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PROSSIMO IMPEGNO
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Leggenda narra che nel cimitero di Castelrotto, su una amena collinetta all'imbocco della Valpolicella, furono costudite le spoglie di uno dei primi presidenti del Verona: il Conte Bellini Carnesali. La storia dietro questo personaggio è veramente singolare e sembra uscita da una operetta ottocentesca. Anche in questo caso ve ne dovremo rendere conto in futuro perché le vicende meritano approfondimento a parte. Ma una storia non è una storia bella se non c'è almeno una foto! Da qui la provocazione all'interno della redazione: "Dai Carlo, te abite in zona, ciapa la bici e va a vedar!".
Sicché il buon Carlo è partito davvero, e sempre la stessa leggenda vuole che abbia inforcato la sua bicicletta a gomme piene del Primo Battaglione Bersaglieri Ciclisti e si sia involato verso le salite che portano al detto camposanto. Arrivato sul posto non abbiamo capito esattamente come, se corrompendo un guardiano o cercando la chiave sotto lo zerbino, è riuscito ad entrare nella tomba di famiglia e a fotografare l'epitaffio del nostro ex-presidente.
La lapide riporta nome completo, foto, date di nascita e di morte complete. Più di quanto potevamo chiedere. Fine della leggenda di Carlo l'esploratore dell'Ade.
Parte da qui l'idea, malsana per alcuni, coraggiosa per altri ma naturale per chi alla fine l'ha affrontata, di visitare i cimiteri cittadini alla ricerca delle persone che ancora ci mancano per completare il grande puzzle della storia del nostro Verona.
Dibattito in redazione: è una scelta etica? Qualcuno al cimitero non ci vuole entrare se non sotto costrizione, ad altri è un ambiente che non piace. Personalmente lo trovo un luogo estremamente interessante, un luogo di raccoglimento e di pace. Prima di tutto perché far visita alle spoglie di una persona è un atto di carità, in secondo luogo è una azione che mantiene la consapevolezza che la morte fa parte della vita e che prima o poi lì ci dobbiamo finire tutti. Alla fine la redazione ha deliberato che si può fare: non è forse il nostro mestiere quello di tenere vive storie e persone che altrimenti rischierebbero di essere dimenticate?
Non ricordo su quale teca di quale eremita mummificato da bambino lessi la scritta "io ero quello che tu sei, tu sarai quello che io sono".
Così, dopo questa allegra frase che fa il paio con "Ricordati che devi morire" tratta da "Non ci resta che piangere", si parte quindi con la ricerca. Un bel lavoro di incrocio di dati tra il nostro almanacco e il database dell'Agec ed esce una lunga lista di tappe da fare: Santa Lucia, San Massimo, Chievo, Quinzano, Avesa, San Michele Extra ma soprattutto Cimitero Monumentale.
Mentre per i cimiteri più piccoli è stato sufficiente un sopralluogo abbastanza rapido, affrontare il Cimitero Monumentale è stato particolarmente impegnativo. Partimmo in tre, un giorno di primavera, temerari, ognuno con in cuor le proprie spinte motivazionali, io, Paolo e Matteo.
Uno dei due leoni all'ingresso principale ci fissa, l'altro invece dorme. Siamo all'ingresso del cosiddetto "albergo ai du leoni". Uno rappresenta la morte e l'altro la resurrezione ma c'è anche un altro significato: uno attende la morte annoiato, l'altro resta sveglio e vigile in attesa come raccomandò di fare Gesù Cristo.
Entriamo con una cartina in mano, ci sono i nomi dei nostri gialloblu da cercare, ci sono una serie di indicazioni di seguito, sembra una caccia al tesoro. Mentre Matteo mi regge la piantina con l'elenco, io inizio a destreggiarmi tra le varie zone del campo e i vari settori. Tra un "intercolumnio" e un "fronte ambulacro" dopo un po' si capisce il meccanismo e si avanza veloci, a volte dribblando inumazioni in corso e anziani che giustamente non capiscono esattamente cosa stiamo facendo. Come biasimarli.
