Dopo la scorpacciata di Mexico 86' in cui ben cinque giocatori "veronesi" parteciparono al mondiale (ad essere pignoli ce ne sarebbe pure un sesto: Paolo Rossi, trasferitosi dal Milan al Verona proprio durante il ritiro pre-mondiale degli azzurri) la società scaligera dovette ridimensionare il numero di nazionali, vedendosi rappresentata da un solo giocatore ad Italia 90'.
Del resto in quei 4 anni molte cose erano cambiate. L'Hellas dopo aver assaporato l'aria inebriante dell'alta classifica e dell'Europa, aveva dovuto pian piano ridurre budget ed ambizioni con l'inevitabile conseguenza di un lento ed inesorabile declino.
E proprio nella stagione pre-mondiale si era conclusa tristemente l'era Bagnoli, con una annata per certi versi esaltante per la situazione che si era creata, ma conclusasi con l'esito peggiore: la retrocessione. Logico che al declino della squadra coincidesse anche lo scadimento qualitativo dei membri della rosa e così dimenticati i tempi d'oro dei nazionali italiani e tedeschi, ci si dovette accontentare di un unico rappresentante, per di più di una nazionale modesta come l'Uruguay.
C'è l'incompiuta Italia di Vicini sulla strada dell'Uruguay
La nazionale uruguayana inizia il mondiale con scarse ambizioni ma anche con la consapevolezza di non aver nulla da perdere. Anche perché il girone eliminatorio non è per nulla proibitivo (passano 3 su 4 e c'è la Corea del Sud) e nell'orizzonte c'è la prospettiva di giocare contro l'Italia di Vicini, cosa che permetterebbe ai molti "italiani" delle Celeste (Gutierrez, Paz, Perdomo, Aguilera, Sosa) di prendersi una simpatica rivincita contro i compagni di tante battaglie in campionato. L'avventura comincia piuttosto bene, i coriacei uruguaiani tengono a bada gli insidiosi "delanteros" spagnoli (Butragueño su tutti), presentatisi alla rassegna mondiale con grandissime ambizioni. La partita tra poche emozioni e tanti sbadigli si trascina stancamente fino al 90', anche perché i sudamericani (Gutierrez incluso) come al solito randellano che è un piacere e i poveri attaccanti spagnoli ad un certo punto decidono da alzare bandiera bianca per portare a casa le gambe integre. Arriva così un punto prestigioso per gli uomini di Tabarez che rinvigoriti dal buon esordio guardano al Belgio con rinnovato ottimismo. La partita si gioca al Bentegodi, tira quindi aria di casa per Gutierrez. Nel pieno rispetto del proverbio latino "nemo profeta in patria est" (Malesani docet), Gutierrez perde la bussola nel "suo" stadio e concede assieme ai suoi compagni di reparto tanti, troppi spazi agli avversari. I belgi non ci pensano due volte ad infilarsi nella "groviera sudamericana" e al 46' sono già tre a zero. Sul finale Bengoechea sigla il gol della bandiera che serve solo a rendere un po' meno amaro lo sgradevole sapore della sconfitta.
Così come era successo all'Italia dell'86', l'Uruguay si trova a dover battere la Corea per qualificarsi (come terza classificata) agli ottavi. La partita è ancora una volta noiosa ed enfatizza tutti i limiti della squadra di Tabarez in fase di costruzione del gioco. Il gol della vittoria arriva solo al 90' con il futuro cagliaritano Fonseca. La squadra passa, ma i dubbi e le perplessità rimangono. Tanto più che il prossimo avversario è una squadra che di nome fa Italia e che ha un unico obiettivo: arrivare in fondo a tutti i costi. Gli azzurri non hanno entusiasmato nel girone, ma hanno comunque dato l'impressione di una squadra quadrata ed autoritaria, un po' in apnea nella fase offensiva ma impenetrabile nel reparto arretrato (3 partite, 3 vittorie, 4 gol all'attivo e 0 al passivo).
L'entusiasmo dell'Olimpico trascina gli azzurri, che subito mettono all'angolo i sudamericani senza però infliggerli il colpo del ko. Anche perché gli uruguayani quando si tratta di difendere se la cavano piuttosto bene, e anche se i loro piedi non sono fenomenali nel trattare il pallone, se la cavano egregiamente quando a dover essere trattate sono le gambe avversarie. Così Gutierrez e compagni riescono a tener botta per un tempo e mezzo. Al 65' tuttavia si devono arrendere all'ennesima prodezza di Schillacci, la grande sorpresa del mondiale. In pratica la partita finisce qui. L'Uruguay sa bene di non poter superare il muro difensivo italiano e così inevitabile arrivano il secondo gol (di Serena) e l'eliminazione. Si conclude così con un risultato comunque rispettabile il mondiale dei modesti sudamericani. Sono davvero pochi i giocatori della Celeste a mettersi in luce, e tra loro non c'è sicuramente Gutierrez che nonostante abbia giocato in tutti i 4 match, non ha mai impressionato. La sua esperienza italiana proseguirà ancora per un po', ma non in maglia gialloblù. Per lui infatti si prospetta un futuro alla Lazio, squadra che lo acquisterà proprio in quell'estate.
Enrico e Francesco
Foto Storiedicalcio