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HELLAS VERONA

1
MILAN3

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CAGLIARI 

HELLAS VERONA

 
Hellas Verona english presentation
Descendere (non morari) - Speciale retrocessioni su Hellastory.net

1989/1990, parte 2

La stagione inizia con una sconfitta in Coppa Italia a Barletta, squadra che milita in serie B e che si toglie lo sfizio di eliminare il Verona al primo turno. Bagnoli lo aveva detto: "Ci vorrà tempo per ingranare con una squadra di giocatori che non hanno mai giocato assieme". E lo ribadirà anche dopo l'esordio in campionato in quel di Bergamo, con l'Atalanta che si impone per 1-0, in una calda domenica di fine agosto. Il Verona tiene il campo ma ai nerazzurri basta un gol di Madonna sul finire del primo tempo per chiudere la gara. Qualcosa di positivo però si vede, o almeno, rispetto ad un avversario che parte con lo stesso obiettivo del Verona ma che risulta sicuramente più affiatato ed esperto la sconfitta di misura è accettabile.

Serie A 1989/90 | 1a giornata | 27/8/1989
ATALANTA BERGAMASCA CALCIO
ATALANTA BERGAMASC.
1
  AC VERONA HELLAS
AC VERONA HELLAS
0
43' Madonna marcatori -
F.Ferron, Contratto, Pasciullo, Bordin, Progna, Bonacina, Stromberg, M.Bortolazzi (46' Barcella), C.Caniggia, Nicolini (79' C.Prandelli), Madonna.   A.Peruzzi; A.Bertozzi (60' V.Pusceddu), E.Calisti, L.Favero, V.Sotomayor; A.Acerbis, G.Gaudenzi, R.Prytz; P.Fanna, M.Iorio, D.Pellegrini (II)
Mondonico ALL O.Bagnoli

Arbitro
F.Baldas (Trieste - TS)

Dopo l'esperienza infelice del modulo a zona sperimentato da Bagnoli per almeno metà della stagione precedente, l'Osvaldo torna all'antico impostando la squadra in modo molto pragmatico con la sua classica zona mista. In porta Peruzzi viene preferito a Bodini che nemmeno in riva all'Adige troverà spazio da titolare; a dirigere la difesa Favero che agisce da libero ma, all'occorrenza, può anche essere utilizzato in marcatura, mentre il ruolo di stopper viene affidato a Sotomayor, completano il pacchetto arretrato, almeno nella prima gara, Bertozzi e Calisti, quest'ultimo viene chiamato a fare da "fluidificante" sulla fascia sinistra, ruolo che Bagnoli ritiene indispensabile per il suo gioco (interpretato in passato da terzini del valore di Marangon, De Agostini e Volpecina). Il faro di centrocampo viene affidato a Prytz, con Gaudenzi e Acerbis a fare il lavoro sporco dei mediani e Fanna che torna a calcare le fasce laterali come ai bei tempi, in attacco il redivivo Iorio e il giovane Pellegrini. Siamo ancora nel campo degli esperimenti e nel corso della stagione, pur non cambiando sostanzialmente il modulo, saliranno alla ribalta altri giocatori, in particolare Pusceddu nel ruolo di terzino sinistro, Gutierrez jolly difensivo con buona propensione a portarsi anche in zona gol, e Magrin in coppia con Prytz in cabina di regia. In attacco, preso atto della tecnica e fantasia di Pellegrini, che diventa titolare fisso, Bagnoli alternerà Gritti e Iorio a fare i centravanti puri. A conti fatti, sarà proprio il reparto offensivo il punto più dolente.

Lo schieramento del Verona 1989/90
Lo schieramento del Verona 1989/90.

