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1973/1974 - SE TELEFONANDO, parte 2

Come tradizione, appena concluso il campionato inizia il lavoro dell’Ufficio Inchieste. Ogni anno un ricorso, una sentenza, una penalizzazione. La storia della telefonata di Garonzi e le conseguenze per il Verona vanno spiegate in tutta la loro complessità. Anche perché i dossier sui quali era impegnato De Biasi sono più di uno e coinvolgono più squadre.

Ricostruiamo gli eventi. Il 21 aprile, durante il ritiro pre partita in un albergo di Verona con la propria squadra, Clerici riceve una chiamata da Garonzi. Il giornalista del Mattino Acampora, capta immediatamente che qualcosa un va: che bisogno ha il presidente dell’ex squadra del Gringo di telefonare? Ogni messaggio ha inevitabilmente un contenuto ambiguo. Il Verona è in piena lotta per non retrocedere, è una partita fondamentale per i gialloblu. Come traspare dalle cronache napoletane, pare tra l’altro che l’ex centravanti gialloblu fosse un po’ duro d’orecchi tanto da essere soprannominato ‘o surdo, e che durante la chiamata ci fossero inevitabilmente diverse persone intorno. Siamo lontani dal concetto di privacy dei cellulari e degli smartphone. Il Verona vince ma Acampora sente odore di scoop e accusa, nel servizio giornalistico, il centravanti di scarso impegno.

La settimana successiva, il Foggia invece fatica a Napoli: al gol di un Clerici particolarmente in vena risponde un autogol di Punziano. La lotta per non retrocedere è tiratissima ma i gialloblu riescono alla fine a salvarsi. Il Foggia, pertanto, decide di inviare l’articolo all’Ufficio Inchieste per gli accertamenti del caso. Perso per perso...

Il Presidente Garonzi
Il Presidente Garonzi

Allo scoop del Mattino ne risponde pochi giorni dopo uno della Gazzetta dello Sport che rivela che, all'ultima giornata, in occasione di Foggia - Milan (conclusa a reti inviolate) del 19 Maggio, all'arbitro Menicucci sarebbero stati offerti tre orologi (uno per sé del valore di 7/800mila lire ed altri due destinati ai guardalinee) per arbitrare in maniera 'clemente' la squadra di casa. Il presidente Fesce s'indigna: « Smentisco nella maniera più categorica la notizia, che getta solo discredito e fango sul buon nome dell'Unione Sportiva Foggia e dell'intera cittadinanza. » Menicucci rifiuta il gentile omaggio e informa immediatamente l'Ufficio Inchieste attraverso il referto arbitrale.

Le indagini di illecito pertanto sono due e si muovono contemporaneamente: una è contro l’Hellas, l’altra contro il Foggia. La domanda è: come possono pensare di salvarsi i pugliesi se loro stessi sono sospettati di aver addomesticato una partita per non retrocedere? O finirà in un nulla di fatto, oppure ad approfittare della situazione sarà addirittura la Sampdoria, terza incomoda, finita penultima con soli 20 punti ma unica di fatto a non avere accertamenti in corso. Per i tifosi inizia un’estate calda.

Ma visto che l’estate è lunga, tra un bagno e l’altro, ci prendiamo il tempo di distrarci con due pillole storiche.

PILLOLA NUMERO 1 Riportiamo alla luce un altro illecito sportivo che ha coinvolto Napoli e Verona, ma a parti invertite. [continua...]

PILLOLA NUMERO 2 Clerici può essere considerato dai tifosi gialloblu l’uomo della provvidenza, [continua...]


Clerici in azione
Il "Gringo" Clerici in maglia gialloblu nel 1970

FASI PROCESSUALI E SENTENZA il 24 maggio parte l’indagine contro il Verona. Clerici, sentito qualche giorno prima (il 17 a Coverciano), ammette la telefonata dicendo però che non ci fu alcun tentativo di combine. Garonzi invece, è così convinto che tutto possa finire in una bolla di sapone che si reca all’Ufficio Inchieste senza avvocato e dichiara che non sentiva Clerici da 2 anni. Errore gravissimo perché questo è stato il denotatore che innesca la miccia.

Anzi, il Verona attacca e minaccia querela, ma la telefonata viene confermata, tra gli altri, anche dal dirigente napoletano Janich (il giornalista Acampora è in viaggio con la Nazionale in Messico). Il 28 maggio l’Arena dà per scontato che De Biase avrebbe archiviato l’inchiesta senza inoltrarla alla disciplinare. Garonzi invece viene nuovamente convocato e il 2 giugno vengono rinviati a giudizio sia Verona che Foggia. Il 13 giugno Garonzi insiste ancora caparbiamente con la sua linea per smentire Clerici (Non ho telefonato) ma finisce per attirarsi in questo modo una montagna di sospetti. Alla fine però è costretto ad ammettere che «Sì... l'ho chiamato ma non per corromperlo... Non ho mai fatto offerte … Solo per 'salutarlo' in nome dei vecchi tempi». D’altra parte l’attaccante brasiliano è un giocatore stimato e corretto. Comincia a circolare voce che gli sia stato chiesto (da uno sconosciuto) di giocare alla morte contro il Foggia la domenica successiva e di risparmiarsi con l'Hellas. Sono solo illazioni?

