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HELLAS VERONA / Le Ultimissime

SPECIALE 1982-'83 - LE GARELLATE

Hellastory: Le Ultimissime

Di Gianfranco Civolani
Dal «Guerin Sportivo» n. 49 del 8 – 14 dicembre 1982

IL PERSONAGGIO / CLAUDIO GARELLA

SPECIALE 1982-'83 - LE GARELLATE

Nella porta del Verona-rivelazione gioca un tipo singolare, che non ama le interviste banali, che si porta dietro antichi pregiudizi, che contesta i suoi critici ma che soprattutto ritiene di aver chiuso con le sbandate giovanili

- Claudio Garella, ti piacciono le interviste?

«Sì e no, dipende da chi e da come. Mi piacciono le interviste serie, avrei tante cose da dire».

- Scusa, ma io comincerei così: le Garellate...

«Già, me l'immaginavo. Però parliamone, non ho problemi, oggi no. Intanto mi dicono che una volta ci fossero le Maldinate e siccome il Maldini era un campione...».

- Le Garellate sono una cosa molto precisa...

«Vero, le sciocchezze che feci alla Lazio. Mi è rimasta addosso quella strampalata vicenda. Avevo ventuno anni, non ero pronto per certe platee e per certi traumi... Vinicio tolse Pulici e mi buttò dentro... lui volle fare onestamente il mio bene, ma finì per nuocermi perché io non ero pronto, io non ero Pulici, io ero un ragazzone che doveva ancora imparare mille cose».

- Torniamo indietro; Garella ragazzino,

«D'accordo, il Garella che studia da geometra a Torino. Ero un tifoso sfegatato del Toro, deliravo per Castellini e Claudio Sala... ho interrotto gli studi per poter andare al campo la mattina... facevo pure il raccattapalle, respiravo il respiro dei miei idoli... ho anche debuttato nel mio Toro, una mezza partita a Vicenza. Poi mi hanno mollato allo Junior Casale e non ti dico il contraccolpo per un ragazzo di diciotto anni che si ritrova in quarta serie e non sa nemmeno se valga la pena tirare avanti. Ma poi lì vinsi il mio primo campionato, giocai qualcosa come sessantotto partite, evviva. L'anno dopo vado al Novara con Giorgis, mi gioco in B trentotto partite e quindi ecco la Lazio. Nel frattempo mi ero sposato, sì, sposato a diciannove anni con una torinese e a vent'anni ero già padre di una bambina...»

- La Lazio, riparliamone.

«Il second'anno che stavo alla Lazio... mi sembrava che il calcio fosse tutto rose e fiori, non avevo doti camaleontiche, non mi davo nemmeno da fare per adattarmi all'ambiente... Ma Roma è una piazza che può bruciare un calciatore, particolarmente un portiere, ricordati quel che è successo a Paolo Conti. Ho fatto un po' di errori, non mi perdonavano niente. Ero un ragazzo, soffrivo molto, ma cosa potevo farci. A un certo punto ho pensato di tornare a casa e di piantarla con il pallone e magari di prendere il diploma di geometra. Ma la mia stupendissima moglie mi ha sempre spronato, mi ha enormemente aiutato... poi mi sono paradossalmente ripreso quando hanno mandato via Vinicio, ma era chiaro che a Roma non potevo più restare e così il mio trasferimento alla Sampdoria lo considerai una liberazione».

- Dicono i sacri testi: tre anni alla Samp e centotredici partite.

«Tre stagioni eccezionali, puoi scriverlo tranquillamente. Poi si incrinarono certi meccanismi, ruppi con Riccomini e siccome non voglio offendere alcuno, scrivi pure che una insanabile incompatibilità di carattere mi costrinse a partire per Verona. E a Verona mi accorgo che devo ricominciare tutto daccapo perché rispunta fuori la storia delle allegre Garellate e i primi due mesi sono un bel problema... però anche a Verona gioco un grosso campionato, ritorno in Serie A e convinco tutti che la storia delle Garellate non ha più senso...».

- Sì, ma anche quest'anno...