Alla seconda di campionato è di scena al Bentegodi la Juventus: i bianconeri si impongono per 4-1, risultato già eclatante di suo che potrebbe anche essere più pesante per i colori gialloblu. Certo, si tratta della Juve ma, a parte il fatto che per i bianconeri il Bentegodi negli anni '80 era sempre stato un campo ostico (una sola vittoria a fronte di cinque sconfitte e un pareggio), il Verona non è mai in partita ed offre una prestazione sconcertante, solo parzialmente giustificata dall'espulsione di Gaudenzi nel primo tempo. Per i gialloblu va a segno Iorio nel finale con una bella azione personale in area.
Alla terza giornata il Verona cede le armi anche in casa della neopromossa Bari dove ritrova l'ex capitano Di Gennaro da avversario: sconfitta di misura per 2-1 e ultimo posto in classifica, in solitaria, unica squadra ancora a 0 punti. L'Hellas è un cantiere aperto e Bagnoli manda in campo la terza formazione diversa in tre partite.
Alla quarta giornata c'è la corazzata Napoli di scena al Bentegodi e alla vigilia le speranze di fare punti per la cenerentola gialloblu sono ridotte al lumicino. La gara finisce 2-1 per i partenopei ma il Verona gioca una buona gara, sia sotto l'aspetto della grinta che sotto il profilo tattico, qualcosa di buono, insomma, incomincia a vedersi. Da sottolineare il secondo gol di Gutierrez dopo quello di Bari.
Nella gara successiva, sul campo di Ascoli, arriva il primo punto della stagione e il primo gol in gialloblu di Davide Pellegrini che, con un perfetto destro a girare da fuori area, porta in vantaggio il Verona. La vittoria sfugge proprio negli ultimi minuti quando Aloisi di testa anticipa Sotomayor e infila Peruzzi.
Portarsi in vantaggio, non riuscire a chiudere la gara e poi farsi recuperare, magari nel finale di partita, è un cliché che verrà purtroppo riproposto più volte nel corso del torneo.
Nel frattempo la campagna abbonamenti si è fermata a 8967 tessere, circa 4000 in meno della stagione precedente, e la contestazione nei confronti della dirigenza è sempre più pesante. In occasione della partita contro la Lazio, alla sesta di campionato, in curva sud campeggia lo striscione "Chiampan – Polato il Verona avete rovinato", mentre si lanciano cori a favore di Bagnoli: nessuno si aspetta che faccia miracoli con una squadra che sembra già condannata dopo poche gare, ma la sua fedeltà ai colori gialloblu e l'abnegazione con cui, nonostante tutto, continua a lavorare a testa bassa onorando il suo ruolo fino in fondo, lo rendono agli occhi dei tifosi l'unico baluardo di dignità di fronte al disastro annunciato.

Con la Lazio ancora Pellegrini in gol nel primo tempo, poi una rocambolesca autorete di Sotomayor regala il pari agli ospiti. Risultato a parte, il Verona mostra evidenti segni di ripresa, si cominciano a vedere determinati equilibri in campo, maggiore dialogo tra i reparti e, se si evita di guardare la classifica, c'è quasi da essere ottimisti.
Si attende la prima vittoria in campionato che potrebbe arrivare contro il Lecce, sempre in casa, la settimana successiva. Si registra invece un altro pareggio, stavolta a reti bianche, e i gialloblu restano ancora ultimi in classifica appaiati alla Cremonese.

"GIACOMARRO! CHI ERA COSTUI?"

