Ci sta tutto. Ma proprio tutto. Ci sono tifosi che, dopo ogni partita che il Verona non riesce a vincere, mettono in discussione l'intero campionato gialloblu per colpa di fantasmi difficili poi da identificare: oggi potrebbe essere il Porto, ieri è stata sicuramente la Reggiana, tempo fa il Pescara e la Ternana. Ci sono tifosi (presente!) che si aspettano sempre e ovunque prestazioni migliori incolpando maniacalmente il tecnico che non sfrutta a dovere tutte le potenzialità del gruppo. Ci sono infine tifosi che hanno così paura di ammettere che la nostra squadra è superiore a tutte le altre che la svalutano collocandola in un girone che loro reputano svalutato. Della serie: l'importante è farci comunque del male e soffrire. Anche nel più sereno campionato da un decennio a questa parte, ciascuno di noi sente inevitabilmente la necessità di scaricare ogni settimana le proprie nevrosi. Tutte, ovviamente, fondate sul nulla. Ma questo, ripeto, è assolutamente giustificabile. La passione calcistica è tenuta in piedi solo dalla componente emotiva e l'anima indemoniata del tifoso trova spesso un'occasione di sostegno nel tormento che riesce ad agitare dentro.
Poi, è chiaro, non ci sono riscontri oggettivi. Quasi mai ne troviamo. La squadra viaggia spedita come un treno, sopra 6 punti dalla più diretta concorrente, con tutti gli scontri diretti da giocare in casa, superando un ostacolo dietro l'altro. Francamente, in un torneo monotono come questo l'unico spunto di curiosità è verificare se il Taranto ultraspendaccione riuscirà o meno ad accedere ai playoff. E a danno di chi. Per il resto, nessuna inseguitrice riesce ad avere la continuità necessaria per metterci realmente paura: sentiamo lontani gli ululati di frustrazione, non certo il ringhiare che preannuncia l'assalto.
Ma ciò non ci basta. Ognuno resta fermo nella propria posizione e fedele alla propria nevrosi.
Per nostra fortuna, quello che accade è ben diverso. Ecco perché è veramente difficile trovare temi nuovi su una storia che pare si stia scrivendo da sola. Io stesso, dopo aver cercato di capire la dinamica del mercato invernale gialloblu, non ho trovato di meglio che occuparmi di altro: prima della legittimità o meno di tifare contro la propria squadra del cuore, poi dell'emozione e il rituale del prepartita, oggi della nevrosi dei tifosi. Della squadra in sé, di quello che combinano i giocatori e gli avversari, non c'è niente da aggiungere. Niente di interessante, intendo.
Questo perché il Verona - esclusivamente per meriti propri - ci sta offrendo un film completamente diverso da quello che le nostre ansie mettono in scena. Eppure non ce ne rendiamo mica conto: è più facile crogiolarsi con i nostri se e i nostri ma che gustarci serenamente lo spettacolo. Una volta tanto.
La cosa divertente, e utile, è che Hellastory si trasforma in un consultorio per terapia di gruppo. Ogni volta che io o Valeriano o chiunque altro sente la necessità di esternare la propria insicurezza su qualche argomento, pubblicandola trasforma il fenomeno in maniera collettiva. Qualcuno si accoda identificandosi oppure l'affronta contestandolo. Così facendo se ne legittima sia il tormento che la soluzione.
Il problema, se di problema si può parlare, è duplice: il primo, e più interessante, è se è un bene o un male che il calcio generi nevrosi anche quando non dovrebbe. O, per lo meno, quando non ce ne sarebbe bisogno. Qui la faccenda prende altre vie. A mio avviso, ciascuno di noi ha la necessità di scaricare in qualche modo l'accumulo di tensione che sente dentro. Obiettivi mancati, ansie relative a cadute passate, preoccupazioni per il futuro incerto e via discorrendo. Se si riesce a veicolare il tutto in un argomento tutto sommato secondario come il calcio e l'Hellas (con tutto il dovuto rispetto...) e nell'ambito di una comunità sempre disponibile come la nostra, che male c'è? Fuori di qui c'è una realtà molto più esigente, competitiva, portata a giudicare e tutt'altro che assertiva. Gran parte delle situazioni esterne non ammettono cali di tensione. Meglio, molto meglio dunque rodersi il fegato all'infinito per un pareggio rimediato in casa con l'ultima in classifica o per aver perso in classifica 1 punto di vantaggio sulla seconda (da 7 a 6).
Il secondo aspetto è nel riuscire, ciascuno di noi, a cogliere il senso della misura e verificare di volta in volta se è il caso di insistere con i propri pruriti o se la realtà si sta allontanando e sta prendendo tutta un'altra strada. Il rischio è infatti quello di cadere nel ridicolo.
Ma, in mezzo, c'è comunque un mare immenso di comprensione nel quale la cosa più importante non è tanto il restare a galla, quanto avere il privilegio di salpare.
Massimo
(*) Questo canone esce volutamente con una settimana di ritardo per lasciare spazio a tutte le nevrosi che si sono succedute dopo il pareggio casalingo con il Potenza. Il ritorno del sereno e della comprensione sono aspetti assolutamente secondari rispetto quello che sentiamo roderci dentro di noi.
COLONNA SONORA Hurricane di Bob Dylan mi pare renda l'idea della nevrosi (politica, sociale e del valore della giustizia) messa in musica. Anche se il momento che preferisco è quando il cantautore prende fiato e lascia respirare il violino tra una strofa e l'altra.