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E' ARRIVATO MARTINELLI! (prima parte)


E' ARRIVATO MARTINELLI! (prima parte)

Tutto è bene quel che finisce bene. Portando a termine la pessima gestione sportiva di Arvedi, evitando il fallimento e mantenendo fede ai propri impegni assunti lo scorso 20 dicembre, la patata bollente ora passa a Giovanni Martinelli. Il Verona, quel Verona che amiamo e difendiamo da anni, è ancora vivo! Di questo dobbiamo essergliene grati, non c'è alcun dubbio. Noi, da parte nostra, impareremo presto a riconoscerlo come il nostro nuovo riferimento, colui attraverso il quale puntare per la riconquista dei traguardi perduti. Ma dove ci porterà Martinelli? Che tipo di presidenza sarà la sua? Cosa possiamo aspettarci da lui, al di là delle promesse di circostanza e delle speranze emotive? Lo scorso 13 gennaio, nel corso della sua ultima conferenza stampa, l'ex amministratore delegato Previdi ha fatto cenno alla parte acquirente in due specifiche occasioni. La prima è stata quando ha dichiarato di non conoscere chi stava trattando l'acquisto della società, bugia bella e buona visto che è impossibile che sia rimasto all'oscuro per mesi da un'operazione che lo coinvolgeva indirettamente e della quale ha cercato di frapporsi in tutti i modi. Diciamo piuttosto che lui, col suo modo scorbutico di fare, intendeva dire che non aveva alcuna intenzione di fare conoscenza con queste persone. Di seguito, alla richiesta specifica se fosse ottimista o pessimista sul futuro gialloblu, tra tutte le risposte possibili ed immaginabili che aveva a propria disposizione nella sua qualità di dirigente dimissionario, con una certa età ed esperienza, con uno stato di salute non ottimale, destinato comunque a lasciare Verona gli è uscita questa fastidiosa sentenza: Per fare calcio ci vogliono tre componenti: passione, competenza e soldi. Che, tradotto, significa evidentemente che non attribuisce a Martinelli alcuno di questi requisiti. È ovvio che del suo giudizio personale non so cosa farmene, se non sperare di non diventare così acido e bisbetico invecchiando. Tuttavia Previdi mi ha offerto un ottimo test al quale sottoporre il nuovo proprietario gialloblu, cercando in questo modo di riconoscere i suoi punti di forza e quelli di debolezza (o meglio, di attenzione).

Prima di iniziare, però, è giusto chiarire le mie aspettative. In giro, non trovo alcun proprietario che abbia in maniera equilibrata tutti e 3 i requisiti. Ai più mancano i soldi; altri, pur avendoli, sono schiavi della loro passione; altri infine sbagliano perché non hanno competenza intorno a loro. Quest'ultimo, a mio avviso, è il minore dei mali: basta cambiare i collaboratori e si recuperano in fretta gli errori commessi. Pertanto, nel metro del giudizio dobbiamo tener conto che:

  1. le qualità richieste non hanno tutte la medesima influenza: senza soldi non si va da nessuna parte; e senza passione non si ha voglia di spendere soldi.
  2. non esistono presidenti che abbiano i requisiti nel giusto equilibrio (voi Kakà, a quelle cifre, lo avreste tenuto o no?) e le cose cambiano continuamente. Questo significa che ha più probabilità di vincere la società che si avvicina meglio al mix ottimale, che ogni anno è però destinato a cambiare per colpa di una serie di eventi che colpiscono variabilmente proprietari, tecnici e giocatori. Lo sport è come la vita: l'ottimo si conquista a fatica e si perde facilmente.

Ci vorranno 2 puntate per affrontare con la dovuta attenzione il Test su Martinelli. In estrema sintesi, posso anticipare che le qualità richieste da Previdi gli appartengono tutte, ma in maniera molto differenziata tra loro: una gli è assolutamente favorevole; un'altra, al momento, gli è neutrale; la terza infine gli è contraria. Almeno sulla carta. Posso anticipare, con una certa serenità, che il successo della sua iniziativa dipenderà essenzialmente dalla capacità di trasformare a proprio vantaggio l'elemento neutro, e di neutralizzare quello negativo. Come ogni impresa, insomma, tutto dipenderà da lui.

