Chiuso
da difensori più esperti, e poco valorizzato da Cadè, Dino Gobbi
viene ceduto in prestito alla Casertana a ottobre del 1972.
Un
ritorno in serie C...
"Sì,
con la Casertana. Inizialmente ero in prestito, poi nell'estate del
1973 venni ceduto definitivamente in cambio del portiere Porrino, e
la Casertana mi girò alla Nocerina, che militava sempre in serie C,
e dove rimasi per ben 3 anni."
Qualche
rimpianto?
"La
cosa buffa fu che firmai con la Casertana un martedì, e la domenica
successiva il Verona giocò a Bergamo dove si fece male Batistoni che
restò fuori quasi tutta la stagione. Chissà, fra altri infortuni e
squalifiche magari avrei avuto qualche possibilità anch'io di
giocare, visto che ad un certo punto Cadè fu costretto a utilizzare
come marcatore Cozzi, che di ruolo naturale era libero."
Una formazione della Nocerina del campionato 1975-76: in alto da sx: Cassarino, Corni, Bertagna, Gobbi, De Luca, Nobile, Morgia; accosciati da sx: Spada, Albano, Chiancone, Marcucci.
Dino
Gobbi si afferma come ottimo marcatore nella serie C, giocando 3
stagioni da titolare nella Nocerina e poi altre 2 stagioni nel
Siracusa. Quando nel luglio del 1978 si fa avanti il Mantova, c'è
la possibilità di avvicinarsi a casa dopo 6 anni. Il 21 luglio 1978
una Gazzetta di Mantova incline al linguaggio sensazionalistico da
"guerra di secessione" dà la notizia dell'interessamento a
Dino Gobbi, "ventinovenne
veronese da tempo vagante nelle società sudiste e ora desideroso di
tornare verso casa."
Gobbi
si descrive così ai cronisti del quotidiano mantovano in occasione
delle visite mediche "Per
me è indifferente giocare sulla punta fissa o sulla mezza punta.
Preferisco tuttavia l'attaccante puro. Di testa me la cavo
piuttosto bene: difficilmente l'avversario riesce a soffiarmi la
palla."
A
Mantova il Direttore Sportivo era Nardino Previdi, con Tonino Rangoni
presidente e Romano Freddi vicepresidente. E' l'estate del 1978,
e dopo il decreto Costagliola che blocca tutti i trasferimenti non
avvallati dagli uffici del lavoro, arriva anche per Rangoni la
denuncia per violazione della legge che vieta la mediazione di
manodopera a fini di lucro. Appena si sblocca la situazione grazie ad
un decreto legge ad
hoc, Previdi chiude
l'operazione e riporta Gobbi in luoghi più "nordisti", per
dirla come La Gazzetta di Mantova. La nuova coppia centrale del
Mantova è così formata da Dino Gobbi stopper e da Alberto De Rossi
libero.
Se non
sbaglio è il padre di Daniele De Rossi.
"Sì.
Alberto De Rossi era un giocatore sprecato in serie C, avrebbe
meritato ampiamente di giocare in serie A: aveva tecnica, e chiudeva
con intelligenza tutte le situazioni in difesa. Sapeva calciare con
entrambi i piedi e aveva visione di gioco. Ma Tomeazzi era una po'
all'antica e preferiva il libero che sparava via il pallone. De
Rossi fu limitato probabilmente dall'altezza, altrimenti avrebbe
avuto una grande carriera."
A
Mantova disputi due buone stagioni.
"Avevamo
una buona squadra ma non ci riuscì di centrare la promozione. Nella
stagione 1979-80 arrivammo quarti a pochi punti dalla promozione in
serie B. E dire che la squadra non era male: in attacco c'era Sauro
Frutti, un'autentica istituzione nella città virgiliana. In porta
c'era Claudio Tarocco, mantovano che aveva giocato in serie A con
il Genoa, che prese il posto di Zaninelli, altro ottimo portiere,
passato al Parma."
Era un
Mantova un po' in tono dimesso dopo i fasti degli anni Sessanta...
"Sì,
ma comunque in grado di valorizzare qualche giovane di prospettiva.
In quegli anni nelle giovanili giocava il veronese Mario Bortolazzi.
Si vedeva già da come trattava la palla che era destinato ad una
grande carriera. Ottavio Bianchi lo faceva allenare con noi della
prima squadra anche se aveva solo 15 anni: avesse avuto 16 anni,
Bianchi lo avrebbe fatto esordire sicuramente, ma non si poteva."
8 giugno 1980: Dino Gobbi esce dal Danilo Martelli al termine di Mantova – Piacenza, sua ultima gara da professionista.
Alla
fine della stagione 1979-80 smetti col professionismo...
"Mi
sentivo ancora fisicamente integro, in carriera non ho mai avuto
infortuni seri, e con l'arrivo di Ottavio Bianchi in panchina il
secondo anno a Mantova ero veramente soddisfatto degli allenamenti.
Tuttavia decisi di smettere col calcio professionistico.
Contribuirono alla decisione due fattori diversi: da una parte non
avevo un gran rapporto con la società dopo l'addio di Previdi, e
dall'altra parte la mia prima moglie insistette perché chiudessi
con il calcio. Col senno di poi mi dispiace, non ho pensato agli
interessi del Mantova perché avrebbero potuto vendermi a qualche
altra squadra ricavando un po' di soldi..."
Ricordi
la tua ultima partita?
"Certo,
fu in casa con il Piacenza: vincemmo 4-1. Quando uscii dal campo
sapevo che era la mia ultima partita da professionista, ma non lo
sapeva nessun altro. La decisione era già presa."