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Introduzione  
Stagioni 1962-65, Audace  
Stagioni 1965-67, Verona  
Dal 1967 in poi, il "dopo" Verona «
Gialloblu 70, ASD Ex Calciatori Hellas Verona  
 

Dal 1967 in poi, il "dopo" Verona

Al termine della stagione 1966-67, Raffaele Castellini ha passato 2 anni al Verona collezionando la sola soddisfazione ufficiale di una presenza in serie B. Futuro, con la maglia del Verona, è difficile vederne. Saverio Garonzi detta subito la sua linea, vuole riportare il Verona in serie A, e servono giocatori di categoria, già maturi e validi.

Una formazione dell'Audace 1967-68 tratta dal libro Audace, 75 anni di calcio in rossonero
Una formazione dell'Audace 1967-68 tratta dal libro Audace, 75 anni di calcio in rossonero

Raffaele Castellini ritorna all'Audace, nella stagione 1967-68 successiva all'uscita di scena di Mondadori dalla dirigenza, che ha comportato un ridimensionamento dell'Audace. Salvatasi con difficoltà nella stagione precedente, la formazione rossonera non riesce a ripetere il miracolo e si piazza al terzultimo posto salutando la serie D.

Castellini squalificato per un turno

Durante la stagione 1967-68 succede anche un episodio singolare, riportato in un breve servizio de L'Arena: secondo il comunicato della Lega Nazionale del 7 marzo 1968, Raffaele Castellini è squalificato per un turno dopo la partita con il Rovereto. Una decisione che lascia tutti stupiti, dal momento che Castellini, durante l'incontro, era stato solo ammonito, non espulso. Un errore di referto che non "macchia" la sportività del "Caste", che in tanti anni di carriera subirà una sola espulsione, con la maglia della Sampietrese sul campo di Monselice. È lui stesso a raccontare l'episodio ad Andrea Nocini: "Quando dovevo battere gli out, il pubblico mi ricopriva di sputi, mi prendeva ad ombrellate. Protestai così vivacemente con l'arbitro, che mi mandò sotto la doccia" .

Episodio confermato anche dalla moglie Ornella che ricorda ancora come Raffaele abbia ammesso di aver tempestato l'arbitro di proteste fino a fargli perdere la pazienza. "Fu la sua unica espulsione in tanti anni sui campi da calcio" , conferma Ornella.

L'amara retrocessione porta ai saluti fra Eros Beraldo e la società audacina. Sarà solo un arrivederci, perché Beraldo sarà poi nuovamente sulla panchina rossonera negli anni Settanta, in serie C, nel periodo più luminoso della storia dell'Audace del dopoguerra.

STAGIONI 1968-71 - BELLUNO

Eros Beraldo va al Belluno, portando con sé Raffaele Castellini che, dopo diversi anni passati a due passi da casa, fra l'Audace e il Verona, fa la scelta di allontanarsi da casa. Una scelta che lo costringe a dei sacrifici per la distanza, dovendo mantenere il lavoro a Verona dove è dipendente della Over Meccanica.

Dopo un primo campionato, stagione 1968-69, concluso al quinto posto, nella stagione 1969-70 il Belluno parte alla grande, macina risultati positivi e si porta al comando della classifica. La stampa bellunese non lesina gli elogi a Castellini, autentico trascinatore dei gialloblu, e ipotizza che il suo alto rendimento sia dovuto alla decisione di allenarsi al Tiberghien con l'Audace, rinunciando allo stress della spola Verona-Belluno per allenarsi con i compagni, come aveva fatto invece nella stagione precedente.

Castellini: malgrado la fattura obiettivi immutati

Nella gara di San Donà arriva la tegola che compromette la stagione dei bellunesi: in uno scontro di gioco, Raffaele Castellini si frattura tibia e perone ed è costretto ad osservare il resto della stagione da bordo campo.

Dopo un primo ricovero a Belluno, Raffaele torna a Verona e viene operato a Villa Lieta dal prof. Marega, sotto le premurose cure della fidanzata Ornella con cui, fa sapere al quotidiano bellunese che lo intervista, convolerà a nozze in estate. Gli obiettivi stagionali, stando al titolo del servizio, sono due: promozione in serie C e nozze.

Solo il secondo obiettivo sarà raggiunto, quando Raffaele sposa Ornella Campedelli, che nella foto qui sopra gli è accanto nel letto d'Ospedale dopo l'intervento per ridurre la frattura di tibia e perone. Un matrimonio che porterà in seguito alla nascita di due figli, Alberto e Nicola.

Sul campo invece le cose vanno diversamente e il Belluno subisce le rimonte di Trento e Pordenone chiudendo al terzo posto una stagione che sembrava già in archivio con la promozione in serie C.

Temprato dall'esperienza della stagione precedente, il Belluno si presenta ai nastri della stagione 1970-71 con rinnovata fiducia. La formazione bellunese è costretta a fare a meno, per la prima parte del campionato, di Raffaele Castellini, ancora reduce con la convalescenza del terribile infortunio dell'anno prima.

