La presidenza di Mirzakhanian ed il fallimento del 1991
Era il 1991 quando il Verona toccò uno dei punti più assurdi della sua tribolata storia. Nel suo non breve periodo di reggenza, Uzzo fece a turno apparire e scomparire intorno alla società, come in un colorato gioco di bussolotti, la più sgangherata carovana di personaggi che mai si fosse vista nel pur popoloso sottobosco del grande calcio. Egli presentò per primo come presidente, dopo aver scartato - disse - prestigiose candidature, tale Angelo Di Palermo, avvocato milanese che si presentò alla vigilia del campionato con queste due singolari referenze: "1) Non capisco niente di calcio; 2) tutt'al più, faccio il tifo per la Juventus". Dopo poche settimane, scomparve improvvisamente dalla circolazione senza lasciare più traccia.
La poltrona presidenziale venne affidata a un giovane iraniano che vendeva tappeti, tale Emil Mirzakhanian, nome impronunciabile pure per i tifosi di Villimpenta e Michellorie. Un certo Roberto Pini, noto nell'ambiente per essere l'autista di Uzzo, venne pomposamente presentato dopo qualche mese come il nuovo amministratore delegato. A fare il direttore sportivo fu chiamato a metà campionato tale Galigani, la cui fama era talmente specchiata che, quando il Verona andò a giocare a Pescara, trovò una folla di tifosi locali ad aspettarlo fuori intonando compatti il coro: "Galigani, rendici i denari".
Nel frattempo in campo la squadra otteneva a dispetto di tutto una meritata promozione in Serie A grazie alla guida esperta di Eugenio Fascetti. La società, di lì a poco sarebbe invece fallita, chiusura inevitabile di una fase dimenticabilissima e folle della storia gialloblu.
Bibliografia: "Alé alé alé bum bum. Vent'anni di radiocronache gialloblu" di R.Puliero, ed. Perosini 1996