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LA COPPA ITALIA AI TEMPI DEL COLERA, parte 2

TUTTI A BARI, ANZI NO

A Verona, a inizio settembre 1973, più che il colera e la chiusura delle gelaterie fa discutere il caso-Zigo. Il primo di una lunga serie, dato che per "Cavallo Pazzo", approdato alla corte di Garonzi nell'estate del 1972, si tratta del primo rinnovo del contratto. Secondo il giornale l'Unità, Garonzi offre 25 milioni, la stessa cifra dell'anno precedente, ma Zigoni pretende indietro i 5 milioni di multa che la società gli ha comminato dopo il derby col Vicenza.

Era il 19 novembre 1972, sesta giornata del campionato 1972-73, quando Gianfranco Zigoni, su sua stessa ammissione, invitò letteralmente il guardalinee, con un ardito francesismo, ad infilarsi la bandierina su per il culo. La terna arbitrale, evidentemente poco avvezza a queste usanze tribali e ancor meno dotata di senso dell'umorismo, fece rapporto e Zigoni fu squalificato per sei giornate. Per la cronaca la partita era un derby casalingo con il Vicenza, finito 0-0 con un gol annullato a Livio Luppi. Forse fu proprio questo gol annullato il motivo della colorita protesta di fine gara, ma i ricordi di Zigoni ex post vanno presi con le pinze. L'ex gialloblu raccontò in un'intervista di qualche anno fa di essere stato multato per 30 milioni per quell'episodio, quando verosimilmente Zigoni nemmeno li percepiva 30 milioni in una stagione. Ma quando di mezzo c'erano due purosangue come Zigoni e Garonzi, nulla si può escludere.

Gianfranco Zigoni
Gianfranco Zigoni

Alla fine Zigoni scende dall'Aventino, rinnova il contratto, rientra in squadra e, da par suo, lo fa in grande stile conducendo il Verona alla vittoria sul campo di Perugia. Nella gara valida per la terza giornata della Coppa Italia, domenica 9 settembre 1973, il Verona si impone a Perugia con il punteggio di 3-1 che sembrerebbe non lasciare dubbi sul dominio gialloblu. Invece il Verona gioca un primo tempo inguardabile. Cadè non è affatto contento della prestazione e ammette che da ricordare c'è solo il risultato. Ai taccuini de L'Arena racconta di "rendimento alquanto moscio" della sua squadra, anche se la cosa non lo stupisce dato i carichi di lavoro in preparazione del campionato. Zigoni contribuisce in maniera determinante alla vittoria con un gol e mezzo. Il Verona passa in vantaggio grazie ad un'autorete di Baiardo su tiro di Zigoni al 32', dopo che il Perugia ha dominato per gran parte del primo tempo e ha anche colpito una traversa clamorosa con Scarpa. Dopo il pareggio di Urban al 37', complice una dormita di Bet, nella ripresa il Verona fa sua la gara con le reti di Zigoni e Busatta. Determinante l'ingresso di Maddè ad inizio ripresa, che ha cambiato il volto alla partita. Nonostante l'impatto decisivo di Zigo, subito sugli scudi, Cadè non è entusiasta del suo numero 11: "accentra sempre su di se' il gioco senza cercare la manovra d'assieme".

Se il Verona non è ancora brillante (va considerato che il campionato partirà solo il 7 ottobre, quindi manca ancora un mese), per la Fiorentina sono decisamente dolori: alla terza gara di Coppa i viola non riescono ancora a cogliere il primo successo, e si fanno bloccare sul punteggio di 2-2 dal Bari. A Firenze, raccontano i quotidiani, si inaugura il nuovo "perfetto" impianto di illuminazione, ma in campo la luce di Antognoni e Merlo si accende a intermittenza. La Fiorentina beneficia di un altro rigore, e sono 3 in altrettante gare, che Merlo trasforma per il provvisorio vantaggio. Il Bari ribalta la gara con una doppietta della mezzala Scarrone, e De Sisti fissa il punteggio sul 2-2 finale. La Fiorentina, con 2 punti in 3 gare, è eliminata. Il Bari, per contro, ha 2 punti frutto di altrettanti pareggi esterni e può ancora sperare di sfruttare al meglio le due gare casalinghe con Verona e Palermo.

