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PROSSIMO IMPEGNO
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Le cose belle creano assuefazione. Anche la serie A. Così capita che il Verona, dopo un intero decennio vissuto all’aria buona della serie A - con il solo intermezzo della retrocessione a tavolino - dia per scontato che il suo posto di diritto sia nella massima serie. Ecco allora che non basta più la salvezza risicata, anche se senza patemi, che aveva garantito Valcareggi. No, occorre contendere al Vicenza lo scudetto delle provinciali. Il mix di questi due fattori, ambizione e scarsa programmazione, ha sul Verona un effetto devastante. Ci accingiamo difatti a commentare la peggior stagione in assoluto dell’Hellas in serie A, lo dicono i numeri. Ma andiamo con ordine.
“Largo ai giovani!” Questo potrebbe in sintesi essere il filo conduttore del mercato dell’estate del 1978. Garonzi, dopo 3 anni vissuti con Valcareggi in panchina, decide di voltare pagina e di affidarsi a Luigi Mascalaito, mister cresciuto in casa.
Il presidente aveva voluto Valcareggi nell’estate del ‘75, all’indomani del ritorno in serie A dopo la retrocessione per la telefonata a Clerici. Con Valcareggi le salvezze arrivano senza particolari ansie: anzi, nella stagione 1976-77 il Verona, con 28 punti, si piazza al settimo posto al pari di Roma e Napoli, davanti al Milan. Forse qualcuno si illude che sia tempo per puntare a qualcosa in più, fatto sta che la stagione successiva, 1977-78, nonostante la salvezza non sia mai in discussione, lascia qualche strascico. Alla 22ma giornata il Verona, battendo il Pescara con un gol di Trevisanello, si insedia al settimo posto con 23 punti. L’entusiasmo si spegne presto: nelle restanti 8 gare, il Verona raccoglie solo 3 punti, frutto di altrettanti pareggi per 0-0, e chiude il campionato fra il malumore generale. Diventa così quasi naturale che, al termine della stagione, Garonzi decida di attuare la “rivoluzione” ringiovanendo la rosa e affidando la panchina a Luigi Mascalaito, cresciuto all’ombra di Valcareggi ma già forte dell’esperienza diretta maturata allorquando sostituì Cadè nel finale del campionato di B 1974-75. Sul mercato il Verona si è già mosso con anticipo riportando a casa Franco Bergamaschi, e acquistando i due attaccanti Egidio Calloni dal Milan e Nicola D’Ottavio dal Giulianova. Due rischiose scommesse: Calloni al Milan si è guadagnato il nomignolo di “sciagurato”, affibbiatogli da Gianni Brera; D’Ottavio ha ben figurato, ma solo in serie C.
Prima di dare l’addio, Valcareggi guida il Verona nella Coppa Rappan, meglio conosciuta come Coppa d’Estate, che vede i gialloblu opposti ai belgi del Molenbeek e agli olandesi del Vitesse. Saranno invece annullate le gare con i francesi del Troyes, causa un intoppo con lo sciopero dei treni. La Coppa Rappan è l’occasione per fare esperimenti con i giovani in vista del prossimo campionato. Il Verona concede un permesso a Maddè per gli esami da allenatore, e “presta” al Torino gli ex Mascetti e Luppi per la fase finale della Coppa Italia, dato che la formazione granata è fra quelle che hanno dato il maggior numero di uomini a Bearzot per il Mondiale in Argentina. Valcareggi e Mascalaito pertanto puntano anche su Vignola, Quarella, Antoniazzi e Paolo Girardi. Nulla da fare invece per i nuovi acquisti gialloblu: Calloni, Bergamaschi e D’Ottavio non vengono concessi dalle rispettive società di appartenenza, impegnate su vari fronti.
Nel frattempo Garonzi lavora al rinverdimento della squadra. Certa la partenza di Sergio Gori, che ha chiesto di poter giocare vicino a Milano per seguire da vicino le proprie attività extracalcistiche, il presidente gialloblu vuole cedere Luppi, Maddè, Busatta e Zigoni. Una vera e propria rivoluzione che lascerà in disparte i senatori che, nel bene e nel male, hanno scritto la storia degli anni Settanta in gialloblu.
Al solito, su questi temi le opinioni dei tifosi sono contrastanti: c’è chi sostiene che occorre restare coi piedi per terra e avere riconoscenza per i “senatori” che hanno conquistato un’altra salvezza, e chi invece guarda al Vicenza, arrivato secondo, e si chiede perché anche il Verona non possa ambire ad un campionato di vertice. Resta il fatto che il pessimo finale di stagione ha lasciato l’amaro in bocca a molti, e Zigoni è fra i principali indiziati, dato che nel campionato 77-78 ha realizzato 1 solo gol. Stanco dei continui colpi di testa dell’attaccante, Garonzi aveva legato lo stipendio di Zigoni alle giornate di squalifica. Risultato mirabolante: nessuna squalifica, ma solo 1 rete all’attivo, cosa che fa pronunciare a un tifoso, Giorgio Stevanella, intervistato da L’Arena, una frase degna di essere riportata: “Garonzi, stanco delle lunghe assenze, ha collegato lo stipendio alle squalifiche con il risultato di trasformare il leone dell’area in una pecora del centrocampo”. Come se non bastasse, in occasione della partita dell’amicizia contro il Vicenza, disputata al Bentegodi il 4 giugno 1978 e persa per 1-3, Zigoni, al momento di essere sostituito da Zenorini, si rivolge al pubblico con un gestaccio.
