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HELLAS VERONA / Le Ultimissime

SPECIALE 1982-'83 - INTERVISTA A DIRCEU

Hellastory: Le Ultimissime

Di Valeria Benatti
Dal «Guerin Sportivo» del 10 - 16 novembre 1982

INTERVISTA CONTENUTA NEL «DOSSIER TRIVENETO – ASSI DI FUORI»

SPECIALE 1982-'83 - INTERVISTA A DIRCEU

VERONA - José Guimaraes Dirceu è già un personaggio, a Verona. AI termine di ogni allenamento lo aspettano in molti, chi per l'autografo, chi per la stretta di mano, chi soltanto per apprezzare il suo simpatico modo di parlare: un misto di brasiliano, spagnolo e italiano. E Dirceu dà retta a tutti, fa il compagnone, distribuisce pacche sulle spalle e sorrisi, è capace di cambiare i suoi programmi cento volte, lasciandosi trascinare a destra e a sinistra per le vie del centro. Insomma un personaggio, che nonostante le iniziali polemiche e le fredde critiche, è riuscito a mantenere una serenità e una sicurezza rare.

- Come ti devo chiamare: José, Guimaraes o Dirceu?
"Dirceu, solo Dirceu. Anche mia moglie Vania mi chiama così. E mio figlio ha il mio stesso identico nome, perché è nato il 15 giugno come me. Quell'anno, nel '78, io ero impegnato coi mondiali e così ho saputo della sua nascita dalla televisione. Ho fatto due gol al Perù quel giorno, tanto ero contento!" .

- E tu che tipo eri da bambino?
"Avevo sempre in mente il pallone. Mio padre era il mio maggiore estimatore, e mi accompagnava dappertutto. Pensa che non fumava né beveva per potermi comprare le scarpe da calcio. Mia madre era meno entusiasta di questa passione, perché le rompevo continuamente i vetri delle finestre. Non smettevo di palleggiare nemmeno a casa" .

I primi calci li ha dunque dati a Curitiba, nel sud del Brasile; poi ha trascorso otto anni a Rio de Janeiro ed infine è espatriato, prima in Messico, poi in Spagna, ora in Italia.
- Una carriera, la tua, ricca di soddisfazioni, di successi: la consiglieresti anche a tuo figlio?
"No, per lui è diverso: non ha bisogno di uscire dalla povertà, dall'anonimato, dunque non sentirà le spinte che ho sentito io che mi hanno fatto accettare un modo di vita così duro e regolato. E poi è una carriera difficile, solo il dieci per cento dei calciatori vivono bene e sono famosi. Gli altri o per sfortuna, o per incidenti non riescono a emergere" .

- Vuoi dire che tu giochi solo per i soldi?
"No, a me piace tantissimo il calcio. Anzi, avrei potuto smettere già da un po', perché ho comprato degli appartamenti e una grande azienda agricola. Se continuo è perché mi diverto ancora" .

- E perché ti pagano fior di milioni. È giusto secondo te che gli stranieri guadagnino più dei nostri campioni italiani?
"È normale, perché noi dobbiamo lasciare il paese, gli amici, la casa, dunque è logico che otteniamo una compensazione. Del resto anche gli italiani che vanno all'estero lo fanno per avere più soldi" .

- Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Hai già trent'anni, quanto pensi di giocare ancora?
"Spero quattro, cinque anni. Mi piacerebbe partecipare al mio quarto mondiale: sarebbe bello no? Comunque ho intenzione di restare in Italia per tre anni magari sempre a Verona, perché questa città mi piace, ho già tanti amici, col Club mi trovo benissimo. Poi conto di andare un paio d'anni in Arabia..." .

- In Arabia? Perché proprio là?
"Perché ho molti amici anche lì. Potrei giocare nel Dubay e insegnare il calcio ai bambini" .

- Ci sono squadre forti in Arabia?
"No, è forte il 'dinero'!".

Insomma, si ride e si scherza, ma intanto lui i suoi bei conti se li è già fatti tutti a puntino. Tanto che sa già cosa farà una volta tornato in Brasile: l'impresario di football...
"Perché conosco tutti ormai, e poi so tenere la contabilità: lo sai che sono ragioniere?" .

- In effetti cominciavo a sospettarlo. Ma oltre al calcio ci sarà pure qualcosa che ti interessa, no?
"Il mio bambino. Gioco sempre con lui, tutto il tempo che posso. Pensa che quando torno a casa dopo una partita andata male io non parlerei con nessuno, ma poi Dirceuzinho viene da me, mi coccola e io ricomincio a sorridere. È un grande conforto" .

- Da come parli si direbbe che desideri altri figli...
"Ne vorrei almeno tre, e almeno una bambina" .

