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PROSSIMO IMPEGNO
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Il pareggio a Firenze è positivo o negativo ai fini delle nostre ambizioni? In teoria negativo, visto che intorno a noi hanno vinto tutti e il Sassuolo ci sta rimontando. In pratica positivo, perché conferma la nostra solidità pur senza giocatori importanti come Barak e Veloso. La stessa partita la possiamo giudicare in maniera opposta a seconda di dove abbiamo collocato la nostra asticella. È naturale che, a questo punto della stagione, tifosi e giocatori inizino a fare calcoli. Quanto è lontana l'Europa? Ha senso parlare di Europa per il Verona? Sognare è lecito, chiedere impegno alla squadra pure, ma non dobbiamo perdere di vista la storia di questo campionato. Per nostra fortuna sono davvero lontani i tempi in cui Juric friggeva sulla sedia per avere una risposta alle proprie ambizioni (o inquietudini) e in cui Mandorlini sapeva che la magia di quel Verona poggiava su basi economiche molto fragili. Ora l'Hellas è molto più solido, ha un progetto in continuità, paga perfino un mega dividendo alla proprietà, ha giocatori appetiti ovunque. Ma il famoso salto di qualità, ovvero l'Europa come obiettivo stagionale, è davvero alla nostra portata al di là del valore tecnico o rimane una semplice nostra aspirazione non sostenibile alle condizioni attuali? E soprattutto, il mancato raggiungimento può incidere in qualche maniera sulla valutazione complessiva della stagione e creare in noi un sottile senso di frustrazione?
Facciamo un passo indietro. Gli obiettivi stagionali erano tre. In ordine di importanza: 1) la salvezza 2) la valorizzazione di giocatori in ottica plusvalenza 3) il gioco e il divertimento in campo. Raggiunto. Raggiunto. Raggiunto.
Il salto di qualità, ovvero giocarsi con Roma, Lazio, Fiorentina e Sassuolo un posto in Europa, anche se tecnicamente ancora in essere, contrasta pesantemente con le voci che vedono Barak, Casale, Simeone e Tameze nella lista dei desideri di società forti disposte ad acquistarli e bene. Attenzione: non sono importanti le voci di mercato in sè, ci mancherebbe, quanto l'idea – mai smentita dalla società – di aver la necessità di vendere per continuare a sostenere l'impresa in A. Tudor, in una recente intervista, è stato chiaro a riguardo: un conto è fare un buon campionato, un altro confrontarsi con rose europee molto più esperte e ricche di noi. L'Europa non va solo conquistata, va anche difesa. A tal riguardo, l'Atalanta, per mantenersi su certi livelli, ha cambiato proprietà. Il Sassuolo, post Squinzi, ormai non investe più ma si auto alimenta valorizzando i suoi talenti (Locatelli e Boga ieri, Scamacca, Traore e Raspadori domani). Setti, infine, dovrà decidere tra non molto se gli converrà incassare un lauto assegno da un Verona in salute o un'inezia da un Mantova capriccio di un'avventura mai decollata.
Nel frattempo, per mantenere l'equilibrio finanziario e tecnico, ogni anno D'Amico mette sul piatto l'uscita di almeno un paio di giocatori importanti. Ma gli obiettivi stagionali, negli ultimi anni sono stati esattamente quelli elencati sopra. Anche se la posizione di classifica raggiunta è stata nettamente migliore, galleggiando tra il 9º e il 10º posto in perfetta armonia di risultati e valorizzazioni tecniche. Ma un Verona che, per sbaglio, dovesse sorprendere tutti e arrivare in Europa non può essere poi costretto a reinventarsi a luglio avendo nuovamente la salvezza come obiettivo primario.
Purtroppo, il Covid e la conseguente svalutazione delle rose hanno definito gli obiettivi di ogni società molto di più di quello che il campo possa effettivamente offrire. Pertanto, ci sarà un momento del campionato in cui solo chi si potrà permettere certe ambizioni sarà in grado di arrivarci. Anche perché, dietro l'angolo, il rischio di precipitare nel baratro è altissimo, come dimostrano i fallimenti sportivi del Parma dell'anno scorso e del Genoa attuale. Oggi è molto più difficile confermarsi che puntare ad obiettivi non sostenibili.
Questo però non deve essere considerata una diminutio per noi. In primo luogo, perché alzando continuamente l'asticella si finisce per non apprezzare a sufficienza quanto è stato raggiunto finora. Oppure, peggio, darlo per scontato. In secondo luogo, perché si perde il piacere del momento. Di quello che invece sta accadendo. Cosa c'è di più bello di rivedere, in ogni partita, la ferocia del nostro attacco o scoprire in Coppola l'ennesimo giovane talento cresciuto in casa? Entusiasmo, serenità e assenza di pressione basteranno per finire la stagione con lo stesso spirito di sempre. Il Verona e i suoi tifosi non si devono accontentare. Ma di gustarsi il momento, non di cercare qualcosa che non esiste.
Massimo
Colonna sonora: Non una canzone questa volta, ma un verso di Alda Merini: non esiste altro tempo che questo meraviglioso istante
Lazio e Torino, che peraltro sono formazioni superiori, hanno evidenziato un tema già affrontato durante l'estate: la difesa. È innegabile che Sogliano abbia lavorato con maggiore attenzione alla scoperta prima e all'arrivo poi di giocatori di qualità a centrocampo e in attacco, in ottica plusvalenze. E si vede. Ogni partita scopriamo un gesto tecnico superiore alla media da parte di Harroui, Kastanos, Tengstedt, e perfino di Livramento e Mosquera. Altri ne arriveranno da nuovi giocatori che al momento non conosciamo bene perché si stanno ancora integrando. Per non parlare dell'evoluzione esponenziale di Belahyane che creerà non pochi, ma piacevoli, problemi di turnover al mister al rientro di Duda e Serdar. Sulla difesa invece non si è lavorato. O non abbastanza. Gli arrivi nel finale di Daniliuc e Bradaric non sembrano decisivi in un reparto dove Frese e Okou faticano ad adattarsi al livello del nostro campionato. E neppure i ritorni di Faraoni (bloccato a Verona solo a causa di un ingaggio pesante) e Ghilardi (mai veramente preso in considerazione) sembrano essere un valore aggiunto.
[continua]Qual è stato il miglior gialloblu in campo in
H.Verona-Venezia?
Riepilogo stagionale e classifica generale
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