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HELLAS VERONA / Le Ultimissime

DEL PERCHÉ IL CENTRO SPORTIVO BOTTAGISIO NON DOVREBBE CAMBIARE NOME


DEL PERCHÉ IL CENTRO SPORTIVO BOTTAGISIO NON DOVREBBE CAMBIARE NOME

Abbiamo appreso con grande favore la notizia dell'acquisto da parte del Verona del Centro Sportivo Bottagisio. Da anni Setti portava avanti quest'intenzione di dotare la società di un centro di proprietà, inizialmente l'idea era quella di costruirlo ex novo, poi è subentrata la possibilità di acquisire il centro Payanini, infine si è presentata la grande occasione di accaparrarsi all'asta un centro bell'e pronto ad un prezzo scontatissimo e ovviamente, lui non se l'è lasciata scappare.

Della struttura se n'è parlato parecchio in questi giorni, non vogliamo indugiare ulteriormente in descrizioni e altro, ci basta considerare che verrà utilizzata da tutto il nostro settore giovanile fino presumibilmente alla categoria Juniores mentre Primavera e Prima Squadra continueranno ad utilizzare le strutture attuali di Peschiera (o Castelnuovo come dicono i mappali).

Quello che in questo momento preme di più a noi, strenui difensori della storia del Verona e in senso più ampio anche della storia veronese, è illustrarvi le ragioni per le quali questo Centro Sportivo non deve cambiare nome e debba restare intitolato così com'è.

Sganciamoci per un momento dalla storia degli ultimi 30 anni fatta di “favole” farlocche, ripuliamoci dalle scorie che ha lasciato in noi l'arrogante pretesa di superare il Verona come prima squadra della città, lasciamo da parte la boria di chi pensava che fosse possibile praticare una fusione oppure anche solo pensava di superare per un solo anno il numero dei nostri abbonati, facciamo finta che nessuno abbia mai provato a rubarci simboli e colori.

Torniamo per un secondo alla storia di un paese, non un quartiere, non una frazione. Un paese, piccolo, mai stato comune autonomo, però con una propria dignità, una propria storia, tante frazioni e contrade raccolte attorno ad una chiesa in riva all'Adige. La popolazione in cui i cognomi indicano in gran parte migrazioni di famiglie dalla nostra montagna alla prima pianura, a fine ‘800 e inizio ‘900, quando le importanti opere idrauliche portarono l'irrigazione in tutta la campagna circostante. Qualcuno che è andato in America o in Australia, poi è tornato, altri sono rimasti là. La storia comune a tanti paesetti nei dintorni di Verona. Chi ne è originario conosce bene queste storie perché i genitori o i nonni le raccontano.

Quindi immaginatevi che in ogni paese i ragazzini vogliano giocare a calcio perché vedono la squadra principale della propria città e vogliono emulare le gesta dei campioni. Qualche paese inizia prima, qualche altro inizia dopo. Fulcro di questi movimenti sportivi è quasi sempre la Parrocchia, specialmente se a capo di questa c'è un Parroco particolarmente attivo. Così, anche nel paese del Chievo si inizia a giocare a calcio. Dapprima il campo è ricavato dentro al terreno del forte alle Bionde, ma è scomodo, serve qualcosa di più vicino al paese senza dover per forza usare il sottopasso ferroviario.

Così nel 1954 si attiva il Parroco don Silvino Venturi, che ha passato sessant'anni in quella comunità, e cerca in tutti i modi di creare uno spazio adatto a ridosso del paese. Identifica quindi alcuni campi di terra tra l'Adige e il canale Camuzzoni, quattro sono di un parrocchiano che li cede di buon grado alla parrocchia e in cambio si fa costruire una casa alla Bionde, altri due sono del Conte Carlantonio Bottagisio che li dona di sua spontanea volontà alla causa sportiva. Il Bottagisio, grande appassionato di sport, in particolare di motori, era anche tifoso del calcio e ovviamente del nostro Verona.

Da qui l'intitolazione del campo sportivo parrocchiale a Carlantonio Bottagisio. Da lì in avanti è ancora storia di paese, storia di ragazzini che giocano a calcio in bianco-azzurro e che sognano in futuro di vestire il gialloblù cittadino, così come accadeva in tutti i paesi del circondario.

Per questo motivo troviamo sia profondamente sbagliato cambiare nome al Centro Sportivo Bottagisio. In fondo non vogliamo certo far parte di quella Cancel Culture che avanza da oltre Atlantico abbattendo statue e cambiando intitolazioni, non abbiamo bisogno, noi del Verona, di appropriarci di simboli e colori, non abbiamo bisogno di riscrivere la storia, non abbiamo bisogno nemmeno di intitolare un Centro Sportivo preso a sconto in un'asta fallimentare ad una nostra vecchia gloria (che oggettivamente merita di meglio). Fermo restando che sia legalmente possibile modificare una intitolazione conferita a seguito di lascito o donazione, ma questo lo lasciamo stabilire a quelli bravi.

Anche perché, vogliamo dirvelo con tutta franchezza: il Centro Sportivo Bottagisio resterà negli anni lì esattamente dov'è, a favore del paese in cui è nato, mentre Setti potrebbe anche decidere di venderlo fra qualche tempo se arrivasse un'occasione più interessante o se si potesse generare un buon profitto.

Certo, qualche bandiera che ancora oggi sventola andrà velocemente ammainata e qualche stemma andrà presto tolto dalla facciata, questo crediamo sia fuori discussione. Perché al netto di quello che è la storia, ora quella è casa nostra.

Valeriano

Hellastory, 21/06/2024

LA GUERRA DI TRINCEA HA FUNZIONATO


Il confronto diretto del Verona con l'Empoli è la sintesi di questo girone di ritorno. Una squadra rognosa la nostra, difficile da affrontare, disposta a concedere pochissimo all'avversario di turno. Sulla salvezza, onestamente, ero abbastanza sereno. Troppe combinazioni negative si sarebbero dovute verificare contemporaneamente. Ma vincere ad Empoli non l'avevo proprio messo in conto. Sogliano conquista la sua terza salvezza consecutiva. Era stato chiaro, durante la settimana: mentre altri fanno le celebrazioni per lo storico scudetto (che Dio benedica quegli eroi!), e altri ancora si lasciano andare a fantasie intorno ad un nuovo stadio (a questo punto, ipotizzo di proprietà), noi dobbiamo pensare unicamente alla salvezza. E non è affatto vero che tutto, nel mondo del calcio, sia scontato o già scritto in partenza: la Lazio, che aveva imposto il pareggio all'Inter in casa sua, non è riuscita a battere il Lecce all'Olimpico pur giocando un tempo intero in superiorità numerica. Perdendo, di conseguenza, anche l'opportunità di un piazzamento nelle coppe europee. Per non parlare del tracollo interno dell'Atalanta, evidentemente sazia, ad opera del Parma capace di fermare prima il Napoli campione d'Italia e di ribaltare il risultato a Bergamo nel secondo tempo. Ma anche il successo dei nostri ragazzi ha dell'incredibile vista la stanchezza emotiva con la quale sono arrivati a giocarsi la partita.

[continua]

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