«Quest'anno cosa? Chiaro che in Serie A Claudio Garella è atteso al varco. Sbaglio un paio di partite amichevoli e la stampa più malevola e superficiale mi attacca. Gioco una buonissima Coppa Italia e poi comincia il campionato. Bene, il campionato... un errore con la Juve, uno con il Catanzaro e uno con il Cagliari. Ma anche grandi prestazioni, sensazionali parate... e adesso in Serie A ci si chiede ancora chi è Garella e cosa vale. E io rispondo così: sono uno che ha fatto quattro anni di B ad altissimi livelli, sono uno che in Serie A ci può giocare tranquillamente al pari di tanti altri portieri. tutto qui. Non sono Zoff, non sono Bordon, non sono Galli, non sono Tancredi... questi portieri sono bravi e anche fortunati perché sono molto esaltati e quasi mai contestati mentre il povero Garella quando sbaglia è quello che alla Lazio al tempo di Garibaldi...».

- Ma tu le critiche come le digerisci?

«Oggi le digerisco stupendamente. Tieni presente che io i giornali li leggo tutti, io non faccio come quei calciatori che hanno il vezzo di dichiarare che non leggono i giornali. No, io leggo tutto, ma so già prima di leggere quel che mi merito o non mi merito. Oggi io butto via quel che c'è di sbagliato nei vostri scritti e custodisco gelosamente nel cuore e nella memoria quel che mi può servire. Per esempio tu lo sai cos'hai scritto di me?».

- Sinceramente non mi ricordo...

«Hai scritto che sono orribile a vedersi...»

- Bè, insomma, sarai mica bello...

«Bene, Fillol è brutto, ma è un grande portiere. Bordon invece è bello e io bello come Bordon non lo sarò mai. Ma cosa vuoi dire scrivere che Garella è orrendo, io certe volte non vi capisco...».

- Avrai pure qualche difetto...

«Sì, certo, ne ho ma non sono quelli che la critica mi addebita. Ho carenze extratecniche, ma sono curioso di vedere chi per primo saprà centrare il problema» .

- Ti senti realizzato?

«Realizzatissimo come marito e come padre. E anche come calciatore perché penso di far bene il mio mestiere».

- Dimmi come impieghi il tempo libero...

«Stando con mia moglie e leggendo quel che c'è da leggere, anche la narrativa di attualità, sono un tipo un po' introverso, non lego molto con gli altri. Facci caso, ma io non gioco a carte con nessuno».

- Immagino che avrai i tuoi traguardi...

«Giocare altri quattro o cinque anni in Serie A accanto a portieri di livello».

- E questo Verona dei miracoli?

«Se ne parla tantissimo, ma io cerco di isolarmi da questo contesto...».

- Ti piace Zoff?

«Come portiere lo ammiro, come uomo addirittura lo invidio».

- Il denaro, dimmi cosa te ne fai.

«Sono una cicala sensata e cioè mi piace spendere, ma senza esagerare.»

- Dimmi qualcosa di Bagnoli...

«Vorrei fargli una domanda tramite tuo: dica, mister, ma come mai lei sta sempre zitto e tutti noi le vogliamo così bene? Ma la risposta io ce l'ho: Bagnoli è un uomo onesto e cristallino, rarissima qualità a questo mondo».

- Claudio Garella, non mi risulta che fai spesso interviste...

«lo voglio ritagliarmi una mia vita privata, io detesto l'intervistina banale sempre uguale a quella del giorno prima e ti ringrazio perché mi hai dato l'opportunità di manifestare certe mie idee».

- Dicembre ottantadue: cosa provi quando si riparla delle Garellate?

«Mia moglie un po' si arrabbia, ma io no, io con l'età ho imparato a ridere degli sciocchi».




CLAUDIO GARELLA è nato a Torino il 16 maggio 1955. Ho debuttato in Serie A con la maglia del Toro (28 gennaio 1973, Vicenza-Torino 1-0) prima di essere trasferito allo Junior Casale (Serie D), al Novara (B), alla Lazio (A), alla Sampdoria (B) e al Verona (B, promosso in Serie A). Fino a questo momento Garella ha accumulato 41 presenze in Serie A, 188 in B, 34 in C e 34 in D. Garella è sposato e ha una figlia di 7 anni. È alto un metro e 90 e pesa 83 chili.



Hellastory, 16/05/2023

MASTER OF NONE


L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

Qual è stato il miglior gialloblu in campo in

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H.Verona    Udinese


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Riepilogo stagionale e classifica generale




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