Sono bastate 36 ore perché i tifosi del Verona passassero dalla depressione più profonda per la sconfitta interna con il Porto all'euforia per le rinnovate speranze di promozione. In pratica, è stato sufficiente mandare a casa il generale Custer e il suo trombettiere. Alcuni hanno applaudito la decisione della proprietà gialloblu attribuendogli un atto di buon senso, altri - più cinicamente - hanno fatto rilevare che Remondina ha dovuto semplicemente anticipare le vacanze di una quindicina di giorni visto che, comunque, il suo contratto sarebbe scaduto naturalmente a fine mese. Non c'è dubbio però che, sulla base dei risultati ottenuti in campionato e della condizione psicofisica in cui ci troviamo oggi, il Rimini sarebbe diventato un ostacolo per noi insormontabile. Ora Vavassori restituisce un po' di coraggio e fiducia e ci concede qualche possibilità in più. Già, ma quante?
Non sono poi così frequenti le decisioni di esonerare il tecnico in prossimità di finali di campionato. L'anno scorso, la Juventus affidò a Ferrara il compito di conquistare il terzo posto dopo che Ranieri si è trovato contro gran parte dello spogliatoio. In pratica, è stato sufficiente per lui accontentare i veterani (che evidentemente avevano giocato contro il mister) per portare a termine l'obiettivo minimo di stagione. Ma quell'esempio ha poco a che vedere con l'attuale situazione gialloblu. Più calzante è forse ciò che è accaduto quest'anno ad Amburgo, quando il tecnico Bruno Labadia è stato esonerato a 2 giornate dal termine a causa di un disastroso 1 a 5 in campionato e del deludente 0 a 0 interno in UEFA Europa League contro il Fulham. Per l'occasione, i tedeschi si sono affidati all'ex Tottenham Martin Jol senza però riuscire ad accedere alla finale in quanto poi sconfitti 3 a 2 dalla squadra di Hogdson.
È già perché, a fronte del ritrovato sorriso e della fiducia che riponiamo in Vavassori, dobbiamo anche aggiungere che il compito che si troverà ad affrontare è veramente impegnativo e il suo auspicato successo rappresenta comunque un'eccezione, non certo la regola. Infatti, solo la disperazione ha costretto Martinelli a cambiare, cercando in questo modo di evitare l'inevitabile. Ma la regola è un'altra e consegna almeno un paio di evidentissimi vantaggi alle squadre che conservano fino al termine il proprio allenatore. In primo luogo, il Melotti di turno (tanto per prendere l'esempio del Rimini) conosce perfettamente lo stato di salute della propria squadra, quanto possono rendere i suoi giocatori, la resa delle varie soluzioni tattiche che ha provato durante l'anno. In secondo luogo, l'ambiente ha acquisito fiducia in lui perché è riuscito nell'impresa di giocarsi la serie B. Insomma, lui può gestire entrambe le sfide con il Verona nella migliore condizione possibile.
Meno credito do invece al fatto che il Rimini, che ci ha battuto 2 volte in campionato, conosca esattamente i nostri punti deboli: ogni partita fa storia a sé e il Rimini che ha sconfitto il Verona di Remondina non sarà certo quello di Vavassori. Non è detto infatti che il tecnico bergamasco non sia in grado di prendere quei provvedimenti tattici che non è stato in grado di trovare il suo predecessore.
I vantaggi che ha Melotti, da soli, sono pesanti e potrebbero bastare. Anche perché, da parte sua, Vavassori si troverà ad affrontare un terzo elemento per lui sfavorevole. Il mister, che ha chiesto correttamente di restare in panchina anche l'anno prossimo in caso di promozione in B, rappresenta per Martinelli la soluzione (tra l'altro, a mio avviso, la migliore possibile) ad una emergenza conclamata. Ma non certo per Bonato. Mai lui avrebbe affidato a Vavassori la panchina gialloblu nel caso in cui Remondina fosse riuscito nell'impresa, in effetti le voci portavano a soluzioni completamente diverse, ma si sa che è vietato allenare due squadre contemporaneamente. Questo è il motivo principale per cui si è tirato avanti - a mio avviso oltre il lecito - sull'opzione Remondina. Quindi, con un leggero mal pancia, il direttore sportivo ha dovuto cedere alla necessità. Altro discorso, invece, riguarda la malaugurata permanenza in Lega Pro perché aprirebbe scenari completamente diversi e che non coinvolgono Vavassori.
