dopo le grandissime intuizioni di Toni, Iturbe, Sala e Romulo del passato  calciomercato (rimaniamo comunque convinti che Valoti, se sarà rilevato il  cartellino, e Gollini rappresentino degli ottimi giovani da cui si potrà  ricavare parecchio in futuro sia sul campo che fuori).
- Infine, gli errori commessi su tutti gli acquisti più  onerosi: basti pensare che i giocatori più cari del Verona in A (lasciando  a parte il caso di Iturbe, riscattato per essere subito ceduto) sono stati  Gonzalez (2,4 milioni di euro) e  Marques (1 milione di euro) nel mercato  2013/14, Lazaros (1,8 milioni di euro) e Chanturia (1 milione di euro) nel  mercato 2014/15.
Già considerando questi soli punti, ci sono motivi a sufficienza per  giustificare la decisione di Setti di non rinnovare il rapporto con Sogliano (o  di rinnovarlo a condizioni irricevibili di stretta supervisione del suo  operato), nonostante - e questo va opportunamente sottolineato - il fatto  oggettivo che Sogliano nei suoi 3 anni abbia permesso al Verona di raggiungere risultati sportivi eccellenti pur con  le scarse risorse a disposizione.
BIGON: L'UOMO GIUSTO PER IL NUOVO  HELLAS. A prendere il posto di  Sogliano sarà quindi Riccardo Bigon. Il nuovo ds gialloblu è coetaneo di  Sogliano e, pure lui, figlio d'arte; caratterialmente però, i due non  potrebbero essere più diversi: sanguigno, grintoso, e determinato Sean,  professionale, razionale e pacato quasi al limite della timidezza Bigon. Vista  così, è indubbio che Sogliano possedesse caratteristiche più in sintonia con un  ambiente caloroso e passionale come quello scaligero; eppure la scelta di Bigon  - vista con gli occhi asettici del gestore d'azienda (quelli che Setti gioco  forza si costringe ad usare quando decide le sorti del club di sua proprietà) -  appare perfettamente logica e coerente:
  - Bigon è un professionista di primario standing:  proviene da una società che sotto la sua gestione ha giocato la Champions e  vinto 2 coppe Italia ed 1 supercoppa italiana, avvicinandosi ai fasti degli  anni di Maradona; Benitez - allenatore internazionale abituato a lavorare con  professionisti di massimo livello - avrebbe voluto portarlo con sè niente meno  che al Real Madrid per metterlo a capo dello scouting o del settore giovanile.  Pure la precedente esperienza da team manager alla Reggina (dal 2004 al 2009)  era coincisa con il periodo di massimo splendore nella storia del club amaranto  (sempre in serie A nel quinquennio). Difficile ottenere di meglio per un club  come il Verona.
- Proviene  dall'unica società italiana che ha chiuso i propri ultimi 8 bilanci (gli ultimi 6 con Bigon direttore sportivo) sempre in utile, generando un  risultato netto complessivo pari a 55,6  milioni di euro! (un  risultato che farebbe invidia a qualsiasi imprenditore industriale, figurarsi  se conseguito nel difficilissimo mondo del calcio).
- Il Napoli tra  le big è la squadra che nel 2014/15 ha impiegato meno giocatori: 25 se non si considera il fugace debutto del  primavera Luperto.
- Sul mercato  il Napoli di Bigon si è contraddistinto negli ultimi anni per un numero di operazioni contenute: facendo  riferimento alla statistica citata in precedenza relativa al mercato 2014/15,  per esempio, si nota come la squadra partenopea abbia compiuto "solo" 72  operazioni, poco più della metà del Verona di Sogliano.
Il Verona di Bigon sarà quindi una società più prudente sul mercato, con meno operazioni try and error, meno colpi di genio ed un occhio più attento  agli impatti sul bilancio. Dimenticandoci per un attimo la freddezza dei  ragionamenti manageriali e ricordandoci che il calcio è soprattutto uno sport  da giocare sul campo possibilmente con interpreti di qualità, c'è da dire che  dal lato sportivo gli anni di Bigon al Napoli sono stati caratterizzati da  chiaro-scuri. Alcuni capolavori si sono  infatti alternati ad errori abbastanza evidenti: questo d'altra parte è il  destino di (quasi) tutti i direttori sportivi (come non ricordare per esempio i  27 milioni di euro spesi nel 2010 per Krasic e Jorge Martinez dalla  osannatissima coppia Marotta-Paratici?). Tra i grandi colpi vanno certamente  annoverati l'acquisto (a 17 milioni di euro*) e la vendita (a 64,5 milioni  di euro) di Cavani, la cessione di  Lavezzi a 29 milioni di euro, l'acquisto di Callejon  a 9,5 milioni di  euro ed Higuain a 37 milioni di  euro, l'ingaggio di Mertens a 9,5  milioni di euro e di Gabbiadini a  12,5 milioni di euro. I tifosi napoletani più critici, d'altro canto, imputano  a Bigon i molti errori commessi in particolare nel mercato sudamericano, con i vari Edu Vargas (costato 13,5 milioni  di euro), Uvini (3), Sosa (3) Fideleff (2,2), Chavez (1,3), Rafael (5),  Henrique (4): giocatori che messi insieme sono costati al Napoli più 30 milioni  di euro senza dare alcun apporto apprezzabile in campo. Il quadro che ne esce è  quello di un ds che sa vendere molto  bene i prezzi pregiati (Bigon è riuscito a ricavare 10 milioni di euro  dalla cessione di Fernandez e 8 da quella di Victor Ruiz, pressochè nulli in  maglia biancazzurra), sa trattare in maniera egregia i grandi nomi, e però  spesso inciampa nello scouting di  medio-basso costo, specie sul mercato sudamericano. Se anche dal punto di  vista sportivo, questo sia da ritenersi un profilo adatto ad una realtà come  quello del Verona, lo lasciamo giudicare ai lettori ed ai risultati che  l'Hellas conseguirà sul campo.
Un ultimo tratto distintivo di Bigon va ancora citato: ha saputo sempre  instaurare un rapporto strettissimo con  i propri allenatori. Prima con Mazzarri alla Reggina, tanto da guadagnarsi  la chiamata al Napoli proprio in virtù del forte legame con il mister toscano;  poi con Benitez che, come detto, lo voleva con sé al Real Madrid. E'  ragionevole presumere che altrettanto accadrà con Mandorlini e che le  operazioni di mercato, saranno più  concordate e funzionali al modulo del mister rispetto a quelle dell'era  Sogliano. Staremo a vedere. Se è probabilmente vero che Bigon ha salutato  Napoli lasciando dietro di sé meno rimpianti di quanti non ne siano rimasti a  Verona per Sogliano, siamo però anche convinti che il nuovo ds gialloblu avrà  qualità, tempo e modo per convincere i più scettici.
Enrico
 * Tutti i dati relativi ad acquisti/cessioni del Napoli sono tratti da  www.transfermarkt.it