Domenico Giacomarro
Domenico Giacomarro

Uno degli ultimi arrivi in casa gialloblu, a novembre, è Domenico Giacomarro. Siciliano di Marsala, classe 1963, arriva dalla Triestina scambiato con Fabio Marangon. Le sue 14 presenze nel Verona saranno le uniche in serie A di una carriera passata nei campi della B e soprattutto della C. Un "carneade" che non lascia traccia di se sul campo ma che diventa in qualche modo il simbolo di quel Verona "assortito" creato da Landri. Giacomarro, nel corso della stagione ma soprattutto negli anni a venire, rischia addirittura di diventare un neologismo tra i tifosi, sintesi del concetto "ci elo quel lì? Giacomarro?" da applicarsi a qualche perfetto sconosciuto che non si capisce bene per quale motivo sia finito in quel posto.
Migliora il gioco e la squadra comincia ad avere una fisionomia ben definita, ma manca ancora una vera identità di gruppo, e per quella, Bagnoli lo sa bene, ci vuole tempo. Tuttavia, ci si aspetta comunque un'inversione di marcia che invece non arriva, al contrario inizia un periodo decisamente negativo, soprattutto in termini di risultati.
Il Verona, pur non sfigurando, perde 0-1 a Marassi contro la Sampdoria, impatta 1-1 in casa con la Cremonese e poi perde ancora: per 1-2 a Udine, 0-3 in casa contro l'Inter e 0-1 a Bologna . Dopo 13 partite la squadra gialloblu è ultima in classifica con 4 punti, a 3 lunghezze dalla Cremonese penultima e a 6 punti dal Genoa quintultimo.
La stagione sembra davvero segnata, nonostante i miglioramenti la squadra non ingrana e a tratti sembra veramente di categoria inferiore rispetto alle altre pretendenti alla salvezza, a onor del vero manca anche quel pizzico di fortuna che potrebbe far volgere a favore alcuni episodi, far girare in positivo una gara e cambiare il corso degli eventi.
Il primo vero sussulto che fa presagire la tanto sospirata ripresa è contro la Roma al Bentegodi. I gialloblu vanno in doppio vantaggio grazie ad una punizione al fulmicotone di Pusceddu e ad un bellissimo gol di Pellegrini, ma subiscono l'ennesima rimonta in soli tre minuti, prima di chiudere in attacco e di trovare la traversa su una bellissima conclusione di Prytz da fuori. Alla "domenica sportiva" Bagnoli dice che "il Verona c'è ma manca di fortuna, forse dovremmo toccare il culo a qualcuno più fortunato di noi per vedere se cambiano le cose."
Non sappiamo se poi è stato individuato il culo giusto e, nel caso, chi sia andato a toccarlo per bene, fatto sta che la domenica successiva, grazie ad una zampata sottomisura di Bertozzi, il Verona espugna Genova e si gode la prima vittoria della stagione. Sulle ali dell'entusiasmo, la domenica successiva, arriverà anche la seconda, in casa contro la Fiorentina, con un gol di Magrin all'89. Torna un po' di fiducia attorno alla squadra che, finalmente, vede la luce in fondo al tunnel: con 5 punti in 3 gare si porta a quota 9, a tre lunghezze dalla quintultima piazza occupata dal Cesena.
Il 17 dicembre il Verona sarebbe di scena a San Siro contro il Milan, ma i rossoneri di Sacchi sono impegnati contro il Nacional de Medellin per la Coppa Intercontinentale. La gara viene quindi rimandata a mercoledì 3 gennaio e il Verona chiude l'anno proprio contro il Cesena, allenato da Lippi, che espugna il Bentegodi con un rotondo 2-0 frutto di una perfetta interpretazione del classico copione da trasferta: difesa e contropiede.
Il 3 gennaio è una classica giornata invernale padana, di quelle grigie e fredde: a San Siro cala la nebbia e il recupero tra Milan e Verona viene interrotto al 28' del primo tempo sul risultato di 0-0.
I gialloblu chiudono quindi il girone di andata all'ultimo posto in solitaria.
La città, la provincia, i tanti tifosi gialloblu, continuano a sostenere la squadra nonostante la posizione di classifica. Non è masochismo ne semplice attaccamento ai colori, si tratta invece di un atto dovuto nei confronti dell'allenatore in primis, ma anche nei confronti di un lotto di giocatori buttati in qualche modo nella mischia, alcuni con limiti tecnici evidenti che avrebbero fatto storcere il naso alla piazza solo un paio di anni prima, che però lavorano, si impegnano e stanno sicuramente facendo il massimo. È un Verona che attira simpatia e che nonostante le difficoltà sta mettendo in luce alcune individualità di tutto rispetto, in primis Peruzzi che, ad onta della giovane età, si muove tra i pali e nell'area piccola come un veterano, mostrando notevole personalità. Poi Gaudenzi e Pusceddu, piedi buoni e molta grinta, in costante crescita raggiungeranno l'apice della forma nel finale di campionato, ma già se ne intravedono le potenzialità. Su tutti spicca però Davide Pellegrini, il classico numero 7 che rompe gli schemi con la sua fantasia, con giocate imprevedibili; gracile ed etereo, sorriso accennato ma accattivante, piuttosto ritroso alle interviste che affronta dosando poche parole, possibilmente riducendo quelle con la "r" che arrotola palesando un che di aristocratico: diventa l'idolo delle ragazzine veronesi e l'ultimo pupillo della saga veronese di Bagnoli.
Il girone di ritorno inizia con l'ennesimo pareggio interno e l'ennesima rimonta avversaria: contro l'Atalanta il Verona va in vantaggio nel primo tempo su rigore trasformato da Magrin ma si fa raggiungere nel finale di gara da un gol di Bresciani. Alla vigilia, un pari contro i nerazzurri di Mondonico, sesti in classifica a pari punti con la Juventus, poteva anche essere accettabile, ma per come si era messa la partita resta invece l'amaro in bocca.
Nelle successive 7 gare il Verona inanella 3 sconfitte e 4 pareggi (tra cui quello a reti inviolate contro il Milan a San Siro, recupero del recupero giocato finalmente il 7 febbraio), non muovendosi mai dall'ultima posizione in classifica e vedendo la quota salvezza allontanarsi sempre di più: il quintultimo posto, occupato dal Cesena, dista 5 punti.
Se la classifica è impietosa, sul campo il Verona continua a mettercela tutta ma senza ottenere i risultati sperati. Eppure, rispetto all'inizio di stagione, la squadra adesso ha una sua quadratura e riesce a tenere il campo con una certa personalità. A Torino contro la Juventus i gialloblu vanno addirittura in vantaggio con Iorio, ma come da copione si fanno poi rimontare perdendo di misura (1-2).
Bagnoli come sempre non si sbilancia ma continua a lavorare a testa bassa.

