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HELLAS VERONA / Caleidoscopio gialloblu

CALEIDOSCOPIO GIALLOBLÙ - 2


CALEIDOSCOPIO GIALLOBLÙ - 2

Juric azzecca i cambi e il Verona recupera 3 gol al Torino, un ottimo Torino aggiungo reduce da 3 successi nelle ultime 4 partite. Tutti in gol i subentrati: Pazzini (prestazione di grande suggestione), Verre (finalmente anche su azione) e persino Stepinski (incredibile ma vero) che verrà ricordato per aver realizzato la rete più importante facendosi perdonare l'errore di pochi minuti prima. Si chiude così, con un'impresa incredibile, l'anno solare 2019. Rimontare 3 gol negli ultimi 21 minuti a disposizione significa che ci sei, nella testa e nelle gambe. Nonostante un inizio incerto, forse il Verona più confuso e distratto dall'inizio dell'anno.

Da qui parte una nuova raffica di pensieri e appunti sparsi. Il tutto davanti ad un bicchiere di rosso, una fetta di salame (diciamo due) e un paio di formaggio che sa ... di formaggio. Un occhio all'albero di Natale che luccica e un altro al calendario oramai spoglio. Siamo agli sgoccioli, il 2019 ha detto tutto quello doveva.

L'ANELLO DI RE SALOMONE La leggenda racconta che re Salomone, il più saggio di tutti, avesse chiesto di indossare un anello d'oro che potesse aiutarlo ad essere più sobrio quando era felice e più sollevato quando era disperato. L'orafo che gli confezionò l'anello incise al suo interno: ricordati che dura poco.

Ebbene, nel momento in cui assistiamo ad un Verona orgoglioso, spettacolare e cazzuto, con i giocatori che rappresentano al meglio il pensiero calcistico di Juric, cominciano a circolare voci spiazzanti che infastidiscono e non poco. E' ricomparso nuovamente Volpi che minaccia Setti (e quindi indirettamente anche la società) per la loro vecchia questione di prestiti non rimborsati e si legge ovunque di imminenti cessioni pesanti (Amrabat, Rrahmani e Kumbulla) con l'incubo di una rapida smobilitazione e di un preoccupante ridimensionamento. Proprio mentre Juric parla invece di “progetto stile Atalanta” a medio termine.

La scoperta di un Hellas isola felice sicuramente dà fastidio perché inattesa. A settembre chi scommetteva un euro sul Verona sapeva che 1) avevamo (con il Lecce) la rosa più misera dal punto di vista patrimoniale 2) Juric era candidato ad essere il primo allenatore della categoria ad essere cacciato 3) sommando i 2 elementi di cui sopra alle obiettive difficoltà incontrate per tornare in A eravamo candidati certi all'ultimo posto di classifica. Chi altri se non noi? Invece, è successo qualcosa di improbabile e tutta quest'attenzione è espressione di reale valore, ma anche di invidia. Scoprire che esistono giocatori forti, scoperti negli angoli più remoti dell'Europa e che quindi non costano niente, è spiazzante perché in questo modo il Verona ha evidenziato non solo le capacità dei nostri talent scout ma anche la scarsa considerazione che hanno altrove per il dio (con la d minuscola) denaro. Un po' come quando, in Champions League, l'esordiente Atalanta è riuscita laddove il ricco e presuntuoso Inter ha miseramente fallito. Da una parte fa piacere, dall'altra disturba. Ebbene, tutta questa attenzione e invidia che sta richiamando intorno a sé il mondo gialloblù riporta alla mente il famoso anello di re Salomone. Ma perché deve durare per forza così poco la nostra felicità?

Potrebbero bastare pochi fatti concreti da parte del nostro presidente (le parole non avrebbero la stessa presa) a ricordare al mondo intero che non sarà la nostra presunta fragilità a durare poco, quanto piuttosto la voracità di chi vorrebbe invece approfittarne. Facciamoli cuocere nella loro miope superbia. Non ci hanno capito niente di noi: né prima, né adesso. Perché mai si dovrebbe interrompere questo processo così virtuoso?

