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1957/1958, parte 1

La formazione del Verona prima della gara con la Fiorentina del 17/11/1957
La formazione del Verona che sta per affrontare la Fiorentina il 17/11/1957.
In piedi: Ghizzardi, Cuttica, Larini, Maccacaro, Stefanini (I), Basiliani. Accosciati: Bagnoli, Del Vecchio, Rosetta, Ghiandi, Bassetti.
Fotoexpress per L'Arena

Un po’ impresa, un po’ disastro. Così, da sempre , viene raffigurato il campionato 1957-58 nell’immaginario collettivo del tifoso gialloblu. Quella stagione fu una pietra miliare della nostra storia ma si è corso il rischio spesso di trasformarlo in un mito. Tuttora infatti se si parla con chi l’ha vissuto in prima persona da tifoso - sempre meno persone oramai - quasi sessant’anni fa, la prima cosa che ti viene detta è “erimo forti, all’andata erimo tra i primi e…dopo i emo perse tute”. Questo è l’incipit. Poi il racconto prosegue chiaramente con i dettagli, sempre più sfocati dal tempo che passa, di folle oceaniche al vecchio Bentegodi coi ragazzini che scavalcavano o si arrampicavano sui muri di cinta, di due stranieri formidabili che erano formidabili già solo per il fatto di essere stranieri, di “brai buteloti” di Verona che ce l’avevano fatta e difendevano i colori della squadra della loro città sul campo, finalmente in serie A, dopo decenni di oblio cadetto.

E’ del tutto lecito ricordare quella stagione in maniera positiva. In fondo fu la prima occhiatina del Verona nella massima serie e in qualche maniera preparò il terreno ad un periodo più florido di successi a partire dal decennio successivo. Tuttavia, spogliato tutto il contesto dall’aura di poesia quello che resta è un campionato sicuramente negativo e mal gestito sia a livello dirigenziale che tecnico. Ma cominciamo dall’inizio e cerchiamo di capirne di più.

Dopo almeno tre anni di tentativi andati a vuoto (anche in maniera clamorosa) il presidente Mondadori riesce ad allestire una formazione in grado di vincere il campionato di serie B 1956-57 con una certa facilità. Fatto il salto di qualità così a lungo rincorso, il presidente non bada a spese. La rosa viene confermata quasi in blocco salvo Frasi e Begali, con quest’ultimo, capitano e anima della squadra in serie B, ceduto in serie A al Genoa perché di soldi non ce n’erano proprio così tanti e chi aveva mercato era giusto che venisse ceduto. Tuttavia restano in rosa praticamente tutti gli eroi della promozione: il giovane e talentuoso portiere Ghizzardi, veronese come l’estroso centravanti Maccacaro , poi gli offensivi Galassini e Ghiandi, la forte aletta Bassetti, Larini difensore rigorista, Stefanini duttile e robusta mezzala e infine Basiliani, il terzino che tirava potenti punizioni. Per completare la rosa, in difesa viene scelto l’anziano - come scrivevano allora i giornali - Rosetta della Fiorentina, già 35enne e soprattutto arriva il talentuoso mediano ventiduenne Osvaldo Bagnoli fresco di scudetto col Milan, praticamente scaricato dai rossoneri ma richiesto esplicitamente da Mondadori. In più come ogni squadra di serie A che si rispetti servivano i due stranieri che ti facessero fare il salto di qualità. Gli occhi cadono su Gundersen, nazionale norvegese, sportivo polivalente e sul brasiliano Emanuele Del Vecchio, mezzala che ora giocherebbe come numero 10, tra centrocampo e attacco. Arrivano quindi per completare la rosa altri giocatori con poca dimestichezza con la serie A, come Cuttica, Tesconi e il più esperto portiere Servidati.

La rosa quindi si compone praticamente solo di giocatori senza esperienza nella massima serie, con due stranieri in parte ancora da scoprire guidati dal confermatissimo mister della promozione Angelo Piccioli, persona capace, seria e intelligente ma pur sempre anche lui esordiente in serie A. Rosa ristretta, come si usava allora, dato che gli infortuni non erano così frequenti, le sostituzioni non erano ancora state introdotte e c’era una sorta di polivalenza di ruoli tra i giocatori, con difensori che potevano giocare mediani, attaccanti che scalavano a centrocampo e viceversa, ali che potevano fare i terzini. In sostanza era un continuo rimescolamento tattico in base all’esigenza.

Alla prima di campionato il Verona fa visita alla Juventus. A livello di stampa nazionale ci si aspetta una goleada di dimensioni bibliche e si ipotizza un catenaccio estremo da parte di Piccioli. In realtà il Verona perde, quello si, ma si dimostra una squadra spavalda, in grado di rispondere colpo su colpo alla corazzata bianconera che poi vincerà lo scudetto. Si parla di Verona intraprendente che gioca un calcio pratico e risoluto, a volte fin troppo. In mostra Maccacaro che gioca in posizione avanzata, Bagnoli e Gundersen a centrocampo, Bassetti sulla fascia e Rosetta in difesa. Finisce 3-2 ma a fare la figura peggiore è stata la Juventus non certo il Verona che si presenta in serie A con la spavalderia e la freschezza tipica di chi non ha nulla da perdere.

