Sia benedetta la pausa pre-pasquale! Il Verona ci arriva stremato, preoccupato e snervato. Il comando lo sta logorando, altro che! Non è stanchezza fisica la sua, perché sta disputando comunque il campionato più corto che si gioca in Italia, ma di stanchezza mentale si tratta: vorrebbe chiudere prima possibile la stagione, ma non gli riesce. Vorrebbe giocare un calcio fluido ed efficace, ma non gli riesce. Invece di aiutarlo a risolvere i propri problemi, i punti di vantaggio in classifica lo stanno stressando. Nemmeno li avesse conquistati per caso ... ma non è così, lo sappiamo bene. La squadra è però in affanno perché non è ancora riuscita a risolvere, in tutto questo tempo, i suoi problemi cronici. Due esempi. Primo, non abbiamo trovato un attaccante in grado di farci sbloccare il risultato nei momenti difficili e di chiudere la partita. Non è un caso se non esiste alcun bomber gialloblu nella classifica dei cannonieri: il nostro cecchino migliore, si fa per dire, è Ceccarelli (6 reti), un difensore; i suoi vice sono Selva, una punta che ha giocato sì e no 6 gare complete, e Rantier che ha continui problemi fisici da un anno a questa parte. Eppure giochiamo ogni partita con 3 o 4 attaccanti. Dove sono? Cosa fanno? Oramai segniamo solo grazie ad una prodezza personale oppure ad uno spunto individuale. Secondo esempio: Di Gennaro doveva essere l'uomo della provvidenza là davanti. In effetti lo è stato per 15 giorni, quando aveva in testa ancora i movimenti e lo spirito che gli ha inculcato Giannini a Gallipoli. Appena conosciuto Remondina, com'era prevedibile, si è adattato al peggio: oggi vale più o meno quanto Colombo a dicembre. In definitiva, noi siamo in testa alla classifica, ma la squadra non riesce a mettere il proprio centravanti in condizione di fare gol. E viceversa. E adesso cominciano gli scontri diretti.
Ma tutte queste cose le sappiamo già. Ogni tanto ce le ricordiamo, perché non cambia di molto la situazione di base.
Il fatto è che questo Verona non piace a nessuno. Martinelli e Bonato in primis. Lo tolleriamo perché vince (o meglio, non perde) ed è in testa alla classifica da mesi. Del resto, il recupero della serie B è molto più importante dell'estetica. Ogni rimborso è sempre meno gratificante di quanto vorremmo, un po' perché più breve di quanto abbiamo patito, un po' perché include in sé la benedizione del risarcimento. Non certo anche la rivalsa.
Il problema è che adesso, che siamo entrati sul più bello, qualche dubbio emerge. Più che altro per paura di perdere tutto sul più bello. Nel girone di andata, dopo 11 partite, avevamo 3 punti in più rispetto adesso: 3 punti sarebbero significati 8 di vantaggio sulla seconda, circa metà promozione in tasca. Sempre nel girone di andata, nelle ultime 6 giornate abbiamo conquistato la miseria di 7 punti vista la difficoltà del calendario. Ora, se dovessimo ripeterci, è possibile che 7 punti più 5 accumulati possano bastare. Una media di 2,00 punti a partita è altissima. Ma le nostre coronarie hanno il diritto di essere tutelate al di là dei calcoli matematici.
Perché siamo entrati in crisi? Perché questa squadra è stata costruita essenzialmente per controllare l'avversario, non anche per dominarlo. Se fosse un serpente il Verona sarebbe un cobra, non un pitone. Il fatto è che il cobra è affrontabile, con prudenza e coraggio, dalla mangusta, bestiolina piccola ma molto motivata. Il pitone invece no, bisogna sparargli e segarlo in due, restando comunque a debita distanza dalle spire che si agitano. E poi, questa squadra è stata costruita per salire in B in una sola stagione. Remondina sa perfettamente che a giugno se ne andrà via; idem mezza squadra. Ma questo aggiunge incertezza alla tensione. Se Bonato avesse voluto iniziare già quest'anno un ciclo virtuoso (che imposterà comunque il prossimo, speriamo in B) avrebbe scelto un tecnico diverso e investito sui giovani. Mica sulle riserve trentenni del Sassuolo o sui giocatori che non trovavano spazio in B. Questi sono i rischi che offre una squadra di questo genere. Ma ha dalla sua l'esperienza di 8 giocatori che hanno vinto un Campionato negli ultimi 2 anni e che hanno già testato i propri nervi momenti decisivi come questi.
Anche questo dovremmo ricordarci, ogni tanto.