Peruzzi, Gaudenzi, Pusceddu e Pellegrini
I gialloblu maggiormente in mostra nella sfortunata stagione: Peruzzi, Gaudenzi, Pusceddu e Pellegrini.

TERRA! SI INTRAVEDE LA SALVEZZA

Il 18 febbraio è una splendida giornata, talmente tiepida e luminosa che sembra già primavera. Le strade che portano al lago sono intasate già dal mattino e il colpo d'occhio del Bentegodi non è quello dei tempi migliori ed è comprensibile visto che il Verona viene dalla sconfitta di Lecce e ospita la Sampdoria terza in classifica. Gli ospiti tengono il pallino del gioco praticamente per tutta la gara, ma a vincerla è il Verona con un gol del solito Pellegrini: stavolta niente rimonte!
È una vittoria importantissima, non solo per il morale ma anche per la classifica: l'Ascoli perde a Bologna e il Verona la supera salendo al penultimo posto ed ora, nel mirino dei gialloblu c'è la Cremonese, prossima avversaria, a un solo punto. La quota salvezza adesso è a 3 punti.
Allo "Zini" finisce 1-1 ma è un punto che vale oro perché arriva nel finale di partita grazie ad un gol di Pusceddu, dopo che i padroni di casa avevano aperto le marcature con Dezotti. Il Verona esce bene da una partita dura e tesa che, pur lasciando inalterata la classifica, rafforza la sicurezza della squadra gialloblu in vista di un altro scontro fondamentale: al Bentegodi arriva l'Udinese che, con 20 punti (gli scaligeri ne hanno 17) occupa il quintultimo posto.
La gara contro i friulani non ha storia: il Verona la chiude già nel primo tempo con i gol di Magrin su rigore, concesso per fallo su Gaudenzi e poi con una perfetta deviazione di testa dello stesso Gaudenzi su cross di Pusceddu. Gli ospiti sembrano davvero poca cosa e il Verona potrebbe segnare ancora, regalando ad un Bentegodi che torna a mostrare meno vuoti in tribuna, una giornata di calcio d'altri tempi.
Il Verona raggiunge la Cremonese a 19 punti, a un solo punto dalla salvezza. Quella che per tanto tempo era stata solo una debole speranza sottaciuta, diventa un realtà: si torna in corsa per rimanere in serie A!
Lo scoglio da affrontare dopo la convincente vittoria ai danni dell'Udinese si chiama Inter. La trasferta di San Siro che solo poche settimane prima sarebbe stata definita proibitiva, rimane una prova difficilissima, ma i gialloblu, oltre alle motivazioni di classifica, sono finalmente consci delle proprie possibilità. Il Verona gioca una partita accorta e molto aggressiva a centrocampo mettendo in difficoltà la squadra di Trapattoni che nel primo tempo arriva al tiro solo dalla distanza trovando sempre un Peruzzi all'altezza. Nella ripresa i gialloblu falliscono un'occasione più unica che rara con Pellegrini che, imbeccato da un perfetto cross di Pusceddu al termine di una devastante scorreria sulla fascia, solo davanti a Zenga non riesce a concludere e si fa recuperare. Nel finale il forcing dell'Inter mette i brividi e si registra un clamoroso errore di Berti di fronte a Peruzzi. Pareggio giusto e sudato. Il Verona c'è ed ora attende il Bologna al Bentegodi.
