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HELLAS VERONA / Canone Inverso

SIGNOR PASTORELLO: ESISTERA' MAI UN PROGETTO VERONA?


SIGNOR PASTORELLO: ESISTERA' MAI UN PROGETTO VERONA?
SIGNOR PASTORELLO: ESISTERA' MAI UN PROGETTO VERONA?

Leggo e sento continuamente parlare alla televisione di un «progetto Verona». Giusto. L'allenatore Ficcadenti e i più importanti giocatori della rosa lo cercano in questi giorni per identificarvisi e trovare valide ragioni per rimanere a difendere i colori gialloblu; altri protagonisti del recente passato (Italiano è un esempio calzante) hanno sperato di intravederlo negli ultimi anni, senza riscontrarlo mai.

Perché, parliamoci chiaro, Pastorello non è mai riuscito a fornire alcun tipo di progetto. Almeno fino a questo momento. Ma come si fa a pensare di migliorare se stessi e la propria attività economica senza avere il benché minimo programma, piangendo solo le condizioni macroeconomiche e volendo tuttavia mantenere uno status dignitoso?

Quando si parla di progetto, si fa riferimento ad una pianificazione precisa tenendo conto anche delle risorse a propria disposizione. Non importa quanto queste siano elevate, è la seria intenzione a favorire il raggiungimento o meno di un certo proposito quello che più conta. L'altezza del progetto si adegua sempre alle risorse, ma prima o poi la serietà e la costanza finiscono per premiare l'impegno. Inter a parte.

Mi spiego meglio. Evitiamo di parlare di società ricche e famose e limitiamoci a quelle che campano essenzialmente con i giocatori che riescono a lanciare. Come il Verona, del resto. Ebbene, io riconosco nell'Udinese e nel Lecce (2 volte consecutive vincitore del campionato Primavera) un progetto orientato al lancio di giovani locali e di talenti stranieri provenienti da paesi poveri. Riconosco anche un progetto stabile e valido nell'Atalanta, nell'Empoli e nel Cesena, società che puntano esclusivamente sul loro vivaio e su giovanotti pescati dalle categorie inferiori. Idem il Perugia. In tutte queste aziende di calcio, esiste un elevatissimo ricambio di giocatori, ma quando riescono a trattenerne un paio di quelli buoni, accade perfino che vengono promosse.

Ma quale sarebbe il progetto del Verona?

NON ESISTE NESSUN PROGETTO. Al di là della sua nota enfasi comunicativa, Pastorello dice di puntare sui giovani. Ebbene, mi domando quali sarebbero tutti questi giovani di cui parla? Mancinelli e Turati (1982), Biasi (1979), Pegolo e Dossena (1981) e infine Cossu (1980) provengono tutti dal settore giovanile gialloblu. E' vero. Ma non sono più così giovani e appartengono al progetto realizzato a suo tempo da Foschi e conclusosi 3 stagioni fa, quando cioè il Verona era in serie A. Dopo di lui, quali talenti ha lanciato l'epoca buia di Malesani e Gibellini ? Waigo e basta. Lo stesso Iunco è arrivato dal Brindisi e Van Strattan dalla Juventus. Al momento abbiamo sì in giro una decina di ragazzi classe 83/84 ma questa è la conferma che valgono poco. Infatti adesso si lavora essenzialmente con quelli dell'85 e 86, e se sono più vecchi e non hanno ancora raggiunto risultati di riguardo, vuol dire che sono mediocri. Il settore giovanile gialloblu è attualmente fermo e non esiste alcun ricambio generazionale.

Ulteriore conferma della povertà giovanile veronese sta nel fatto che i migliori giovani della nostra rosa attuale (Cassani, Rosina, Guarente, Behrami) provengono tutti da altre società che li fanno maturare a Verona, in serie B, mentre noi mandiamo i nostri a crescere in C2. Una bella differenza! Il Verona di Pastorello, che punta sui giovani, non riesce né a trovare né far crescere talenti fatti in casa. E questa è una grave pecca alla quale il sig Bruno Mazzia, responsabile tecnico del Settore Giovanile, dovrebbe porre fine con le sue imminenti dimissioni perché da questo punto di vista gli ultimi 3 anni, quelli che coincidono con la sua gestione, sono stati un fallimento completo e assoluto!

Qualcuno dirà che la mia severità di giudizio non trova riscontro nel positivo comportamento della Primavera gialloblu in questa ultima stagione. E' vero, ma solo in parte. E' giusto far sapere ai tifosi che i risultati della squadra di Giovanetti sono stati drogati dall'inserimento nei ruoli chiave di giovani fuori quota. Fino a gennaio, il centravanti è stato Foderaro (10 partite e 5 gol) e il regista è stato Pace (11-8) entrambi ragazzotti del 1984, mandati poi a fare panchina (sob!) a Lamezia Terme e a Portogruaro. Al loro posto sono subentrati rispettivamente Castioni (8 –5) e Doardo (7 –0) che sono addirittura classe 1983 e reduci dal fallimento di Carrara e Grosseto della scorsa stagione. Della rosa attuale, sicuramente ci sono da tenere d'occhio il nazionale Under 18 Iachemet (12–1), la mezzala Nizzetto (19–8) e il difensore Lorenzi (18–3) tutti classe 1986 e 87. Il fatto è che alla Primavera gialloblu, cosa più unica che rara, mancano assolutamente ragazzi stranieri provenienti da quei paesi dove i giovani maturano prima fisicamente (Est europeo o Africa o Sudamerica) e pochissime sono le scoperte fuori dell'ambito regionale. Mi domando se il Verona ha osservatori in giro per l'Italia oppure no?