Il rientro avviene il 14 febbraio 1971 e coincide con un'importante successo del Belluno per 2-0 contro una diretta avversaria per la promozione in serie C, la formazione trentina dell'Arco.

Leggiamo direttamente dalla cronaca di Triveneto Sport 70: "... arrivato al nome di mezzala sinistra l'annunciatore ha un attimo di esitazione, poi con voce emozionata dice: "Castellini". È come se in campo fosse arrivato il terremoto, i tremila tifosi gridano di gioia e si abbracciano tra di loro, scandendo il nome di battesimo del loro idolo."

Una cronaca un po' enfatica, magari, ma che rende benissimo l'attaccamento della tifoseria bellunese nei confronti di Castellini.

Castellini nel Belluno

Se i numeri riportati dai giornali sono corretti, tremila spettatori per una partita di serie D non sono affatto male e danno un'idea del seguito che aveva in quegli anni il calcio in provincia. A Belluno, in occasione dell'ultima partita di campionato contro l'Oltreisarco, ci sono circa seimila spettatori a festeggiare la tanto attesa promozione in serie C.

La serie C significa tuttavia un impegno diverso, non è più possibile per Castellini continuare a lavorare a Verona, allenarsi da solo, e raggiungere la squadra bellunese solo per la partita. Si impone una scelta, e Castellini sceglie per la famiglia: lascia il Belluno e si trova una sistemazione più vicina a Verona. La moglie Ornella racconta che la scelta non è mai stata obbligata: "Raffaele aveva una vera passione per il calcio, e l'ho sempre supportato e lasciato libero di giocare ovunque ritenesse. La decisione di scendere di categoria fu una sua scelta di rimanere vicino alla famiglia e di continuare con il lavoro a Verona."

STAGIONI 1971-75 - SAMPIETRESE

Terminata con successo l'esperienza di Belluno, Raffaele Castellini accetta la proposta di giocare nella Sampietrese di San Pietro Polesine, piccola frazione di Castelnuovo Bariano nel rodigino.

Qui, nella stagione 1973-74, avviene un piccolo miracolo sportivo, con la squadra che conquista, sotto la guida di mister Apostoli, un'inattesa promozione in serie D. La Sampietrese era formata praticamente da giocatori veronesi, al punto che si trovò più vantaggioso fare gli allenamenti sul veronese, limitandosi a muovere i pochi giocatori "autoctoni", anziché portare il gruppo dei veronesi nel Polesine. Gli allenamenti venivano pertanto disputati fra Zevio, San Giovanni Lupatoto e Cadidavid.

Il successo della Sampietrese nel campionato di Promozione 1973-74 ebbe grande eco a livello mediatico: fece notizia questa frazione di nemmeno 700 abitanti che conquistò il diritto a giocare fra i semiprofessionisti nello stesso girone con la gloriosa Triestina del ds Nereo Rocco.

Il miracolo della S.Pietrese

Per Raffaele Castellini, che durante la stagione sfoggia pure un "look" con i baffi, 29 presenze e 5 reti, che ne fanno il terzo miglior marcatore della squadra alle spalle del bomber Polato (19 reti) e della "gloria" locale Cavicchioli (7 reti). Oltre alla solita impeccabile regia a centrocampo dove smista palloni con la consueta eleganza ed efficacia.

Sampietrese 1974-75

Nella stagione 1974-75 la Sampietrese difende la categoria mantenendo in rosa Castellini, nonostante le diverse richieste provenienti da società più titolate. I dirigenti inoltre ingaggiano un altro ex gialloblu, anche se in questo caso stiamo parlando di uno di quei ragazzi che hanno vinto due titoli Primavera sul finire degli anni Sessanta, ma che non ha mai avuto l'opportunità di vestire la maglia della prima squadra del Verona: Gaetano Pasetto.

La Sampietrese si salva a fatica, con appena un punto in più del Rovigo, in un girone in cui il Treviso la fa da padrone conquistando la promozione in serie C. Più attardata la Triestina, che concluderà solo terza, alle spalle anche dell'Adriese. Una stagione di alti e bassi quella dei polesani di Apostoli; l'impianto sportivo di San Pietro si riempie quando arrivano gli squadroni, ma gli spalti rimangono "freddini" quando si vede lo spettro della retrocessione e si agita il vento della discordia.

Insomma, un segno che il miracolo della Sampietrese, sebbene destinato a continuare per un'altra stagione (la formazione rodigina si salverà anche nella stagione 1975-76, mentre retrocederà nel campionato 1976-77), è già un ricordo. Le feste in piazza del giorno della promozione in serie D hanno lasciato spazio a mugugni e malumori fra gli sportivi bianconeri. La stampa ci va giù dura in occasione della sconfitta contro l'Adriese: "Si è vista gente abulica e svogliata, oppure altri che tentavano preziosismo in mezzo al fango. Qualche altro, infine, ha voluto assistere all'incontro in mezzo al campo, con la divisa da calciatore addosso" .