LA PASSIONE Martinelli è un tifoso autentico, su questo non c'è alcun dubbio. Da anni segue la squadra e ha provato più volte di far parte della compagine societaria. Addirittura sin dai tempi di Pastorello, quando voleva assumere una quota di minoranza. Mi piacciono di questo imprenditore sia la tenacia che ha mostrato percorrendo strade diverse, che come ha gestito i lunghi tempi della trattativa arvediana. Anche dopo l'incidente e la scadenza del 21 gennaio. Questo è indice di impegno e serietà; in lui è facile riconoscere quindi la volontà di fare qualcosa di concreto per il Verona, sapendo ciò che può offrire.

Non vedo alcun atteggiamento emotivo nel suo comportamento, ma molta premeditazione. E questo è estremamente positivo sia per lui che per noi.

I SOLDI Quello di natura economica è l'elemento momentaneamente neutrale: tra poco però si trasformerà in un alleato prodigioso o nel suo peggior nemico. Martinelli è un imprenditore di discreto successo e gestisce con oculatezza le proprie attività, ma non ha né le conoscenze di Pastorello e nemmeno la disponibilità di Arvedi (che però non ha mai voluto usare). Il problema è che ha deciso di intraprendere questa iniziativa da solo e all'inizio di una terribile crisi economica della quale non possiamo prevedere né la fine (recenti studi di Merrill Lynch parlano di 4 o 5 anni complessivi di disagi), né le conseguenze.

Il salto, per lui, è piuttosto lungo perché ha deciso di entrare in un settore economico completamente diverso da quello in cui è abituato a trattare, sarà sollecitato da continue pressioni, e trova davanti a sé una situazione aziendale penosa. Sulla carta corre il rischio di trasformarsi in un nuovo Campedelli, con la squadra di pallone che - nel tempo - fattura di più dell'azienda di famiglia. Anche dal punto di vista di visibilità, oggi il marchio Chievo surclassa nettamente quello Paluani. Non c'è alcun dubbio che il calcio - pur tra mille tribolazioni, delusioni eimpegni di varia natura - lo abbia elevato ad un ruolo che non avrebbe mai potuto raggiungere standosene comodamente appartato in periferia a cuocere pandori. Forse questo è proprio ciò che sta cercando di trovare Martinelli con l'Hellas: oltre ad ubbidire alla propria passione, una maggiore visibilità negoziale ed imprenditoriale. Questo significa che per lui il rischio attuale è sicuramente elevato, ma dietro si nascondono anche opportunità non trascurabili. Soprattutto se riuscirà a legare la propriaavventura a risultati sportivi duraturi. Tra l'altro, entrando nella storia gialloblu con la squadra relegata in serie C, ha obiettivi conclamati davanti a sè e un'infinità di punti di riferimento negativi al quale contrapporsi (Pastorello, Arvedi e il confronto con il Chievo). Non è quindi un salto nel buio il suo.

Quali sono, in concreto, i rischi di natura economica ai quali va incontro?

Con lui l'Hellas torna ad essere una società fallibile. Come al tempo dei Mazzi. Attenzione: non dobbiamo confondere questo concetto di fallimento con quello appena scongiurato frutto essenzialmente dell'incuria del conte e della sua temporanea infermità. Il conte, in condizioni normali, è comunque tutelato da una liquidità personale in grado di metterlo a riparo da ogni genere di conseguenza. Infondo, nemmeno sotto Pastorello il Verona era fallibile, perché lui era troppo furbo per farsi coinvolgere in problematiche del genere.Qualcuno (cioè il sottoscritto) sostiene da tempo che lui fingesse di voler vendere il Verona, quando invece il suo unico obiettivo era quello di riuscire a convincere Arvedi a comprarlo. Come infatti è stato. Ora la nuova società si affida a un imprenditore vero e in questo modo entra nelle regole di mercato che coinvolgono non solo l'azienda che fa calcio, ma anche la proprietà stessa. Il destino del Verona si lega quindi doppio filo con quello di Martinelli: da lui ne attinge oggi liquidità, in futuro (parte del) reddito che produce.