Lo studio preliminare della lista ha permesso di creare un percorso che ci eviti troppi salti tra una zona ed un'altra ma la strada da fare è comunque parecchia. Man mano che avanziamo iniziamo a trovare le sepolture che ci interessano. Bruno Biagini, uno dei veterani, i fratelli Carra, Manzini, Castiglioni, Cipriani, Recchia... Mentre passiamo per i corridoi, Paolo si limita a fotografare e a constatare l'effettiva somiglianza delle foto dei defunti con quelle che abbiamo in almanacco e spesso lo fa a memoria. Mentre io e Matteo abbiamo un atteggiamento più pragmatico volto al risultato, Paolo sembra quasi rapito dal luogo in cui si trova tant'è che mentre usciamo da un settore dove abbiamo trovato Severo Carra e Angelo Barbi, si ferma nel lungo corridoio e guardando a terra (lato ambulacro, per la precisione, da non confondere con fronte ambulacro) esclama: "questo è il nostro Nereo Marini. Ma abbiamo già tutti i dati". Paolo in connessione diretta con l'essenza dei nostri ex gialloblu ha ricevuto una chiamata. Situazioni incredibili che succedono solo a lui che evidentemente è un predestinato per questo ruolo di "bardo" del gruppo. A me invece è capitato di essere "chiamato" dalla lapide di una anziana signora che undici anni fa mi aveva tamponato in auto. Probabilmente non mi aveva insultato a sufficienza quel giorno e doveva dirmene altrettante. Ho una diversa predestinazione evidentemente.
Alla fine della ricognizione, stanchi morti, siamo riusciti a ricostruire i dati anagrafici di oltre 50 nostri giocatori e a correggere almeno una ventina di dati non corretti. I dati riguardano sia giocatori con poche presenze sia nomi mitici di cui nel tempo si erano perse le tracce, solo per fare qualche nome: Bruno Biagini, Carlo Sabadini, Antonio Bonesini, Guido Bosio, Dino Cavalleri e Almerigo Recchia, tutti ben oltre le 100 presenze. Degni di nota anche i già citati fratelli Carra, Giulio e Severo e non possiamo dimenticare Esterino Avanzi, del quale fino a poco tempo fa disponevamo di pochissime informazioni e che invece ha rivelato una storia, tragica, che racconteremo prossimamente. In un caso, abbiamo trovato anche una foto che ci mancava, quella del povero Lionello Ambroso, morto a soli 25 anni nel 1922 e immortalato con la divisa di gioco dell'epoca. Altra storia su cui ci ripromettiamo di indagare in futuro
Fieri del lavoro svolto, poco dopo aver presentato in redazione i risultati ottenuti, il nostro Carlo ci dice: "bene, abbiamo le date di morte ma non abbiamo il luogo di morte!".
Ok Carlo, ci inventeremo qualcos'altro, promesso.
Valeriano
p.s. tra le varie visite programmate, abbiamo fatto anche una deviazione per visitare la tomba di Guido Tavellin sulla cui lapide la famiglia ha posto una frase del Foscolo: "Nessuno muore finché vive nel cuore di chi resta". Così anche noi, a modo nostro, facciamo in modo che nostri cari ex-gialloblu non muoiano mai.
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Beh insomma, non possiamo certo lamentarci. Abbiamo chiesto al Verona di onorare la maglia, di lottare fino alla fine, di non mollare mai. Partivamo da una situazione drammatica ed hanno recuperato punti partita dopo partita, sprecando pure qualche occasione importante per venirne fuori definitivamente. Ma non importa. Questo fa parte del gioco e dello stress. Ora però la stagione ce la giochiamo tutta in 90 minuti, più eventuali rigori. Sarà una sfida veloce a chi ne ha di più.
[continua]Riepilogo stagionale e classifica generale
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