Povero Verona ... Prima la fragilità (tecnica e mentale) dimostrata all'Olimpico che conferma che anche quest'anno dovremo soffrire. Poi i rifiuti di mercato (Baldanzi, Richardson, Faivre) che, per motivi diversi, hanno tutti snobbato il Verona. Verona è una piazza poco appetibile o offre troppo poco? Comunque sia, per i tifosi del Verona ogni stagione è un continuo succedersi di momenti di passione con alternati picchi depressivi (molti) ed esaltati (pochi): si parte in estate con l'allestimento di una squadra decente in grado di salvarsi e si finisce con il riscontro sul campo. Il problema è che questo stress si risolve sempre solo negli ultimi giorni di trattativa e nelle ultime partite di campionato. Se questa è una situazione alla quale non finiremo mai ad abituarci, anche vedendo come si muovono nel frattempo le nostre avversarie dirette, credo che debbano essere rivisti i criteri che guidano le linee guida societarie e delle quali subiamo ansiogene conseguenze. Il Verona fa di un vanto la propria gestione oculata in termini di ingaggi e contenimento di costi. Corretto. Aggiungo che l'autofinanziamento nel mercato (compro sulla base di quanto riesco a vendere) è una regola quasi decennale introdotta da Setti che aveva un capitale limitato e anzi sosteneva se stesso con il risultato economico positivo della società. L'alternativa è prendere a prestito, magari con l'opzione del riscatto. Il Verona ha una struttura fragile e non può permettersi di sbagliare mercato, per questo punta su giocatori potenzialmente interessanti, magari provenienti da stagioni sfortunate. Spendere 10 milioni per un potenziale talento che poi o si infortuna o non riesce ad esprimersi sarebbe deleterio per il bilancio. Riuscire invece a strappare un'opzione ad una cifra prefissata aiuta la gestione societaria nel valutare l'opportunità di un successivo riscatto. Un buon esempio è stato il Cagliari che quest'estate ha riscattato Piccoli, Gaetano e Caprile spendendo subito 26 milioni e successivamente ha ceduto Piccoli alla Fiorentina per 25 ripagandosi di fatto l'intera operazione con il vantaggio di aver acquisito 2 giocatori (per loro) importanti.
Il problema è che alla lunga l'autofinanziamento non consente una crescita del valore della rosa. Essere costretti a vendere i giocatori che si sono più rivalutati prima di comprare condiziona infatti sia i tempi che la trattativa. Mi chiedo, se non fossimo stati costretti a cedere subito per fare mercato Coppola (o Ghilardi o Tchatchoua e naturalmente col loro pieno consenso) forse li avremmo venduti ad una cifra superiore? Il primo a lamentarsi di questa condotta, con la brutalità che lo contraddistingue, è stato Juric che chiedeva che una parte delle plusvalenze fossero reinvestite nel Verona stesso. La cosa non poteva funzionare all'epoca perché era Setti stesso la voce di bilancio che non consentiva di ricapitalizzare. E difatti, un vanto di Presidio è che tutto ciò che incassa il Verona rientra nel Verona stesso. Questo è sicuramente un grosso passo avanti che elimina ogni possibile nostalgia di Setti.
A questo punto, la domanda che sorge spontanea è questa: a parte l'autofinanziamento e gli acquisti a prestito, quanto ci ha messo di suo Presidio per far crescere il Verona?
All'atto pratico, senza entrare nel dettaglio delle cifre che poco o nulla riescono a compensare la nostra ansia, non abbiamo avuto alcuna percezione di un cambiamento di strategia rispetto al passato. Autofinanziamento era prima, autofinanziamento è rimasto. Avendo poi scaricato sul mercato tutte le possibili plusvalenze (tranne Suslov infortunatosi) Sogliano ha spinto molto sui prestiti. In estrema sintesi, euro più euro meno:
La cessione di Coppola è servita per riscattare gli obblighi di Kastanos, Niasse, Bernede ed esercitare il diritto su Sarr (francamente, nessun fenomeno) mentre il vuoto qualitativo lasciato da Duda e Tengstedt non è stato affrontato in maniera prioritaria;
La quota annuale di competenza incassata da Ghilardi ha pareggiato gli arrivi di Bradaric e Belghali;
La cessione di Tchatchoua non è stata reinvestita. Transfermarkt riporta uno sbilancio positivo entrate/uscite di 9,4 milioni. Perché?
In assenza di prove possiamo azzardare due ipotesi, una negativa che porta alla depressione, l'altra più articolata e meno emotiva.
Quella negativa è che il fondo, una volta pagato Setti, abbia finito la dotazione. Del resto, neppure a gennaio è intervenuto sul mercato invernale. Il catastrofismo è un sintomo tipico del tifoso ansioso che, non trovando risposte convincenti, si abbandona alla depressione. Tuttavia, non abbiamo alcuna riprova della scarsità di mezzi a disposizione della proprietà, anzi l'aggressivo mercato (anche se tutto fatto di prestiti) fa pensare esattamente al contrario: stiamo gettando le basi per crescere. Magari possiamo accusare Presidio di una comunicazione troppo politichese e ingessata, che certo non aiuta a gestire lo stress del tifoso. Ma questo è un altro problema.
