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La Retrocessione 1996/1997, parte 2 - OK, LA PIAZZA (NON) E' GIUSTA

Si parte subito giocando in casa del Milan campione d'Italia in carica: la partita è a suo modo destinata ad entrare nella storia, anche se non per i meriti del Verona, purtroppo. I gialloblu, vanno inaspettatamente in vantaggio con un gol a metà del primo tempo di Totò De Vitis e rientrano negli spogliatoi sullo 0-1. Nel secondo tempo, però, si scatenano i rossoneri: una doppietta di Simone ribalta il risultato nei primi 20 minuti di gioco, poi Weah, con un cost-to-cost lungo tutto il campo entrato nella leggenda, ridicolizza la difesa gialloblu segnando lo splendido gol del 3-1, seguito da Baggio che nei minuti di recupero chiude la gara sul 4-1. Il messaggio è chiaro sin da subito: questa è la Serie A.

George Weah rincorso dai gialloblu
George Weah rincorso dai gialloblu.

Nelle due gare successive il Verona raccoglie due sconfitte per 2-0 consecutive, in casa con il Bologna ed in trasferta con la Fiorentina. Per il primo punto bisogna allora aspettare la quarta giornata; il Cagliari è un avversario diretto per la lotta alla retrocessione (scenderà in B a fine stagione come quart'ultima dopo aver perso lo spareggio con il Piacenza), eppure va due volte in vantaggio al Bentegodi, salvo poi essere ripresto grazie al gol del 2-2 in tuffo di testa del giovane Binotto. La domenica successiva l'Hellas raccoglie un altro 2-2 contro la Reggiana, mentre alla sesta di campionato arriva la prima vittoria del campionato. Al Bentegodi è di scena la Roma seconda in classifica, ma è il Verona a raccogliere i 3 punti grazie ad uno splendido gol con tiro a giro dal limite dell'area di Giunta, momentaneamente pareggiato da Delvecchio, ed alla rete all'81' di Orlandini. Purtroppo anche le principali avversarie dirette fanno bottino pieno e così, al termine della sesta giornata, l'Hellas ha 5 punti complessivi e 3 di ritardo rispetto alla zona salvezza. Nella gara contro i giallorossi, torna a vestire la maglia del Verona Nicola Zanini, grande protagonista della promozione, passato in estate alla Sampdoria, salvo poi tornare in riva all'Adige dopo sole 3 presenze in blucerchiato nel corso del mercato autunnale: lui ed il grintoso Ametrano, arrivato dalla Juventus e reduce da buona stagione con l'Udinese, sono gli innesti voluti dalla società per cercare di tamponare almeno parte delle lacune messe in mostra nelle prime uscite stagionali (sul fronte cessioni, ad ottobre se ne va Cammarata, ancora acerbo per la Serie A, mandato a maturare in prestito nel Torino).

Raffaele Ametrano
Raffaele Ametrano.

Il mese di novembre, però, si rivela un disastro, con 3 sconfitte ed un solo punto raccolto in casa contro il Vicenza (ancora un 2-2, dopo un vantaggio iniziale di 2-0). A dicembre l'Hellas pareggia 1-1 in casa con la Sampdoria e perde per 1-0 a Napoli. Al termine della 12° giornata i gialloblu sono penultimi con soli 7 punti, a -7 dalla zona salvezza.

