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IN QUALI CONDIZIONI E' OGGI IL VERONA?


IN QUALI  CONDIZIONI E' OGGI IL VERONA?

Sabato pomeriggio Pedullà, un giornalista sportivo che apprezzo per la competenza, parlando del campionato cadetto ha detto che nel rush finale la condizione è tutto. Il calendario conta fino ad un certo punto, perché la motivazione di classifica e la condizione psicofisica sono elementi che danno la spinta giusta. Che consentono di superare gli ostacoli ed ottenere l'impossibile. Concordo perfettamente.

La condizione di un calciatore, nel corso della stagione, può alternare alti e bassi. È compito del preparatore atletico proporre carichi di lavoro giusti affinché si riducano al massimo i momenti di affanno, e del tecnico lavorare affinché venga impiegato nel ruolo per lui più naturale, quello in cui si esprime al meglio facendo minor fatica.  Fatica psichica (ce la faccio o non ce la faccio a fare quello che mi ha chiesto il mister?), più che fisica. Da qui deriva l'ansia di non riuscire a rendere al meglio: più sei condizionato in campo e, contemporaneamente, sei obbligato a fare risultati, meno rendi. È umano che sia così. Questo concetto, allargato a tutti i componenti della rosa, porta inevitabilmente a valutare in tal senso la resa complessiva della squadra.

C'è un'altra considerazione da fare: il calcio professionista è molto più fragile e viziato di quello dilettante. Faccio fatica a trovare ragazzi della mia squadra giù di condizione per più di una partita, e non certo perché io sia migliore di Remondina. Loro giocano sempre e solo per vincere, non fanno calcoli, non si preoccupano se in tribuna ci sono i genitori, le fidanzate o i compagni di scuola a vederli. Anzi, quando entrano in campo, sono completamente disinteressati del fatto di essere in casa o in trasferta e della posizione di classifica del nostro avversario. Per assurdo, ingaggi, premi, sponsor, televisione, veline, discoteche e durate contrattuali indeboliscono l'atleta o - meglio - lo frenano creando tutta una serie di sovrastrutture mentali che ne condizionano la prestazione. I giocatori, nel momento in cui vengono pagati, perdono coraggio, entusiasmo e intraprendenza. Magari inconsapevolmente, magari invece perché finiscono per prezzare tutto quello che fanno o che dovrebbero fare. Promozione compresa.

A questo punto, il ruolo dell'allenatore assume una funzione decisiva nella gestione e nella creazione degli stimoli. Il mister rappresenta in campo la voce dell'azienda e il cuore del tifoso. Più ovviamente l'esperienza di mille battaglie. Mentre a me tocca calmare gli animi e gestire lo sforzo dei miei durante la partita, il tecnico dell'Hellas si deve preoccupare di accendere la fiamma ai mercenari che ha a disposizione. Teoricamente è come mettere insieme un esercito di gladiatori (quindi soldati invincibili) sperando poi di vincere la guerra senza assicurare loro la libertà. Il massimo che possa capitare a chi resta vivo è poter ricominciare a combattere in qualche altra arena. Ecco dunque l'inganno su cui si basa il grande Gioco del Calcio: o hai in campo giocatori con lo spirito e la mentalità di adolescenti, o hai in panchina un leader che riesce a liberarli ed esprimerli al meglio. Altrimenti sei destinato a subire il ricatto di una condizione mercenaria.

Il Verona che ha vinto lo scudetto, al di là del valore tecnico ed umano dei singoli (molti dei quali, non ci dimentichiamo, sono arrivati a Verona dopo aver fallito in precedenza in squadre prestigiose), era sgombro da condizionamenti. Così nacque l'impresa. Quello attuale ne è assolutamente prigioniero.

Il pareggio di Ferrara, pareggio meritato, è l'ennesima prova di una condizione gialloblu in disfacimento. Non siamo stati capaci di battere una squadra senza stimoli o pressioni di classifica. Oggi, facendo un confronto tra le tre leader, vedo il Pescara favorito perché sgombro di inibizioni e sicuro dei propri mezzi: dopo aver giocato piuttosto bene a Verona ha fatto a pezzi la Reggiana. Invece il Porto, che non è riuscito a battere il Foggia in piena lotta playout, comincia a sentirsi tremare le gambe per quello che ha fatto finora. Mai avrebbe pensato di arrivare così in alto, mentre il Pescara è stato preparato sin dall'inizio a lottare per la promozione.

