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HELLAS VERONA / Flashback

FRATELLI CONTRO

Hellastory: Flashback

FRATELLI CONTRO
FRATELLI CONTRO

Negli anni 70 e 80, la presenza fratelli e/o gemelli in serie A e B era un fenomeno piuttosto diffuso mentre oggi è decisamente più raro a causa dell'avvento degli stranieri e della scarsa attenzione riservata al settore giovanile. I più noti in assoluto sono stati senza dubbio i fratelli Baresi, uno bandiera del Milan (Franco) e l'altro dell'Inter (Beppe); mi vengono in mente anche i Lucarelli (Alessandro e Cristiano), i Frey (Nicholas e Sebastian), i Zenoni (Cristian e Damiano), i Cannavaro (Fabio e Paolo), Inzaghi (Filippo e Simone) e i gemelli Filippini (Antonio e Emanuele) che invece hanno quasi sempre giocato nella stessa squadra. Altre coppie, meno note perchè il talento era tutto a favore di un fratello sono state quelle dei Baggio, Vieri, Mazzola, Sentimenti e Landini. Poi, ci sono state addirittura le "triplette". Quella dei Maldera (Luigi, Attilio, ma soprattutto il romanista e milanista Aldo), e quella dei Pellegrini, con Luca capitano della Samp scudettata e dei suoi fratelli Davide (che ben conosciamo) e Stefano (serie A con Udinese e Roma) .

Fratelli in gialloblu sono stati Severo e Giulio Carra negli anni 20, la dinastia Chiecchi in campo dal 1919 al 1938 (Augusto, Egidio e Giovanni), Giovanni e Carlo Bianchi, Antonio e Silvano Trevisani negli anni 40, Benito e Giorgio Bissoli, Ennio e Nicola Ciccolo, Cesare e Giovanni Maccaccaro negli anni 60, Tiziano e Roberto Quarella negli anni 80. Anche i già citati Luca e Davide Pellegrini hanno vestito la maglia dell'Hellas nella stessa stagione, quella del 91-92 conclusa con la dolorosa retrocessione in serie B, l'anno di Fascetti e Liedholm. Ma i più famosi di tutti sono stati i fratelli Luciano e Fabio Marangon, campioni di Italia nel 1985.

La partita con l'Ascoli è occasione per ricordare la storia di Stefano Trevisanello, gialloblu dal 1977 al 1980 che, nel 1978, giocò contro il fratello minore Carlo titolare nelle file della squadra marchigiana. Ci fu anche un terzo fratello, Giovanni, che lasciò pochi segni nella storia del calcio. Tutti ali destre, grandi combattenti, il nostro fu il migliore in assoluto anche se il ricordo odierno non premiò a sufficienza le sue capacità.

Trevisanello appartiene alla tradizione delle ali tornanti degli anni 70 e 80. Era il classico numero 7 con compiti tattici completamente differenti da quelli di Fanna, tanto per intenderci. Giocatore in possesso di grande temperamento e velocità, era capace di correre chilometri ogni partita per svolgere mansioni di contenimento e di spinta a seconda delle necessità. Oggi il contributo sulle fasce parte generalmente dalle retrovie e gli esterni rimangono sempre un po' alti e vicini al centravanti. Una volta invece, il gioco di rimessa che caratterizzava il calcio italiano obbligava ad un difensore in più di rimanere bloccato dietro, pertanto la spinta sulle fasce era di pertinenza di un difensore laterale, che si chiamava terzino fluidificante (Marangon, Pusceddu, De Agostini, Petrelli e Sirena sono stati i nostri migliori interpreti) e di un'ala tornante che copriva la parte opposta.

Franzot è stato, molto probabilmente, il migliore interprete di questo ruolo. Dotato di grande sensibilità tattica, era fortissimo sul piano dinamico, ambidestro, poliedrico al punto da ricoprire a Verona anche i ruoli di mezzala e terzino fluidificante. Dopo di lui arrivò Fiaschi, più offensivo. E quindi Trevisanello, veneziano purosangue, che aveva ottenuto buone prestazioni ad Avellino. Nel corso della sua permanenza in gialloblu ha giocato 43 partite in serie A realizzando 2 reti (al Foggia e al Pescara) e 16 presenze in serie B.

Il 29/10/1978, incontrò il fratello che all'epoca giocava nelle file dell'Ascoli (in nota il tabellino). È un Verona strano quello che scende in campo, figlio della terza rivoluzione imposta dal paron Saverio Garonzi che si rivelò molto meno affidabile delle precedenti condotte da Cadè, Pozzan e Valcareggi. Questo Verona è senza capo né coda, destinato a fine stagione a retrocedere in serie B con la miseria di 15 punti fatti su 30 partite. La squadra è affidata al mediocre Mascalaito in panchina, piena di giocatori spompati e a fine carriera (Esposito, Calloni, Bergamaschi), Mascetti è relegato a giocare in difesa da libero e in attacco c'è la giovane scommessa (persa) D'Ottavio. Nell'Ascoli giocano invece gli ex gialloblu Gasparini e Adelio Moro. La partita è un vero disastro per noi: nel primo tempo proviamo a passare in vantaggio senza essere mai eccessivamente pericolosi; nella ripresa, gli ospiti si fanno più intraprendenti e il fratello sbagliato, Carlo, realizza addirittura una tripletta cui risponde solo in parte la doppietta di Calloni. Che mortificazione per il nostro povero Stefano!

