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HELLAS VERONA / Le Ultimissime

RIMINI-HELLAS VERONA 0-1

Hellastory: Le Ultimissime

RIMINI-HELLAS VERONA 0-1
RIMINI-HELLAS VERONA 0-1

dal nostro inviato Paolo

La prima lunga giornata dei playoff comincia alle 9 di domenica mattina, quando il webmaster Andrea passa a raccogliermi a Nogara. Andrea ed io sbarchiamo verso mezzogiorno a Cesenatico dove, dopo aver pagato visita all'amico cesenate Emmore, grande fan dei soliloqui di Edmeo Lugaresi, ci concediamo la classica piadina innaffiata da una birretta fresca. Alle 15 siamo sotto i ponteggi della curva del Neri, insieme ad altri 2.000 supporter gialloblu, e ci sentiamo dei neofiti, dal basso delle nostre partecipazioni: per noi è la prima trasferta stagionale, dopo l'apprendistato di Novara e Monza dello scorso campionato. Ci assiepiamo nel settore B1 dove, dopo appena 15 minuti sotto il sole, il fototipo «isolano» regala ad Andrea il classico colorito da teròn. Meno male che la sua maglia gialloblu non lascia spazio a dubbi...
Si torna sul luogo del delitto, ovvero allo stadio Neri di Rimini, dove l'Hellas ha perso il primato in classifica solo 21 giorni prima. E ci si torna accompagnati da mille dubbi e un'unica certezza: il tempo degli indugi è finito, questo è l'ultimo treno per la serie B. Dentro o fuori. Non ci sono più punti di vantaggio da gestire, avversari da sottovalutare, rimonte da contenere: c'è solo una maglia da onorare fino all'ultima goccia di sudore, e anche qualcosa in più. Qualora questo semplice concetto non fosse stato chiaro ai giocatori nelle 2 settimane di avvicinamento alla gara, ci pensa il coro con cui la curva gialloblu li accoglie all'ingresso in campo alle 15:16. Quel «fora i cojoni» che vale più di mille analisi tecnico e tattiche, e che riassume la delusione di chi ha visto, negli ultimi 3 mesi, la squadra di Remondina raccogliere la miseria di 11 punti in 11 gare. Media da playout.
Mentre la squadra svolge il riscaldamento, fra alcuni serpeggia un senso misto fra scoramento e rassegnazione. Lo si sente nelle voci dei butei più anziani, che si consolano a vicenda: «Restiamo in serie C, ma almeno noi gli anni più belli del Verona li abbiamo visti». Magra consolazione, specie per i ragazzi più giovani, presenti in molti sui ponteggi del Neri, per i quali gli eroi dello scudetto e i fasti degli anni 80 hanno lo stesso realismo di Avatar. Se dalla curva si potessero vedere i volti dei giocatori, sono sicuro che vi si leggerebbero gli stessi dubbi che attanagliano noi qualche decina di metri più in là.
Quale che fosse l'intento tattico di Vavassori prima della gara, l'Hellas finisce rinchiuso per tutto il primo tempo nella propria metà campo. Il Rimini, senza entusiasmare particolarmente, ma facendo girare palla con ordine e discreta velocità, mette in ambasce la retroguardia gialloblu. A centro area Ceccarelli e Anselmi non corrono rischi sulle palle alte, ma sulle azioni palla a terra il Verona rischia di capitolare: fortunatamente le conclusioni dei romagnoli finiscono sempre a lato. Il Rimini sembra avere più gamba, e con la buona circolazione di palla obbliga i centrocampisti gialloblu ad un dispendioso, e non sempre efficace, lavoro di marcature a scalare. Quando poi si tratta di costruire l'azione, sono dolori: a parte il solito Esposito, sempre positivo, c'è ben poco. Dalla Bona è completamente avulso dal gioco, Berrettoni è ben marcato, Garzon troppo timido. Si finisce spesso per buttare palla lunga cercando un Di Gennaro pasticcione ma perlomeno voglioso, a differenza di Rantier che sembra arrivato in riviera da turista. Gli manca solo il salvagente a paperella che alcuni fra i più goliardici butei hanno portato in curva. Così, nel primo tempo si registrano (si fa per dire) solo dei tiracci da fuori, lontani anni luce dalla porta di Pugliesi, e un colpo di testa di Anselmi, su corner, che poteva avere miglior destinazione. Si va al riposo con uno 0-0 che va stretto ai padroni di casa.
Dopo aver passato l'intervallo a sgomitare inutilmente in fila davanti all'unico lentissimo addetto al bar dietro alla curva (dopo 15 minuti una bottiglia d'acqua sembrava un miraggio), ci accorgiamo che nella ripresa Vavassori ha lasciato negli spogliatoi le controfigure dei giocatori gialloblu e ha inserito gli originali. L'Hellas comincia ad avanzare il baricentro e, appena fa la voce grossa, il Rimini si scioglie al cospetto dei propri evidenti limiti, che però non eravamo riusciti quasi mai a mettere a nudo nei precedenti 225 minuti di sfida. Di Gennaro fallisce l'incornata vincente dopo un'insistita azione di Campagna sulla fascia destra. Il Verona comincia a crederci e pressa i difensori, costringendo