La sconfitta di Brescia è completamente differente dalle altre del girone di ritorno. Buttandolo sull'ironico, siamo passati dalla bassa pressione di Pescara, Sassuolo, Genova e Nocera al colpo della strega. Da una osservazione approssimativa, la partita è vissuta sugli episodi: nel primo tempo ci sono stati i gesti tecnici di Daprelà e Berrettoni, ma in entrambi i casi anche la dormita dei rispettivi difensori (per noi, Scaglia). Nel finale, la stupenda punizione di Cordova (giocatore micidiale sui calci piazzati) che è arrivato a mettere la palla proprio là dove Rafael non immaginava. Ma perchè, se si è trattato solo di semplici episodi, Mandorlini se l'è presa? Cosa non ha funzionato secondo lui? Eppure, il Verona aveva tenuto bene il campo fino a quel momento. E poi ... prendere un gol a tempo scaduto è sempre una mazzata giustificabile. In pratica, abbiamo una scelta davanti a noi: o annotiamo l'ennesima sconfitta esterna e la cataloghiamo semplicemente come frutto della Sfortuna (e dell'abilità di Cordova), oppure cerchiamo di comprendere il mister. Nel primo caso non abbiamo altro da aggiungere, se non sperare di non incontrare più in futuro altri giocatori tipo il cileno, o l'Hernanes della Lazio, che ci condannano gli ultimi minuti sempre con esecuzioni balistiche di questa fattura. Diamo insomma per scontato che noi ce la mettiamo sempre tutta (ed è così,infondo) ma che c'è un Disegno (con la D maiuscola) più grande di noi che guida ogni evento e accettiamo supinamente ciò che succede. Con gioia se ci va bene, con tristezza se ci va male. Oppure ci ribelliamo alla valutazione di una partita (e del campionato) basata essenzialmente sugli episodi, reagiamo, cerchiamo di capire cosa ha fatto l'Hellas prima della punizione decisiva, cosa avrebbe potuto fare, cosa potrà fare le prossime gare. Chi mi conosce, sa già quello che troverà in seguito.
Il Brescia è una buona squadra ma inferiore a noi, abile a chiudersi e a trovare spazi. È difficile fargli gol perchè si difende con ordine ed è molto attento a non scoprirsi. Ti illude perchè lascia giocare, lascia fare agli altri la partita, ma poi ti punisce. Nel sa qualcosa anche il Torino. Calori ha imposto questa mentalità ai suoi e sta ottenendo risultati importanti.
In campo ho visto un Verona discreto, a volte persino autoritario. Ma lezioso, distratto dietro e completamente inesistente davanti. Sembrava quasi, ad un certo punto, che gli stesse bene il pareggio tanto non riusciva mai a sfondare o a tirare nello specchio della porta. Il Brescia, da parte sua, ci ha provato un pochino solo a metà del primo tempo e nel finale quando ha messo in campo Cordova per sfruttare le sue capacità sui calci piazzati. Anche Mandorlini ha pensato una cosa simile inserendo Lepiller al posto di Galli. La differenza sta nel fatto che, a partire dall'ingresso del cileno in campo, ogni volta che poteva c'era un giocatore bresciano che cadeva drammaticamente e sistematicamente ai limiti dell'area. Una volta anche dentro. Quasi tutte simulazioni, falli provocati, gesti plateali. Tanto, prima o poi l'arbitro avrebbe abboccato. Ma l'intenzione era chiara: non avendo alternative, grazie alla buona sistemazione della difesa gialloblu, proviamoci con un tiro da fermo. Così è stato.
Qualcosa comunque è cambiato nell'atteggiamento. Un po' per l'urgenza di cancellare Nocera, un po' per il modo di giocare del Brescia che è più confacente. Mandorlini ha trovato il modo di alzare il livello della pressione. Della tenuta del gioco. Ma il colpo della strega no: quello viene da un movimento sbagliato, da uno carico di peso non equilibrato, da uno sforzo improvviso. È frutto di un gesto tecnico straordinario come quello di Cordova ma anche della nostra debolezza generalizzata. Non siamo stati capaci di sfruttare tutto quello che ci ha messo a disposizione la partita prima di quell'episodio e siamo stati condannati. Ecco perchè Mandorlini si è arrabbiato.
L'ho anticipato la scorsa settimana: il Verona oggi soffre 1) di amnesie difensive (Scaglia nel primo gol e forse il piazzamento di Rafael), 2) dell'assenza di Hallfredsson (nel suo caso avevo parlato di calo di rendimento) e 3) della sterilità offensiva. Qualche pezza Mandorlini ce l'ha messa. Soprattutto a centrocampo, con Galli e Jorginho che hanno fatto un buon lavoro dal punto di vista quantitativo, ma sicuramente non hanno i numeri e neppure la prestanza di Hallfredsson. Il problema grosso rimane però davanti. Al di là di Gomez, che si è mosso abbastanza ed ha sempre l'impressione di essere vivo ed avere delle idee, c'è il deserto. Ferrari e Pichlmann sono sempre avulsi dal gioco, non riescono a fare un uno-due con Gomez, finiscono in fuorigioco, sono dei pesi morti in area di rigore. Questa volta il nostro bomber è rimasto a digiuno ma ci ha pensato Berrettoni (fondamentale, ma tiene però solo un tempo) con una giocata delle sue. Allora: se ti manca un attaccante e hai solo mezzo Hallfredsson (la metà quantitativa, quella che in un modo o nell'altro si riesce a recuperare) capisci che oggi il Verona gioca in 9 e mezzo. Ecco perchè il mister pretende che tutti gli altri vadano in campo ancora più concentrati, attenti, cattivi. Il Verona ha giochicchiato troppo nella tre quarti bresciana senza riuscire mai ad impensierire il portiere avversario. Questo è il suo problema.
Poi, ci può anche stare perdere in questo modo. Per la carità, è già successo contro la Lazio in Coppa Italia, ma in quella circostanza è avvenuto dopo un prodigioso recupero e gli applausi di tutti. Dal punto di vista filosofico abbiamo restituito ai lombardi il successo altrettanto fortunoso del girone di andata con quel gol (molto bello) di Pichlmann nel finale. Ma l'inconsistenza dei gialloblu in trasferta, per una causa o l'altra, comincia ad essere una realtà preoccupante che sta condizionando l'intera stagione. Proprio nel momento in cui il Pescara è in difficoltà (per colpa degli arbitri e della sua difesa) e il Sassuolo fatica a vincere.
Per fortuna in casa siamo sempre riusciti a metterci una pezza. Ma adesso ci tocca il Bari che, con le sue 9 vittorie esterne è la squadra che ha vinto di più fuori casa e quella che, con il Sassuolo, ha fatto più punti in trasferta (30). Una bella gatta da pelare. Noi, al contrario, con 39 punti siamo i più forti tra le mura amiche. E' inevitabile che qualcuno, sabato prossimo, perderà il suo record.
Spero tanto di vincere con una doppietta di Ferrari, che ridia fiducia a questo giocatore e una sistemata a tutti problemi che ci assillano in questo momento. Dando un segnale che conta anche al posticipo tra Torino e Sassuolo.
Massimo
Colonna sonora: tutta la musica del film Elizabethtown (delizioso), e una frase: «Hai cinque minuti per crogiolarti nelle deliziose voluttà della sofferenza, goditela, abbracciala, abbandonala... e procedi»