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PROSSIMO IMPEGNO
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Nel marzo del 1959, John Steinbeck il famoso autore di Furore, Uomini e topi, la Valle dell'Eden etc etc, si recò in Inghilterra per recuperare gli studi di Thomas Malory del Quattrocento sulla Morte di Artù e poi comporre un grande romanzo storico. Per l'occasione aveva affittato una villa nel Somerset, in piena atmosfera medioevale, e scrisse uno dopo l'altro i vari capitoli che raccolgono la tradizione orale di Merlino, re Artù e i Cavalieri della Tavola rotonda. Una volta arrivato al momento del tradimento di Lancillotto con Ginevra ebbe però un blocco improvviso. Eravamo arrivati ad ottobre, il paesaggio era cambiato e la natura iniziava ad accendere colori ed intensità che mal si accompagnavano con i momenti più drammatici della storia. Il problema era che, ricordando la sua lontana infanzia californiana, Steinbeck aveva sognato in mille occasioni con la fantasia di essere lui stesso a volte re Artù e a volte il prode Lancillotto, e pur conoscendo la storia, ora che doveva comporla in maniera organica, non era più in grado di farlo. L'amore verso quei personaggi meravigliosi e il tradimento erano diventati per lui inconciliabili. E il presente narrativo opprimente. Esattamente come la storia che i prossimi giorni saremo costretti a vivere con il nostro Verona con la ripresa del campionato, abbandonato al suo destino in fondo alla classifica. Una storia di amore (la nostra) ma anche di tradimento per quello che Setti, i dirigenti e i giocatori ci hanno consegnato.
Al di là del contesto anomalo dobbiamo ammettere che i Mondiali di calcio sono stati una bella evasione. Abbiamo assistito, con spirito neutrale, a partite combattute ricevendo l'ennesima conferma che un gruppo compatto (Marocco e Croazia, ma anche Giappone nel suo piccolo) può opporsi efficacemente al talento e alla presunta superiorità tecnica (Germania, Belgio, Spagna, Brasile). Il calcio, come l'epopea arturiana, è una bella favola piena di valori e di insegnamenti. Ma questi insegnamenti non lasciano alcuna memoria ai grandi esperti (Setti?) a cui affidiamo i nostri colori.
Non ho molta fiducia sulla capacità di riscatto del Verona. Il presidente ha consegnato la squadra a Sogliano nella speranza di un miracolo ipotetico, affidandosi nel frattempo ad un allenatore senza alcuna esperienza e titolarità, legittimato solo perché amico degli amici che scendono in campo. Stando alle voci che girano si parla di ulteriori sacrifici di mercato per portare gente nuova e non sappiamo neppure se, sotto sotto, si sta invece programmando un futuro prossimo dignitoso in serie B piuttosto che una strenua resistenza. Del resto, parliamoci chiaro, le squadre di Setti non hanno mai avuto nel loro DNA il temperamento giusto per salvarsi, anzi non ci hanno neppure provato quando erano in crisi: né quella di Mandorlini e Delneri (per molti versi una storia molto simile a quella in corso), né quella di Pecchia a causa di una rosa francamente improponibile. Probabilmente è lo stesso presidente, così sensibile verso chi vuole andarsene, a non riuscire a serrare i ranghi e convincere dell'importanza di una permanenza in serie A.
Per la cronaca, l'opera di Steinbeck fu interrotta definitivamente. Al punto tale che fu decisa una pubblicazione postuma nel 1976 con il testo completo fino al momento in cui si consumava il famoso tradimento e corredato da lettere e appunti dell'autore per uno sviluppo mai completato.
Lato nostro, al momento ci aspetta un caotico mese di gennaio carico di tensione dettata dal mercato, dal corposo via vai di giocatori e con alcuni scontri diretti probabilmente decisivi. Poi rischiamo di scivolare in un lungo periodo di rimpianti e rassegnazione fino a fine stagione. Spetta solo al Verona riconquistare, punto dopo punto, la classifica e i tifosi umiliati. Cancellare il blocco che abbiamo dentro e cambiare la storia. Ma da quello che traspare, l'autunno di Setti & C pare proprio avviare al suo inverno, più che a una nuova rinascita.
Massimo
Colonna sonora: The Abscence of Birds dei The Radio Dept.
Lazio e Torino, che peraltro sono formazioni superiori, hanno evidenziato un tema già affrontato durante l'estate: la difesa. È innegabile che Sogliano abbia lavorato con maggiore attenzione alla scoperta prima e all'arrivo poi di giocatori di qualità a centrocampo e in attacco, in ottica plusvalenze. E si vede. Ogni partita scopriamo un gesto tecnico superiore alla media da parte di Harroui, Kastanos, Tengstedt, e perfino di Livramento e Mosquera. Altri ne arriveranno da nuovi giocatori che al momento non conosciamo bene perché si stanno ancora integrando. Per non parlare dell'evoluzione esponenziale di Belahyane che creerà non pochi, ma piacevoli, problemi di turnover al mister al rientro di Duda e Serdar. Sulla difesa invece non si è lavorato. O non abbastanza. Gli arrivi nel finale di Daniliuc e Bradaric non sembrano decisivi in un reparto dove Frese e Okou faticano ad adattarsi al livello del nostro campionato. E neppure i ritorni di Faraoni (bloccato a Verona solo a causa di un ingaggio pesante) e Ghilardi (mai veramente preso in considerazione) sembrano essere un valore aggiunto.
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Riepilogo stagionale e classifica generale
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