Altra condizione per sostenere adeguatamente un progetto duraturo è l'intesa con un direttore sportivo adeguato e la presenza di un tecnico paziente. Entrambe le situazioni sono assolutamente mancate. Gibellini, fin quando è durato, ha pensato essenzialmente a sé, preferendo rivolgersi ai giocatori della galassia Preziosi (Mihalcea, Behrami e Gervasoni) e muovendo pochissime pedine. Non ci fossero stati i figli di Pastorello, oggi avremmo – scontenti e difficili da gestire – ancora in rosa gente come Giuseppe Colucci e Seric, che sono invece uomini di mercato (produttori di cash e di accordi) e da anni non più giocatori del Verona. Gibellini non ha mai legato con i tifosi e nemmeno con i giocatori. Non parliamo della sua assenza nello spogliatoio durante le 9 sconfitte consecutive dello scorso campionato. Sensibile, arrivato a gennaio, appare armato di tanta buona volontà e, speriamo anche, di competenza. Lo verificheremo presto all'opera.

Per quanto concerne Ficcadenti, non capisco il suo presunto tira e molla di questi giorni: pescato dalla C1 dopo un campionato anonimo a Pistoia, il Verona e Pastorello gli hanno offerto una grande occasione. Ma lui, non può adesso assumere il ruolo della «Principessa sul pisello» (Cagliari sì, Cagliari no) solo perché ha fatto un grande Girone di Andata. Se è vero che la lungimiranza della proprietà e gli infortuni di Adailton, Cossu e Behrami gli hanno indebolito la squadra, abbiamo tutti verificato alcuni gravi errori di inesperienza e testardaggine. Ad esempio, sono da attribuire a lui e non alla squadra le 3 sconfitte subite a Bari e a Modena e la partita interna col Perugia, dove abbiamo regalato almeno 3 punti decisivi alla classifica. Ai quali faccio finta di dimenticarmi il pareggio casalingo con il Crotone. Mi domando solo dove saremmo adesso con un tecnico un tantino più avveduto e meno presuntuoso. Diciamolo chiaramente: il Girone di Ritorno, è stato negativo per tutti, Ficcadenti compreso.

Se poi, lo stesso mister non crede più al progetto di Pastorello e ne intravede altri in giro più concreti, le sue perplessità non fanno che confermare i nostri dubbi attuali sull'attendibilità delle promesse del presidente.

Eppure Sensibile, che parla per conto di Pastorello, assicura che esiste un dialogo quotidiano con il mister e che i due stanno preparando di comune accordo la prossima campagna di rafforzamento. Speriamo in bene. Anche perché questo sarebbe senz'altro un grosso passo avanti rispetto alla incomunicabilità che esisteva durante la gestione Gibellini. Mi auguro anche che le esternazioni del mister puntino a una presa di coscienza delle proprie responsabilità da parte della proprietà, e che non siano banali scuse lanciate per lasciare Verona.

A questo punto mi domando: ma secondo voi perché Pastorello, da almeno 3 stagioni a questa parte, non sta proponendo a Verona nessun tipo di progetto? Per il semplice motivo che, per almeno 2 volte in 3 anni si è maggiormente interessato a vendere la società anziché migliorarla. Poiché lui stesso non la riteneva più emotivamente una cosa sua, non si è interessato a farci adeguati investimenti. Del resto, la stagione che si sta concludendo conferma in pieno questa regola: a fronte di prestiti preziosi (Bogdani, Behrami e Rosina), il Verona ha dismesso pezzi importanti del proprio capitale (Italiano, Myrtaj e Salvetti lo scorso luglio).

E IN FUTURO? I recenti fallimenti di tutte le trattative, la rivalutazione di qualche giocatore e alcuni business che lasciano intravedere Verona come una piazza interessante (mi riferisco al progetto del nuovo stadio e ad alcune alleanze con società di serie A) hanno modificato l'idea che Pastorello si è fatto del suo Verona. Per questo motivo ha cambiato tattica e si è circondato di persone fidate che lo collaborano totalmente come Mascetti junior, Mosconi e Sensibile. Più un tecnico che dovrebbe essere legato a questi colori, almeno fino a prova contraria. E allora?

