|
Come se non bastasse il pesante ko subito in un decisivo scontro diretto, i tifosi veronesi si sono dovuti sorbire in questi giorni pure lo sdegno e la condanna pubblica di gran parte dei mass media nazionali, dai giornali alle tv, passando per le radio. Una cassa di risonanza per certi versi inattesa che ha posto ancora alla ribalta l’equazione Verona= città razzista che tanto piace negli ambienti editoriali e che per la verità una parte della tifoseria helladina non ha mai fatto nulla per smentire. Per questo ci sentiamo di aderire almeno in parte al profluvio di parole di condanna che sono state spese in questi giorni per un problema, quello della politica (di tutti i colori essa sia) e del razzismo negli stadi (di tutta Italia), al quale non si è ancora riuscito a porre un argine.
Detto questo, l’operazione mediatica non ci ha convinto del tutto: troppo approssimativa, troppo «giustizialista». Come spesso accade anche nella realtà giudiziaria l’interesse dei «giudici mediatici» è parso essere solo quello di mettere alla gogna tutta la tifoseria e la città gialloblu e non invece di cercare di far luce sulle reali dinamiche che hanno portato all’incresciosa rissa finale. La tesi propugnataci secondo la quale Alioui e Coly sarebbero «andati di matto» perché esasperati dagli ululati del pubblico infatti non sta in piedi. Le radici della vergognosa rissa finale vanno invece trovate nella partita d’andata quando il Verona espugnò il «Curi» approfittando, guarda caso, delle espulsioni di Coly e Alioui. Cartellini rossi pesanti: il primo si beccò 7 giornate («per aver insultato, spintonato e sputato all'arbitro»), il secondo una giornata. Roba che non si dimentica e che sicuramente ha lasciato qualche «conto in sospeso» da regolare non certo con il pubblico veronese, che all’andata non c’era, bensì con i giocatori e i dirigenti gialloblu.
E il primo tentativo di questa vendetta del resto la si è avuta già nel corso della partita quando Alioui, a metà secondo tempo, pur in panchina aveva cercato di aggredire Dossena venendo per fortuna e provvidenzialmente bloccato a forza da un suo compagno di squadra. Il perugino se l’era cavata con un rimbrotto dell’arbitro Bergonzi che lo aveva invitato alla calma se voleva evitare brutte sorprese. L’invito però è caduto al vuoto ed al triplice fischio Alioui si è di nuovo scatenato, trovando questa vota nessuna resistenza davanti a sé (una recidività che sicuramente pagherà molto cara in termini di squalifica). Da lì la zuffa che ha trasferito la tensione dal campo agli spalti che fin a quel momento avevano dato una dimostrazione di sportività unica, coprendo con sonori fischi gli ululati dei soliti imbecilli e incitando a squarcia gola e con bandiere al vento al squadra con un attaccamento che non si esagera a definire unico e commovente. La zuffa tra i giocatori ha però rovinato tutto e anche dagli spalti si è deciso allora di dare il peggio aggiungendo ai quattro imbecilli i versi gutturali di altrettanti incivili.
Il risultato è ora sotto gli occhi di tutti: Verona è di nuovo nel mirino della cronaca e per la società si profila il rischio di una squalifica del campo. A nostro parere, se il Giudice Sportivo giudicherà in linea con il passato l’Hellas se la caverà «solo» con una multa pesantissima (idem per il Perugia) e pesanti squalifiche cadranno su Vio ed Alioui. Se invece si farà influenzare dalla lente d’ingradimento mediatica che, complice la diretta Sky, ha posto questa volta sotto gli occhi di tutti un problema che si protrae (e non solo a Verona) ormai da anni, allora la squalifica del Bentegodi non ce la toglierà nessuno. Chissà in quel caso che non fosse l’occasione buona per la tifoseria gialloblu di liberarsi di certa gente che da troppo tempo, con la sua incapacità di ragionare e di stare al mondo, rovina l’immagine di quella che è per calore ed attaccamento una delle migliori curve d’Italia.
Hellastory, 15/05/2005