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PROSSIMO IMPEGNO
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Preben Larsen Elkjaer Nato a: Copenaghen Il: 11.09.1957 Nazionalità: danese Altezza: 182 cm Peso: 74 Kg Ruolo: Attaccante Palmares: 1 coppa di Germania (Colonia 1976-77), 1 scudetto (Hellas verona 1984-85) Club scuola: Vanlose (Dan) Nazionale: 69 pres. 39 gol (debutto 3.11.1984) |
•«L'affetto che i tifosi mi manifestano ogni volta che vengo in Italia mi stupisce sempre di più•»
In un afoso giorno di una quindicina di anni fa un valoroso vichingo decise di lasciare le fredde terre del nord per conquistare i più miti e fertili territori italici. Di lui non si sapeva un gran che. Alcuni raccontavano di mitiche battaglie combattute con grande ardore nei campi belga altri ne ricordavano l'abilità e la determinazione mostrata nella recente guerra francese dove, si diceva, aveva condotto la truppa danese ad uno storico traguardo (semifinale del campionato europeo perso ai rigori).Tuttavia su di lui gravavano ancora molti dubbi poiché i territori italici erano tradizionalmente i più difficili da conquistare e i valorosi guerrieri che avrebbe dovuto incontrare come Platini, Zico, Maradona, Falcao e Rumenigge sembravano più abili ed esperti, ed erano pronti a rendergli cara la pelle e a ferirlo a colpi di fioretto alla sua prima indecisione.
Il nostro però era ben conscio dell'ospitalità che avrebbe ricevuto, perciò si preparò alla lotta e fin da subito mostrò di che pasta era fatto. Il compito era improbo, ma lui, abituato alle difficoltà, con grinta e volontà cominciò a trascinare la propria truppa, ricca di onesti ed intraprendenti mestieranti, verso la vittoria. La prima vittima sacrificata all'altare del nostro eroe fu un certo Maradona, poi fu il turno di le roy Platini addirittura umiliato dal vichingo che si era permesso il lusso di colpirlo mortalmente senza la propria arma letale (la scarpa), quindi tocco' a Falcao e a Rumenigge inchinarsi al cospetto del danese mentre l'ultimo ad arrendersi fu il prode Zico che dopo un'epica battaglia in terra friulana fu costretto ad alzare bandiera bianca. A questo punto la sua truppa era ormai prossima alla vittoria e agli onori e il nostro non ci pensò due volte quando nella vicina regione lombarda gli si presentò l'opportunità di chiudere i conti. Con un preciso fendente trafisse l'incolpevole avversario Piotti (portiere dell'Atalanta), ponendo così fine alla conquista della penisola: l'Italia era ai suoi piedi e al suo popolo non restava che acclamarlo e celebrarlo chiedendogli di diventare il loro sindaco.
L'impresa era riuscita e il freddo vichingo si era imposto con forza e determinazione, eliminando uno dopo l'altro gli ostici nemici, costretti al termine della guerra a giustificarsi con i propri popoli (juventini, romanisti, milanisti...) che non riuscivano a capire come i loro famosi, ricchi e valorosi eserciti avessero potuto perdere con un'armata di combattenti semisconosciuti dotati solo di un gran coraggio e di un'inesauribile forza d'animo. E fu così che Preben divenne il paladino dei poveri, il Davide dei tempi moderni, l'ultimo eroe che riuscì nell'impresa di sconfiggere i ricchi eserciti mercenari delle grandi metropoli.
Probabilmente questa introduzione vi parrà una eccessiva esaltazione dell'ex-attaccante gialloblù, tuttavia serve a far capire quanto il danese sia stato e sia ancora amato dal popolo veronese che lo considera il miglior giocatore che abbia mai indossato la gloriosa maglia dell'Hellas.
Preben Larsen Elkjaer nacque a Copenaghen l'11 settembre 1957. Da giovanissimo si era trasferito in Germania, a Colonia dove però si era fatto conoscere più per le bravate e l'intensa vita notturna che non per i gol e gli assist. Celebre a questo proposito fu la risposta data dal danese al proprio allenatore, che lo aveva accusato di averlo visto in un locale notturno con una sedicente bionda sulle ginocchia e una bottiglia di whisky vuota sul tavolo: •«Niente di più falso•» replicò •«era una bottiglia di vodka•». Nei successivi due anni la sua fama di sbruffone e di provocatore aumentava, mentre sempre di più diminuiva la stima del suo allenatore verso le sue reali capacità calcistiche, così che i tedeschi decisero di liberarsi di questo scomodo ed inutile bisonte danese, cedendolo al Lokeren.
In terra belga Preben trovò il clima perfetto per la sua esplosione. La stima manifestatagli dai dirigenti del club gli permisero di acquisire fiducia nei propri mezzi mentre l'incontro con la futura moglie Nicole lo addolcì e mitigò il suo irrequieto spirito notturno. Le fragili difese belghe ben si addicevano alle sue caratteristiche di bomber e così il buon Preben riuscì a segnare ben 98 gol in sette anni e 190 presenze cominciando così ad attirare le attenzioni di prestigiosi club e conquistando un posto di titolare nella nazionale danese.
E proprio con la maglia del suo paese Elkjaer trovò la consacrazione negli europei francesi del 1984 di cui la Danimarca fu indubbiamente la grande sorpresa. La nazionale bianca e rossa infatti, che si riteneva già soddisfatta per la sola presenza alla fase finale, trascinata da autentici campioni quali Simonsen (pallone d'oro nel 1977) e il giovanissimo Michael Laudrup, stupì tutti riuscendo prima ad umiliare la Jugoslavia (5-0), poi a sconfiggere il Belgio (3-2) ed infine ad impensierire seriamente la Spagna alla quale dovette arrendersi in semifinale solo in seguito ai calci di rigore (con la Spagna). Elkjaer, autore di due gol, al ritorno in patria venne accolto come un eroe dai suoi connazionali e la sua popolarità crebbe a tal punto che la sua effigie cominciò a comparire anche sulle scatole di cioccolatini.