Ma la differenza di fondo che c'è tra noi e gli abruzzesi è che loro hanno avuto il coraggio di esonerare Cuccureddu quando si sono accorti che non riusciva più a far esprimere al meglio la propria squadra, mentre noi ci siamo incatenati a Remondina nella speranza che riesca prima o poi a prendere in mano la situazione. Da questo punto di vista, gli appelli preoccupati di Bonato (anche perché uno squilibrato ha dato sfogo al peggio di sé creando ulteriore malcontento e nuovi alibi) e il richiamo all'unità e alla compattezza dei tifosi a sostegno della squadra non colgono affatto nel segno. I tifosi dell'Hellas sono scioccati per i punti dissipati dal Verona e non sono loro i responsabili di questo declino. Sia ben chiaro.

Ma torniamo alla condizione gialloblu. Anzi, torniamo a quello che è successo esattamente un anno fa. Lo scorso campionato, nelle ultime 8 giornate, il Verona ha fatto 2 vittorie - 2 a 0 con la modesta Pro Sesto e 0 a 5 con il modestissimo Legnano, entrambi poi retrocessi - e ben 6 pareggi. Ebbene, se Remondina fosse riuscito a tenere in condizione la squadra e a vincere almeno la metà di queste, avremmo raggiunto a 54 punti in classifica Reggiana e Padova con il vantaggio degli scontri diretti nei confronti degli emiliani. Insomma, avremmo giocato sicuramente i playoff, obiettivo minimo di Martinelli. Impresa davvero non impossibile visto che gli avversari di allora, lo ricordo, erano Pro Patria e Novara, squadre con ambizioni di classifica, ma anche Portogruaro, Venezia, Monza e Cesena già promosso in B.
Il fallimento di Remondina dello scorso campionato, che non è riuscito a dare convinzione al gruppo pur avendo un obiettivo aziendale conclamato e alla sua portata, si è ripresentato drammaticamente oggi. Se torniamo indietro alle ultime 8 partite assistiamo a 1 successo gialloblu (Giulianova, peraltro piuttosto sofferto), 5 pareggi di cui uno fortunoso (Potenza) e 2 sconfitte (Reggiana e Marcianise). Il Verona attuale, pur avendo una rosa nettamente migliore di quella dello scorso anno, sta facendo addirittura peggio.

Questo significa che Remondina cuoce letteralmente i giocatori che ha a disposizione, li stressa per tutta la stagione e poi non è in grado di far sprigionare il loro potenziale nel momento decisivo della stagione. È strano che situazioni così evidenti non lo siano affatto per Bonato e Martinelli. Che razza di clausole contrattuali avrà mai imposto questo per riuscire a non farsi esonerare qualunque cosa succeda? Non è che la loro sta diventando, in qualche modo, una questione di principio nei riguardi dei tifosi?

A questo punto, dopo l'ennesima occasione perduta a Ferrara, il calendario gialloblu è diventato un esercizio di natura spirituale. Conta solo per mettere in pace noi stessi. Domenica batteremo sicuramente un Taranto scombinato, senza ulteriori stimoli di classifica, con un presente deludente e un futuro societario caotico. Poi però avremo due scontri diretti: il Rimini, che fa la corsa playoff sulla Ternana e sulla Reggiana (un po' in affanno) e il Porto. Quello che mi preoccupa è che, a 270 minuti dal termine, non possiamo più fare calcoli: nella corsa a tre vince la squadra in possesso della condizione migliore. Ecco appunto, questo è il nostro problema.

Massimo

Colonna sonora: caro signor Fantasia, suonaci un pezzo/qualcosa che ci renda felici/fai qualcosa che ci faccia dimenticare la tristezza/canta una canzone, fallo adesso. Questi sono i versi iniziali di Dear Mr Fantasy, scritti e cantati da Steve Winwood nel lontano 1967. Alla fine degli anni 60 il rock aveva la potenza espressiva e la capacità comunicativa di riuscire riempire vuoti incolmabili. Oggi, neppure più questo.

Hellastory, 19/04/2010
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BRAVO ZANETTI!


Quanto di buono avevamo visto a partire da metà febbraio (l'Atalanta ha dato evidentemente la scossa decisiva) si conferma in queste ultime partite con una difesa finalmente compatta e autoritaria e un centrocampo duttile. Fateci caso, ora tutti i gialloblù si sentono molto più a loro agio. Sanno cosa fare, non mollano mai. E il tutti di cui sopra va riferito davvero alla rosa allargata perché in questo momento il Verona fa punti e prestazioni pesanti anche senza Serdar, Tengstedt, Suslov che sono poi i giocatori più rappresentativi.

[continua]

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