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HELLAS VERONA / Canone Inverso

IL MITO DI SISIFO E LA PAZIENZA DELLE PROVE INFINITE

Hellastory: Canone Inverso

IL MITO DI SISIFO E LA PAZIENZA DELLE PROVE INFINITE

Contro la Juventus ho visto un ottimo Verona. Compatto, lucido, mai domo. E’ chiaro che il risultato finale, con il recupero ulteriormente prolungato a causa del cambio di Terracciano infortunato, brucia ancora di più. Ma oggi ho percepito nuovamente lo spirito con cui è stata battuta la Roma e ha provato a recuperare il Milan a San Siro. L’esagerata euforia juventina si giustifica con il gran senso di frustrazione che ha creato il Verona e persino Allegri, nel secondo tempo, non se l’è sentita di sbilanciare la propria formazione con un attaccante in più perché Suslov e Lazovic avrebbero potuto creare grossi grattacapi. Infatti, col passare del tempo, la Pratica Verona si è rilevata sempre più complicata, difficile, aggrovigliata. Colpa anche del VAR che ha visto irregolarità inconcepibili per l’arroganza juventina. Ed è per questo che Tuttosport ha titolato: "Fino alla fine! Alla faccia dell'arbitro". Per non parlare delle grottesche speculazioni della Gazzetta dello Sport sulla sceneggiata di Faraoni mirate a tutelare l’irregolarità iniziale dell’azione del secondo gol annullato: ci si è concentrati sull’evocazione piuttosto che sul delitto! Pazzesco. [*]. Lo stesso arbitro che non ha visto il pugno da espulsione di Gatti su Djiuric e sorvolato sull’inciampo di Folorunsho. Vedi come occhi diversi guardano le stesse cose? Ci potrà mai essere pace in un mondo dove tutti hanno le (loro) ragioni?

Bisognerebbe che gli juventini (in particolare chi ha scritto questi articoli invece di rimanere su più alte vedute all’indomani di un insperato successo) e tutti i tifosi leggessero Camus. In particolare, il suo Mito di Sisifo: che senso ha spingere questo enorme masso fin sulla cima e poi prendere coscienza che è destinato a rotolare giù? Che senso ha ricominciare d’accapo, e poi d’accapo, e poi d’accapo? Tutti i nostri sforzi possono venire in ogni momento nullificati. A cosa serve dunque sollevare se torna giù?

Camus amava il teatro e il calcio, lo facevano giocare in porta perché aveva problemi respiratori. Aveva imparato quindi ad essere l’ultima barriera prima dell’inevitabile. Camus non era juventino ma avrebbe spiegato bene il senso di vincere una quantità infinita di scudetti e perdere una quantità infinita di partite di Coppa, oppure convivere con tanti scandali finanziari. Non era neppure helladino ma avrebbe spiegato bene il senso di giocare partite impossibili a Torino contro avversari qualitativamente superiori e con poche possibilità di uscire indenni e giocarsela ogni anno con risorse sempre più limitate.

Lui avrebbe spiegato a tutti che esiste una nobiltà nel fare, una forza, una felicità in questo sforzo impari. E’ nell’urlo disperato di aver portato il masso nel punto più alto un attimo prima che precipiti giù nuovamente che troviamo la nostra giustificazione. Come uomini e calciatori. Per questo, il rispetto della condizione umana, bianconera e gialloblù, e la sofferenza continua sono le uniche cose che danno un senso allo sforzo. Una partita non cambierà mai la storia perché è oltre noi. L’importante è spingere sempre e non soffermarci sulla caduta. Questo cambia le prospettive carnefice vittima perché non esiste più un ruolo chiaro e definitivo: ogni anno si ricomincia d’accapo, non esistono né vittorie, né sconfitte definitive.

E’ importante a questo punto metterci nuovamente d’impegno verso la prossima scalata con un masso ancora non troppo pesante. Torino conclude la prima parte della stagione, quella caratterizzata da un calendario difficile e dalla continua ricerca di Baroni di una soluzione affidabile (credo che siano scese in campo 10 formazioni diverse in 10 partite). Ora i grandi infortunati sono stati tutti più o meno recuperati. Mancano all’appello solo Hien e la condizione di Henry che ha giocato però 90 minuti con la Primavera. Di massima, il mister ha a questo punto davanti a sé un’idea abbastanza completa sulla rosa e sul suo potenziale. Deve solo fare le scelte giuste.

Perché ora bisogna fare punti. Non basta più solo spingere, dobbiamo arrivare in cima alla montagna.

Un allenatore, qualche anno fa, mi disse che per una squadra come il Verona è facile trovare stimoli contro avversari del livello della Juventus, ma le sfide decisive sono poi altre. Ecco perché, sono molto più interessato a quello che vedremo le prossime settimane (Monza, Genoa, Lecce, Udinese …). Credo che questa immeritata sconfitta abbia comunque contribuito a far recuperare ai giocatori rabbia e la qualità che abbiamo dentro. E questo è un bene.

Bisogna immaginare Sisifo felice” scrive Camus. E trovare quindi la sua (e la nostra) salvezza. Il Verona ha tutte le prerogative per recuperare classifica. E’ arrivato dunque il momento di dimostrarlo cancellando certi errori del recente passato (Sassuolo e Frosinone su tutte) ed “esaurendo il campo del possibile”. La vera sfida è tutta qui.

Massimo

Colonna sonora: You Learn, Alanis Morissette

[*] titoli come questo io non li ho mai visti riportati dalla stampa veronese. E raramente dai tifosi. Scriveva bene Machiavelli: “La natura dell'uomo superbo è vile e di mostrarsi insolente nella prosperità e abietto e umile nelle avversità.”



Hellastory, 30/10/2023
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L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

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