Quella contro i felsinei, ormai virtualmente salvi e addirittura in odore di zona UEFA, è probabilmente la più bella gara giocata dal Verona in questa sfortunata stagione, sicuramente la più ricca di emozioni. Dopo una serie di occasioni sprecate i gialloblu aprono le danze con Gritti che spiazza Cusin con una deviazione rasoterra su assist di Pellegrini. Giusto il tempo di commentare il vantaggio e il Bologna impatta con Waas servito da Giordano sul limite del fuorigioco. Nella ripresa scaligeri ancora avanti, stavolta con Pellegrini che realizza da pochi passi su cross basso del solito Pusceddu, di gran lunga il giocatore più in forma del momento. Il Bologna non molla e si procura un rigore che però Bonetti si fa parare da Peruzzi. Lo stesso Bonetti, poco dopo, infilerà comunque il portiere gialloblu con un bellissimo sinistro al volo. Di emozione in emozione si arriva al 76': calcio di punizione dalla destra, Magrin pennella al centro, Gritti svetta di testa, Cusin respinge ma lo stesso Gritti, con caparbietà, ribadisce in rete per poi correre sotto la sud a prendersi il meritato encomio. Finisce 3-2 e il Verona si porta per la prima volta alla quota salvezza (22 punti), in coabitazione con Udinese, Cesena e Fiorentina.
La continuità di risultati passa ora da una trasferta impegnativa contro la Roma. I giallorossi, seppur reduci dalla vittoria nel derby, non stanno vivendo un buon momento e, dopo aver chiuso il girone di andata al terzo posto, ora si trovano fuori dalla zona UEFA. Si gioca al Flaminio perché l'Olimpico si sta facendo il lifting per il mondiale e l'impressione è che il Verona nella città eterna sia venuto solo in gita: finisce 5-2 per i giallorossi di Radice e il risultato si commenta da solo. La Cremonese batte l'Ascoli, condannandola di fatto alla B, Udinese, Fiorentina e Cesena pareggiano: la truppa di Bagnoli si ritrova al penultimo posto ma la quota salvezza è comunque lì, ad un punto.
La gara contro il Genoa, alla quartultima di campionato, diventa quindi fondamentale: in caso di vittoria oltre a portare a casa 2 punti preziosissimi, si inguaierebbero i liguri. I rossoblu hanno 3 punti in più del Verona e a forza di pareggi (3 nelle ultime 3 partite) si stanno mettendo al sicuro. Purtroppo per l'Hellas, la squadra di Scoglio riuscirà a portare a casa l'ennesimo pareggio festeggiando a fine gara la salvezza virtuale. Eppure per il Verona la partita inizia benissimo: al 7' Fanna approfitta di un'incertezza difensiva e mette dentro il suo unico gol in campionato, a distanza di cinque anni (si festeggiava lo scudetto contro l'Avellino) dal suo ultimo centro in maglia gialloblu. Ci sarebbe l'occasione, con Gritti, per segnare il secondo gol, ma davanti a Braglia alza troppo la mira. Pian piano il Genoa prende il sopravvento mostrando una miglior forma fisica e un maggiore tasso tecnico nel possesso palla. Tuttavia il Verona tiene bene il campo e nella ripresa Pellegrini coglie la traversa con un bellissimo destro dal limite. In pratica si torna indietro di qualche mese e si assiste all'ennesima replica della "rimonta subita."
Sfortuna a parte, il Verona non è quello brillante di qualche settimana prima, e lo si vede ancora più chiaramente la domenica dopo, a Firenze, dove la truppa di Bagnoli perde per 1-3 dopo essere stata, come al solito, in vantaggio grazie al quinto sigillo stagionale di Pellegrini. Alla vigilia della gara la Fiorentina, in crisi, ha un solo punto in più del Verona, ma in rosa c'è un certo Roberto Baggio che, nel secondo tempo, con una doppietta, condanna i gialloblu che ora sono a 2 punti dalla quintultima con solo due gare da giocare.
C'è sconforto, inutile negarlo, dopo il filotto di 8 punti in 5 gare che aveva fatto sfiorare per un attimo la salvezza, la squadra ha subìto una flessione ed ora la situazione si fa veramente critica: al Bentegodi arriva il Milan di Sacchi, campione d'Europa, campione del Mondo e primo in classifica a pari punti con il Napoli.

