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HELLAS VERONA / Canone Inverso

ORGOGLIOSO DI VOI!


ORGOGLIOSO DI VOI!

Lo confesso. Rappresentando personalmente il calcio come una forma pagana di religione, nel senso di istituto teso al raggiungimento di obiettivi sportivi (come forma di salvezza dell'animo) e alla partecipazione collettiva di spiritualità coinvolte (non esagero, a volte quasi in preghiera) a sostegno di quei colori che per noi sono tutto, credo anche nel significato dei messaggi nascosti e nel simbolismo delle cose. Spero che nessuno si offenda, ma la partita ha per noi malati del pallone un valore quasi liturgico. Con tutti i riti e le suggestioni che ne conseguono. Il derby, giocato con la duplice posta in palio dell'orgoglio cittadino e della salvezza a fine stagione, è in grado di apparire per noi credenti come una specie di illuminazione. Una sorta di passaggio del mar Rosso: da una parte l'Egitto è tutto ciò che c'era prima, che dobbiamo assolutamente lasciare alle spalle per non morire incompiuti già all'inizio di marzo, dall'altra la terra promessa è tutto ciò che dovremo cercare di raggiungere con ogni mezzo.

Il Verona ha preparato bene il derby. Non era affatto scontato. Gli ingiustificabili fallimenti di Cagliari e col Crotone (di prestazione prima che di risultato) non assicuravano i tifosi. Certo, nei due precedenti confronti di campionato e coppa l'Hellas aveva sempre dimostrato di giocarsela alla pari e di saper sopperire con il cuore all'esperienza e al maggiore tasso tecnico degli avversari. All'andata non andò bene, dopo un buon inizio ci lasciammo prendere dai nervi (espulsione di Bruno Zuculini); ma in coppa Italia li portammo ai rigori, vincendoli, pur avendo schierato le seconde linee e giovani della primavera. Ma questa era la sfida decisiva. Decisiva per noi che dovevamo necessariamente accorciare le distanze per sperare di salvarci; decisiva anche per loro per cercare di fermare l'emorragia di risultati dell'ultimo periodo e il conseguente tracollo in classifica.

Il Verona però rischiava ancora di più perché, sollevato dal netto successo con il Torino doveva confermare se stesso e fare i conti con 3 assenze importanti: capitan Romulo, Valoti protagonista assoluto contro i granata e Kean il più intraprendente in fase offensiva. Dopo ogni vittoria il Verona finora ha sempre perso, frustrando qualunque speranza di rimonta e continuità. Nessuna certezza di tenuta. Anzi. Inoltre, leggendo le formazioni era facile rendersi conto della differenza di organico tra le due squadre.

Pecchia - complimenti mister! - aveva solo una partita da fare: squadra corta, lottare su ogni pallone, non concedere niente in fase difensiva. E sperare in qualche calcio piazzato per fare male al Chievo, sempre molto organizzato dietro, non avendo a disposizione i pochi gialloblu che finora avevano mostrato maggiore lucidità sotto porta.

Così è stato. Dopo un avvio sbarazzino, il Chievo ha preso in mano il controllo della partita. Nicolas ci ha messo una pezza decisiva in uscita su Castro nell'unico errore di Vukovic. Visivamente parlando, sul ring c'era al centro un pugile solido con guardia alta (loro) e uno molto più agile che gli saltellava intorno (noi). Massa fisica contro velocità. Inglese davanti dava l'impressione di riuscire a decidere, da un momento all'altro, la partita se solo avesse avuto la palla giusta. Ma quel pallone, non gli è mai arrivato.

Tutto si è deciso nella ripresa. Verde sbaglia la battuta di un corner, recupera palla e la mette in mezzo per capitan Caracciolo che in quel momento viene illuminato da san Galderisi, san Cammarata, san Penzo, san De Vitis, san Toni, san Pazzini e la butta dentro imparabilmente. Riguardatevi il tiro: questo è un gol da centravanti vero!

A questo punto è iniziata un'altra partita. Quella decisiva. Noi a difendere il risultato, loro a rincorrere. E qui abbiamo visto 11 leoni in campo che non hanno concesso nulla. Anzi 14, visto che Franco Zuculini con la sua potenza fisica, Aarons con la sua velocità e Fossati con la sua esperienza sono entrati subito in partita e hanno contribuito allo stesso modo per i minuti a loro disposizione. Mai il Chievo è riuscito ad impensierire Nicolas. Questo è un dato fondamentale. Non abbiamo rischiato nulla. Niente. Dall'altra parte solo nervosismo, frustrazione: tanti attaccanti entravano in campo, altrettanti sparivano nelle trincee scavate dai nostri. Qualcuno di loro ha perfino perso il controllo cadendo nelle provocazioni tecniche di Matos, Pektovic e Aarons nelle frequenti azioni di alleggerimento.

Vincere questa gara è stato cruciale. Non sono in grado di stabilire se anche decisivo, lo vedremo a suo tempo. Ma fondamentale per stabilire se dovevamo abdicare l'intero campionato già da ora, consegnandoci all'umiliazione di una nuova retrocessione senza difesa (come due anni fa) o provarci fino all'ultimo. Fondamentale anche per aver trovato finalmente un assetto tattico definitivo nel quale persino giocatori sui quali non avremmo mai scommesso un euro (Calvano, Valoti, Felicioli, in fondo anche lo stesso Kean) si sentono così importanti e motivati da riuscire a fornire prestazioni incredibili al raggiungimento dell'obiettivo comune. Quando vedi gialloblu sempre in recupero sui secondi palloni, quando vedi Pektovic prendersi falli su falli a difesa del pallone, Buchel rinviare palle vaganti e potenzialmente esplosive, Matos irridere con le sue veroniche i difensori avversari e alzare le braccia al cielo per incitare i tifosi già infervorati dall'impresa che stava maturando, quando vedi Caracciolo, Vukovic e Ferrari arrivare con concentrazione su ogni pallone in area allora capisci che tutta la squadra ci sta credendo. E questo è il miracolo che consente poi ad un difensore di realizzare un gol da grande attaccante.

Non aggiungo altro, perché tutto sta cominciando ora. Non sappiamo se il 20 maggio troveremo la terra promessa o se è altro deserto quello davanti a noi. Sappiamo solo che oggi abbiamo lasciato alle spalle il nulla assoluto, il vittimismo delle prede. Dobbiamo ancora conquistare tutto, è vero. Ma adesso cominciamo a renderci conto che questa squadra sa anche vincere, si ricorda che l'anno scorso ha conquistato una promozione diretta sapendo soffrire. Non si sente inferiore a nessuno. C'è una consapevolezza nuova, non c'è dubbio: davanti a noi c'è una classifica più corta e qualche avversario si sta preoccupando perchè ancora alla ricerca di se stesso. Avanti così, dunque. Con maggiore fede e ... (mi raccomando) senza smettere di pregare.

Massimo

Colonna sonora: Why Did I Choose You? suonata da Bill Evans, Michael Leonard e Herbert Martin.



Hellastory, 12/03/2018
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MASTER OF NONE


L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

Qual è stato il miglior gialloblu in campo in

Lazio-H.Verona?



Lazio    H.Verona


Bonazzoli F.

Cabal J.

Centonze F.

Coppola D.

Duda O.

Folorunsho M.

Henry T.

Lazovic D.

Magnani G.

Mitrovic S.

Montipò L.

Noslin T.

Serdar S.

Suslov T.

Swiderski K.

Tchatchoua J.


 


Riepilogo stagionale e classifica generale




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