per 2 volte, nel giro di pochi minuti, il portiere a sparacchiare due rinvii con i piedi, regalando altrettante rimesse laterali. Sul secondo regalo, scambio volante Berrettoni - Dalla Bona, il cui tiro cross finisce sui piedi di Rantier; il francese viene probabilmente sgambettato fallosamente, ma Dalla Bona toglie l'arbitro dagli impicci ribadendo in rete con un rasoterra angolato. E' l'1-0 che decide la partita, confezionato proprio dai due uomini più in ombra in questa domenica assolata. Citazione doverosa per il tifoso che, forse nella foga dei festeggiamenti, finisce giù dal ponteggio e viene soccorso dai medici: a lui gli auguri che non si tratti di nulla di grave, e di esserci già da sabato prossimo al Bentegodi. Vavassori toglie uno spento Rantier per Colombo, che si presenta con una giocata di lusso: stop di petto e tiro al volo che costringe il portiere biancorosso ad un'affannosa deviazione in corner. Poi le cose migliori le fa vedere Di Gennaro, semplicemente trasformato rispetto al primo tempo: prima mette un cross sul secondo palo, dove a Berrettoni mancano alcuni centimetri per spedire in rete il raddoppio, poi tenta di sfondare centralmente ma viene contrastato al momento del tiro. A tempo scaduto l'ultimo brivido (si fa per dire, perché in curva si muore dal caldo...) lo procura una punizione deviata, sulla quale Rafael si guadagna la rivincita contro gli spettri del Neri con un ottimo riflesso.
Al fischio finale si festeggia un successo esterno che mancava dalla trasferta di Terni. Intendiamoci, il Verona non ha risolto i suoi problemi, casomai ha scoperto di avere la capacità di vincere uno scontro diretto, e questo per il morale non è poco. Basti pensare che, prima di questa gara di andata dei playoff, il Verona non aveva mai battuto nessuna fra Portogruaro, Pescara, Rimini e Reggiana. Meglio tardi che mai. Sul piano del gioco, non si sono fatti passi avanti, ma è impensabile che Vavassori possa rimodellare la squadra in poco tempo. Meno ancora potrà fare con la condizione atletica, dove sicuramente qualche pasticcio nella gestione precedente è stato fatto. Tuttavia, il fatto che nel caldo di Rimini il Verona sia uscito alla distanza, ci conforta dal punto di vista della tenuta. Probabilmente, da qui alla fine non vedremo più un gialloblu saltare in velocità un diretto avversario, ma non dovremmo nemmeno vedere scene da «stracotto». Sarà con ogni probabilità un Verona diesel, che dovrà imparare a stringere i denti quando serve, e colpire quando può farlo. Anche le altre compagne di avventura nei playoff hanno qualità, ma hanno sicuramente limiti e lacune. Occorrerà essere più forti e più «malvagi» nel minare le sicurezze altrui, anziché piangere sulle nostre insicurezze, quelle che hanno fatto svanire la promozione diretta in B. Personalmente, ritengo che la pratica Rimini, con tutti gli scongiuri del caso (ognuno è autorizzato a fare i propri), sia archiviata. Lo dice non tanto il vantaggio accumulato (lo abbiamo imparato sulla nostra pelle, siamo bravi a sperperare vantaggi), quanto la convinzione che il destino ha scelto il tifoso veronese per soffrire fino all'ultimo minuto dell'ultima gara. Non ci sarà concesso di interrompere l'agonia prima del tempo, cioè sabato prossimo. Dovremo giocarcela ancora altri 180 minuti. Ne sono certo. E se tanto mi dà tanto, fra 21 giorni il carosello gialloblu sarà ancora sull'A14, direzione Pescara, per l'ultimo atto di questa contraddittoria stagione (se invece ce la vedremo con la Reggiana, avremo magari una chanche in più per via della classifica, ma cambierà poco). Speriamo che nel frattempo qualche nume dell'Olimpo abbia voluto risolvere il problema del traffico, che puntualmente, ogni domenica di sole, rende l'autostrada Bologna - Ancona un tratto stradale da terzo mondo. Andrea ed io pensavamo di essere stati più furbi, fermandoci a cena a Forlì in compagnia degli amici Silvia e Domenico. Invece, rientrati in A14 alle 10 di sera, abbiamo trovato lo stesso ingorgo di 3 ore prima... Ma la deviazione a Forlì è valsa la pena, sia per la compagnia, sia per il tris di minestre, termine che per i romagnoli indica qualsiasi primo piatto di pasta, e non solo una zuppa in bordo, con buona pace del webmaster - teròn. Strozzapreti allo speck, garganelli ai porcini, e tortelli al ragù hanno costituito il giusto premio finale alla trasferta da corsari.
Ci vogliamo credere: fra 3 settimane, il serpentone di auto e pullman colorati di gialloblu sarà ancora in coda sulla maledetta A14, di rientro da Pescara, sperando che questa volta, entusiasmo e ottimismo a parte, porti con sé a Verona qualcosa di più concreto: un biglietto per la serie B. Di sola andata, grazie.