Il Verona invece termina la terza giornata di Coppa al comando della classifica del proprio girone, ha già fatto il turno di riposo, e deve ancora affrontare due formazioni di serie B: il Bari in trasferta e il Palermo. Ad apparire temibile è soprattutto la squadra siciliana che, dopo aver battuto la Fiorentina in Coppa, ha pure vinto per 2-1 in amichevole contro la Juventus, in gara disputata sempre domenica 9 settembre, sfruttando l'opportunità concessa ai bianconeri dal rinvio della gara Foggia - Juventus, e ai rosanero dal turno di riposo.

Sui quotidiani italiani si alternano notizie rassicuranti ad altre piuttosto allarmanti. Le misure per contenere l'epidemia sembrano funzionare, ma un po' ovunque regna sovrana l'apprensione, e i toni usati dai giornali del Nord probabilmente esasperano la situazione. A San Giorgio a Cremano, dove nella sua abitazione è morta una bambina di 18 mesi figlia di un pescivendolo ricoverato per colera al "Cotugno", gli abitanti sono presi dal panico e, senza attendere gli esiti dell'autopsia sulla piccola, hanno già emesso il verdetto. I Carabinieri devono intervenire per riportare la calma su un gruppo di residenti che chiedevano a gran voce di rimuovere dalla loro abitazione due anziani sospettati di avere contratto il colera. Si arriva addirittura a chiedere al medico di rilasciare una dichiarazione che i due non sono infetti.

Doveroso di citazione un articolo a firma di Nicola Fudoli, giornalista calabrese che scrive per L'Arena (passerà poi a Il Giornale di Indro Montanelli), dal titolo Medio Evo 1973. A proposito dei disordini di San Giorgio a Cremano, che sanno tanto di "caccia all'untore", Fudoli scrive "In questo è tutto il dramma, e l'ignoranza squallida degli abitanti del Sud. Dimenticati dal governo centrale per il quale Cristo si è veramente fermato ad Eboli, abbandonati a sé stessi, hanno imparato a proprie spese che l'unica giustizia è quella che essi stessi riescono a farsi da sé. Magari sbagliando. E' questa l'altra faccia della medaglia di un'epoca in cui l'uomo ha conquistato la Luna. Ed è una faccia triste che dovrebbe far arrossire di vergogna."

E' già tempo di pensare al quarto turno di Coppa Italia: l'unica gara a rischio sembrerebbe Bari-Verona, dato che Foggia, Napoli e Avellino devono giocare in trasferta. Ma, si sa, la prudenza non è mai troppa, e così si comincia a ridiscutere del rischio che possono portare i tifosi liberamente proiettati in trasferta. Di vietare semplicemente la trasferta, come è consuetudine ai nostri giorni per effetto delle ordinanze dei prefetti, o anche solo a raccomandare ai tifosi ospiti di evitare il viaggio, nemmeno a parlarne. Tanto più che siamo nel 1973, il tifo organizzato è agli albori, e non ci sono francamente notizie di esodi di massa di tifosi in trasferta per una gara estiva di Coppa Italia. Temere che i tifosi napoletani possano infettare Genova è un'ipotesi un po' ardita, se non razzista. Dal punto di vista medico, difatti, il colera si può trasmettere da persona infetta a persona sana solo se quest'ultima viene a contatto, diretto o indiretto, con le feci della prima. Quindi con l'osservanza di poche basilari regole di igiene come ad esempio la pulizia dei bagni dello stadio, o di usare bicchieri usa e getta nei bar dei dintorni, non si capisce perché non possa essere ammessa Genoa - Napoli, ma si può anche accettare che la prudenza non sia mai troppa. Fatto sta che nessuno finora ha vietato i treni dal Sud, o gli spostamenti di persone residenti nelle zone infette. Campani e pugliesi si possono muovere normalmente per lavoro, turismo, o per ogni altra ragione.

E' però del 10 settembre 1973 la notizia che le Autorità Sanitarie di Genova abbiano vivamente sconsigliato che si disputi la partita Genoa - Napoli, "per evitare il propagarsi dell'infezione colerica che ha colpito Napoli e la Campania". Va notato che negli stessi giorni i napoletani sembrano avere ben altre preoccupazioni che migrare a Genova, e sono in coda per la seconda dose del vaccino anti-colera.

