Ho commesso due errori di valutazione: primo, per giocarsi a scacchi la promozione in B occorre avere almeno un progetto, una strategia offensiva che noi non abbiamo assolutamente e secondo, è necessario stabilire con chiarezza chi è il nostro reale avversario e quali mezzi abbiamo a disposizione per sconfiggerlo. Anche questo, mi pare proprio che il Verona non lo abbia capito. A questo punto c'è da chiedersi se i gialloblu, che non sono in grado di fare un gol (e neppure un'azione gol) nelle ultime 2 partite, privati come sono del talento di Rantier per problemi fisici e di quello Ciotola per sconcertanti scelte tecniche, sono in grado o meno di competere con il Porto? Non solo, ma anche se il loro principale avversario è la sbarazzina squadra di Calori che gioca sempre e ovunque per vincere facendo spettacolo, oppure loro stessi sempre più in balia della paura di sbagliare?
A mio avviso il Verona deve temere soprattutto se stesso e la sua incapacità di trovare una via d'uscita. Ieri, l'ennesima dimostrazione: quali sono state le contromisure adottate per battere il Pescara? Nessuna, se non quella di far riposare Russo spompato e richiamare al centro della difesa il figliol prodigo Comazzi. Niente è stato previsto in avanti lasciando tutto al non gioco offensivo che ci caratterizza da sempre e ci neutralizza da settimane. Anche questa settimana abbiamo sentito da Remondina la stessa solfa: "Occasioni da gol ne abbiamo costruite poche, situazioni nitide sono state rare. Anche per gli attaccanti le cose si sono rese più complicate, dovremo cambiare in vista della volata finale". Ma cosa volete che cambi se chi ha assemblato, organizzato e inibito la squadra è sempre la stessa persona?
A dire il vero forse questa volta il tecnico gialloblu ha fatto bene a non rischiare. Il pareggio casalingo con il Pescara è, nelle condizioni attuali, il risultato migliore che potessimo permetterci. E forse augurarci. E' chiaro che un po' abbiamo reagito. Ci mancherebbe altro! Se avessimo perduto anche questa volta avremmo abbandonato definitivamente ogni possibilità di conquistare il primato con 2 avversari davanti a noi e in condizioni migliori della nostra. Ma quante probabilità avevamo di vincere? Nessuna. Quali mezzi avevamo? Nessuno. La vittoria gialloblu è rimasta solo nelle intenzioni del tecnico, nelle speranze di ogni tifoso e nel ricordo di una squadra che oggi non esiste più.
Il dramma non è però ciò che non è avvenuto con il Pescara, ma quello che è accaduto la settimana scorsa a Marcianise dove ha ammesso Bonato "abbiamo dato vita alla peggior prestazione dell'anno". Ed ecco dunque l'interrogativo chiave: perché una squadra che ha come obiettivo la vittoria del girone si permette di sprecare una partita del genere quando manca così poco? Marcianise è stato il fondo del barile, come si è chiesto il nostro direttore sportivo, oppure il sintomo più palese di una malattia latente e sempre più invasiva? E il pareggio odierno è solo l'effetto passeggero di una flebo emotiva o l'inizio di una reale ripresa? Non lo so, lo vedremo a Ferrara dove andremo obbligati a vincere.
Il tifoso, per sua natura, o è entusiasta oppure autolesionista. E passa, con facilità estrema, da un estremo all'altro. Per cui conta poco il suo stato d'animo. Una squadra di calcio invece è l'espressione di un processo lavorativo continuativo e razionale che si evolve o si disperde nel tempo a seconda del valore dei suoi interpreti. Ecco perché oggi, a mio avviso, il Verona si trova nella brutta situazione di dover prima trovare fiducia in se stesso per potersi poi confrontare adeguatamente con i lagunari. Non è uno scontro alla pari, questo. Non è una sfida Roma - Inter a chi sbaglia meno. E' un recupero profondo di convinzione dei mezzi di ciascun giocatore e di fiducia delle scelte fatte da Remondina. Il Verona deve imparare a vincere le prossime partite nello spogliatoio prima di giocarle in campo. La testa, la serenità ritrovata, l'esperienza devono diventare le nostre armi.
Se è sbagliato infatti sopravvalutare la capacità umana di prevenire (e io non mi fido più delle logiche di Remondina), non dobbiamo neppure sottovalutare la capacità di reagire. Lo spirito che c'è dentro di ciascuno di noi - giocatori compresi - e che ci spinge ad andare oltre l'ostacolo di fronte alle difficoltà. Qualcosa può sempre succedere, al di là della malattia: questa è la speranza a cui mi aggrappo.
Una cosa chiedo a me stesso e a tutti i tifosi che mi leggono: evitiamo ancora per un mese processi e sentenze verso i dirigenti e la società. La conferma del tecnico dopo quello che ha combinato lo scorso campionato, la presunzione che ha caratterizzato la campagna acquisti estiva, la pessima gestione del rinnovo contrattuale di Comazzi, l'assurdo mercato invernale, la volontà tenace di non voler cambiare niente neppure in questo momento sono tutti capi d'accusa che si smorzeranno da soli se riusciremo a tornare in serie B. Se invece saremmo costretti ad affrontarli, vorrà dire che avremo perso tutti. Ma proprio tutti.
Massimo
Colonna sonora: (you got to walk and) don't look back è una cover Motown del 1965 scritta da Smokey Robinson e Ronald White. La versione in duetto tra Peter Tosh e Mick Jagger è un must. E forse una lezione da seguire per uscire fuori da questa brutta situazione gialloblu.