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PROSSIMO IMPEGNO
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Alla fine, non è partito nessuno. O meglio, sono andati via quelli che a giudizio di Sogliano (e nella percezione di gran parte dei tifosi) avevano concluso il loro percorso sia tecnico che motivazionale con il Verona: Veloso, Ceccherini, Lasagna, Verdi, Tameze. Forse, l'unica rinuncia importante è stata Depaoli, ma il riscatto a 2,5 mln era eccessivo. Tanto vale allora puntare su un Tchatchoua qualunque e vedere come va. Di conseguenza, l'unica plusvalenza è stata Sulemana, in ottica restyling di bilancio al 30 giugno. Indubbiamente qualcosa è cambiato gli ultimi giorni. Il direttore sportivo, già contro la Roma giustificava la mancata rivoluzione di rosa promessa a Baroni, per «le difficoltà in uscita». Difficoltà che evidentemente sono venute a mancare a causa della fallita triangolazione Berardi > Juventus e Ngonge > Sassuolo e per la volontà, piuttosto evidente, di non rinunciare a Hien.
Qui si aprono alcune riflessioni. Se è vero che il Verona non ha speso molto puntando su svincolati e prestiti, ogni nuova stagione comporta necessariamente un impegno finanziario. E il fatto di non indebolire la rosa potrebbe essere dipeso dal riutilizzo degli introiti delle pesanti vendite dello scorso anno (la cui destinazione originaria probabilmente era rivolta ad una riduzione delle esposizioni finanziarie) o per decisione di una parte terza (si continua a vociferare di un cambio dell'assetto societario) che certamente non avrebbe gradito entrare e dover subito gestire un ridimensionamento tecnico. Già l'esperienza recente dei capitali esteri nel calcio nazionale è stata piuttosto fallimentare in termini di risultati, viste le retrocessioni di Parma, Genoa e Spezia. Della serie ... arrivano sì i soldi, ma partono le competenze manageriali. Comunque la mettiamo, volontà diretta di Setti o patto precontrattuale, un conto è avere ancora a disposizione Ngonge e Hien, un altro è affidarsi, in questi ruoli chiave, a dei perfetti sconosciuti da integrare e scoprire come vanno.
In secondo luogo, proprio il venir meno della necessità di vendere, consente di rivalutare ulteriormente il talento a disposizione. Sempre che in futuro non ci sia poi la necessità di vendere per comprare. L'oppressione finanziaria ha limitato in maniera incredibile le possibili plusvalenze. Si pensi all'assurda operazione di Simeone e la svendita di Barak. Oggi però, chiedere 7-8 milioni per Ngonge è veramente un assurdo visto il potenziale che ha, e Hien non può valere la metà di Buongiorno o Demiral. Del resto, se sei obbligato a vendere (e gli altri lo sanno) racimoli sempre una miseria.
Un altro aspetto da tener presente è la disponibilità (intesa come intelligenza professionale) di Baroni che, come logico che sia, al suo arrivo aveva condiviso con Sogliano un profondo cambiamento della rosa per poter riprodurre il suo 433. Ma, viste le dinamiche di mercato, ha compreso che questo non sarebbe stato possibile per l'impossibilità di rivoluzionare il gruppo e pertanto ha adattato la sua esperienza su un modulo già nelle corde dei giocatori. È bastato restituire a ciascuno il suo modo di stare in campo per rivedere con Empoli e Roma il Verona dei croati. Un concetto semplice, questo, ma che proprio non apparteneva né a Di Francesco (arrivato a Verona ancora carico di scorie negative) né a Cioffi (troppo pieno di sè). Ma nemmeno a Bocchetti, se vogliamo, che ha affidato ogni soluzione ai vecchi dello spogliatoio ricevendo in cambio solo confusione. È chiaro che, col passare del tempo, Baroni introdurrà novità a lui più familiari. Come, ad esempio, il terzo centrocampista o i due centrali difensivi già visti nel finale della precedente stagione. Ma non ci sono né fretta né frustrazione. Il mister, nel frattempo, ha appreso anche un'altra regola fondamentale: la squadra dà il meglio di sé sotto pressione. La trasferta di Sassuolo ha mostrato un rilassamento collettivo che non ha mai consentito di essere in partita nei momenti caldi, pur contro un avversario al nostro livello. Troppi errori individuali, palloni persi, distrazioni, interventi goffi. Il tutto di fronte ad un Ngonge euforico e ispirato, ma senza compagni in grado di supportarlo.