DALLA "FATAL VERONA" ALLA PIADINA INDIGESTA: OVVERO DAL PARADISO ALL'INFERNO IN 180 MINUTI

Della "seconda fatal Verona" si è parlato a lungo e non è il caso di dilungarci troppo in questa sede. Il Verona batte il Milan in rimonta stravolgendo il pronostico. Se il tifoso veronese ricorda quella gara come l'ennesima testimonianza della caparbietà di quel Verona tanto raffazzonato quanto generoso, diretta espressione del carattere del suo allenatore e dello spirito dei suoi sostenitori, la stampa nazionale non si cura affatto delle sorti dei gialloblu, ma si divide tra chi urla al complotto contro il Milan e chi invece giudica la squadra di Sacchi al capolinea, vittima di sé stessa.
Dopo un primo tempo equilibrato in cui gli ospiti vanno in vantaggio con un calcio di punizione di Simone, nel secondo tempo succede di tutto: l'arbitro Lo Bello prima espelle Sacchi che protesta per i troppi falli subiti dalla sua squadra, poi, dopo il pareggio veronese che arriva con un perfetto colpo di testa di Sotomayor, espelle Rijkaard per doppia ammonizione e Van Basten per proteste plateali (si toglie la maglia e la getta a terra). Il pareggio non serve ai rossoneri perché da Bologna, dove gioca il Napoli, i partenopei avevano già chiuso la gara nel primo tempo (finirà 4-2 per gli azzurri). Al 90' arriva il gol di Pellegrini, un pallonetto perfetto che supera Pazzagli e fa esplodere il Bentegodi. Nei minuti di recupero verrà espulso anche Costacurta.
Le decisioni arbitrali fanno passare in secondo piano il fatto che il Verona, dopo aver subito il gol, inizia a mettere in difficoltà un Milan che probabilmente pensa di aver già la partita in tasca. Pazzagli viene impegnato prima dell'intervallo e lo sarà ancora nel secondo tempo, segno che i rossoneri faticano a tenere il passo e a gestire una gara che il Verona interpreta con la disperazione di chi non ha più nulla da perdere. Di certo Lo Bello ci mette del suo, ma dopo il pareggio scaligero è chiaro che il Milan va in confusione e, anziché reagire come la caratura tecnica suggerirebbe, si lascia invece prendere dal nervosismo finendo per perdere la partita. Per completezza bisogna dire che il clima in casa milanista era già piuttosto caldo, in quanto era stata appena data la vittoria a tavolino al Napoli per la partita pareggiata sul campo a Bergamo, rimasta famosa per la "monetina di Alemao" che permise ai partenopei di appaiare i rossoneri in testa alla classifica alla vigilia della trasferta veneta.
La vittoria sul Milan non è l'unico avvenimento che viene festeggiato a Verona in quel periodo: pochi giorni prima veniva infatti liberata la piccola Patrizia Tacchella, figlia dell'imprenditore Imerio Tacchella, presidente della Carrera Jeans, rapita a fine gennaio. La presenza della piccola allo stadio viene sottolineata dai giornali e dai servizi televisivi.