Adesso ci aspettano 6 finali, 6 mosse da giocare in scacchiera con la massima attenzione. Il Verona fatica molto a chiudere le partite casalinghe. Di più, agli occhi altrui è diventato perfino battibile. Quasi per caso ci è riuscito il Rimini, scientemente la Reggiana, per poco non c'è l'ha fatta il Potenza recuperato in extremis dal gol di Ciotola. Pescara, Taranto e Porto verranno al Bentegodi per vincere, esattamente come la Reggiana. Prepariamoci dunque.
Gli abruzzesi, con il cambio di panchina, hanno acquisito quella intraprendenza che prima mancava loro. Ce ne vuole di carattere per vincere a Taranto, giocando pure bene. La qualità ce l'hanno sempre avuta, e loro potrebbero arrivare a Verona con meno di 5 punti se riusciranno a battere il Cosenza e noi non saremmo capaci di fare altrettanto a Marcianise. Il Taranto, con la pressione che ha intorno, farà di tutto per raggiungere i playoff. Gli mancano 3 punti e ha 4 avversari da superare. Non può permettersi dunque alcuna distrazione. Infine il Porto, la squadra che pratica il calcio più spettacolare del girone con la Reggiana. Anche a Terni è andata per vincere e solo le parate di Visi gli hanno negato il successo. Attenzione perché, in caso di promozione, pare che abbiamo trovato lo stadio dove giocare (Treviso) e un gruppo di imprenditori disposti a sostenerlo economicamente. Loro guardano con attenzione al miracolo del Chievo e quello più recente del Cittadella, due realtà vincenti a dispetto del bacino di udienza. Con la testa sgombra in genere si va molto lontano.
Nemmeno in trasferta è tutto così scontato, per lo meno per il Verona attuale.
Il fallimento del Potenza ha occupato il posto della retrocessione diretta, ma ha aperto la bagarre per evitare i playout. Il successo a Lanciano ci consegna dunque un Marcianise intraprendente e voglioso di fare ancora bella figura. Remondina può accontentarsi di convogliare la partita in uno scontato 0 a 0 con il rischio Pescara incombente? Non credo proprio. L'unica trasferta comoda, per mancanza di stimoli di classifica, è quella successiva di Ferrara. Questa può essere realmente un'occasione da sfruttare a pieno perché a cavallo di Pescara e Taranto. Infine si va a Rimini, rilanciata dalla vittoria nel derby e in piena corsa per un posto nei playoff. Il Rimini è fortissimo in casa, con il Pescara è la squadra che ha vinto di più (8 volte), e ha imparato anche come batterci dopo averci infilato nel girone di andata.
Inutile fare tabelle, sono troppe le variabili in gioco e indefinibili le partite da affrontare. Teoricamente non dovremmo avere problemi perché, nonostante tutto, abbiamo dimostrato di essere finora la squadra più regolare del campionato, quella meno isterica e imprevedibile.
Una partita a scacchi si vince con il metodo, una mossa dietro l'altra: l'avversario prima deve essere indebolito, poi accerchiato e quindi colpito a morte. Remondina ha scelto l'arte del veleno, non l'arroganza dei muscoli. Prepariamoci però che un giorno, quando ricorderemo questa stagione, non basterà aver considerato la nostra squadra come quella che ha assunto meno rischi e subito meno gol, dovremmo per forza aggiungere anche che ha tenuto a bada tutte le inseguitrici. Se non sarà così, non ce la faremo.
Ecco perché, a mio avviso, i 5 punti di vantaggio saranno sufficienti. Il Verona, finora, pur con tutti i limiti di concretezza offensiva e spettacolo è comunque riuscito a fare terra bruciata intorno a sé togliendo molte speranze agli avversari. Ripeto: un campionato non si vince e non si perde mai per una singola mossa (partita) sbagliata. Certo, i prossimi 180 minuti, contro Marcianise e Pescara, saranno decisivi. Ma se la strategia imposta da Remondina ha avuto finora la sua validità, questo è il momento di dargli ulteriormente credito. Alla fine, chi vince ha sempre ragione, anche se fa gol con i difensori e imposta le partite per non prenderne. Tra le tante cose che dovremmo aver imparato di questo insulso campionato, c'è una regola aurea: qui vince non chi osa di più, ma chi sbaglia di meno. La logica del cobra e degli scacchi potrebbe essere superiore quindi a quella del pitone e dell'artiglieria.
Massimo
COLONNA SONORA per drammatizzare le certezze che ho e dare voce anche a chi non la pensa esattamente come me, propongo il breve monologo di Giorgo Gaber del 1974 intitolato appunto Gli scacchi.
Op op op... muovere il cavallo... o l'alfiere.
Op op op... pedone...
no, di due, pedone di due, è così evidente!
Op op... occhio alla regina... op...
macché, op... piedi per terra!
Regina in C3, così... un po' di logica, no?
Via subito l'arrocco... no no no così...
Ecco, lo sapevo... lo stallo!