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HELLAS VERONA / Le Ultimissime

UN PO' DI NORMALITA' SAREBBE CHIEDERE TROPPO?


UN PO' DI NORMALITA' SAREBBE CHIEDERE TROPPO?

Ci sono due tipi di virus. C'è il COVID-19 che ti contagia, ti fa più o meno ammalare e colpisce tra il 2 e il 5% della popolazione e poi c'è il virus generato dal COVID-19, che invece colpisce tutti, quello che cambia la vita di un pianeta. Con calma, piano piano, quest'ultimo virus è entrato nelle nostre vite e ce le ha sconvolte probabilmente in maniera irreversibile. A fine febbraio pensavamo fosse una questione importante ma che potesse restare marginale e limitata ad alcune zone. Man mano che entravamo dentro marzo siamo piombati nell'incubo vero e proprio. A Verona rispetto ad altre zone ci è andata (ci sta andando) anche troppo bene, tuttavia tutti conosciamo qualcuno che ci ha lasciato le penne oppure qualcuno che ci è andato vicino, conosciamo altri che si sono ammalati e che confermano che poi non è affatto “solo un'influenza”. In ogni caso tutti abbiamo vissuto in prima persona le restrizioni e i divieti, con il lavoro che viene a mancare o che si riduce, mentre per i più fortunati che riescono a mantenerlo questo viene irrimediabilmente stravolto. Figli e nipoti a casa da scuola, parenti che non si vedono più, morosi distanziati per due mesi. Un casino di portata così epocale che chi ha vissuto la guerra dice che sì, c'erano bombardamenti, soldati in giro e parenti al fronte ma in fondo non si era mai fermato tutto così come adesso.

C'è stato un momento, all'inizio dell'emergenza in cui a tutti avrebbe fatto piacere tornare a vedere una partita di calcio, seppur solo in tv. In effetti una l'abbiamo vista ed è stato tutto molto surreale. Tanto surreale che dopo quella partita hanno iniziato ad ammalarsi anche i giocatori, giusto come ciliegina sulla torta. Una torta che avevamo già iniziato a mangiare ma della quale non avevamo ancora scoperto quanto il gusto potesse fare schifo. Senza contare del retrogusto è ancora presto parlarne.

Da quella giornata in avanti il circo del calcio italiano è stato un continuo rincorrersi di ipotesi, gente che parla a titolo diverso o anche senza titolo, in un sistema dove non si è ancora capito se a comandare è il presidente della Lega, della FIGC, del CONI, dell'Assocalciatori, il Ministro, Agnelli, il guardiano dello stadio. Chi vuole riprendere, chi non vuole, chi dice di si ma in realtà è un no ma poi in riunione diventa si. Nel frattempo “i fenomeni” se ne scappano all'estero con scuse così ridicole che persino i ratti che abbandonano la nave che affonda diventano veri eroi al confronto.

E così, come è normale che sia, la voglia del tifoso di vedere riprendere un campionato interrotto due mesi prima è scemata gradualmente, sfiorita, appassita, ammosciata, seccata. Il tutto perché, inutile girarci attorno, per quanto uno possa essere appassionato, tifoso, sfegatato, invasato...dopo due mesi passati a veder crollare letteralmente il mondo l'unica voglia che può avere è quella di cercare di tornare alla normalità il prima possibile, per quanto possibile e soprattutto se sarà possibile.

Rimetterci a metà maggio o inizio giugno e riprendere un campionato per portarlo a termine, cercare in qualche maniera di fare tre partite a settimana solo ed esclusivamente per portare a casa i milioni dalle pay tv (come se poi in questo contesto le persone potessero stare attaccate alla tv a guardare tre partite a settimana per due mesi) ci pare tutto tranne che un “tornare alla normalità” .

Quindi, signori miei, l'unica cosa in questo momento che si può accettare è terminare qui tutti i campionati, riprendere con i ritiri a luglio o agosto e cercare di iniziare il campionato 2020-21 in maniera dignitosa, purtroppo senza pubblico, con ancora restrizioni e precauzioni, ma che almeno sia un campionato che possa tendere alla “normalità” .

Valeriano

P.S. Sapete quando è stato il momento in cui anche i tifosi più appassionati si sono resi conto di quanto il calcio sia un accessorio e non una vera ragione di vita? Quando stavamo ascoltando la conferenza stampa del PdC Conte, la sera del 26 aprile, mentre tutti (invano) speravamo ci potesse dare delle notizie riguardanti aperture e fine dei divieti per tornare a “vivere” e arriva bel bello il giornalista della Gazzetta dello Sport a porre la domanda geniale: “quando potrà ricominciare il campionato?” .

Ecco, in quel preciso momento ti cascano i coglioni per terra e pensi che forse Madre Natura dovrebbe una buona volta mandare una pestilenza molto più selettiva di questo ignobile coronavirus.

Hellastory, 04/05/2020

LA STRATEGIA DI PRESIDIO E UN MERCATO FATTO DI PRESTITI


Povero Verona ... Prima la fragilità (tecnica e mentale) dimostrata all'Olimpico che conferma che anche quest'anno dovremo soffrire. Poi i rifiuti di mercato (Baldanzi, Richardson, Faivre) che, per motivi diversi, hanno tutti snobbato il Verona. Verona è una piazza poco appetibile o offre troppo poco? Comunque sia, per i tifosi del Verona ogni stagione è un continuo succedersi di momenti di passione con alternati picchi depressivi (molti) ed esaltati (pochi): si parte in estate con l'allestimento di una squadra decente in grado di salvarsi e si finisce con il riscontro sul campo. Il problema è che questo stress si risolve sempre solo negli ultimi giorni di trattativa e nelle ultime partite di campionato. Se questa è una situazione alla quale non finiremo mai ad abituarci, anche vedendo come si muovono nel frattempo le nostre avversarie dirette, credo che debbano essere rivisti i criteri che guidano le linee guida societarie e delle quali subiamo ansiogene conseguenze. Il Verona fa di un vanto la propria gestione oculata in termini di ingaggi e contenimento di costi. Corretto. Aggiungo che l'autofinanziamento nel mercato (compro sulla base di quanto riesco a vendere) è una regola quasi decennale introdotta da Setti che aveva un capitale limitato e anzi sosteneva se stesso con il risultato economico positivo della società. L'alternativa è prendere a prestito, magari con l'opzione del riscatto. Il Verona ha una struttura fragile e non può permettersi di sbagliare mercato, per questo punta su giocatori potenzialmente interessanti, magari provenienti da stagioni sfortunate. Spendere 10 milioni per un potenziale talento che poi o si infortuna o non riesce ad esprimersi sarebbe deleterio per il bilancio. Riuscire invece a strappare un'opzione ad una cifra prefissata aiuta la gestione societaria nel valutare l'opportunità di un successivo riscatto. Un buon esempio è stato il Cagliari che quest'estate ha riscattato Piccoli, Gaetano e Caprile spendendo subito 26 milioni e successivamente ha ceduto Piccoli alla Fiorentina per 25 ripagandosi di fatto l'intera operazione con il vantaggio di aver acquisito 2 giocatori (per loro) importanti.

[continua]

Qual è stato il miglior gialloblu in campo in

H.Verona-Cremonese?



H.Verona    Cremonese


Akpa-Akpro J.

Al-Musrati M.

Belghali R.

Bella-Kotchap A.

Bernède A.

Bradaric D.

Frese M.

Gagliardini R.

Giovane S.

Montipò L.

Nelsson V.

Niasse C.

Nunez Gestoso U.

Orban G.

Sarr A.

Serdar S.


 


Riepilogo stagionale e classifica generale




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