Il 15 dicembre, nella sfida testa-coda con la Juventus, il Verona (che indossa un'improponibile divisa rossa con numeri gialli) sembra sul punto di compiere il miracolo: Pippo Maniero, fin lì molto deludente con una sola rete all'attivo, realizza una doppietta e porta sul 2-0 i gialloblu; la Juventus accorcia le distanze al 3° minuto di recupero del primo tempo con Porrini. E' un brutto segnale, che dimostra la scarsa tenuta mentale dei gialloblu, quell'anno davvero deficitari in trasferta (a fine campionato saranno solamente 3 i punti raccolti dai gialloblu lontano dal Bentegodi!). L'Hellas si barrica in difesa, ma soccombe infine alla maggiore qualità dei bianconeri, con Del Piero che prima pareggia su rigore e quindi realizza il 3-2 con una magnifica parabola all'incrocio in uno dei gol più memorabili della sua carriera. Il Verona sprofonda così a -8 e appare già, assieme all'ultima in classifica Reggiana, una vittima predestinata del torneo. La domenica successiva Maniero si conferma in un buono stato di forma, segnando 2 gol, di cui uno al 90° che regala un successo per 3-2 contro l'Udinese e permette di affrontare il Natale con un minimo di speranza. La partita contro l'Udinese consegna ai ricordi del popolo gialloblu anche una storia singolare, e commovente. In settimana si è spento Mario Canestrari, un simbolo della veronesità, detto "Mario Su", perché quel suo grido ("Su! Su! Su!") accompagnava l'Hellas dal parterre dello stadio. Ebbene, sotto un cielo grigio e con un Verona che passa due volte in svantaggio rimettendo poi faticosamente di nuovo in piedi la partita, dalla Curva Sud parte l'urlo "Su! Su! Su! Su!", ogni volta che l'Hellas prende palla e avanza, attaccando la difesa dell'Udinese. Il Verona, spinto da questo coro che si estende anche alle gradinate, agguanta proprio allo scadere l'agognata vittoria. La Curva ed il popolo gialloblu festeggiano così i tre punti, conquistati in qualche modo anche grazie alla singolare e persistente presenza di "Mario Su".
Il 1997 si apre con un pareggio e due sconfitte ed il Verona chiude il girone d'andata a 11 punti ed un distacco di 8 lunghezze dal Piacenza quint'ultimo. Alla prova del campo, la squadra ha confermato tutte le debolezze temute ad inizio stagione: in particolare la difesa (la peggiore del campionato), che bene aveva fatto in Serie B senza però poi essere realmente rinforzata, dimostra tutta la sua inadeguatezza con una media di quasi 2 gol subiti a partita. A centrocampo, rispetto all'annata della promozione, pesa non solo l'assenza di Tommasi, ma anche del più modesto Barone (un altro protagonista ceduto in estate), ed il suo sostituto Corini, l'unico sulla carta a poter dare alla squadra il livello di qualità minimo richiesto dalla massima serie, rimane fuori a causa di un infortunio per gran parte del campionato. Anche l'attacco, specie perchè mal supportato, ha le sue lacune: Maniero, partito malissimo, ingrana con il passare dalle giornate, ma è assistito da un Orlandini talentuoso ma troppo discontinuo, mentre De Vitis, implacabile bomber della cadetteria, conferma ancora una volta le sue difficoltà con la serie A. Anche la guida tecnica si rivela al di sotto delle aspettative: resosi probabilmente conto della modestia della rosa a disposizione, Cagni propone (specie in trasferta) un calcio sparagnino e rinunciatario, volto a contenere le sfuriate avversarie e limitato in fase offensiva al lancio lungo per Maniero (anche per la mancanza di interpreti adatti ad un gioco di contropiede). Il tecnico gialloblu si dimostra inoltre eccessivamente legato alla propria idea tattica, schierando un 4-3-3 che vede in attacco un centravanti supportato da due ali molto larghe, che non sempre sembra adattarsi alle caratteristiche dei giocatori a disposizione e delle squadre avversarie (solo in rare circostanze, in genere nelle trasferte più insidiose, Cagni abbandona il suo modulo preferito per un più prudente 4-4-2 in cui Ametrano, centrocampista laterale dalle caratteristiche più difensive, sostituisce Orlandini e Zanini finisce per fare la seconda punta dietro a Maniero).

Lo schieramento del Verona 1996/97
Lo schieramento del Verona 1996/97.

Per cercare di sistemare la difesa, il Verona si regala nel mercato invernale il centrale Elvis Brajkovic, nazionale croato proveniente dal Rjieka ma con un passato anche in Bundesliga nel Monaco 1860. Il suo debutto in gialloblu è folgorante e coincide con una schiacciante vittoria per 3-1 contro il Milan. La squadra rossonera, per la verità, è già da qualche mese la bruttissima copia del Milan vincente dei primi anni '90; in panchina Sacchi ha sostituito Tabarez, senza tuttavia invertire la rotta di un anonimo campionato di mezza classifica. L'ambiente gialloblu, preso dall'euforia di una vittoria netta e contro un un nemico storico e di blasone, dimentiva in un primo momento il reale valore dell'avversario e finisce per convincersi che in fondo, sì, con Brajkovic in campo, la salvezza sia possibile (il Piacenza ora è a -6).

Brajkovic su L'Arena
"L'Arena" celebra il debutto gialloblu di Elvis Brajkovic.