La replica gialloblu non si realizza neppure nella gara di ritorno, con Chiappella subentrato al posto di Mascalaito: perdiamo anche ad Ascoli per 1 a 0. L'unica consolazione, veramente misera, è che mentre il nostro Stefano si conferma titolare, il terribile Carlo è relegato in panchina, riserva di Roccotelli. Il colpo di genio, forse addirittura il colpo di una carriera intera, se lo è riservato quell'ottobre maledetto del 1978 contro di noi al Bentegodi.

Massimo

Nota, tabellino delle due gare:

29/10/1978 - VERONA-ASCOLI 2-3 (0-0) Reti: 48' e 59' Trevisanello II, 61' Calloni rigore, 65' Trevisanello II, 76' Calloni. VERONA: Superchi; Logozzo, Franzot (62' Musiello); Massimelli, Gentile Carmine, Mascetti; Trevisanello I, Esposito, Calloni, Bergamaschi, D'Ottavio; (12° Pozzani, 14° Spinozzi) - All.: Mascalaito. ASCOLI: Pulici F.; Legnaro, Anzivino; Scorsa, Gasparini, Bellotto; Trevisanello II, Moro A., Ambu, Pileggi, Anastasi; (12° Brini, 13° Roccotelli, 14° Mancini G.) - All.: Renna. Arbitro: Pieri (Genova).

04/03/1979 - ASCOLI-VERONA 1-0 (0-0) Rete: 87' Perico. ASCOLI: Pulici F.; Legnaro, Perico; Scorsa, Castoldi, Bellotto, Roccotelli (72' Anzivino), Moro A., Ambu, Pileggi, Quadri; (12° Brini, 14° Trevisanello II) - All.: Renna. VERONA: Superchi, Logozzo, Spinozzi; Franzot (79' Esposito), Gentile Carmine, Negrisolo; Trevisanello I, Mascetti, D'Ottavio, Massimelli, Bergamaschi; (12° Pozzani, 14° Giglio) - All.: Chiappella. Arbitro: Lops (Torino).

Hellastory, 22/09/2011

LA STRATEGIA DI PRESIDIO E UN MERCATO FATTO DI PRESTITI


Povero Verona ... Prima la fragilità (tecnica e mentale) dimostrata all'Olimpico che conferma che anche quest'anno dovremo soffrire. Poi i rifiuti di mercato (Baldanzi, Richardson, Faivre) che, per motivi diversi, hanno tutti snobbato il Verona. Verona è una piazza poco appetibile o offre troppo poco? Comunque sia, per i tifosi del Verona ogni stagione è un continuo succedersi di momenti di passione con alternati picchi depressivi (molti) ed esaltati (pochi): si parte in estate con l'allestimento di una squadra decente in grado di salvarsi e si finisce con il riscontro sul campo. Il problema è che questo stress si risolve sempre solo negli ultimi giorni di trattativa e nelle ultime partite di campionato. Se questa è una situazione alla quale non finiremo mai ad abituarci, anche vedendo come si muovono nel frattempo le nostre avversarie dirette, credo che debbano essere rivisti i criteri che guidano le linee guida societarie e delle quali subiamo ansiogene conseguenze. Il Verona fa di un vanto la propria gestione oculata in termini di ingaggi e contenimento di costi. Corretto. Aggiungo che l'autofinanziamento nel mercato (compro sulla base di quanto riesco a vendere) è una regola quasi decennale introdotta da Setti che aveva un capitale limitato e anzi sosteneva se stesso con il risultato economico positivo della società. L'alternativa è prendere a prestito, magari con l'opzione del riscatto. Il Verona ha una struttura fragile e non può permettersi di sbagliare mercato, per questo punta su giocatori potenzialmente interessanti, magari provenienti da stagioni sfortunate. Spendere 10 milioni per un potenziale talento che poi o si infortuna o non riesce ad esprimersi sarebbe deleterio per il bilancio. Riuscire invece a strappare un'opzione ad una cifra prefissata aiuta la gestione societaria nel valutare l'opportunità di un successivo riscatto. Un buon esempio è stato il Cagliari che quest'estate ha riscattato Piccoli, Gaetano e Caprile spendendo subito 26 milioni e successivamente ha ceduto Piccoli alla Fiorentina per 25 ripagandosi di fatto l'intera operazione con il vantaggio di aver acquisito 2 giocatori (per loro) importanti.

[continua]

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