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HELLAS VERONA / Scudetto

28 Aprile 1985: VERONA - LAZIO 1 a 0

dal nostro inviato Massimo

Giornata strana. Tutto sembra predisposto per continuare il suo cammino più logico, mentre invece accadono eventi tali da creare ancora più confusione. Incominciamo, come al solito, dagli inseguitori: la Sampdoria perde ad Avellino (2 a 1) con un'autorete di Renica, il Torino non sfonda a Como confermando la tenuta casalinga dei lariani, la Juventus le prende clamorosamente in casa dalla Fiorentina (1 a 2). Solo l'Inter non può esimersi dal battere la derelitta Cremonese e portarsi così al terzo posto in classifica a 34 punti con i doriani. Tutto storto per le inseguitrici. Ma al Verona, saprà approfittarne?

SEMIFINALI DI COPPA Facciamo un passo indietro. Mercoledì 24 si giocano le semifinali di Coppa. Dato il largo successo ottenuto dalla Juventus all'andata (3 a 0 sul Bordeaux), l’attenzione va a Madrid, dove l’Inter è chiamata a difendere il doppio vantaggio conquistato a Milano. Al Bernabeu, però, va in scena il fattaccio: al minuto 29 del primo tempo, dopo che Santillana ha già sbloccato il risultato in favore dei madridisti, Bergomi si accascia al suolo nell’area di rigore interista colpito da una biglia che prontamente Zenga raccoglie e consegna ad un fotografo italiano posizionato dietro la sua porta. L’arbitro scozzese Bob Valentine non si accorge di nulla. A fine primo tempo Dall’Oglio, accompagnatore dell’Inter, recapita la biglia all’arbitro ma viene invitato da questi a consegnarla al commissario Uefa, lo svizzero Gunther Schneider. Immediatamente l’avvocato Prisco presenta reclamo, mentre la partita si conclude con il risultato di 3-0 per il Real che ribalta lo 0-2 di Milano. L’Inter ricorrerà in appello contro il giudizio avverso presentando un filmato che proverebbe l’accaduto ma il massimo organo europeo si rifiuta di visionare la videocassetta e conferma il risultato del campo. Inter condannato e Juventus in finale a sfidare i detentori del Liverpool.

28 Aprile 1985: VERONA - LAZIO 1 a 0

LE ALCHIMIE DELLA GARA Si disputa la quart’ultima di campionato, giornata che andrà in scena condizionata dallo sciopero dei giornalisti che non concederanno nè radiocronache al pomeriggio e nemmeno le usuali immagini serali. La Lazio si gioca a Verona le sue ultime possibilità di permanenza in serie A. Chinaglia ha chiamato in panchina l'ex compagno di squadra Oddi in sostituzione di Lorenzo e lui, a sua volta, punta tutto sull'orgoglio biancoceleste. Fatti fuori il brasiliano Batista, Vianello e D'Amico (in polemica con il mondo intero), per tamponare la difesa colabrodo si affida all'esperienza di Manfredonia, chiamato a dare il suo notevole contributo di classe, e dell'ex gialloblù Spinozzi. A centrocampo, un'altra vecchia conoscenza, Storgato, che deve disciplinare la spinta e dettare i tempi di Torrisi (a sinistra) e di Fonte (a destra), mentre davanti i romani giocano con uno spregiudicato tridente Laudrup – Giordano – Garlini. E' importante e triste insieme notare come una formazione che schiera giocatori simili, alcuni dei quali del giro della nazionale, si trova nei bassifondi della classifica. Non c'è dubbio che è la vera delusione di questo campionato.

I laziali hanno grosse difficoltà a segnare (solo 13 gol in 27 gare) ma oggi devono tirare fuori tutto quello che hanno dentro: una eventuale sconfitta al Bentegodi significa retrocessione matematica a 3 giornate dal termine. Nemmeno un successo odierno, per la verità, assicurerebbe la salvezza visto che Ascoli ed Avellino li precedono di 6 punti, a quota 20. Ma la retrocessione nell'anno in cui la società è stata guidata dagli uomini che vinsero lo scudetto nel 1973/74 (Chinaglia, presidente; Pulici direttore generale; Oddi, allenatore) è una strana ironia della sorte. E uno smacco pesante, aggiungerei.