Pellegrini beffa Pazzagli con un pallonetto
Pellegrini beffa Pazzagli con un pallonetto, siglando la rete del 2-1.
Foto www.hellas1903.it

A Cesena ci si gioca tutto. E Serve una vittoria. Anzi: serve un'impresa, innanzitutto perché i romagnoli se la giocano in casa e i nostri eroi lontano da Piazzale Olimpia non è che abbiamo brillato (solo 8 punti guadagnati in trasferta sui 25 totali) ma anche perché quella di Lippi è una buona squadra che già all'andata al Bentegodi si era mostrata superiore.
A Cesena il Verona non vince dal 1983, una vittoria che blindò il clamoroso quarto posto per i gialloblu (e la garanzia di partecipare ad una coppa europea l'anno seguente) e significò retrocessione per i bianconeri.
Il Cesena è stata anche l'ultima squadra allenata da Bagnoli prima di arrivare a Verona. L'Osvaldo aveva portato in serie A i romagnoli nel 1980-'81 per poi accettare la proposta della nuova società guidata da Guidotti. Vinse di nuovo il campionato cadetto, stavolta con i gialloblu, inaugurando così l'era che porterà il suo nome.
Insomma, per quanto ci si focalizzi sul semplice fatto che si tratta solo di una partita di calcio, la posta in palio e l'avversario rendono la settimana che precede la gara particolarmente tesa.
I tifosi tacciono, difficile esporsi in un pronostico che certamente non è a favore del Verona, ma intanto organizzano l'esodo in terra romagnola: saranno circa 7000 i veronesi che raggiungeranno Cesena il 29 aprile riempiendo la curva ospiti del nuovo stadio, mentre tutti gli angoli della provincia sono in qualche modo sintonizzati su Radio Adige, come ai tempi dello scudetto.
Al Manuzzi mancherà Peruzzi, infortunatosi in settimana, per il resto Bagnoli avrà a disposizione la rosa al completo.
Sotto un sole primaverile, davanti a 24000 spettatori, praticamente il tutto esaurito, si gioca l'ultimo atto del torneo.

Serie A 1989/90 | 34a giornata | 29/4/1990
AC CESENA
AC CESENA
1
  AC VERONA HELLAS
AC VERONA HELLAS
0
Il Verona retrocede matematicamente in Serie B.
79' Agostini marcatori -
Rossi, Gelain, Nobile, Esposito, Calcaterra, Jozic, Piraccini, Del Bianco, Agostini, Domini (82' Cuttone), F.Turchetta (70' Djukic).   L.Bodini; L.Favero, N.Gutierrez, V.Pusceddu (85' M.Iorio), V.Sotomayor; G.Gaudenzi, D.Giacomarro, R.Prytz; P.Fanna (56' M.Magrin), T.Gritti, D.Pellegrini (II)
Lippi ALL O.Bagnoli