In linea di principio, se il ringiovanimento trova un po’ tutti d’accordo, quello che sembra invece un pasticcio è il fatto che Mascalaito non ha il patentino di allenatore e per potersi sedere in panchina ha bisogno di una deroga della federazione. Naturalmente, se questa deroga non dovesse arrivare, in panchina dovrebbe sedere Guido Tavellin, uomo di lungo corso nella società scaligera.
Il 2 luglio 1978 Mascalaito si concede per la prima volta alla stampa nelle vesti di allenatore gialloblu e traccia la linea guida della nuova gestione: “Io desidero un Verona più brioso, più effervescente, che vinca facendo divertire, che susciti entusiasmi”. Per fare questo servono giocatori di sacrificio e veloci. Dei “vecchi” è destinato a rimanere solo capitan Mascetti, cui Mascalaito ha già deciso di affidare la regia, con a fianco Bergamaschi, Trevisanello e probabilmente Massimelli, giocatore del Bologna che potrebbe rientrare nell’operazione che porterà Bachlechner in rossoblu.
Per il nuovo mister “... Busatta, Maddè, Luppi, Zigoni sono tutti giocatori validi che possono rendere ancora in un’altra squadra. (...) Purtroppo il pubblico veronese ha dimostrato nei loro confronti parecchia insofferenza.” Mascalaito li ha conosciuti bene eccome, i senatori, e ha condiviso con loro lo spogliatoio per diversi anni. Di Zigoni conosce il valore, ma sa anche che certi suoi atteggiamenti sono inaccettabili. E’ arrivato il momento di farne a meno.
Intanto, a complicare il mercato del Verona (ma non solo del Verona), arriva un decreto del pretore Costagliola. L’8 luglio 1978, il giorno in cui Sandro Pertini sale al Quirinale, Costagliola decreta nulli tutti i trasferimenti dei calciatori in assenza di nulla osta dell’ufficio di collocamento. Sui presidenti di A, B e C piovono denunce per violazione della legge che vieta la mediazione a scopo di lucro. La situazione si sblocca con un decreto legge del 14 luglio 1978 che conferma provvisoriamente la validità degli statuti delle società sportive, rinviando ad un’apposita commissione lo studio della materia e la regolamentazione dei contratti. Possono così finalmente essere chiusi i contratti di Calloni, Bergamaschi e D’Ottavio, ma nel frattempo il congelamento delle trattative ha reso nullo il mercato in uscita.
Il 31 luglio 1978 il Verona comincia il ritiro a Veronello, dove vengono convocati i seguenti 24 giocatori:
Portieri: Superchi, Pozzani, Barban e Gandini.
Difensori: Logozzo, Franzot, Spinozzi, Antoniazzi, Negrisolo, Rigo e Colombini.
Centrocampisti: Esposito, Massimelli, Trevisanello, Bergamschi, Mascetti, Leso, Vignola, Guidolin e Fraccaroli.
Attaccanti: Calloni, D’Ottavio, Marini e Zigiotto.
Esclusi, come previsto, Zigoni, Luppi, Maddè e Busatta, per i quali però non è ancora stata trovata una sistemazione. All’ultimo invece si concretizza la cessione di Ennio Fiaschi al Como, mentre abbandona l’attività calcistica Gori.
La probabile formazione titolare è questa: Superchi, Logozzo, Franzot, Massimelli, Spinozzi, Negrisolo, Bergamaschi, Trevisanello, Calloni, Mascetti, D’Ottavio.
Praticamente una formazione rinnovata per quattro undicesimi.
Mascalaito difende la scelta della “linea verde” e Garonzi si lascia andare ad affermazioni ottimistiche all’inizio del ritiro, prevedendo che il suo Verona “sicuramente ce la farà a precedere in classifica, nel prossimo campionato, il Vicenza del Paolo Rossi superstar”. Insomma, c’è molto ottimismo, e convinzione che non appena la squadra saprà assimilare il credo calcistico di Mascalaito ci sarà da divertirsi. Si punta ad un campionato tranquillo e non si nomina nemmeno la parola “salvezza”.
Le prime uscite in Coppa Italia tuttavia danno indicazioni non troppo lusinghiere: dopo un buon pari a Palermo, il Verona perde in casa con il Brescia, e perde 2-0 a Cesena dove va in gol anche l’ex Maddè. Non basta lo scoppiettante 4-3 inflitto al Torino il 17 settembre 1978 a diradare le perplessità. Il Verona chiude il girone eliminatorio di Coppa Italia all’ultimo posto. Emergono già lacune che rimarranno irrisolte nel corso della stagione: Calloni troppo solo in avanti e scalognato, manovra troppo leziosa, poco peso atletico a centrocampo, difesa non impeccabile. Tra l’altro il rebus dei “senatori” che il Verona non è riuscito a vendere ha fatto chiudere il mercato in negativo e non c’è per ora la possibilità di completare la rosa con un difensore e un attaccante. Anche se Mascalaito è convinto che la rosa vada bene così com’è e che, all’occorrenza, possano essere lanciati i ragazzi. Garonzi è convinto che il vero Verona si vedrà in campionato.
Paolo
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