IL LABIALE DI MAZZARRI All'ingresso in campo di Belotti gli urla di chiuderla. Siamo sull'1 a 3 per loro. Un presentimento? Poco prima, una parata miracolosa di Silvestri su Baselli ci aveva tenuto in corsa. Altro presagio. Poi la triplice rimonta. Al fischio finale, appare inconfondibile l'espressione frustrata del mister granata. La ricordo identica quando il Verona di Mandorlini impattò 2 a 2 nella San Siro nerazzurra con Nico Lopez a un paio di minuti dal termine. Era il 9 novembre del 2014. Capita, mister, quando ti trovi di fronte certa gente. Ce ne vogliono 4 per non rialzarci più.

IL SOGNO DI PESSINA Dopo Brescia, Pessina si fece scappare ad alta voce un sogno suo e dei suoi compagni: arrivare a giocare la trasferta di Ferrara con 20 punti di classifica. Beh, dopo quella partita ci sono state Inter, Fiorentina, Roma, Atalanta e Torino. Un calendario impossibile. Va bene lo stesso, ci siamo andati molto vicini. Però attenzione: inizio di gennaio ci impone 2 scontri diretti (Spal e Genoa) e una trasferta impossibile (Lazio). Non molliamo.

GIOVANI BOMBER L'almanacco di Hellastory stabilisce che Salcedo ha segnato al Brescia all'età di 6607 giorni, quindi è al secondo posto dietro a Kean, in gol dopo 6425 giorni a Torino (2 a 2 col Torino) e davanti a Gilardino in gol all'Udinese (finì 1 a 1 al Bentegodi) all'età di 6677 giorni.

JURIC Le conferenze stampa di Juric sono uno spettacolo nello spettacolo. Non è solo l'utilizzo che fa di una comunicazione diretta, senza fronzoli e neppure schermature, è che è un piacere sentirlo parlare di calcio. Infatti, Juric spiega. Come tutte le persone intelligenti non ha paura di negarsi, lui esprime chiaramente il suo pensiero. Non gliene importa niente della condivisione, mette sempre a disposizione ciò che sa e a cui crede. La sua è una relazione diretta, piena di energia positiva. Col tempo ha superato la naturale fase di diffidenza verso i giornalisti veronesi, sempre composti nei suoi riguardi, ora che ci sono anche i risultati appare più rilassato. E' bello ascoltare Juric. Ha riconciliato i tifosi gialloblù ad un calcio più vero, scienza complessa in cui la componente tattica si completa con gli aspetti caratteriali e motivazionali di ciascun protagonista.

Tutta un'altra storia rispetto alle supercazzole di Pecchia in sala stampa o al risponditore automatico di Grosso. Richiamando il nostro amico Salomone sappiamo bene perché sono durati poco.

LA CULTURA DELLA SCONFITTA Si sa che nel calcio in genere uno vince e l'altro perde. Ci sono anche i pareggi, è vero, come espressione di un annullamento reciproco: alcuni lasciano l'amaro in bocca mentre altri danno grande gioia. Come questo con il Torino. La cultura della sconfitta è quella per la quale si accetta il risultato del campo come espressione di una contesa leale. In pratica è il riconoscimento oggettivo che esiste qualcuno che può essere migliore di te e ha meritato di vincere. Può essere grazie ad una maggiore esperienza, oppure astuzia, oppure mera fortuna. Non importa, ha vinto lui.

Il Verona, suo malgrado, ha dovuto imparare in fretta il fatto che esistono avversari migliori. Almeno in serie A è un continuo tentativo di emergere. Il più delle volte frustrato dall'evidente divario del potenziale tecnico a disposizione. C'è una regola però che giustifica questo meccanismo, senza la quale, tutto perde valore: la dignità con cui si affronta la sfida. Perdere fa male, ma è nella logica della sfida. Perdere con onore, combattendo con tutto che si ha dentro, non dando mai niente per scontato è quello che noi tifosi ci aspettiamo sempre. Succeda poi quello che deve succedere, la cultura della sconfitta non tollera alcuna sottomissione, rinuncia, resa immotivata. Perché è sorella della cultura del lavoro e del sacrificio.