Il problema principale che si troverà a risolvere il nuovo tecnico gialloblu è quello di definire lo stato di malessere dei giocatori: problemi di natura fisica, stanchezza e sfiducia. Queste sono cose che una persona della sua esperienza (e capacità) sa riconoscere in fretta. Più difficile è però riuscire a trovare immediatamente anche la soluzione. Non ho alcun dubbio che, in condizioni normali e con più tempo a sua disposizione, Vavassori avrebbe trovato il rimedio: ora, o individua la medicina esatta e questa dà subito l'esito sperato, oppure salta tutto il giocattolo. Due scontri diretti, giocati dal Rimini con la massima concentrazione possibile visto che deve batterci per passare il turno, non sono un buon presupposto. Per assurdo, ma questa è solo una mia personale opinione, il Verona avrebbe più probabilità di recuperare se stesso se fosse costretto a vincere piuttosto che gestire i romagnoli. È un discorso di mentalità: teoricamente, se non sbrachiamo, con due pareggi passiamo il turno. Ma è sufficiente un nuovo allenatore per evitare che non crolleremo poi fisicamente ed emotivamente come è accaduto nelle ultime 5 o 6 partite?
O ipotizziamo che i gialloblu hanno giocato finora contro i propri interessi e contro Remondina, ma non credo proprio, oppure i problemi che abbiamo sono gravi e profondi, e quindi le ricette vaghe. Ecco perché era indispensabile anticipare questa decisione.
In tutto questo, il ruolo dei giocatori diventa fondamentale. Vavassori si troverà di fronte un gruppo demoralizzato, ma orgoglioso del proprio passato. Il fallimento della promozione sarebbe anche il fallimento di molte carriere già in fase calante: l'ex blocco del Sassuolo, Colombo, Ciotola e qualcuno della vecchia guardia perderebbero una grossa occasione di pretendere l'anno venturo le attuali condizioni economiche, o addirittura di giocare a rialzo. C'è poi un altro elemento da tener presente: in questa decina di giorni che ci separano dalla trasferta di Rimini ci sarà una competizione elevatissima all'interno dello spogliatoio. Soprattutto chi è stato messo da parte da Remondina ha oggi la possibilità di dimostrare tutto il proprio valore e mettere insieme i cocci di una stagione negativa.
Tutti questi elementi, come si può vedere, trascendono dalle capacità e dall'esperienza di Vavassori. Aggiungo che questi playoff non sono affatto confrontabili con quelli conquistati con Genoa e Avellino.
Volendo comunque individuare un paio di elementi per noi positivi, ritengo che il venir meno del blocco inibitore (tecnico e mentale) con cui Remondina ha limitato la squadra e la necessità individuale di mettersi in mostra siano più che sufficienti per farci affrontare il Rimini con un certo ottimismo. Questa sfida sarà giocata soprattutto a livello psicologico, lato in cui noi siamo più deboli. Più fragili. Per questo dobbiamo assolutamente cercare di capovolgere ogni logica facendo una partita d'attacco, cercando di vincere in trasferta.
Completamente diversa invece sarà la situazione nel caso in cui riuscissimo a passare il turno. A quel punto Vavassori avrebbe altri giorni per lavorare in pace e avrebbe anche ricevuto riscontri probanti dalle soluzioni da lui adottate. Dirò un'assurdità, ma scavalcato lo scoglio romagnolo, abbiamo molte più probabilità di vincere i playoff. Tutto sta a vedere, a fine mese, quanto ripida e scoscesa è la barriera riminese. Poi, troveremo sicuramente altre insidie, ma saranno tutte in terra ferma.
Massimo
COLONNA SONORA La prima strofa di Help me della grande Joni Mitchell traduce lo stato d'animo di questi giorni:
Help me
I think Im falling
In love again
When I get that crazy feeling, I know
Im in trouble again
Im in trouble
cause youre a rambler and a gambler
And a sweet-taiking-ladies man
And you love your lovin
But not like you love your freedom