Il Verona scopre la B. Nella giornata in cui il Frosinone perde male a Brescia e il Benevento ferma il Carpi a casa sua, un pareggio a Salerno contro un avversario vero, attaccanti veri, un allenatore che mette bene gli uomini in campo, ci può stare. Domenica sera Pecchia e i gialloblu sono andati a lezione di categoria scoprendo che la qualità, da sola, non basta, e che in questa categoria il risultato lo fanno anche e soprattutto l'agonismo, la temperatura (climatica ed ambientale) e le condizioni del terreno di gioco che sembrava gramigna secca pitturata.
E' partito subito forte il Verona mostrando tutto il differenziale tecnico, passando in vantaggio con una splendida girata di Ganz servito alla perfezione da Luppi, ma poi non è riuscito a dare la mazzata definitiva sfiorando più volte il raddoppio. Con il passare dei minuti, però, la Salernitana si è riorganizzata e Donnarumma ha fatto quello che ha voluto davanti (con Caracciolo veramente scadente, modesto tecnicamente e spesso spaesato) fino al meritato pareggio di Coda che si è infilato tra l'ex bresciano e Souprayen. Solo nel finale, grazie al contributo di forze fresche (Zuculini e Valoti) i gialloblu sono riusciti a spostare in avanti il baricentro ma le forze si erano liquefatte nel sudore della serata afosa.
Era molto interessante vedere alla prova la prima trasferta stagionale dopo le partite con Foggia, Crotone e Latina. Per 20' l'Hellas ha provato a replicare il modello casalingo mettendo sotto i padroni di casa. Ma questo ha comportato un dispendio eccessivo di energie. Pecchia ha chiesto ai suoi di addormentare la gara, ma questa fase è stata francamente deludente. Vedendo come addormentano abitualmente il gioco la Juventus e il Manchester United (il Verona, per la sua categoria, ha ambizioni e aspettative simili) scopriamo una difesa arroccata, l'impossibilità da parte degli avversari di tirare in porta e la costante propensione per la verticalizzazione. Qui da noi c'è molta strada da fare: tanti passaggi e passaggini, alcuni azzardati, troppi retropassaggi rischiosi (soprattutto dalle parti di Caracciolo); il rovesciamento di gioco ha funzionato solo fintanto che Luppi ha retto fisicamente, con Ganz prima e Juanito poi sempre più isolati davanti; di verticalizzazioni se ne sono viste poche. In questo contesto sono mancati soprattutto Siligardi e i brasiliani Bessa e Romulo: eccellenti la prima mezzora, sempre più soffocati nell'ordinaria amministrazione in seguito. Siligardi ha perso il confronto con Vitale; Bessa ha finito per fare il compitino con alleggerimenti laterali, rischiando qualche dribbling, ma patendo la fisicità dei centrocampisti avversari; Romulo ha avuto qualche intuizione rovinata però da conclusioni davvero imbarazzanti. Occorre assolutamente che lavori molto sulla precisione e potenza di tiro perché non può rovinare ogni partita gli spunti interessanti che riesce a sviluppare. In conclusione, nella battaglia di Salerno sono emersi più Bianchetti, Fossati e Luppi che i giocatori più tecnici, quelli che avrebbero dovuto farci fare la differenza.
Va bene così. Non possiamo pretendere di più da una formazione rivoluzionata e con un nuovo allenatore in panchina. Il Verona poteva vincere ma poteva anche perdere visto che l'intervento più difficile lo ha fatto Nicolas, strepitoso su Donnarumma. Occorre però che impari in fretta. Che riconosca il passaggio tra superiorità presunta e superiorità reale (in questo, Maresca potrebbe essere utilissimo). Che eviti di alzare troppo presto la voce in campo, se poi non ha la capacità di tenere fisicamente, che eviti falli (vero Siligardi?) e ammonizioni inutili (vero Nicolas?). Benevento è una nuova tappa: avversario galvanizzato dalla promozione, organizzato da un allenatore esperto come Baroni, sfacciato al punto giusto non avendo nulla da perdere. Rischiamo qualcosa la settimana prossima se non facciamo subito tesoro dell'esperienza salernitana.
Massimo
Colonna sonora: The Daily Growl, Lambchop