Dall'altra parte, il pareggio di Milano ha dato fiducia ai gialloblù. Bagnoli recupera Briegel e Fontolan e, di conseguenza, Bruni e Donà riprendono il loro posto in panchina. Se i miracoli di Garella a San Siro hanno tenuto in piedi la baracca, oggi ci si aspetta molto dagli attaccanti, un po' sotto tono nelle ultime partite.

Bagnoli non ha molto da dire ai suoi giocatori: occorre vincere e basta. I gialloblù tornano al Bentegodi dopo la batosta subita contro il Torino e quindi devono dimostrare di aver assorbito il colpo. Da questo punto di vista, solo una vittoria è in grado di restituire la giusta serenità.

Arbitra il signor Casarin di Milano. Questa sarebbe la quarta volta e tutte concentrate nel girone di ritorno. Scherzi del sorteggio. Eppure, l'arbitro, sembra portare bene, anzi, a ben vedere è diventato quasi il nostro portafortuna: con lui infatti abbiamo vinto una memorabile partita ad Udine, abbiamo battuto al Bentegodi una Roma coriacea e abbiamo tenuto a Genova contro la Sampdoria.

28 Aprile 1985: VERONA - LAZIO 1 a 0

MINUTO PER MINUTO Parte a razzo la Lazio, in completa tenuta bianca. Dopo pochi secondi dal fischio iniziale, Manfredonia scende sulla corsia di sinistra e lancia Laudrup, il talento danese crossa alla perfezione in area per Giordano che spara al volo ma gli risponde da campione Garella. E' il prolungamento di domenica scorsa o il frutto di una colossale dormita collettiva?

Il Verona si riprende, conquista il centrocampo, ma non punge. Al minuto 21 insiste la Lazio: capolavoro di Giordano che mette Garlini in condizione di fare semplicemente gol, ma l'attaccante biancoceleste spara alle stelle, direzione Porta Nuova.

Bagnoli si arrabbia, urla e manda tutti al diavolo. Ed ecco la reazione dei suoi: Fanna prende la palla, fa fuori come birilli i difensori ospiti e Orsi, disperatamente, lo stende in area. Casarin sancisce il sacrosanto calcio di rigore. Senza alcuna remora va sul dischetto Galderisi che deve esorcizzare l'episodio analogo di 15 giorni fa contro il Torino. Rincorsa, tiro… ma gli esce un pateracchio molle e sbilenco e Orsi, quasi fermo, abbranca e ringrazia. Cade il cielo sopra il nostro centravanti che abbassa la testa e rimane bloccato all'altezza del dischetto. Solo il rinvio del portiere laziale e l'incitamento dei compagni di squadra lo smuovono dal torpore, altrimenti oggi – 40 anni dopo – Nanu sarebbe ancora lì a scuotere la testa.

Il Verona a questo punto si arrabbia: la Lazio non ha né lo spessore né la il talento del Torino eppure riesce a contrastarlo efficacemente con la sola determinazione. Comincia così l'assedio agli aquilotti. Orsi, gasato dalla parata sul calcio di rigore, si risponde da campione prima ad Elkjaer e poi a Galderisi che cerca disperatamente di farsi perdonare. Ma il primo tempo finisce come era iniziato: Verona frastornato e inconcludente, Lazio assolutamente in partita.

Nella ripresa, gli ospiti se la giocano sempre, ma Garella non corre grandi pericoli mentre il Verona vede frustati tutti i suoi tentativi grazie alla grande prestazione di Orsi, autentico padrone della sua area di rigore. Oddi inserisce il giovane Marini, una mezzala, per Laudrup per far uscire la difesa di Bagnoli piuttosto bloccata e lui, di rimando, toglie Ferroni (70' minuto) facendo entrare Bruni. Volpati arretra di 20 passi in zona Garlini e Bruni si insedia nella corsia di destra per aumentare la spinta. Fanna, il più ispirato, si libera così da ogni responsabilità tattica e gira minaccioso. Quello che viene definita “duttilità tattica”, è l'arma segreta della squadra di Bagnoli e la prigione (o blocco mentale) di gran parte degli allenatori attualmente in circolazione.