- Ma tua moglie è d'accordo? Lo chiedo perché sembra cosi schiva, timida... proprio non vuole farsi fotografare?
"Vania non conosce la tua lingua, e non ama la pubblicità. Comunque è d'accordo, certo! Chissà che non nasca la bimba in Italia" .

- Come sei con Vania: geloso, possessivo, premuroso?
"Sì, sono geloso, diciamo all'ottanta per cento. Sono contento che lei stia in casa perché in fondo io appena posso la raggiungo, dunque perché dovrebbe uscire?" .

- Parliamo dei tuoi hobby, cosa ti piace fare nel tempo libero?
"Correre in macchina con la mia Mercedes."

- E al cinema ci vai? Conosci qualche attore italiano?
"Ho visto Ornella Muti che non è male - e strizza l'occhio azzurro, furbissimo - e Giuliano Gemma" .

- Ti interessi di politica?
"In realtà non ci capisco niente, davvero!" .

- Allora forse la musica ti interessa di più...
"Roberto Carlos è mio amico e le sue canzoni mi piacciono molto" .

- Leggi libri o giornali italiani?
"Proprio no. Compro qualche giornale dopo le partite in cui gioco molto bene, altrimenti niente, perché non mi piace leggere critiche rivolte a me" .

- Infine: cosa pensi della cucina italiana? Sei goloso o no?
"Da quando sono qui ho assaggiato molti piatti nuovi. Adoro gli spaghetti al burro o al ragù. E sono contento perché finora nonostante le innumerevoli occasioni, mi ero ostinato a mangiare solo ed esclusivamente riso, filetto e patate fritte!" .

SPECIALE 1982-'83 - INTERVISTA A DIRCEU

JOSE GUIMARAES DIRCEU è nato il 15 giugno 1952 a Curitiba. La sua prima squadra brasiliana fu il Vasco da Gama, da dove si trasferì all'America di Città del Messico. Di qui passò all'Atletico di Madrid che, per assicurarselo, dovette garantire la sua utilizzazione in prima squadra a fini televisivi. Ha fatto parte della nazionale del suo Paese in ben tre Mondiali: nel '74 in Germania, nel' 78 in Argentina e nell'82 in Spagna.

Foto da guerinsportivo.it

[Leggi la scheda di José Guimares Dirceu]

Hellastory, 10/11/2022

LA STRATEGIA DI PRESIDIO E UN MERCATO FATTO DI PRESTITI


Povero Verona ... Prima la fragilità (tecnica e mentale) dimostrata all'Olimpico che conferma che anche quest'anno dovremo soffrire. Poi i rifiuti di mercato (Baldanzi, Richardson, Faivre) che, per motivi diversi, hanno tutti snobbato il Verona. Verona è una piazza poco appetibile o offre troppo poco? Comunque sia, per i tifosi del Verona ogni stagione è un continuo succedersi di momenti di passione con alternati picchi depressivi (molti) ed esaltati (pochi): si parte in estate con l'allestimento di una squadra decente in grado di salvarsi e si finisce con il riscontro sul campo. Il problema è che questo stress si risolve sempre solo negli ultimi giorni di trattativa e nelle ultime partite di campionato. Se questa è una situazione alla quale non finiremo mai ad abituarci, anche vedendo come si muovono nel frattempo le nostre avversarie dirette, credo che debbano essere rivisti i criteri che guidano le linee guida societarie e delle quali subiamo ansiogene conseguenze. Il Verona fa di un vanto la propria gestione oculata in termini di ingaggi e contenimento di costi. Corretto. Aggiungo che l'autofinanziamento nel mercato (compro sulla base di quanto riesco a vendere) è una regola quasi decennale introdotta da Setti che aveva un capitale limitato e anzi sosteneva se stesso con il risultato economico positivo della società. L'alternativa è prendere a prestito, magari con l'opzione del riscatto. Il Verona ha una struttura fragile e non può permettersi di sbagliare mercato, per questo punta su giocatori potenzialmente interessanti, magari provenienti da stagioni sfortunate. Spendere 10 milioni per un potenziale talento che poi o si infortuna o non riesce ad esprimersi sarebbe deleterio per il bilancio. Riuscire invece a strappare un'opzione ad una cifra prefissata aiuta la gestione societaria nel valutare l'opportunità di un successivo riscatto. Un buon esempio è stato il Cagliari che quest'estate ha riscattato Piccoli, Gaetano e Caprile spendendo subito 26 milioni e successivamente ha ceduto Piccoli alla Fiorentina per 25 ripagandosi di fatto l'intera operazione con il vantaggio di aver acquisito 2 giocatori (per loro) importanti.

[continua]

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