Anche nei taccuini degli osservatori di mezza Europa il suo nome divenne molto popolare tanto che due prestigiosi club quali il Milan e il Real Madrid sembravano ormai sul punto di chiudere la trattativa, quando vennero sorprendentemente beffati dal club gialloblù che grazie al blitz dell'amministratore Rangogni riuscì ad assicurarsi l'asso danese.
L'ambientamento fu rapidissimo e Preben divenne subito il terrore delle difese italiane e con le sue furiose galoppate a rete trascinò gli scaligeri al storico scudetto. Il suo bottino di gol non fu stratosferico (8 gol), ma il suo carisma, l'abilità nel creare spazi per i compagni, l'esplosiva potenza fisica e la sua determinazione furono fondamentali per la conquista del tricolore e lo fecero diventare il simbolo e l'idolo di questa magnifica squadra.
Per altri tre anni Elkjaer deliziò le platee gialloblù garantendo al club scaligero due salvezze tranquille, un prestigioso 4•° posto ed altre giornate memorabili (epiche furono le sfide con Juve e Napoli). In ambito europeo invece le sue ambizioni si infransero contro lo scandaloso arbitraggio di Wurz che con le sue strampalate decisioni regalò la qualificazione alla Juventus nella coppa Campioni 1985-86. Elkjaer tuttavia ebbe modo di riscattarsi l'estate successiva. Infatti la nazionale danese fu protagonista di un'altra splendida avventura, ai mondiali messicani del 1986 (dove erano presenti anche altri gialloblù come Briegel, Di Gennaro, Galderisi e Tricella). I vichinghi iniziarono la manifestazione in modo travolgente ed, infatti, nel girone iniziale sconfissero Scozia (1-0), Uruguay (6-1) e Germania (2-0) mentre il nostro attaccante mise a segno quattro gol in tre partite. I sogni di gloria tuttavia vennero ancora una volta spenti dalla Spagna che si impose negli ottavi con un secco 5-1.A Preben rimase la soddisfazione del 4•°posto in classifica cannonieri che si aggiunse ai precedenti riconoscimenti dati rispettivamente dal 3•° e 2•° posto nel pallone d'oro del 1984 e del 1985.
Nel 1988 all'età di 31 anni Elkjaer a causa dei problemi finanziari della società veneta fu costretto a lasciare l'Italia per tornare a giocare in patria nel Vejle, dove terminò la propria esperienza in nazionale con all'attivo 69 presenze e 38 gol e dove nel giro di pochi anni appese le scarpe al chiodo.
Esemplare per la grinta e lo spirito di squadra, quando era lanciato poteva travolgere qualsiasi ostacolo tanto era potente. La sua imponente statura fisica ben si completava con l'agilità del piccolo Nanu Galderisi ed, infatti, i due formarono una coppia quasi perfetta. Lo stile di gioco era sgraziato anche se si era addolcito con il tempo e proprio questo modo abbastanza goffo di correre unito però ad una forza di volontà incredibile erano il simbolo di un gruppo di giocatori non molto dotati tecnicamente ma che grazie alla determinazione e la voglia riuscì a raggiungere traguardi impossibili.
Oggi Elkjaer dopo una breve parentesi come allenatore è general manager del Silkeborg e anche in questo ruolo ha trovato modo di rendersi utile alla nostra mitica società. Tre anni fa infatti ha portato in riva all'Adige Martin Laursen, il nuovo idolo dei supporters gialloblù, mentre ora sembra in procinto di regalarci un altro gioiello del Silkeborg: Polvsen, rapido centrocampista esterno che sta guidando la propria squadra ad uno storico titolo.
Stagione | Squadra | Serie | Presenze | Reti |
1976 | Vanlose (Dan) | A | 15 | 7 |
1976-77 | Colonia (Ger) | A | 9 | 1 |
1977-78 | Colonia (Ger) | A | 0 | 0 |
Feb. 1978 | Lokeren (Bel) | A | 0 | 0 |
1978-79 | Lokeren (Bel) | A | 33 | 13 |
1979-80 | Lokeren (Bel) | A | 32 | 21 |
1980-81 | Lokeren (Bel) | A | 33 | 22 |
1981-82 | Lokeren (Bel) | A | 31 | 17 |
1982-83 | Lokeren (Bel) | A | 29 | 11 |
1983-84 | Lokeren (Bel) | A | 32 | 14 |
1984-85 | Hellas Verona | A | 23 | 8 |
1985-86 | Hellas Verona | A | 21 | 9 |
1986-87 | Hellas Verona | A | 22 | 8 |
1987-88 | Hellas Verona | A | 25 | 7 |
1988-89 | Vejle (Dan) | A | 25 | 6 |
1989-90 | Vejle (Dan) | A | 20 | 6 |
Campionato | Coppe Nazionali | Spareggi/PlayOut | TOTALE | ||||||
Stagione | Serie | Pres. | Reti | Pres. | Reti | Pres. | Reti | Pres. | Reti |
1984-85 | A | 23 | 8 | 9 | 5 | 0 | 0 | 32 | 13 |
1985-86 | A | 21 | 9 | 5 | 1 | 4 | 4 | 30 | 14 |
1986-87 | A | 22 | 8 | 7 | 0 | 0 | 0 | 29 | 8 |
1987-88 | A | 25 | 7 | 7 | 1 | 7 | 5 | 39 | 13 |
Totale | - | 91 | 32 | 28 | 7 | 11 | 9 | 130 | 48 |
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