Il Verona, dal canto suo, dopo Perugia, si sposta in Abruzzo dove ha in programma un'amichevole infrasettimanale con il Chieti, formazione di serie C, prima di trasferirsi, fosse mai il caso, a Bari. L'Arena precisa che "la trasferta era stata studiata accuratamente dalla segreteria gialloblù ancora prima che si propagasse nelle Puglie l'infezione colerica". Il titolo a tutta pagina dice apertamente "è quasi certo: a Bari non si gioca". E invece, piuttosto a sorpresa, il sindaco di Bari ritira il divieto di spettacoli pubblici in città, e la Lega acconsente allo svolgimento della partita. La decisione è di mercoledì 12 settembre 1973, quando l'attenzione della stampa nazionale si sposta per la prima volta dal colera ad altri temi: in Cile è stato destituito (e suicidato) Allende, e i militari hanno preso il potere.

I giocatori del Verona, dal loro ritiro di Chieti, apprendono la notizia con apprensione e si mostrano chiaramente contrariati. Contattano immediatamente l'avvocato Sergio Campana, presidente dell'associazione calciatori, e comunicano l'intenzione di rifiutarsi alla gara, tenuto conto che nella regione pugliese l'infezione colerica è ancora in fase di sviluppo. Ad assumere il ruolo di portavoce dei calciatori gialloblu sono i senatori Mascalaito e Sirena, i quali fanno in particolare notare che nessuno nel Verona è vaccinato, e dovessero mai contrarre l'infezione per essere stati a Bari, sarebbero un veicolo di contagio anche per le loro famiglie. Rischio che nessuno si sente di correre.

Dalla città barese, dove autorità cittadine e sanitarie hanno dato il benestare, si fa sapere che le precauzioni prese sono il divieto di vendita di bevande e controllo dei servizi igienici per la durata dall'apertura alla chiusura dello stadio. Misure di buon senso, in effetti, e direi pure sufficienti, anche se mirate solo alla salvaguardia dei tifosi. Se qualcuno si fosse anche preoccupato di dare qualche informazione e assicurazione in più ai giocatori del Verona (ad esempio sulla qualità e provenienza dell'acqua utilizzata negli spogliatoi dello stadio), forse si sarebbe potuto evitare, se non il rinvio della gara, almeno il ridicolo. Sulla sponda barese, particolarmente soddisfatto della conferma della gara è il tecnico dei galletti Regalia, che mal digerisce l'interruzione del ritmo gare in vista della preparazione al campionato di serie B. Il tecnico deve fare i conti con la squalifica del centravanti Casarza, e non ha molte soluzioni in attacco, oltre ad essere conscio della forza della difesa veronese, "che schiera uno stopper come Bet".

Sergio Vriz
Sergio Vriz

Giovedì 13 settembre intanto il Verona scende in campo a Chieti per l'amichevole con la squadra locale. Nel Chieti ha militato, nella stagione precedente, Sergio Vriz, ora alla corte di Garonzi e Cadè. Proprio Vriz risulta il mattatore di giornata. Cadè gli affida la maglia numero 10, solitamente di Renato Zaccarelli che parte dalla panchina. Spazio nell'undici titolare anche per Mario Giacomi, Bachlechner e Pace. Vriz decide la gara con una doppietta; le reti di Franzot e di Berardi per i nerovedi abbruzzesi fissano il punteggio finale sul 3-1 per il Verona. A fine partita, è inevitabile che Cadè debba esprimersi sulle qualità del giocatore friulano: "Ovviamente è molto giovane, e deve migliorare, ovvero deve acquisire maggiore autorità e maggiore senso di responsabilità in campo poi sarà certamente un campione."

A tenere banco però è la decisione dei giocatori gialloblu di rinunciare alla trasferta di Bari: il Verona tornerà a casa da Chieti senza recarsi in Puglia. Garonzi annuncia in un telegramma al presidente della Lega Franco Carraro che non se la sente di obbligare i calciatori ad affrontare la gara di Bari, quando ancora giungono notizie di possibili casi infetti nel capoluogo pugliese. Anche lui fa appello al senso di responsabilità, facendo notare che gli atleti sono quasi tutti padri di famiglia. "Non voglio avere il rimorso di avere contribuito a portare il male a Verona" conclude il presidente ai taccuini de L'Arena.