A completare lo stato confusionale del tifoso depresso ricordo che il Verona, per crescere (e quindi essere venduto dal fondo), ha bisogno 1) di restare in serie A e 2) di sviluppare il proprio patrimonio e i ricavi attraverso progetti: dallo stadio di proprietà (ma si parla di ristrutturare il Bentegodi), alla crescita di valore della rosa che deve portare ad un miglioramento dei risultati sportivi, alla crescita dei ricavi commerciali che dipendono strettamente dalle due voci precedenti. Rimanendo sul piano strettamente sportivo, e affidandoci sempre ai dati di Transfermarkt, il Verona continua a salvarsi all'ultima giornata e il valore della rosa continua a ridursi proprio a causa dell'autofinanziamento e del peso dei prestiti: 140,70 milioni nel 2023/24, 107,35 nel 2024/25 per arrivare a 92,65 a conclusione del mercato odierno. E' chiaro che il valore attuale tiene conto solo delle transazioni fatte e che può tranquillamente rivalutarsi a fine stagione in caso di salvezza o svalutarsi in caso di retrocessione. Inoltre, occorre tener conto delle scadenze contrattuali (a cui si aggiungono i prestiti) che a fine 2026 peseranno tantissimo.
Il tifoso depresso è anche convinto che tutti questi prestiti aiutano la gestione societaria in caso di retrocessione perché si libera degli ingaggi più pesanti.
Più attendibile forse, a mio avviso, è la soluzione meno emotiva e cioè che Presidio stia operando secondo una strategia ben definita. Quale? Al momento la nuova proprietà continua a vivere di rendita sulla base delle potenzialità che esprime il Verona e sulle capacità di Sogliano di scovare talenti e di Zanetti di metterli in campo. E' possibile quindi che la priorità di fondo sia quella di sistemare dei conti, ridurre gli oneri finanziari, tagliare costi giudicati superflui (Bottagisio ?), cambiare fornitori e rinegoziare i contratti. Se è vero che un passaggio di proprietà necessita sempre di una fase di assestamento, è anche vero che nel calcio - tra finanziarie, nero e contabilità parallele - i debiti si scoprono col passare del tempo. Forse, il Verona che sta emergendo è molto più esposto di quello previsto e necessita di interventi decisi da parte della proprietà per mettere sotto controllo le voci pericolose di bilancio. Sarà interessante, a questo punto, verificare i numeri ufficiali col prossimo bilancio.
Zanzi non fa trasparire assolutamente nulla in merito e invia messaggi rassicuranti (con poca enfasi). E qualcuno potrebbe anche obiettare che, in genere, prima si prova a crescere e poi si sistemano i debiti. Ma, in un certo senso, è proprio quello che sta succedendo e che spiegherebbe la strategia di Sogliano sul mercato: il Verona ha acquisito in prestito con il diritto di riscatto Nunez, Valentini, Nelsson, Bella-Kotchap (in pratica la difesa titolare), Al-Musrati e Orban che insieme valgono 46 milioni, ovvero il 48% dell'intera rosa: 6 giocatori valgono quanto i restanti 24! In definitiva, Serdar e Suslov a parte, nessuno dei giocatori più rappresentativi (definiti da Zanetti di "maggior spessore ed esperienza") è di proprietà e l'unico talento che mi sento possa essere oggetto di un'interessante plusvalenza è Giovane. Ci sarebbe anche Suslov, ma vedremo solo a marzo come recupera fisicamente. Se, per pura ipotesi, volesse esercitare il diritto su tutti a fine stagione dovrebbe spendere oltre 30 milioni di euro. Ma non accadrà mai.
Poiché sulla carta l'opzione autofinanziamento (a meno di exploit) la vedo piuttosto limitata quest'anno la strategia deve passare necessariamente dal riscatto mirato dei prestiti in ottica di plusvalenza immediata e di continuità (la difesa è il reparto più esposto). E, con la certezza dei numeri e la verifica qualitativa dei giocatori, mi aspetto che si passi dalle parole agli investimenti facendo emergere finalmente una linea aziendale che porti alla crescita.
Ora, è chiaro che considerare il Verona come una società virtuosa è tanto più evidente e gratificante quando vedi in giro club iper indebitati che non pagano stipendi o addirittura sono impossibilitati a fare mercato perché fuori da tutti i parametri di liquidità (clamoroso il blocco deciso alla Lazio). Ci sarebbe però anche piaciuto vedere qualcosa di più oltre al rigore dei conti e alle cessioni superflue. Ma non resta che affidarci a Presidio, come ci fidiamo di Sogliano e Zanetti. Purtroppo, a noi le favole cadute dal cielo tipo Como non ci appartengono. Noi siamo costretti ad andare avanti con rigore e disciplina per raggiungere quella sostenibilità che dovrebbe riuscire a ridurre un pò, alla fine, la nostra ansia. Nel frattempo, c'è la sosta di campionato e possiamo così riprenderci un po' dalle preoccupazioni di queste ultime ore.
Massimo
Colonna sonora: Stan Getz Try to Understand