Domenico Volpati Nato a: Novara Il: 19.08.1951 Nazionalità: italiana Altezza: 179 cm Peso: 72 Kg Ruolo: Centrocampista Palmares: 1 scudetto (Hellas verona 1984-85) Club scuola: Borgomanero Nazionale: - pres. - gol

«Che squadra quel Verona. Che gruppo soprattutto. Niente fuoriclasse, ma solo buoni giocatori, ragazzi intelligenti e professionisti veri. E poi un grande tecnico: Osvaldo Bagnoli»

Domenico Volpati era l'intellettuale del storico Verona scudettato. Intellettuale in campo dove si distingueva per l'intelligenza e la duttilità tattica che lo portavano ad essere il giocatore che ogni allenatori vorrebbe avere, in grado di coprire tutti i ruoli della difesa e del centrocampo senza alcun imbarazzo o indecisione: insomma un jolly perfetto. Intellettuale però anche fuori, visto che durante tutta la sua lunga carriera è riuscito a conciliare l'attività agonistica con gli studi universitari e che con il suo atteggiamento intelligente e maturo ha contribuito in modo rilevante a plasmare l'unità del gruppo, aspetto che fu decisivo per la conquista del campionato.

Volpati nasce a Novara il 19 agosto del 1951. Non ancora diciassettenne debutta con il Borgomanero, squadra dilettante del novarese e dopo due anni fa il salto di categoria trasferendosi alla Solbiatese. All'inizio fa fatica a trovare un posto stabile tra gli undici titolari, ma la sua proverbiale grinta unita al forte carattere gli permettono di conquistare presto la fiducia dell'allenatore. La sua carriera tuttavia sembra destinata all'anonimato della serie C tanto che il buon Domenico, ragazzo intelligente e lungimirante decide di affiancare all'attività agonistica, gli studi universitari visto anche che i genitori, un po' all'antica vogliono che il loro terzo figlio segua assolutamente l'esempio degli altri due: e cioè la sorella, insegnante di educazione fisica, e il fratello maggiore, ex-giocatore del Novara ma soprattutto laureato in ingegneria.

Tuttavia a 25 anni quando riceve un irrinunciabile offerta dalla Reggiana decide di mettere un po' da parte gli studi per cominciare a pensare seriamente al calcio e i risultati sono subito positivi. Il ragazzo disputa 4 campionati di alto livello in serie B e così nel 1979 arriva la chiamata di Gigi Radice che lo vuole con se al Torino. La stagione non è esaltante e l'allenatore dopo poche giornate viene sostituito, ciò però non impedisce a Volpati di disputare un buon campionato e di considerare Radice come l'allenatore più importante avuto, dopo naturalmente Bagnoli.

Un altro anno al Toro, quindi nell'estate 1981 il ritorno in serie B a Brescia finché finalmente arriva la chiamata del neopromosso Verona. L'Hellas grazie al contributo di Domenico, Tricella, Garella, il povero Dirceu, Fanna e Penzo, stupisce tutti e dopo una lunga serie di successi termina alle soglie del podio conquistando così un posto in coppa Uefa. Ma il meglio ha ancora da venire, infatti dopo un'altra stagione ad alta quota (sesto posto), arriva l'incredibile scudetto. E l'apporto del jolly gialloblù è determinante: in difesa, a centrocampo, non c'è problema Volpati risponde sempre nel migliore dei modi, con grinta e concentrazione senza voler mai strafare o atteggiarsi a campione. E questo spirito umile è confermato ancora oggi dalle sue dichiarazioni: «Da giovane non immaginavo di diventare un calciatore. Sapevo però una cosa: o è un talento naturale e quindi le cose gli riescono senza fatica, oppure, e capita così per la stragrande maggioranza delle persone, bisogna darsi da fare e spaccare legna tutti i giorni. I fuoriclasse ci sono, ma in piccola parte; tutti gli altri devono rimboccarsi le mani e lavorare sodo».

Domenico trascorre altri tre anni nel Verona finché nel 1988, ormai trentasettenne, decide di porre fine ad una carriera ricca di soddisfazioni e simile al vino doc e cioè diventata sempre più buona con il passare degli anni.

Oggi Volpati è un apprezzato dentista (si è laureato in Medicina nel 1989 a carriera appena conclusa), ha una moglie, Daniela, conosciuta durante il ritiro dell'anno dello scudetto e sposata il giorno seguente alla conquista del tricolore, e due splendide figlie Anna e Francesca. La nostalgia per quell'anno d'oro è ancora molto forte (anche se il dottore sostiene di non soffrire di nevralgia del pallone) e nonostante siano passati parecchi anni il rapporto con gli ex-compagni e l'allenatore sono ancora ottimi: «Allenatori in gamba ne ho avuti tanti, ma Bagnoli è unico. Uomo di grande acutezza e tecnico che insegnava davvero a giocare a calcio. A lui mi lega un rapporto di amicizia vera. Ancora oggi non riesco a dargli del tu. Lo chiamo mister, come ai tempi dello scudetto. Ci troviamo spesso, quando lui viene a sciare qui da me a Cavalese. Che chiacchierate: tra noi c'è rispetto e stima reciproca. Ma è vero che con certa gente basta un'occhiata...»