IL GIALLOBLU' DELL'ANNO Aglietti, in 35 giorni, ha cambiato la storia. Tutto ciò che apprezziamo oggi viene da quei 35 giorni. Ha preso in mano una squadra sfiduciata, gli ha dato un senso logico, ha ricomposto fratture e soprattutto acceso gli animi. Ha riportato persino i tifosi allo stadio. Ha creduto sin da subito di farcela puntando verso un obiettivo francamente considerato lontano e flebile.

Alla fine, come il mago buono di una favola che scaccia incubi e paura, una volta compiuta l'impresa si è accomiatato. Con eleganza e un po' di rammarico. Non ti dimenticheremo mai.

Massimo

Colonna sonora: Wrong Impression, Natalie Imbruglia. Auguri a tutti!!!!! Vi voglio bene.

Hellastory, 16/12/2019
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16/12/2019   CALEIDOSCOPIO GIALLOBLÙ - 2

LA STRATEGIA DI PRESIDIO E UN MERCATO FATTO DI PRESTITI


Povero Verona ... Prima la fragilità (tecnica e mentale) dimostrata all'Olimpico che conferma che anche quest'anno dovremo soffrire. Poi i rifiuti di mercato (Baldanzi, Richardson, Faivre) che, per motivi diversi, hanno tutti snobbato il Verona. Verona è una piazza poco appetibile o offre troppo poco? Comunque sia, per i tifosi del Verona ogni stagione è un continuo succedersi di momenti di passione con alternati picchi depressivi (molti) ed esaltati (pochi): si parte in estate con l'allestimento di una squadra decente in grado di salvarsi e si finisce con il riscontro sul campo. Il problema è che questo stress si risolve sempre solo negli ultimi giorni di trattativa e nelle ultime partite di campionato. Se questa è una situazione alla quale non finiremo mai ad abituarci, anche vedendo come si muovono nel frattempo le nostre avversarie dirette, credo che debbano essere rivisti i criteri che guidano le linee guida societarie e delle quali subiamo ansiogene conseguenze. Il Verona fa di un vanto la propria gestione oculata in termini di ingaggi e contenimento di costi. Corretto. Aggiungo che l'autofinanziamento nel mercato (compro sulla base di quanto riesco a vendere) è una regola quasi decennale introdotta da Setti che aveva un capitale limitato e anzi sosteneva se stesso con il risultato economico positivo della società. L'alternativa è prendere a prestito, magari con l'opzione del riscatto. Il Verona ha una struttura fragile e non può permettersi di sbagliare mercato, per questo punta su giocatori potenzialmente interessanti, magari provenienti da stagioni sfortunate. Spendere 10 milioni per un potenziale talento che poi o si infortuna o non riesce ad esprimersi sarebbe deleterio per il bilancio. Riuscire invece a strappare un'opzione ad una cifra prefissata aiuta la gestione societaria nel valutare l'opportunità di un successivo riscatto. Un buon esempio è stato il Cagliari che quest'estate ha riscattato Piccoli, Gaetano e Caprile spendendo subito 26 milioni e successivamente ha ceduto Piccoli alla Fiorentina per 25 ripagandosi di fatto l'intera operazione con il vantaggio di aver acquisito 2 giocatori (per loro) importanti.

[continua]

Qual è stato il miglior gialloblu in campo in

Lazio-H.Verona?



Lazio    H.Verona


Al-Musrati M.

Belghali R.

Bella-Kotchap A.

Bernède A.

Bradaric D.

Cham F.

Ebosse E.

Frese M.

Giovane S.

Harroui A.

Montipò L.

Mosquera D.

Nelsson V.

Nunez Gestoso U.

Sarr A.

Serdar S.


 


Riepilogo stagionale e classifica generale




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