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“Ma sito ancora lì che te spere che el cambia allenador?” Questo ieri mi ripeteva insistentemente il mio collega. A dire il vero questo format di frase lo ripete spesso, si passa da “Sito ancora lì che te spere che el ceo el vaga in B?” a “Sito ancora lì che te spere de vinsar contro....”. Tra l'altro dopo questa frase ti elenca i motivi precisi per cui non si deve sperare. Motivi sempre validi.
Diciamo che io si, sono sempre lì che spero in qualcosa, da bravo tifoso illuso, mentre lui, che pure ci spera, ha un approccio diciamo più mirato a preservare la propria salute mentale. Perché, diciamoci la verità, il mio collega el ghe intiva almeno otto volte su dieci però per fortuna ogni tanto sbaglia e allora si fa festa assieme.
Sicché, anche ieri, ha fatto giusto ancora però io alla sua domanda avevo già risposto “no, nol le cambiarà mai” . Perché oramai i nostri polli io ho imparato a conoscerli e perché ho capito che quando qualcuno agisce in maniera strana, inusuale, non conforme a determinate consuetudini non è perché ci sia sotto qualcosa di losco o perché ci sia un complotto, no cari miei. Non è quasi mai così. E' molto più probabile che la vera motivazione sia da ricondurre alla miseria umana. Quando uno agisce in maniera inconsulta lo fa per un vizio o per un errore. Può essere che creda di poter riuscire a "fermar el treno col cool" (arroganza quindi), può essere che non sia lucido nel prendere le decisioni, può essere perché inadatto a prendere decisioni, può mancare d'esperienza, può essere malconsigliato perché magari non in grado di scegliere i propri collaboratori. Può essere un milione di motivi vari senza arrivare mai al complotto. Di tutti i difetti elencati e possibili credo che il peggiore sia l'arroganza.
L'anno scorso la società ci è morta di arroganza. Quest'anno ci stanno morendo. Sembra quasi che siano attratti da questo lato oscuro come degli Anakin Skywalker qualunque. Persino D'Amico, che si stava quasi miracolosamente tenendo fuori dal vortice in cui era caduto il suo predecessore, alla fine ha ceduto e in colpo solo si è mostrato al mondo per quello che è. Non so con chi sia abituato a parlare di solito e non mi interessa nemmeno. Tra l'altro non mi interessa nemmeno dei suoi battibecchi personali con alcuni giornalisti che finalmente hanno avuto lo scontro frontale che cercavano da tempo. Diciamo solo che se fosse il mio direttore sportivo, dopo una conferenza stampa così sarebbe stato mandato a casa con un calcio davanti e uno dietro. Non vale nemmeno dire che sia stato uno sfogo del momento perché le emozioni vanno gestite. Ma in che mani siamo?
Tra una miseria e l'altra, tra un pareggio e l'altro, alla fine ci troviamo ancora qui, col cerino che si sta spegnendo, ancora a sperare non si sa in cosa, perché non sono riusciti a prendere una decisione su Grosso, però sono riusciti a non farlo più parlare in pubblico di fatto delegittimandolo, perché hanno contattato allenatori e ne stanno ancora contattando altri, da veri professionisti del dilettantismo, sperando che almeno si sappia come gestire la situazione, cosa fare, cosa dire, dove mettere le mani.
Allora signor presidente Setti, avrà imparato che nel calcio non si improvvisa niente quindi la prossima volta che le capita di dover scegliere dei collaboratori si prenda qualcuno con un po' d'esperienza chissà che non ne esca una società.
Valeriano
Hellastory, 12/02/2019