Allora siamo arrivati davanti a un bivio: da una parte c'è la possibilità di rifondare la squadra pescando giocatori dalla serie C (che hanno fatto in questa stagione la fortuna di Ascoli, Empoli, Treviso e Perugia) e coprendo con giovani emergenti quei ruoli chiave di cui adesso abbiamo assoluto bisogno. Anche se, dolorosamente, il Verona potrebbe essere costretto a rinunciare a gente come Adailton, Mazzola e Comazzi. Oppure, si può proseguire con l'attuale ruolo di «società di servizio», ovvero quello di una società satellite a servizio delle grandi che cercano di lanciare i loro giovani più promettenti, come è accaduto a Behrami.

Personalmente soffro a vedere il Verona senza un'identità progettuale societaria e senza un ricambio valido di giocatori. Ma sono proprio curioso di vedere quale squadra verrà proposta nella prossima stagione, se piena di calciatori senza cartellino gialloblu che giocano solo per loro stessi e che mollano inevitabilmente alle prime difficoltà, o giovani leoni sconosciuti che vedono l'Hellas come un'opportunità unica e irrinunciabile per crescere insieme a lei. Giocatori alla Camoranesi, per intenderci, e non alla Gilardino.

Il fatto sta tutto qui: a Pastorello mancano i soldi e mancano anche tutte le attenuanti che in genere si concedono ai presidenti innamorati delle loro squadre quando sbagliano (come accade a Moratti, Sensi e Dalla Valle). Lui è un professionista del calcio e in quanto tale è obbligato a fornire risultati che ci permettano di apprezzarlo come amministratore, scopritore di talenti e soprattutto come produttore di valore aziendale. E, di conseguenza, di crescita.

Da qualunque parte esaminiamo i suoi risultati e gli sforzi posti in essere per conseguirne di migliori, verifichiamo chiaramente che Pastorello ha ripetutamente fallito. Ciò, ripeto, a prescindere dagli scarsi mezzi economici a sua disposizione.Infatti il suo fallimento imprenditoriale è proprio da ricondursi nel fatto che non dispone né di un progetto valido e facilmente riconoscibile, né che è disposto a rischiare di suo offrendo risultati di breve, ad esempio indebitandosi, come hanno fatto molti altri presidenti di società di calcio.

Ma Verona è una piazza importante nel calcio italiano. E se in serie A c'è posto per Empoli, Siena, Reggio Calabria, Lecce, Udine, Chievo, Livorno e Messina mi domando perché mai non si riesca a trovarne uno per la squadra che lui si onora di rappresentare. Noi tifosi abbiamo bisogno di qualcosa di più in cambio della nostra passione incrollabile e che non siano le solite parole o il solito sorriso ammaliante, di cui è bravissimo. Ci serve un impegno preciso, una volontà lampante, un gesto inequivocabile. E allora i tifosi gialloblu sapranno essergli riconoscenti e solidali come lo sono sempre stati. Ma se anche quest'estate verranno nuovamente deluse tutte le nostre aspettative, il signor Pastorello si troverà per l'ennesima volta da solo. Nella scarsa credibilità professionale che gli riconosciamo e nella sostenibilità delle sue (poche e scontate) argomentazioni.

Massimo

Hellastory, 06/06/2005
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LA GUERRA DI TRINCEA HA FUNZIONATO


Il confronto diretto del Verona con l'Empoli è la sintesi di questo girone di ritorno. Una squadra rognosa la nostra, difficile da affrontare, disposta a concedere pochissimo all'avversario di turno. Sulla salvezza, onestamente, ero abbastanza sereno. Troppe combinazioni negative si sarebbero dovute verificare contemporaneamente. Ma vincere ad Empoli non l'avevo proprio messo in conto. Sogliano conquista la sua terza salvezza consecutiva. Era stato chiaro, durante la settimana: mentre altri fanno le celebrazioni per lo storico scudetto (che Dio benedica quegli eroi!), e altri ancora si lasciano andare a fantasie intorno ad un nuovo stadio (a questo punto, ipotizzo di proprietà), noi dobbiamo pensare unicamente alla salvezza. E non è affatto vero che tutto, nel mondo del calcio, sia scontato o già scritto in partenza: la Lazio, che aveva imposto il pareggio all'Inter in casa sua, non è riuscita a battere il Lecce all'Olimpico pur giocando un tempo intero in superiorità numerica. Perdendo, di conseguenza, anche l'opportunità di un piazzamento nelle coppe europee. Per non parlare del tracollo interno dell'Atalanta, evidentemente sazia, ad opera del Parma capace di fermare prima il Napoli campione d'Italia e di ribaltare il risultato a Bergamo nel secondo tempo. Ma anche il successo dei nostri ragazzi ha dell'incredibile vista la stanchezza emotiva con la quale sono arrivati a giocarsi la partita.

[continua]

Qual è stato il miglior gialloblu in campo in

Empoli-H.Verona?



Empoli    H.Verona


Bernède A.

Bradaric D.

Coppola D.

Dawidowicz P.

Duda O.

Frese M.

Ghilardi D.

Livramento D.

Mosquera D.

Perilli S.

Sarr A.

Serdar S.

Suslov T.

Tchatchoua J.

Valentini N.


 


Riepilogo stagionale e classifica generale




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