L'illusione dura lo spazio di una settimana: a Bologna infatti, l'Hellas (senza Siviglia, Baroni e Ficcadenti) cade con un fragoroso 6-1; in questa sfortunata partita fa il suo esordio in gialloblu Vincenzo Italiano, allora 19enne, destinato a scrivere, nel bene e nel male, la storia del successivo decennio gialloblu. La domenica successiva una punizione di Manetti regala al 90° i 3 punti contro la Fiorentina ma è un fuoco di paglia. L'Hellas è ora terz'ultimo, sempre a -6, e si appresta ad andare a Cagliari contro la penultima della classe. Un'occasione ghiotta per rilanciarsi davvero. Al Sant'Elia i gialloblu vanno quasi subito in vantaggio grazie ad un'autorete ma l'illusione dura poco: Minotti, Muzzi e Tovalieri mandano i gialloblu all'inferno ed a nulla serve la rete del definitivo 3-2 siglata da De Vitis a fine gara. Questa volta il colpo è troppo pesante: al termine della gara di Cagliari (è il 23 febbraio 1997) il Verona ha 17 punti in 21 gare, con un distacco di 7 punti dalla zona salvezza. I problemi sul campo, poi, si aggiungono ad un contesto ambientale in larga parte compromesso. Il presidente Mazzi si sfoga su L'Arena lamentando il comportamento dei tifosi gialloblu, rei di aver intonato un "Cagni, Cagni vaff..." nella gara interna contro la Fiorentina (al momento della sostituzione dell'acciaccato Zanini con Manetti, rivelatosi poi match-winner) e di aver pesantemente insultato lui stesso all'arrivo a Cagliari prima della delicatissima gara contro i sardi. Al ritorno a Verona, un gruppo di tifosi tenta lo sfondamento al Catullo e manifesta tutto il proprio disappunto contro squadra, società ed allenatore, senza che questo determini alcuna reazione d'orgoglio: nelle successive 4 gare l'Hellas raccoglie 1 solo punto, subendo 10 gol (di cui 4 nella clamorosa debacle interna per 2-4 contro la modesta Reggiana, trascinata da uno scatenato Simutenkov) e scendendo all'ultimo posto, con un distacco di 9 lunghezze dalla salvezza.

Evoluzione classifica

Quando tutto sembra perduto e la stagione pare avviata a chiudersi in maniera indecorosa, si apre una mini-serie di risultati positivi: il Verona pareggia 0-0 a Vicenza, vince in casa 2-0 con il Perugia (reti di Maniero e De Vitis), fa 0-0 a Genova con la Samp e raccoglie ancora i tre punti al Bentegodi con un 2-0 nei confronti di un Napoli in grande difficoltà (sempre con gol dei bomber Maniero e De Vitis; la rete di quest'ultimo è un bellissimo e potente diagonale all'incrocio). L'Hellas, quando mancano 5 gare alla fine della stagione, sale così a -4 punti dal Cagliari quint'ultimo. Sulla carta la salvezza è ancora fattibile, ma c'è in arrivo al Bentegodi la Juventus prima in classifica e la squadra di Cagni mostra di avere ormai il fiato corto. Le reti di Ferrara e Jugovic, con la complicità della contemporanea vittoria del Piacenza contro l'Atalanta, affossano le residue speranze di evitare la retrocessione, ed il campionato si chiude con un punto nelle successive 4 gare ed il penultimo posto finale.
La tabella riportata a lato (tratta dal sito www.transfermarkt.it) sintetizza graficamente la storia di un campionato vissuto sempre in zona retrocessione, dal 15° posto in giù).

L'effimera serie positiva sul finire di stagione vale la riconferma di Cagni sulla panchina gialloblu, dopo che a marzo - nel periodo peggiore - si era parlato di Zeman quale suo possibile futuro sostituto; il tecnico bresciano verrà allontanato dalla guida del Verona nel marzo del 1998 con la squadra invischiata addirittura nella zona retrocessione della Serie B ed una nuova dirigenza al timone del club gialloblu (il vicentino Pastorello ha da poco rilevato le quote di un esausto Mazzi).

Luigi Cagni
Luigi Cagni.

A distanza di anni, sul suo blog, Gigi Cagni ricorda così la sua esperienza in riva all'Adige: "purtroppo non ho un bel ricordo dell'esperienza a Verona perchè per un motivo o per un altro non sono riuscito a lavorare come volevo e mi dispiace molto perchè era una piazza giusta. Non penso che sia stato tutto da buttare di quell'esperienza anche perchè la città è meravigliosa, però in quel periodo ci sarebbe stata la possibilità di riportare la squadra come ai tempi di Bagnoli ma c'erano troppi problemi economici. La storia della città e della squadra la rendevano quindi giusta agli allenatori specialmente giovani". Parole sorprendentemente prive di rancore, che a distanza di anni suonano grottesche agli orecchi dei tifosi gialloblu, pronunciate da uno dei tecnici meno amati (eufemismo) ed alla guida di una delle rose più palesemente inadeguate alla categoria, della storia del club scaligero.

Enrico





Hellastory, 10/05/2016
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