A questo punto, sapendo che per i prossimi 4 mesi questi sono i giocatori a disposizione e forti di 4 gare ufficiali, possiamo permetterci il lusso di valutare la rosa.
In pratica, in difesa abbiamo perso Ceccherini e Depaoli. Baroni, ex difensore di qualità, ha a disposizione un reparto non eccezionale ma consolidato con alcuni giovani che possono finalmente emergere (Terracciano, Coppola e Cabal). E poi c'è Montipò. Il centrocampo, privato di Tameze, Sulemana e Veloso è invece il settore più incerto. Hongla è tornato maturato dall'esperienza spagnola, Duda dovrebbe diventare l'epicentro, dobbiamo scoprire Serdar e Suslov (di cui si parla un gran bene) mentre di Folorunsho già cominciamo ad apprezzare la duttilità. Inoltre, per colpa di un infortunio è mancata finora la qualità di Lazovic, a mio avviso il vero valore aggiunto della rosa. In attacco mi aspetto l'esplosione di Ngonge mentre Bonazzoli appare già più efficace di Lasagna, giocatore che ha reso davvero poco qui a Verona. Saponara può essere il nuovo Verdi, mentre qualche difficoltà di adattamento sta patendo Mboula. Come si vede, non sono molte le novità, e questo è un vantaggio per tutti: infondo ripartiamo dal meglio del girone di ritorno dello scorso anno.
Questo sarà un campionato molto equilibrato e difficile da identificare. Per quanto riguarda la lotta per non retrocedere, che ci riguarda più da vicino, sono molte le avversarie candidate a soffrire e non vedo, al momento, vittime sacrificali. Tra le neo promosse, il Frosinone è sicuramente quella che avrà lo scotto maggiore da affrontare per il salto di categoria, il Cagliari ha esperienza alla guida tecnica e il Genoa un assetto tale da renderlo competitivo. Possiamo sperare nelle difficoltà di Empoli, Lecce, Udinese e Salernitana che a mio avviso non si sono sufficientemente rafforzate, ma è fuor di dubbio che il Verona, virtualmente piazzato quart'ultimo in classifica, rimanga uno dei candidati.
E' importante essere arrivati alla sosta con 6 punti in classifica e vinto uno scontro diretto in trasferta. Ma sarà una storia lunga, come abbiamo imparato, capace di riservare soddisfazioni solo se ci affidiamo alle persone giuste. Personalmente sono fiducioso: Sogliano e Baroni mi sembrano proprio in grado di tenere acceso lo spirito gialloblù.
Massimo
Colonna sonora: Le quattro stagioni di Vivaldi.
Lazio e Torino, che peraltro sono formazioni superiori, hanno evidenziato un tema già affrontato durante l'estate: la difesa. È innegabile che Sogliano abbia lavorato con maggiore attenzione alla scoperta prima e all'arrivo poi di giocatori di qualità a centrocampo e in attacco, in ottica plusvalenze. E si vede. Ogni partita scopriamo un gesto tecnico superiore alla media da parte di Harroui, Kastanos, Tengstedt, e perfino di Livramento e Mosquera. Altri ne arriveranno da nuovi giocatori che al momento non conosciamo bene perché si stanno ancora integrando. Per non parlare dell'evoluzione esponenziale di Belahyane che creerà non pochi, ma piacevoli, problemi di turnover al mister al rientro di Duda e Serdar. Sulla difesa invece non si è lavorato. O non abbastanza. Gli arrivi nel finale di Daniliuc e Bradaric non sembrano decisivi in un reparto dove Frese e Okou faticano ad adattarsi al livello del nostro campionato. E neppure i ritorni di Faraoni (bloccato a Verona solo a causa di un ingaggio pesante) e Ghilardi (mai veramente preso in considerazione) sembrano essere un valore aggiunto.
[continua]Qual è stato il miglior gialloblu in campo in
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Riepilogo stagionale e classifica generale
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