Fatto il primo gol in serie A, a firma Maccacaro, ora è il momento della prima vittoria. Chi meglio degli odiati vicentini per fissare questo risultato? Finisce 1-0 con rete di Gundersen (che diventa il primo straniero in A a segnare) che si inserisce al volo su traversone di Bassetti. E’ un Verona pugnace che si conferma in grado di mettere sotto l’avversario a livello fisico anche se il gioco non è brillantissimo.

Gundersen firma la prima rete della storia gialloblu in Serie A
Gundersen firma la prima vittoria della storia gialloblu in Serie A.

Piccola parentesi per parlare del pubblico di casa. Il Bentegodi è stracolmo di spettatori e viene ampliato in qualche maniera fino a 20.000 posti. Tuttavia le presenze sono sempre attorno ai 25.000, più tutti quelli che scavalcavano e che si arrampicavano sui muri. E’ in questa stagione che si dà il via al progetto per costruire un nuovo stadio (vedi Speciale Stadio Bentegodi). I tifosi sono rumorosissimi, il vecchio stadio è una bolgia, si inneggia alla squadra e la si fischia quando il gioco espresso non è soddisfacente - e succederà spesso in questa stagione - ma i momenti critici però vengono ben interpretati e il sostegno non manca mai. Ultimo appunto: non capitano mai fatti scellerati a Verona che si rivela una piazza calda ma sempre corretta. Negli altri stadi di serie A invece succede tutte le settimane qualche incidente con invasioni, sassaiole, scaramucce con le forze dell’ordine e aggressioni a giocatori e arbitri.

Bagnoli in azione in casa contro il Vicenza
Bagnoli in azione in casa contro il Vicenza. Si noti l'impressionante muro di spettatori nella tribuna coperta del Bentegodi dove ora c'è il palazzo dell'INPS.

Il cammino dei gialloblu continua spedito, pareggia fuori casa contro la Sampdoria, vince ancora al Bentegodi con l’Alessandria. A Napoli imbarchiamo 6 gol, però la differenza tra le due formazioni sta solo nella fase realizzativa perché sul campo il Verona si difende molto bene. Nella successiva sconfitta a Roma per 2-1 farà l’esordio anche Emanuele Del Vecchio che è appena arrivato dal Brasile dopo una lunga trattativa col Verona. La Roma vince di misura ma da qui in avanti il Verona svolta ulteriormente perché Del Vecchio fa veramente la differenza: nel Santos giocava a centrocampo ma nella nostra serie A, e in una squadra tecnicamente povera come la nostra, può fare quello che vuole dalla metà campo in avanti. Con Bagnoli l’intesa poi è ottima. Del Vecchio dribbla, lancia, si inserisce, tira dalla distanza, finalizza. Come tanti campioni, fa un po’ di testa sua, non sta negli schemi imposti, in alcune partite non c’è e in altre non quanto servirebbe, se la spassa fuori dal campo e ha nostalgia di casa. Tuttavia, dice chi gli ha giocato assieme, faceva delle cose in campo che nessuno in Italia poteva imitare.

Spal-Verona 1-1, Maccacaro e Bassetti
Spal-Verona 1-1, Maccacaro e Bassetti protestano vivamente con l'arbitro per l'annullamento di un gol di Del Vecchio.

 Fino a febbraio le cose vanno come meglio non ci si poteva aspettare. In casa il Verona si conferma quasi invincibile. All’undicesima perde contro la Fiorentina la prima partita casalinga dopo 29 gare e quasi 2 anni di imbattibilità. A dicembre, alla quattordicesima mette sotto il Milan campione d’Italia in carica inguaiandolo nella lotta per non retrocedere. Partita epica, in rimonta dopo essere andati sotto di due reti, col portiere milanista, Buffon, malconcio dopo uno scontro con Del Vecchio e il nostro Basiliani anche lui azzoppato e spostato nel ruolo di ala. A riprova del fatto che in quel momento tutto girava a nostro favore, una palla buona arriva a Basiliani che non riusciva proprio nemmeno più a correre ma ugualmente tira al volo e segna un gol favoloso. Poi ancora vittoria spettacolare contro la Sampdoria con la famosa cinquina di Del Vecchio e alla giornata numero ventidue vittoria in casa contro il Napoli che lottava per lo scudetto. Anche qui un  4-3 con un Verona prima succube dei partenopei ma che poi prende possesso della gara imponendosi praticamente con la forza sulla maggior tecnica napoletana.

E’ questo l’apice del campionato del Verona. Alla fine di quella partita la classifica dice Verona quinto a 23 punti con Vicenza e Roma con 11 squadre alle spalle. La classifica però è molto corta: la zona retrocessione è a 7 punti e quindi la strada da fare è ancora molto lunga.

Valeriano



Un ringraziamento particolare all'A.S.D. Ex Calciatori Hellas Verona.




Hellastory, 29/03/2016



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