Il processo si tiene il 20 giugno e, dopo poche ore di dibattito, la richiesta del procuratore federale De Biase è di retrocessione diretta per l'Hellas Verona e 6 punti di penalizzazione per il Foggia da scontarsi nel campionato successivo. Per De Biase la nostra posizione è molto più delicata dato che colpevole è il presidente, mentre nel tentativo di corruzione del Foggia è imputato un dipendente. La Corte decide invece di penalizzare entrambe le squadre di 3 punti, da scontare nei campionati di propria assegnazione: Hellas Verona salvo in serie A e Foggia retrocesso in B, e di squalificare il dirigente foggiano Affatato e Garonzi per 3 anni e il presidente Fesce per 3 mesi. A seguito di tale sentenza “buonista” sia il procuratore federale che la Sampdoria ricorrono presso la Corte d'Appello Federale.

Un mese più tardi, il 18 luglio alle ore 17, dopo 5 ore di consultazione, la CAF in camera di consiglio ha preso la decisione definitiva. Vigorita, Cambogi, Pisani, Sisti e Giannini, riuniti per due ore, emettono la seguente sentenza:

1) si infligge alla società Hellas Verona la sanzione della retrocessione all'ultimo posto in classifica nel campionato 1973-74;

2) si infligge all'U. S. Foggia, che per la precedente sanzione a carico della Hellas Verona acquisirebbe il diritto alla permanenza nel campionato di serie A 197475, la penalizzazione di 6 punti nella classifica del campionato di serie A 1973-74, per cui retrocede nelle serie B per la stagione 1974-75;

3) si conferma nel resto le delibere impugnate.

In sintesi, il verdetto ricalca le richieste del pubblico accusatore. Il Verona retrocede in B per un errore del suo presidente. L'illecito è stato provato. La CAF ribalta completamente la decisione di primo grado consentendo pertanto alla Sampdoria di salvarsi. In questo modo, il Foggia non poté beneficiare della retrocessione dei gialloblu. Immutate le squalifiche inflitte ai dirigenti tesserati.

Questi i motivi della sentenza: Obiettivamente, la conoscenza da parte del Garonzi del desiderio del giocatore avversario, di ben noto valore, di trovare un’importante sistemazione per il suo futuro, l’offerta di interessamento per superare gli ostacoli che si frapponevano a detta sistemazione, la sicura idoneità della proposta a condizionare il comportamento del Clerici; subbiettivamente, la perentoria negazione della telefonata da parte del Garonzi in sede di interrogatorio resa all’inquirente, ed anche quando gli si rese conto che la telefonata era stata confermata dal Clerici, nonché il riconoscimento che, se il fatto fosse stato vero, avrebbe costituito una condotta molto grave.

Nella decisione l’illecito sportivo richiede solo la comprensione di atti diretti all’evento, nulla significando se tale evento, per un qualsiasi motivo, non venga raggiunto o realizzato. Un fatto di attentato, di mero pericolo, di aggressione all’ordine giuridico prima ancora che ad un bene particolare e determinato. La penalizzazione (di 3 punti) si presenta del tutto inadeguata, oltre che non regolamentare, e modesta in contrasto con il complesso dei fattori negativi che caratterizzano il comportamento del presidente Garonzi, la natura dell’illecito, la finalità e la incidenza di esso in relazione alla gara e alla regolarità del campionato. Giusta sanzione la retrocessione all’ultimo posto in classifica.

Il Verona tenta ricorso adducendo presunti fatti nuovi che avrebbero potuto far riconsiderare la gravità della pena al collegio giudicante, ma questi non vengono considerati sufficienti a riaprire il dibattimento e il 19 settembre viene definitivamente respinto e il procedimento chiuso senza possibilità di ulteriore appello. In sostanza, si fa riferimento ad una lettera di presentazione da parte di Boniperti e dello stesso Garonzi, nel corso dell’estate 1973, a favore di Clerici per aprire una concessionaria Fiat a san Paulo, in Brasile. Mesi prima dunque dell’inizio del campionato. Ma la sentenza aveva denunciato altro: come si possono conoscere le reali intenzioni di Garonzi se lui stesso ha cambiato più volte versione? È una linea difensiva veramente troppo labile.

