Il terribile mese di gennaio si è concluso. Meno male. La valutazione complessiva è piuttosto articolata: ci sono alcune conferme (sia positive che negative) e alcune valutazioni che resteranno ancora aperte per un bel po' legate al mercato di riparazione. Complessivamente, il Verona esce un po' ammaccato dai 3 confronti diretti (2 brutte sconfitte a Pescara e Sassuolo e un sofferto ma meritato pareggio a Padova), ma recupera brillantemente in casa battendo Modena, Juve Stabia e Grosseto e si mantiene in zona alta playoff. Mandorlini, scherzandoci su, pare aver trovato la soluzione al problema: se non siamo in grado di battere le grandi, cercheremo almeno di vincere tutte le altre. Che poi è esattamente quello che è successo nel girone di andata e che ci ha consentito di concludere al secondo posto. Contemporaneamente però c'è stato il mercato, elemento di disturbo dello stato d'animo dei giocatori (e dei tifosi) e argomento strategico
in ottica futura, soprattutto riferito a come potrebbe cambiare la lotta per la promozione.
Il Verona ha praticamente rinunciato a fare il mercato invernale. Si è tolto di torno qualche giocatore inutile e Natalino, visto che non ha potuto assicurare all'Inter un suo impiego assiduo. In entrata, zero assoluto. La scelta, coraggiosa, è stata motivata da due evidenti considerazioni: in primo luogo, l'incertezza che i vari Jeda, Ricchiuti e Vacca avrebbero potuto realmente migliorare il potenziale della squadra, anche alla luce delle valutazioni a rialzo delle società proprietarie del cartellino. In secondo luogo, c'è sempre in ballo l'ipotesi (e la speranza) di poter recuperare a pieno gente importante come Esposito, Berrettoni e Bjelanovic che il mister conosce bene e che finora hanno reso meno del previsto.
Certo, il messaggio fornito alla rosa è stato forte e anche molto motivante: inutile cercare fenomeni in giro, noi puntiamo sul gruppo dell'anno scorso e su chi è stato scelto in estate. Voglio vedere quale lavoratore dipendente (o prestatore d'opera, cambia poco) non si sentirebbe inorgoglito e coinvolto a fare del proprio meglio in un ambiente che gli offre tale opportunità. In più, Mandorlini si è trovato per mano, quasi per caso, un ragazzino come questo Lepiller che non avrà certo l'esperienza, la continuità e la sensibilità tattica di Jeda, ma ha una legnata impressionante e gioca con un entusiasmo che certamente il brasiliano non avrebbe potuto assicurare (anche perché è il tipo che cambia squadra ogni anno, che tutti cercano ma nessuno conferma). Da questo punto di vista, i 3 gol di Lepiller nel 2012 valgono forse già oggi il risparmio economico di Gibellini ad arrivare
ad un attaccante da affiancare ai nostri. Tra l'altro, sarà un dettaglio inutile ma per me no, il francesino è il primo gialloblu capace di fare una doppietta dall'inizio della stagione. Se quindi dovessimo effettivamente riuscire a recuperare, strada facendo, anche Esposito, Berrettoni e Bjelanovic, credo che la politica societaria potrebbe rivelarsi non solo saggia, ma anche lungimirante.
LA ROSA D'INVERNO C'è un però. Le rose d'inverno offrono uno spettacolo travolgente, ma effimero. Come la classifica del girone di andata. Il Verona ha concluso al secondo posto, cioè virtualmente promosso in A. Questo è stato, molto probabilmente il valore reale della nostra squadra rispetto alle altre al giro di boa. A mio avviso, con il Pescara da mettere d'ufficio al primo posto in luogo del Torino in progressivo calo da dicembre.
Con l'apertura del mercato, però, le carte in tavola sono completamente cambiate ed è come se - a partire da metà gennaio - sia iniziato un nuovo campionato. Il Torino adesso può contare anche su Pasquato, Meggiorini e Masiello (Benussi non lo considero); il Padova ha un Bentivoglio in più; il Sassuolo ha Gazzola e Missiroli (e si è visto) e Troianello; il Brescia Piovaccari, Rossi ed Accardi; il Varese ha rifatto l'attacco con Granoche (una doppietta all'esordio) e Plasmati, più Albertazzi. E mi fermo qua.
