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UNA REGOLA SBAGLIATA CHE PUO' DANNEGGIARE IL VERONA


UNA REGOLA SBAGLIATA CHE PUO' DANNEGGIARE IL VERONA

Lo spettacolare pareggio dell'Olimpico con la Lazio chiude adeguatamente una stagione strepitosa. Tudor, stupendo condottiero, ha migliorato la posizione di classifica dell'anno scorso, ha ottenuto il record di gol realizzati (65) e sigillato il saldo positivo reti fatte/subite (+ 6), risultato questo non riuscito né a Mandorlini (-6) né a Juric (- 2 e -4) prima di lui. Adesso però inizia una settimana decisiva per capire cosa farà, quando scioglierà la riserva circa la permanenza o meno in gialloblu. Perso D'Amico, la questione che tiene in sospeso tutti non è un problema di soldi, contano le sensazioni. Bisogna vedere se ci sono i presupposti. Da cosa scaturisce questo stato di incertezza? Tutto ci porta ad affrontare un periodo di incertezza societaria che non aiuterà certo a lavorare con la stessa serenità che ha trovato e che, infondo, ha agevolato il conseguimento di prestazioni di questo rilievo. Non c'è alcun dubbio che D'Amico, anche lui sotto contratto, abbia colto l'opportunità Atalanta anticipando in tal modo la conclusione di un ciclo. Un ciclo vincente, aggiungo, visti gli splendidi risultati ottenuti non solo sul campo (grande calcio, 1 promozione e 3 piazzamenti stabilmente tra il 9º e il 10º posto), ma anche e soprattutto dal punto di vista della rivalutazione della rosa e degli indici di bilancio. D'Amico, direttore sportivo silenzioso e scrupoloso, è stato anche in grado di porre rapido rimedio nei rari errori di valutazione (l'esonero veloce di Di Francesco e l'aver tolto dal mercato Tameze in agosto quando ci si è accorti che Hongla non avrebbe risposto subito alle aspettative). Ora però se ne sta aprendo un altro di difficile valutazione. Non tanto perché Marroccu, che è comunque un dirigente esperto, valga meno di D'Amico, quanto per il contesto in cui si troverà ad operare. E Tudor deve stabilire se valga la pena oppure no restare alle nuove condizioni.

Il problema di fondo è che Setti, dovrà affrontare il tema della cessione di una delle sue due società.

A tal proposito sono assolutamente d'accordo con l'opposizione legale che la famiglia De Laurentis sta conducendo contro la FIGC sul tema della multiproprietà (Napoli – Bari). Qualcuno mi dovrebbe spiegare perché è stato consentito a lui e a Setti di acquistare una seconda società sportiva per poi imporgli, arbitrariamente e con una disposizione successiva, il limite temporale di vendita di una delle due. Avrebbe mai comprato il Mantova se avesse saputo che a una certa data avrebbe dovuto cedere o l'Hellas o il Mantova stesso? L'obbligo a vendere condizionato ha un senso solo al verificarsi di determinati eventi stabiliti in sede di acquisto: l'impossibilità di avere entrambe le proprietà, una contro l'altra, nello stesso campionato. Insomma, la faccenda Lotito con Lazio e Salernitana. Corretto. Ma se giocano campionati differenti che pericolo c'è? Attenzione: non sono il difensore di ufficio di Setti, la mia preoccupazione riguarda esclusivamente l'Hellas e il disimpegno progressivo che potrebbe esserci per andare incontro ai nuovi acquirenti che sicuramente possono approfittare della situazione strappando un prezzo a sconto, non certo a premio.

E' chiaro infatti che, essendoci un obbligo a vendere entro giugno 2024, Setti sarà sempre più costretto a prendere la decisione meno sconveniente per lui. Oggi il Mantova rappresenta un investimento minimo e più facilmente liquidabile, mentre il Verona è quello dove incasserebbe di più e quindi, in linea di principio, il più appetibile. Ed è per questo motivo che da Mantova arrivano rassicurazioni sul fatto che la società non verrà affatto ceduta. Anzi, è stato appena stabilito che Corrent, brillante tecnico della Primavera gialloblu, l'anno prossimo siederà in panchina.

Il fatto è che anche gli eventuali acquirenti del Verona hanno tutto l'interesse ad attendere: più passa il tempo, più si deprezza il valore e meno soldi dovranno impegnare (come è accaduto in definitiva con la vendita della Salernitana gestita tramite trust). Cerco di chiarire tramite un esempio: supponiamo che il valore attuale della rosa (+ categoria, + storia, + valore del brand etc etc) sia quantificato in 120 milioni e 40 il peso dei debiti, in condizioni normali Setti incasserebbe 80 milioni. Ma perché precipitarsi? Aspettando, costringo la proprietà attuale a venire incontro agli acquirenti riducendo progressivamente il suo valore. Setti, a questo punto, per non svalutare eccessivamente il Verona si vedrebbe costretto a mettere sul mercato tutti i suoi gioielli, anche quelli che forse avrebbe potuto trattenere, riducendo il valore della rosa a 80 milioni e portando a 20 i debiti. Anche a rischio di una eventuale retrocessione. Chi è disposto a mettere sul piatto oggi 120 milioni per il Verona quando lo potrebbe prendere domani a 80? A questo punto, comprendo i silenzi di Setti e persino le sensazioni preoccupate di Tudor.

In questi giorni, De Laurentis ha fatto ricorso e il prossimo mese ci sarà l'udienza per il secondo grado di giustizia sportiva. Lui è determinato ad arrivare fino al TAR nella speranza di ribaltare questa norma iniqua. Ripeto: Setti, se decide, deve essere libero di vendere il Verona alle condizioni migliori possibili e non nei tempi e nelle modalità che gli vengono imposti.

Per questo motivo, il lavoro di Marroccu sarà molto impegnativo. Non parte da ciò che ha lasciato D'Amico a crescere, ma sarà orientato a cogliere le opportunità di disinvestimento più che di investimento e, nel contempo, dovrà assicurare una rosa affidabile in grado di mantenere la categoria. Non può infatti farsi cogliere impreparato da eventuali bocciature dei vari ricorsi che confermerebbero le disposizioni in essere. Lato nostro, vivremo i prossimi mesi nell'attesa di una risposta definitiva e saremo costretti a guardarci le spalle.

Nota finale. Pur essendo a fine stagione, ho evitato ogni commento perché i prossimi giorni verrà dato ampio risalto a quanto vissuto con il tradizionale Dossier di Hellastory, documento collettivo che affronta dettagliatamente stati d'animo e numeri del campionato appena concluso. Questione di giorni, in attesa di conoscere anche altri responsi che decideranno il futuro gialloblu.

Massimo

Colonna sonora: All in All, America



Hellastory, 23/05/2022
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MASTER OF NONE


L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

Qual è stato il miglior gialloblu in campo in

Atalanta-H.Verona?



Atalanta    H.Verona


Bonazzoli F.

Cabal J.

Centonze F.

Coppola D.

Dawidowicz P.

Folorunsho M.

Lazovic D.

Magnani G.

Mitrovic S.

Montipò L.

Noslin T.

Silva D.

Suslov T.

Swiderski K.

Tchatchoua J.

Vinagre R.


 


Riepilogo stagionale e classifica generale




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