|
PROSSIMO IMPEGNO
|
L'aria della suite per Orchestra numero 3 in D maggiore BWV 1068 di Johann Sebastian Bach, aggiornata e impoverita per esigenze di tempo e di costume, altro non è che la celeberrima sigla del programma televisivo “Quark” di Piero Angela. Un pezzo arcinoto di un autore abbastanza noto. Ma unico e incommensurabile nel suo genere.
Oggi però, definito il contesto e il tema, parliamo della sua sublimazione: l'Arte della Fuga, ovvero, secondo la concezione e il significato tecnico dell'epoca, l'arte della ricerca e della improvvisazione musicale fine a se stessa. La Fuga appunto.
Solo fine a stessa?
Creata in tarda età (siamo nel 1749), pochi mesi prima di concludere la sua vicenda terrena, essa rappresenta per molti versi la summa realizzativa del grande maestro. Incompleta, si arresta alla battuta 239 della grande fuga a 3 innestata su un tema di 4 note (Si bemolle- La-Do-Si) che nella notazione alfabetica d'uso dei paesi anglosassoni era espressione della sequenza letterale B-A-C-H. Elegia e ricerca di se stesso dunque. O forse, definizione. Musica perfetta intesa come analisi matematica, religione e armonia dell'anima.
Ci siamo. Adesso stiamo arrivando anche a comprendere il significato del suo testamento: una serie di contrappunti e canoni eletti alla ricerca della perfezione attraverso il succedersi di violini, viole e violoncelli da una parte e di cembali dall'altra. Ma la perfezione, si sa, nella vita come nell'arte non la si raggiunge mai, neppure scalando il gioco numerico delle fughe 7-14 e 21 che definiscono le varie evoluzioni e idealizzazioni del contrappunto iniziale (inteso qui anche come stato esistenziale). Fino ad arrivare al fantastico finale, la fuga a 3 soggetti o contrappunto 14 (guarda caso).
Qui c'è tutta la potenza e la concezione etica del grande musicista tedesco: l'antico inteso come espressione creativa, l'essere umano come centro di un Infinito di sensi e di profumi, la ragione come fonte diretta di collegamento con Dio.
Adoro la concezione intellettuale della musica e della vita di Bach. Questa è arte sofisticata ed esclusiva, fonte di continua elaborazione e indagine, fornitrice – in cambio – di trasporto e raccoglimento. Invito, chiunque possa farlo, a immergere tutto se stesso nella profondità dell'Arte della Fuga. Ne uscirà profondamente trasformato, nuovo, diverso. Molto più vicino all'Universo del creato e al significato immortale di se stesso.
Massimo
Lazio e Torino, che peraltro sono formazioni superiori, hanno evidenziato un tema già affrontato durante l'estate: la difesa. È innegabile che Sogliano abbia lavorato con maggiore attenzione alla scoperta prima e all'arrivo poi di giocatori di qualità a centrocampo e in attacco, in ottica plusvalenze. E si vede. Ogni partita scopriamo un gesto tecnico superiore alla media da parte di Harroui, Kastanos, Tengstedt, e perfino di Livramento e Mosquera. Altri ne arriveranno da nuovi giocatori che al momento non conosciamo bene perché si stanno ancora integrando. Per non parlare dell'evoluzione esponenziale di Belahyane che creerà non pochi, ma piacevoli, problemi di turnover al mister al rientro di Duda e Serdar. Sulla difesa invece non si è lavorato. O non abbastanza. Gli arrivi nel finale di Daniliuc e Bradaric non sembrano decisivi in un reparto dove Frese e Okou faticano ad adattarsi al livello del nostro campionato. E neppure i ritorni di Faraoni (bloccato a Verona solo a causa di un ingaggio pesante) e Ghilardi (mai veramente preso in considerazione) sembrano essere un valore aggiunto.
[continua]Qual è stato il miglior gialloblu in campo in
H.Verona-Venezia?
Riepilogo stagionale e classifica generale
Devi essere iscritto per visualizzare i dati dell'Almanacco del giorno |
HELLASTORY.net è online dall'11 maggio 2001
( 8550 giorni)
Ogni contenuto è liberamente riproducibile con l'obbligo di citare la fonte. Per qualunque informazione contattateci. Leggi la nostra Informativa Privacy. [www.hellastory.net] - {ts '2024-10-06 14:25:35'} - {ts '2024-10-06 21:25:35'} [browser] |