Questo grosso cambiamento è conseguenza diretta degli obiettivi stagionali: Torino e Sassuolo, per motivi differenti, vogliono fortemente la promozione in A, i granata perché rappresentano un po' quello che era l'Hellas l'anno scorso in Lega Pro, mentre la Mapei vuole introdurre nel calcio che conta il suo giocattolo; Varese, Padova e Reggina si sentono forti come lo scorso campionato quando hanno perso i playoff e hanno tutte le intenzioni di riprovarci. Solo Pescara e Verona non hanno messo in cantiere la serie A, sono degli intrusi impertinenti solo grazie al fatto che hanno due grandi allenatori in panchina, ragazzi brillanti in campo e un gruppo ambizioso a disposizione. Ecco perché entrambi hanno praticamente rinunciato al mercato. Che senso ha introdurre elementi (potenzialmente) di disturbo? Se va bene, bene; altrimenti ci riproveremo l'anno prossimo su queste basi.
Ma dobbiamo prendere atto che, a partire da questo momento, i valori sono profondamente cambiati rispetto al girone di andata. E qui nasce l'interrogativo: il vecchio Hellas sarà in grado, allo stesso modo, di far fronte al nuovo confronto?
LA STAGIONE DELLE ROSE La risposta, a mio avviso, non può essere immediata. Noi possiamo contare sullo spogliatoio, sulla freschezza e la qualità di chi ha giocato poco finora, sul tecnico che conosce esattamente quanto possono dare tutti i suoi giocatori. Ma non siamo assolutamente certi del pieno recupero fisico di Esposito e Berrettoni e nemmeno sull'affidabilità di Bjelanovic. Insomma, quanto effettivamente potrà ricevere il Verona da questi giocatori è, e rimane, una scommessa.
Faccio alcuni esempi: dopo aver battuto il Grosseto, mi sarei aspettato di rivedere in campo Esposito perdurando l'assenza di Hallfredsson, invece no, probabilmente perchè il giocatore non è ancora a posto. Guarda caso, abbiamo concesso il centrocampo e il primo tempo al Padova. Quando poi è entrato Berrettoni abbiamo cominciato a giocare, creando qualche occasione in avanti e meritato il pareggio. Ma è evidente che nemmeno Berrettoni ha più di 25/30 minuti sulle gambe. Da quanto tempo va avanti questa faccenda? Un mese, abbondante. Senza contare le assenze pressoché totali dello scorso autunno. E Bjelanovic? Quando è in campo, nessuno se ne accorge. Né noi, né i nostri avversari. Mandorlini li centellina, ha una paura incredibile di perderli nuovamente. Oramai tutto il Verona sta puntando (e pregando) sul loro recupero. Anche perchè ci sono alcuni gialloblu che cominciano a rendere di meno, a mostrare cenni di affaticamento visto
che hanno tirato la carretta fino a questo momento.
Le altre squadre, d'altra parte, con gli investimenti importanti che hanno fatto giocano molto sullo stimolo che possono ricevere. C'è gente scesa di categoria per vincere il campionato. Teoricamente anche il loro è un contributo non quantificabile in anticipo, ma la crescita tecnica che hanno portato è un dato di fatto. L'esempio classico è stato il divario che esiste tra noi e l'attuale Sassuolo rinforzato. Possiamo giocare fino a che vogliamo sull'equivoco dell'assenza Hallfredsson (più gli altri 3, ma non conta) in quella partita, oggi esiste una differenza tra noi e loro che non c'era nel girone di andata. Probabilmente, è complessivamente cresciuto di più l'intero gruppo nero verde rispetto al nostro e il contributo dei nuovi ha semplicemente dato ulteriore slancio. La faccenda però non cambia.
Mi auguro di cuore che la società abbia fatto la scelta migliore, perchè voglio giocarmela fino in fondo con le carte a disposizione. Cioè con l'Esposito e il Berrettoni di Coppa Italia con la Lazio, il Bjelanovic che ricorda il mister e il lanciamissili Lepiller sempre carico. L'occasione dei prossimi due turni casalinghi (Ascoli e Gubbio) prima della pausa di Carnevale è propizia: se il teorema di Mandorlini è corretto, prima del nuovo rush di partite toste di marzo (Sampdoria, Torino e il derby con il Vicenza), dovremmo riuscire a mettere nuovo slancio alla nostra rincorsa.
Un passo alla volta. Oggi forse è più il tempo della pazienza di scegliere il terreno giusto, piantare i semi, annaffiandoli un po' e proteggendoli dal gelo. In attesa della bella stagione, quella che alla fine stabilirà quali sono le tre rose più meritevoli.
Massimo
Colonna sonora: il brano è Rosie cantata e suonata live da uno splendido Jackson Browne.
But Rosie you're all right -- you wear my ring
When you hold me tight -- Rosie that's my thing
When you turn out the light -- I've got to hand it to me
Looks like it's me and you again tonight, Rosie
e poi via con la base di piano ...