Hellastory, 24/05/2010

LA STRATEGIA DI PRESIDIO E UN MERCATO FATTO DI PRESTITI


Povero Verona ... Prima la fragilità (tecnica e mentale) dimostrata all'Olimpico che conferma che anche quest'anno dovremo soffrire. Poi i rifiuti di mercato (Baldanzi, Richardson, Faivre) che, per motivi diversi, hanno tutti snobbato il Verona. Verona è una piazza poco appetibile o offre troppo poco? Comunque sia, per i tifosi del Verona ogni stagione è un continuo succedersi di momenti di passione con alternati picchi depressivi (molti) ed esaltati (pochi): si parte in estate con l'allestimento di una squadra decente in grado di salvarsi e si finisce con il riscontro sul campo. Il problema è che questo stress si risolve sempre solo negli ultimi giorni di trattativa e nelle ultime partite di campionato. Se questa è una situazione alla quale non finiremo mai ad abituarci, anche vedendo come si muovono nel frattempo le nostre avversarie dirette, credo che debbano essere rivisti i criteri che guidano le linee guida societarie e delle quali subiamo ansiogene conseguenze. Il Verona fa di un vanto la propria gestione oculata in termini di ingaggi e contenimento di costi. Corretto. Aggiungo che l'autofinanziamento nel mercato (compro sulla base di quanto riesco a vendere) è una regola quasi decennale introdotta da Setti che aveva un capitale limitato e anzi sosteneva se stesso con il risultato economico positivo della società. L'alternativa è prendere a prestito, magari con l'opzione del riscatto. Il Verona ha una struttura fragile e non può permettersi di sbagliare mercato, per questo punta su giocatori potenzialmente interessanti, magari provenienti da stagioni sfortunate. Spendere 10 milioni per un potenziale talento che poi o si infortuna o non riesce ad esprimersi sarebbe deleterio per il bilancio. Riuscire invece a strappare un'opzione ad una cifra prefissata aiuta la gestione societaria nel valutare l'opportunità di un successivo riscatto. Un buon esempio è stato il Cagliari che quest'estate ha riscattato Piccoli, Gaetano e Caprile spendendo subito 26 milioni e successivamente ha ceduto Piccoli alla Fiorentina per 25 ripagandosi di fatto l'intera operazione con il vantaggio di aver acquisito 2 giocatori (per loro) importanti.

[continua]

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