28 Aprile 1985: VERONA - LAZIO 1 a 0

Questo è il premio. Al minuto 78 out lungo di Elkjaer, saltano contemporaneamente Briegel e Marangon ma la difesa biancoceleste respinge fuori area. Ci arriva subito Fanna che fa fuori uno, due difensori avversari con uno slalom perfetto e spara un diagonale in mezzo alle numerose gambe che intasano l'area che va ad infilarsi proprio nell'angolo dove Orsi non può arrivarci. Stratosferico! La cosa bella è che, dopo aver segnato il suo primo gol della stagione, il più grande numero 7 della storia del Verona comincia a correre braccia al vento come un forsennato e a una velocità incredibile per tutto il campo: stadio impazzito e Pierino inseguito da tutti i compagni di squadra e dalla panchina. Uno spettacolo! Queste immagini sono stupende e immutabili nella nostra mente.

Due annotazioni di cronaca, entrambe da brivido: Fanna conserva ancora tra i suoi numerosi cimeli il pallone di questa partita. Questa rete, magnifica, ha una dedica particolare: una ragazza, di nome Francesca, conosciuta durante la settimana e colpita da una grave malattia che ne stava pregiudicando la mobilità delle gambe. Lui ci racconta che “anni dopo l'ho rincontrata uscita molto bene dalla malattia. Un mezzo miracolo”.

E l'altro mezzo, dove lo mettiamo?

La Lazio non riesce a reagire e pochi minuti dopo, il terzino Podavini viene espulso per somma di ammonizioni. La sua uscita dal terreno di gioco, a testa bassa, sacramentando tutti i Santi che sono in Paradiso, è l'emblema di tutta l'assurda stagione biancoceleste e il mesto saluto alla serie A.

IL SIGNIFICATO DELLA PARTITA E' tornato il Verona. A fatica, camminando e non più correndo, tra mille difficoltà e preoccupazioni, ma è tornato. Il gol, rabbioso, di Fanna rappresenta la sua liberazione.

Adesso gli uomini di Bagnoli comandano con 4 punti di vantaggio la classifica. 4 punti in 3 gare sono un vantaggio incredibile e sufficiente per essere sereni. Riuscissimo a battere il Como, domenica prossima sempre al Bentegodi, potremmo addirittura chiudere in anticipo questo campionato.

Ma sapete che vi dico? Che se anche non ci riuscissimo, lo faremo comunque quella successiva a Bergamo o quella dopo ancora con l'Avellino. Non importa. Il Verona è il predestinato, l'eletto per questo meraviglioso successo. Glielo hanno riconosciuto anche gli avversari che fanno corsa tra loro per il secondo posto.

Hellastory, 28/04/2005

Verona, 28.04.1985. Serie A, Giornata 27

Lazio 0

SS LAZIO
Orsi, Filisetti, Podavini, A.Spinozzi, M.Storgato, Manfredonia, Fonte, Torrisi, Giordano, Laudrup (52' Marini), Garlini (88' Toti).
ALL. Oddi

    Spinozzi, Torrisi
    Podavini

ARBITRO

P.Casarin della sezione di Milano (MI)

SPETTATORI: paganti 18.945, abbonati 17.533. Galderisi fallisce un calcio di rigore. IL GOL-PARTITA: mischia in area laziale e Fanna risolve centrando il "sette" alla sinistra di Orsi.

[2070]

I BLOCCHI MENTALI CHE STANNO FRENANDO IL VERONA


La classifica impone subito alcune riflessioni e mostra le fragilità della squadra: il Verona non sa più vincere. Nelle 6 partite di Campionato finora giocate (alle quali dovrei aggiungere i 2 pareggi di Coppa Italia dei quali non considero l'esito finale dei calci di rigori) ha pareggiato 3 volte e perso 3. Ha esattamente la metà dei punti dell'anno scorso. Eppure, escludendo la trasferta in casa della Lazio ha sempre lottato, creato occasioni, tirato in porta. Qualcuno si scandalizza se dico che con la Cremonese meritavamo i 3 punti e con Roma e Sassuolo non meritavamo di perdere? Il Verona finora ha tirato ben 82 volte realizzando solo 1 gol su azione (Serdar) e 1 su rigore (Orban) e cogliendo 3 pali/traverse (Giovane all'Udinese, Bernede alla Lazio, Orban alla Roma) contro i 75 tiri subiti di cui 9 finiti in rete. Fa la prestazione ma manca il risultato. Ci prova ma non riesce. Tutto questo mi spaventa.

[continua]

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