La prima balla che ci insegnano è che i colori sono solo un gioco di luci. La seconda è che noi siamo in grado di coglierne tutte le sfumature. Non è affatto vero, i segnali nervosi che generano la percezione visiva del colore sono succubi del nostro stato d'animo. Oggi, ad esempio, viviamo in un mondo offuscato da un grigio opprimente che spegne ogni tipo di brillantezza. Sembra quasi esserci una patina davanti alla nostra retina che appanna il chiarore originario (originario?) delle cose e trasforma il blu in un blu più scuro della notte, il nero in un nero più profondo della voragine, il marrone in un marrone più duro del muro. Gli addobbi natalizi sono luci false, illusorie di una felicità costruita che di fatto non esiste. Perché dovremmo essere felici sotto Natale se non lo siamo stati durante il resto dell'anno? Ci vuole una mente libera e senza pensieri per scoprire la moltitudine di colori che esiste intorno a noi. Compresi quelli mai visti prima. Ci vuole la nostra totale disponibilità ad accogliere anche una realtà diversa, la sua complessità, il suo mistero. Il problema è che ognuno vede le proprie tinte, mentre quelle degli altri gli sono proibite, vietate. Dalla nostra miopia, dalla nostra difficoltà a comprendere. Dal nostro campo di prigionia mentale.
La cosa che ci fa più paura non è tanto scoprire che esistono diversi punti di vista, diverse opinioni. E nemmeno che qualcuno faccia di queste una difesa orgogliosa. Diciamo che, talvolta, può darci fastidio; ma lo mettiamo in conto: non siamo mica tutti uguali. Quello che temiamo di più è dover accettare che altri occhi riescano a vedere spunti cromatici che noi non riusciamo a cogliere. E neppure distinguere. Perché loro percepiscono la realtà in quest'altro modo? Com'è possibile?
Ma allora, quante versioni esistono? Quanti colori ha?
La radice latina color conduce al verbo celare, nascondere; non scoprire, svelare. Di conseguenza, la sostanza che tinge copre i fatti, i pensieri, gli oggetti e non li rappresenta mai allo stesso modo ai nostri sensi. Sarà per colpa della luce, oppure dipende dall'intensità, oppure dalla disponibilità a farli nostri. Ma non esiste mai una verità assoluta. Quindi, non esiste nemmeno un'unica colorazione. Intesa come: traduzione logica.
La certezza che andiamo cercando dentro noi stessi, la ragione che cerchiamo ovunque, servono solo per le persone semplici. Quelle che hanno un disperato bisogno di conferme per difendersi e andare avanti. Quelle per le quali è giusto che il rosso sia solo rosso, il giallo giallo, l'azzurro azzurro. Del resto, esiste un'unica tonalità di rosso, giallo e azzurro: la loro. O meglio, quella che proviene direttamente dagli occhi e dalla mente. Non esistono forbidden colours per loro perché tutti - a questo mondo - dovrebbero vedere (e capire) allo stesso modo. Se non lo fanno, peggio per loro. Ogni scostamento è quindi un errore, un peccato, uno sbaglio.
Ma quanto è fragile questa forza!
"In realtà nessuno è nel giusto" dice Mr Lawrence alla fine del film. Ed è vero! Bisognerebbe che ce ne rendessimo conto tutti, di tanto in tanto. Magari riusciremmo in questo modo a convincere le persone a togliersi gli occhiali da sole (in alternativa, i paraocchi) e trasmettere le proprie insicurezze per ricevere in cambio considerazione e rispetto, condividere con gli altri i propri dubbi anziché imporre verità accomodanti. Appiccicate.
Questo è un periodo di feste. Lo è sia per chi crede, che per chi non crede più. O non ha mai creduto. Per questo voglio regalare a tutte le persone che conosco e quelle che mi leggono un semplice invito. Lasciatevi andare alla vostra curiosità, non siate mai soddisfatti di dove siete arrivati, mettete sempre tutto in discussione, non abbiate paura di sbagliare o che qualcuno vi stia giudicando. Chi inciampa mentre cammina e poi si rialza e riprende la via merita sempre comprensione.
Solo così scoprirete di essere più indulgenti con voi stessi, più tolleranti con gli altri, più desiderosi di imparare. E di ricominciare daccapo. Vivere non significa affatto tendere ad un certo obiettivo, magari imposto; significa invece crescere quotidianamente tra mille difficoltà, abbattere i muri della comprensione, accettare l'esistenza di forbidden colours per poterli riconoscere. E ampliare così la propria gamma cromatica.
Mai sazi dunque, mai difendendosi dietro sicurezze che - alla fine - non esistono affatto.
Buon Natale a tutti.
Massimo
(*) Il titolo viene da un brano tratto dalla colonna sonora del film Merry Christmas Mr. Lawrence (Furyo). E da qui parte tutta la metafora. La vicenda si sviluppa in un campo di prigionia giapponese durante la seconda guerra mondiale al cui interno sono trattenuti militari inglesi. Rappresenta, in maniera perfetta, sia lo scontro tra mentalità opposte (quella orientale e quella occidentale) che la difficoltà che si incontra a trasmettere agli altri (e quindi anche a se stessi) i propri sentimenti. In questo, non c'è alcuna differenza tra carcerieri e reclusi perché sono tutti vittime della medesima condizione. Il tenente colonnello Lawrence, vissuto per anni in Giappone, è il punto di sintesi di entrambe le culture e, con saggezza, svela la difficoltà dei rapporti umani.
COLONNA SONORA L'autore del brano è il compositore giapponese Ryuichi Sakamoto e ce ne offre varie versioni. Chi predilige quella classica con l'accompagnamento canoro di David Sylvian ne coglie l'intensità e il tormento. Chi ama invece farsi portare dall'armonia non può fare a meno di quella musicale suonata al piano dal maestro con Everton Nelson al violino e Jaques Morelenbaum (marito di Paula, voce storica di Carlos Jobin) al violoncello. Stesse note, ma toni di colore completamente diversi.