A differenza delle altre neopromosse, non è facile riconoscere un'unica strategia nella costruzione del nuovo Verona 2017/2018. Il progetto di rilancio è partito, ma appare piuttosto complicato da decifrare. Non faccio riferimento ovviamente all'incompletezza dell'attuale organico, dato il periodo più che comprensibile, quanto alla filosofia che sta guidando le scelte nel breve (prossima stagione) e nel medio termine (rivalutazione dei giocatori). L'impressione è quella di una società che vuole ribadire fortemente l'appartenenza alla categoria offrendo di sé una dimensione non casuale da difendere. Del resto, è scivolata giù solo a causa di una distrazione collettiva, ma è stata brava a recuperare in fretta. Il campionato di serie B è servito per consolidare il gruppo, trovare l'autostima perduta e nuovi elementi su cui fare affidamento. Da questo presupposto è partito Fusco che ha confermato Fossati e acquisito Bruno Zuculini e Ferrari (con la formula Bessa) protagonisti dell'incoraggiante e decisivo finale di stagione. Anche l'arrivo in prestito del promettente Verde, giovane a mio avviso di maggior prospettiva rispetto a Ciano e Garritano a lungo accostati al Verona, si inquadra in questo contesto. Giocatori testati in B, potenzialmente pronti per il salto di categoria. Poi c'è tutto un altro Verona che si affianca a questa modalità: l'arrivo dei nomi altisonanti di Cerci e Cassano è tuttavia accompagnato da diverse perplessità in termini di recupero fisico e motivazionale. Le certezze su cui poggia Fusco si sommano ai plus che potrebbero provenire da questi elementi, però tutte da verificare.
A mio avviso Setti è affascinato dal talento in sé. Dai calciatori che fanno spettacolo. La riscoperta di Toni per lui è stata un successo personale per il contributo sportivo e umano che questo campione è riuscito a dare. Ma non è andata sempre bene. I vari Bojinov (in B), Rafa Marquez e Saviola non sono riusciti ad essere altrettanto generosi. A questo punto occorre stabilire (al di là dell'emotività iniziale) quanto il loro contributo sarà decisivo alla prova del campo e quanto varrebbe il Verona senza di loro. Se cioè ci trovassimo ad aver perso in tutto o in parte la scommessa.
A mio avviso Cerci può tornare ad essere il giocatore ammirato a Torino, lo vedo la spalla ideale di capitan Pazzini, è carico e desideroso di recuperare le ultime 2 o 3 annate storte. Ci vorrà del tempo per riprendere i ritmi e verificare la guarigione. Ma il fatto di partecipare sin dall'inizio alla preparazione con il resto della squadra è un ottimo risultato.
Più complicato è comprendere il reale contributo di Cassano (attualmente in condizione fisica imbarazzante), sulla carta elevatissimo ma inevitabilmente limitato nel minutaggio, come gli è accaduto negli ultimi anni. Se pensiamo ad un Fantantonio titolare fisso dal 1' minuto (potrà accadere in qualche occasione, per la carità) finiamo per compromettere gran parte del suo apporto che invece può essere micidiale se concentrato negli ultimi 20/25 di partita. Quando c'è da recuperare o tenere palla. Ma ha un senso prendere un giocatore simile per una neopromossa come il Verona? È prematuro azzardare una risposta, si corre il rischio di lasciarsi andare alla simpatia o meno più che attendere un riscontro oggettivo. L'unica considerazione che mi sento di dare è che il Verona deve essere in grado di tenere il campo adeguatamente i restanti 60/70 minuti di gioco e comunque a prescindere da Cassano.
C'è un altro aspetto, da tener presente. Il rischio di aver preso un abbaglio con entrambi è decisamente inferiore che se fosse arrivato o solo Cerci o solo Cassano. Difatti, le probabilità di presenza di almeno uno dei due aumentano e potrebbe nascere anche una sorta di piccola competizione interna per la conquista del cuore dei tifosi gialloblu.
In definitiva, occorre valutare il mercato in maniera trasversale. Oggi il Verona ha diversi giovani di buon potenziale (Ferrari, Bruno Zuculini, Valoti, Bessa, Zaccagni) sui quale fare affidamento e valorizzare; in più alcuni veterani (Romulo, Cerci e Pazzini) in grado di impreziosire la rosa e limitare il gap tecnico con le altre avversarie di A. Cassano è il dolce da offrire a tavola: non ti sfama (in parole povere, non salverà certo lui il Verona) ma ti può lasciare quel sapore particolare che rende la cena unica.
Pecchia ha valutato l'anno scorso con grande attenzione la fase di preparazione. Ha creato un buon gruppo durante il ritiro, scoperto le potenzialità di Valoti e Zaccagni (anche se il primo veniva da una brutta stagione a Pescara e Livorno e il secondo da mezza stagione in Lega Pro a Cittadella) tanto da trattenerli a Verona, ha preparato la squadra subito pronta per l'avvio di stagione.
A questo punto cosa manca? L'ossatura c'è. Manca consistenza più dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Ad esempio, serve sicuramente un portiere da mettere in competizione a Nicolas, chiamato all'esordio della serie A (reggerà la tensione?). Occorre almeno un altro difensore affidabile ed integro fisicamente (Heurtaux ha recuperato? non dimentichiamo che Albertazzi, Brosco, Cherubin e adesso Bianchetti sono fermi ai box chissà per quanto tempo ancora). C'è bisogno di un attaccante chiamato a fare il vice Pazzini, ruolo che ha lasciato scoperto Ganz. E infine di un centrocampista di esperienza, viste le difficoltà di recupero di Franco Zuculini. Complessivamente serve ancora un giocatore per reparto. Poi vedremo cosa dirà effettivamente il campo.
Massimo
Colonna sonora: Beginnings degli Houses.