Manca Bessa e il Verona sparisce. In pratica, è sceso in campo il suo ologramma. Possibile che un giocatore, da solo, valga il 50% della squadra? C'è stata una sola ipotesi di organizzazione di gioco? Di profondità? Visto il vuoto sconcertante messo in atto contro Roma e Lazio non rimane che aggrapparci alla prestazione contro la Sampdoria, unica vera prova decente dall'inizio del campionato. E' chiaro quindi che la questione scivola inevitabilmente su un significato di natura esistenziale: può salvarsi il Verona visto con la Sampdoria? Se sì, sarà in grado di ripetere altre prove analoghe o si è trattato di un episodio del tutto eccezionale? Ad esempio, una Lazio senza difesa non implicava la necessità di impegnarla di più, e sin dall'inizio, in fase di contenimento? Niente da fare. Senza Bessa meglio proteggersi il più possibile evitando di concedere spazio a Immobile, Marusic, Lukaku, Lulic ed Alberto. Missione completamente fallita: siamo stati inesistenti davanti e gracili dietro. In pratica, paralizzati dalle paure del tecnico e dalla sconcertante povertà tecnica della rosa.
Voglio dire: anche la Spal è una neo promossa, ma è riuscita ad impegnare abbastanza il Napoli prima di cedere, ha fermato all'Olimpico la Lazio, ha lottato tenacemente contro Milan e Inter. Soprattutto: RIESCE A SEGNARE. Noi invece sbrachiamo regolarmente al primo errore individuale (questa volta la palma va a Souprayen, in estate rinvigorito da un rassicurante prolungamento triennale) e non siamo riusciti a fare nemmeno un tiro in porta nella ripresa pur avendo in campo 4 dei 5 attaccanti messi a disposizione da Fusco. Il che la dice lunga in merito alla bontà della rosa a disposizione (Lee e Kean giocano e corrono con la frenesia tipica dei “primavera” esordienti, ma hanno anche la classica incapacità di incidere degli adolescenti in un mondo adulto) e sulla inadeguatezza degli schemi offensivi di Pecchia. Praticamente inesistenti. Del resto, abbiamo avuto forse qualche segnale migliore da parte di Pazzini, misteriosamente invecchiato di 5 anni in soli 3 mesi, e di Cerci sempre testa basta ad inseguire palloni lunghi sulla corsia laterale?
Se sommi la qualità individuale (pari a zero, come abbiamo visto) all'organizzazione tattica (qui produciamo un valore con segno negativo) del Verona attuale ti rendi conto che il futuro gialloblu è quasi segnato. Al momento ci tengono a galla 1) la sicurezza che Crotone, Benevento, Udinese e Genoa sono sulla nostra stessa lunghezza d'onda (auspicando che anche Cagliari e Spal si intossichino presto da soli) e 2) sulla speranza che il presidente si renda conto in fretta del fatto che le scelte manageriali fatte finora sono destinate ad un nuovo fallimento sportivo. Con quello che abbiamo a disposizione (troppi giovani inesperti abbinati a troppi vecchi in declino), occorre affidarsi in fretta ad un tecnico esperto e a un direttore sportivo pratico. Gente che conosca realmente la serie A, che ci sappia stare in serie A. Che senso ha scommettere contemporaneamente su giocatori e tecnico? Chi ha fiducia di chi? Occorre riportare in fretta morale nello spogliatoio e dare serenità ai tifosi. Recuperare quelle energie positive che ogni sconfitta con 3 reti di scarto distruggono regolarmente. Il Verona non perde, si sgretola letteralmente alla prima occasione. Nessun anticorpo, nessuna difesa immunitaria. Entriamo in campo e siamo già in balia degli avversari. E adesso ci tocca il Torino...
Anche perché, in tanto disagio interiore, emerge dal profondo la solita vocina repressa che vomita la propria frustrazione ed è in grado di ridimensionare persino la prova con la Sampdoria. Abbiamo tirato di più che in passato, è vero, ma i vari tentativi di Verde, Valoti e Romulo sono venuti al termine di azioni frenetiche e le conclusioni erano tutte piuttosto sporche. Puggioni non ha avuto bisogno di mettere in atto alcun gesto eroico per blindare il risultato. A differenza dei salvataggi di Nicolas, bravissimo in almeno tre circostanze, di Heurtaux nel primo tempo sulla linea e di Caracciolo nel finale con la deviazione sul palo. Insomma abbiamo applaudito essenzialmente l'impegno, la nostra volontà di non morire mai. Abbiamo difeso alla morte il pareggio. Ma mai abbiamo dato l'impressione di provare a vincere, di cambiare la storia. La vocina dice in definitiva che neppure replicando la stessa intensità potremmo uscirne fuori. Troppo poco. Occorre cambiare mentalità, comandare il gioco, non pensare solo a limitare i danni.
C'è poi un altro elemento da considerare. Contro i doriani Pecchia ha messo in campo solo due nuovi acquisti (Verde ed Heurtaux) recuperando per necessità Caracciolo, lanciando in un ruolo anomalo il giovane Bearzotti e ripescando Fossati. Abbiamo forse avuto nostalgia dei vari Cáceres, Buchel e Cerci ovvero dei grandi rinforzi estivi che dovrebbero dare consistenza alla squadra?
Inutile negare che in questo campionato si salveranno le formazioni che riusciranno a fare più punti nella classifica del Campionato delle Scarse e quelle che riusciranno a rubare più punti alle Grandi, contando su qualche distrazione occasionale e peccati di supponenza. Ma per riuscirci occorre scendere in campo compatti, organizzati, pieni di idee. Tutto quello che il Verona attuale non è in grado di produrre.
Massimo
Colonna sonora: il battito del cuore. Siamo ancora vivi?