Arbitro
C.Longhi (Roma - RM)

Squadre contratte e panchina cesenate con l'orecchio sulla radiolina perché, a seconda di come vanno i risultati di Firenze e Udine, il pareggio potrebbe non essere sufficiente per garantire la salvezza; per il Verona invece una vittoria garantisce la permanenza in A, in quanto sorpasserebbe il Cesena e, anche arrivando a pari punti con l'Udinese, sarebbe in vantaggio negli scontri diretti con i friulani. La partita è molto equilibrata, giocata soprattutto a centrocampo. I portieri corrono pochissimi rischi, praticamente inoperosi nel primo tempo, poi, nella ripresa, per forza di cose, le squadre tengono ad allungarsi un po' e il Verona prova a presentarsi dalle parti di Sebastiano Rossi con più insistenza. La gara si mantiene però in sostanziale equilibrio, almeno fino a dodici minuti dalla fine quando Agostini, detto "il condor", entra in area e infila Bodini con un preciso diagonale da sinistra.
Finisce così una delle stagioni più appassionanti della storia gialloblu, l'ultima di Bagnoli sulla panchina scaligera.
Qualcuno racconta di aver visto tifosi fare il bagno in piazza Brà pur non avendo nulla da festeggiare. Qualcun altro racconta che molti tifosi hanno atteso la squadra fuori dalla stadio per applaudirla comunque, per ringraziare Bagnoli e i suoi ragazzi dell'impegno e del mezzo miracolo raggiunto nel rimanere in corsa fino all'ultimo. Era scritto forse, fin dall'inizio, che il Verona sarebbe retrocesso, eppure il modo in cui la squadra si è battuta, il carattere che non è mai mancato, il rispetto per i tifosi nel dare sempre il massimo anche se non è stato sufficiente a raggiungere l'obiettivo, hanno fatto di quel gruppo di giocatori uno dei più amati di sempre.
A Cesena finisce un'era.
Bagnoli se ne va comunque da eroe, perché sfiorare il secondo miracolo dopo lo scudetto è già di per sé un'impresa, soprattutto considerando le premesse. Andrà a fare grande il Genoa, dove si confermerà per quello che è: un grande uomo che sa anche allenare.
A Verona invece la caduta in B innesca la miccia che porterà al fallimento, passando per la cessione della società alla fantomatica INVEST di Paolo Uzzo e alla breve parentesi da presidente di tale Emil Mirzhakanian, commerciante di origine armene.
Altre storie da raccontare insomma.

Davide

CLASSIFICA DEL
GIRONE DI ANDATA
NAPOLI 25
INTER23
ROMA22
MILAN 22
SAMPDORIA 22
ATALANTA 20
JUVENTUS 20
LAZIO 18
BOLOGNA 18
BARI17
FIORENTINA14
LECCE14
CESENA14
GENOA 13
UDINESE 12
ASCOLI11
CREMONESE11
VERONA10
CLASSIFICA DEL
GIRONE DI RITORNO
MILAN27
NAPOLI 26
JUVENTUS 24
INTER21
SAMPDORIA21
ROMA19
BOLOGNA16
GENOA16
ATALANTA15
UDINESE15
VERONA15
BARI14
CESENA14
FIORENTINA14
LECCE14
LAZIO13
CREMONESE 12
ASCOLI 10
CLASSIFICA
FINALE
NAPOLI 51
MILAN 49
INTER44
JUVENTUS 44
SAMPDORIA43
ROMA41
ATALANTA35
BOLOGNA34
LAZIO 31
BARI31
GENOA29
FIORENTINA28
CESENA28
LECCE28
UDINESE 27
VERONA25
CREMONESE 23
ASCOLI 21




Hellastory, 05/05/2016
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07/09/2004   Nelson Daniel Gutierrez
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