Anche il segretario Fiumi è sulla stessa linea, e parla di "cocciutaggine" della Lega nel voler disputare la partita. Fa appello anche alla dirigenza barese, la quale avrebbe secondo lui tutto l'interesse ad accettare il rinvio visto che ha Casarza squalificato e un paio di titolari acciaccati.

A Genova invece la partita con il Napoli viene vietata direttamente dalla Presidenza della Regione Liguria con ordinanza ad hoc. Il vice presidente Sergio Ferrari (il presidente Dagnino è in ferie) fa sapere ai giornalisti che "... prima di decidere abbiamo consultato una equipe di medici igienisti: nessuno si è sentito di escludere la possibilità di un contagio". Chiaro, dipende da come poni la domanda. L'Italia è famosa perché nessuno si prende mai la responsabilità di niente, figurati se un'equipe medica ti deve mettere per iscritto che una partita di calcio non può presentare rischi di contagio. Eppure, anche la Regione Liguria è ben conscia di sfiorare il ridicolo. Sempre Ferrari ammette "A spaventarci non è stato tanto il possibile afflusso dei tifosi napoletani allo stadio per vedere la partita. Di napoletani, del resto, ne arrivano ogni giorno a Genova." E quindi che cosa spaventa le autorità, se già arrivano normalmente napoletani in città? "Il pericolo è rappresentato dall'assembramento, dal fatto cioè che i tifosi napoletani sarebbero venuti a stretto contatto, sulle gradinate, con i genovesi. Il rischio del contagio, è evidente, aumenta di molto...". E' evidente? Probabilmente l'equipe assoldata da Ferrari pensava già di avere a che fare con il Covid-19, fatto sta che francamente l'evidenza osteggiata da Ferrari non ha riscontro medico e suona anche come un'offesa all'intelligenza. Basta guardare le foto delle persone accalcate a mucchio, o in fila tutt'altro che a social-distancing, per andare a vaccinarsi negli ospedali. Se davvero l'assembramento provocasse rischio di contagio, le autorità sanitarie di mezza Italia sarebbero da cacciare a casa per aver permesso la calca all'ambulatorio. "I tifosi partenopei non devono considerare una scortesia la nostra decisione. Devono comprendere che l'abbiamo fatto anche per il loro bene". Magnifica ciliegina sulla torta, che candida di diritto il vice presidente Ferrari al premio Libro Cuore per il 1973.

Folla in attesa del vaccino a Napoli
Folla in attesa del vaccino a Napoli, foto tratta da La Stampa del 7 settembre 1973

Quando pensavamo di aver già visto tutto, ecco l'ennesimo colpo a sorpresa: il presidente del Genoa Berrino si accorda con il presidente del Napoli Ferlaino per l'inversione di campo. Con il benestare della Lega calcio e delle autorità napoletane, la partita si disputerà quindi al San Paolo di Napoli. Ma come? E i rischi dell'assembramento? Quindi o tutti i tifosi napoletani sono infetti, oppure se si contagiano tra di loro non importa a nessuno. Basta che non vadano al Nord. Le società hanno trovato la scappatoia, le autorità napoletane sono felici perché possono dimostrare che si torna alla normalità e ringraziano la dirigenza del Genoa. Nessuno ha fatto i conti con i giocatori genoani che, con Gigi Simoni in testa, si mettono subito in contatto con quelli del Verona e si scambiano ovviamente pareri e, soprattutto, preoccupazioni. Non tardano quindi a far sapere che non intendono minimamente recarsi a Napoli.

Si prospetta un weekend infuocato, e la Lega avrà molto lavoro da svolgere.

 

Paolo


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Hellastory, 13/05/2020

MASTER OF NONE


L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

Qual è stato il miglior gialloblu in campo in

H.Verona-Udinese?



H.Verona    Udinese


Bonazzoli F.

Cabal J.

Centonze F.

Coppola D.

Duda O.

Folorunsho M.

Lazovic D.

Magnani G.

Mitrovic S.

Montipò L.

Noslin T.

Serdar S.

Silva D.

Suslov T.

Swiderski K.

Vinagre R.


 


Riepilogo stagionale e classifica generale




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