A partire da questo momento Martinelli sarà lasciato solo. A parte le persone a lui vicine, non riceverà aiuto da nessun altro. Nemmeno i tifosi, oggi così riconoscenti, saranno un alleato stabile ed affidabile. Tutto dipende dai meriti sportivi che gli verranno attribuiti. Ma non è certo una novità: la stessa situazione è accaduta al conte una volta liberatoci da Pastorello. Anche lui chiese più volte sostegno economico agli imprenditori veronesi senza riceverne alcuno. Per mesi - ricorderete - ha sperato che entrasse qualcuno in società come socio di minoranza. A parte qualche sponsorizzazione però non riuscì ad andare. Sicuramente per colpa sua e di Cannella. Ma anche perché molti (tra cui Martinelli stesso) scommettevano sulla sua incapacità di farcela e sulla sua necessità di rivendere il Verona nel giro di poco tempo. Come poi è stato.

In questi ultimi giorni gira voce che potrebbe entrare in società anche un fantomatico personaggio disposto a dargli una mano dal punto di vista finanziario. Questo mi fa molto piacere perché sono un paio di mesi che Ficcadenti sta girando invano la provincia facendo la questua per Martinelli e ricevendo in cambio solo gentili risposte di diniego. Un nuovo partner aumenterebbe la stabilità economica e la serenità nell'affrontare gli investimenti necessari. Certo, ci sarebbero da gestire eventualmente il rapporto tra i soci e la reciproca fedeltà nel tempo, ma questo è un problema che affronteremo se e quando si porrà.

Nel frattempo, sono in molti a ritenere che, nelle condizioni attuali, Martinelli sia destinato a ricoprire il ruolo di una proprietà di passaggio. Sarebbero troppi i soldi che ha impegnato per acquisire un rudere come il Verona. Saranno sicuramente troppi i soldi che è chiamato a corrispondere per rifondare ex novo la società (la rosa intera,il settore giovanile, lo staff dirigenziale). Soldi che, per inciso, deve sottrarre alla propria attività economica. Non so se queste voci provengano da malelingue escluse dalla trattativa invidiose per il suo successo personale, oppure se ci sia un fondo di verità. E' fuor di dubbio che finora Martinelli era conosciuto solo nel suo ambito; adesso invece è riuscito a concentrare su di sè attenzione mediatica e affetto di una marea di tifosi. Adesso, è diventato quindi un obiettivo. Un bersaglio visibile.

Al di là dell'invidia che sta suscitando, è naturale da parte nostra interrogarci se le sue attività saranno in grado o meno di produrre ogni anno un reddito tale da investire nel Verona senza creare troppi scompensi interni al gruppo. Lo dirà il tempo, la sua capacità di non farsi indebolire troppo per colpa del calcio e l'abilità di attrarre nuovi capitali. A mio avviso, in questa avventura ci sono, oltre alla passione, una forte componente individuale e un'ambizione imprenditoriale da coltivare. Se tutto girerà come spera, il successo di Martinelli coinciderà esattamente con quello dell'Hellas. E' una grossa novità, visto che questo genere di simbiosi non apparteneva né a Pastorello (che di lavoro compra e vende giocatori e il Verona gli serviva solo da vaso comunicatore), né ad Arvedi (che non ha proprio bisogno di avere il Verona per migliorare la propria condizione). Una svolta epocale, dunque, sia per lui che per noi.

Massimo

(fine dalla prima parte; la seconda, mercoledì mattina alle 9,00)

Hellastory, 02/02/2009
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BRAVO ZANETTI!


Quanto di buono avevamo visto a partire da metà febbraio (l'Atalanta ha dato evidentemente la scossa decisiva) si conferma in queste ultime partite con una difesa finalmente compatta e autoritaria e un centrocampo duttile. Fateci caso, ora tutti i gialloblù si sentono molto più a loro agio. Sanno cosa fare, non mollano mai. E il tutti di cui sopra va riferito davvero alla rosa allargata perché in questo momento il Verona fa punti e prestazioni pesanti anche senza Serdar, Tengstedt, Suslov che sono poi i giocatori più rappresentativi.

[continua]

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