Gli eroi della promozione in serie D sono già stati declassati a spettatori non paganti. L'idillio è finito, anche se l'impresa del campionato 1973-74 rimarrà per sempre negli annali.

Sampietrese 1974-75

L'esperienza di Castellini con la Sampietrese si chiude nella stagione 1974-75: è tempo di nuove avventure, questa volta a Rovigo.

ROVIGO, POI RITORNO NEL VERONESE

Nella stagione 1975-76 Castellini si trasferisce un po' più in là nel Polesine, accasandosi con il Rovigo, che nel frattempo ha dovuto salutare la serie D (è retrocesso nella stagione 1974-75, dopo aver disputato ben 2 spareggi con il Lignano sul neutro di Treviso). La piazza è ovviamente esigente, la città mal sopporta di dover giocare il derby con il Castelmassa e di vedere addirittura la Sampietrese in serie D.

A 30 anni compiuti, Raffaele Castellini ha oramai acquisito la piena maturità tattica e la categoria gli andrebbe decisamente stretta, se non fosse che lui la sua scelta l'ha già fatta e il professionismo non gli interessa.

Dopo due stagioni a Rovigo, il "Caste" decide che è il momento di riavvicinarsi a casa e quindi ecco le avventure nel veronese con le squadre del Cologna e del Bussolengo.

Cologna

Significativo leggere un breve estratto da un articolo de L'Arena ai tempi in cui militava in provincia con il Cologna: "Svestiti gli abiti dimessi, la squadra gialloblu ha lanciato in orbita quella specie di fuoriclasse che, a livello provinciale, può essere considerato Castellini, e ha risalito lentamente la china della classifica" .

Non meno entusiasmo si registra a Bussolengo alla notizia che Castellini disputerà il campionato 1979-80 con la formazione di mister Nicoletti: "Castellini (il prestigioso giocatore che ha militato anche nell'Audace) sarà quest'anno la "mente grigia" dell'attacco del team bussolenghese" .

La sistemazione nelle squadre del veronese gli permette da un lato di sistemarsi con il lavoro (nel 1979 diventa dipendente della Banca Popolare) e dall'altro di rispondere presente alle convocazioni per giocare con la squadra dei Gialloblu 70 che conquista il titolo italiano per ex calciatori.





BIBLIOGRAFIA: PolesineSport.it di Sergio Sottovia & Friends



LA STRATEGIA DI PRESIDIO E UN MERCATO FATTO DI PRESTITI


Povero Verona ... Prima la fragilità (tecnica e mentale) dimostrata all'Olimpico che conferma che anche quest'anno dovremo soffrire. Poi i rifiuti di mercato (Baldanzi, Richardson, Faivre) che, per motivi diversi, hanno tutti snobbato il Verona. Verona è una piazza poco appetibile o offre troppo poco? Comunque sia, per i tifosi del Verona ogni stagione è un continuo succedersi di momenti di passione con alternati picchi depressivi (molti) ed esaltati (pochi): si parte in estate con l'allestimento di una squadra decente in grado di salvarsi e si finisce con il riscontro sul campo. Il problema è che questo stress si risolve sempre solo negli ultimi giorni di trattativa e nelle ultime partite di campionato. Se questa è una situazione alla quale non finiremo mai ad abituarci, anche vedendo come si muovono nel frattempo le nostre avversarie dirette, credo che debbano essere rivisti i criteri che guidano le linee guida societarie e delle quali subiamo ansiogene conseguenze. Il Verona fa di un vanto la propria gestione oculata in termini di ingaggi e contenimento di costi. Corretto. Aggiungo che l'autofinanziamento nel mercato (compro sulla base di quanto riesco a vendere) è una regola quasi decennale introdotta da Setti che aveva un capitale limitato e anzi sosteneva se stesso con il risultato economico positivo della società. L'alternativa è prendere a prestito, magari con l'opzione del riscatto. Il Verona ha una struttura fragile e non può permettersi di sbagliare mercato, per questo punta su giocatori potenzialmente interessanti, magari provenienti da stagioni sfortunate. Spendere 10 milioni per un potenziale talento che poi o si infortuna o non riesce ad esprimersi sarebbe deleterio per il bilancio. Riuscire invece a strappare un'opzione ad una cifra prefissata aiuta la gestione societaria nel valutare l'opportunità di un successivo riscatto. Un buon esempio è stato il Cagliari che quest'estate ha riscattato Piccoli, Gaetano e Caprile spendendo subito 26 milioni e successivamente ha ceduto Piccoli alla Fiorentina per 25 ripagandosi di fatto l'intera operazione con il vantaggio di aver acquisito 2 giocatori (per loro) importanti.

[continua]

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