Il Verona in Serie B

LE QUESTIONI RIMASTE APERTE E QUELLE CHIUSE

  • Se è stato accertato il tentativo di corruzione, perché Clerici non è stato condannato per omessa denuncia?
  • Perché il dirigente foggiano Affalato si è esposto in un tentativo di corruzione all’arbitro Menicucci avendo in tasca la denuncia (con probabile condanna) contro il Verona? Non la consideravano sufficientemente sicura?
  • Il comportamento di Garonzi è stato superficiale e irriverente. La linea difensiva, che tendeva a sminuire fino all’ultimo l’accaduto negandolo più volte, quasi arrogante. Ma come si può pensare di corrompere una squadra intera avvicinando un singolo giocatore, per giunta attaccante? E come poteva Clerici convincere i propri compagni di mollare se lui stesso non aveva ricevuto altro vantaggio che una semplice raccomandazione l’estate precedente?

La condanna, sacrosanta, si è basata più su un elemento di principio un fatto di attentato, di mero pericolo, di aggressione all’ordine giuridico che sul vero e proprio desiderio di compromettere la legittimità del campionato. Garonzi ha pagato per il suo gesto sconsiderato più che per la volontà concreta di compiere un reato sportivo. È passato con il rosso, non ha voluto investire i passanti sulle strisce. Per questo, per non aver compreso le conseguenze, forse è ancora più colpevole.

Corteo di protesta dei tifosi
Tifosi gialloblu ad un corteo di protesta organizzato dopo sentenza di condanna per illecito. Il Presidente Garonzi riuscirà a convincerli a sospendere la manifestazione, salvando la rappresentazione teatrale in Arena.
Garonzi placa i tifosi
Grazie a "chivers" e a L'Arena, speciale "Hellas Verona 1903 -1993"

Certo qualcuno potrà lamentare la disparità di trattamento subito rispetto ad altre situazioni analoghe. Per mesi gli addetti ai lavori hanno sminuito la gravità confrontandola con l’episodio del 62. Ma dobbiamo prendere coscienza del ruolo di Garonzi. A mio avviso è stato condannato il suo operato in qualità di presidente e il Verona ne ha subito le conseguenze. Avesse telefonato un dirigente, come accaduto in precedenza al Napoli, o in altre occasioni alla Sampdoria e allo stesso Foggia non saremmo retrocessi d’ufficio. Il presidente e la società sono un tutt’uno imprescindibile. E poi non ci dobbiamo dimenticare il contesto storico. All’epoca, il mondo del Calcio era avvolto da un alone di perbenismo che lo rendeva sempre sospettoso e diffidente. A tutela proprio dell’immagine moraleggiante e incorruttibile che voleva offrire. Solo un anno prima il Verona era stato assunto a protagonista assoluto di sportività per non aver ceduto contro il Milan in una partita di nessun significato ai fini della nostra classifica. Ora è bastata una telefonata omessa per mettere in discussione la sua integrità: un comportamento leggero individuale ha macchiato l’intera stagione gialloblu. Nessuno è santo o diavolo in eterno. Sono le regole del gioco, assurde quanto vogliamo, ma che valgono nel bene e nel male.

Poteva essere una stagione memorabile, con una salvezza entusiasmante conquistata nonostante i prolungati infortuni di Zigoni, Luppi e capitan Mascalaito. Partite giocate con grande spessore come quella interna contro la Juventus, il successo sul Milan, tutti gli scontri diretti vinti. E invece il mondo crollò addosso ai tifosi. I giorni che seguirono, fino a settembre inoltrato, furono molto difficili. Nessuno si dava pace: mezza squadra (Domenghini appena acquistato va ad allenarsi a Vicenza, Nanni vuole ritirarsi, Busatta chiede di essere ceduto, Maddè e Zigoni non vogliono scendere in B, Luppi se ne va dal ritiro) non voleva accettare la retrocessione e chiese di andarsene. Per Cadè è stata “una pugnalata a una squadra pulita”. I media veronesi uscirono con articoli accorati che parlavano di scandalo, manovre di palazzo (Hanno voluto salvare una genovese), ingiustizia sportiva.

Garonzi (prima offeso, poi battagliero in quanto costretto a rifarsi in fretta), Fiumi e Cadè fecero l’impossibile per compattare l’ambiente. Belli tornò a casa, si prese due anni sabbatici e finì la carriera in squadre minori dell’hinterland milanese, Mascalaito smise di giocare per diventare il vice di Cadè, Bet finì al Milan e Zaccarelli tornò al Torino. Arrivarono Domenghini e i difensori Cattaneo e Gasparini. Sulla carta, per la B, eravamo fortissimi. Ma il campionato cadetto fu lo stesso logorante e insidioso. Il Verona riuscì a ritrovare immediatamente la serie A ma solo dopo una faticosa rimonta che lo portò a vincere lo spareggio con il Catanzaro a Terni (rete di Mazzanti). Alla fine, nulla è mai scontato. Ogni obiettivo va conquistato giorno dopo giorno con determinazione. Rimanendo però sempre nei propri confini. Rispettando gli altri e soprattutto se stessi. Questa è la lezione che abbiamo imparato nell’estate del 74.

Onore dunque alla rosa 73/74, qui al gran completo.

Il Verona 1973/74

Massimo





Hellastory, 07/04/2016
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Riepilogo stagionale e classifica generale




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