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HELLAS VERONA / Scudetto

19 Maggio 1985: VERONA - AVELLINO 4 a 2


dal nostro inviato Massimo

L'ultima giornata è quella della rassegna e della celebrazione. Il piazzale antistante al Bentegodi è pieno di bancarelle, la città allestita a festa e lo spettacolo allo stadio arricchito dal saluto di mille palloncini con il tricolore e dal lancio di paracadutisti sul terreno di gioco. La partita, una formalità, si conclude con la netta vittoria dei gialloblù per 4 a 2 contro un Avellino tranquillo perché salvo e disponibile a porre rimedio allo sgarbo del girone di andata. Anche per noi, questa sarà la puntata della rassegna e della celebrazione.


LA PARTITA Prima però il dovere di cronaca. Bagnoli schiera esattamente la formazione di Bergamo e ripropone più o meno anche gli stessi cambi: Volpati e Ferroni si alternato un tempo ciascuno nel ruolo di terzino destro e Bruni sostituisce Marangon dopo un'ora di gioco arretrando Briegel a fare il terzino sinistro.

Riepilogo i gol. Dopo soli 9 minuti, il Verona passa in vantaggio: Tricella lancia Fanna in profondità che fa secco Coccia in velocità. Al 40' tiro di Sacchetti deviato nettamente da Garuti e siamo così sul 2 a 0. Dopo 2 minuti il veronese Faccini, ala sinistra avellinese, fa secco Garella su perfetto assist di Diaz. Al 46' minuto gli ospiti, inaspettatamente, pareggiano: fa tutto Diaz, centravanti della nazionale argentina, con una meravigliosa azione personale, 3-4 veronesi vengono fatti fuori come birilli e tiro secco imparabile: 2 a 2. Si ricomincia nel secondo tempo. Al minuto 61 parte Elkjaer e solo un intervento disperato di Zandonà evita la realizzazione del danese, ma comunque è calcio di rigore. Molto più sereno che contro il Torino e la Lazio, ci riprova nuovamente Galderisi: questa volta l'esecuzione è perfetta e l'incubo è finito. All'ultimo minuto di gioco, Elkjaer vuole mettere il sigillo personale di questo meraviglioso Campionato deviando in rete un bellissimo pallonetto calciato da Di Gennaro. Risultato finale: Verona 4 Avellino 2.

I gialloblù conquistano così il loro primo scudetto della storia realizzando complessivamente 43 punti, 4 in più del Torino che chiude con onore al secondo posto. 15 sono state le vittorie (in pratica la metà), 13 i pareggi e solo 2 le sconfitte (ad Avellino ed in casa col Torino, entrambe per 1 a 2). Il Verona ha segnato 42 reti, poco meno della Juventus di Rossi, Platini e Briaschi (48) e dell'Udinese di Zico e Carnevale (43). Viceversa, nessuna difesa è riuscita a fare meglio della nostra con la miseria di 19 reti subite. E' sull'impianto difensivo e sulla capacità di adeguarsi alle diverse situazioni tattiche che Bagnoli ha costruito il successo finale. Oltre al fatto, ovviamente, di avere un gruppo di uomini veri, un branco di leoni padroni assoluti della savana.

UNO PER UNO Ricordiamoli ancora una volta, velocemente. A modo mio.

Garella (30 presenze e 19 gol subiti). Gigantesco, deforme, una specie di orco con la pancia, le braccia lunghe e le gambe magre. Un portento. Una sicurezza. Una barriera insuperabile. Non importa come prende la palla ma la prende sempre, la sua mancanza di stile è il suo stile. Però l'Olimpico (contro la Roma) e San Siro (contro il Milan) ancora lo ricordano come un avversario insuperabile. Nel mito di Garellik e di un brutto anatroccolo trasformato in cigno.

Ferroni (20 presenze). Un guerriero, piccolo e scattante. Difficilmente lontano dalla sua area di rigore. Peccato per il brutto infortunio che lo ha tenuto lontano dai campi di gioco per quasi 3 mesi. Anche nel proseguo del Campionato, dopo l'incidente, è stato condizionato dalla sofferenza. Ma lui è uno che non molla mai. Uno spettacolo che rimarrà sempre nei nostri occhi il suo duello con Rumenigge.

Marangon (29 presenze e 2 gol). Secondo la migliore tradizione dei terzini mancini che da Petrelli a Sirena, da Franzot a De Agostini, da Pusceddu a Vanoli, da Volpecina e Falsini hanno sempre avuto un ruolo fondamentale nelle varie formazioni. Lui è senz'altro il più elegante e il più veloce di tutti. Talvolta difensore, talaltra ala sinistra. Nessuno di noi può dimenticare il bellissimo gol fatto ai granata al Comunale di Torino. E pensare che doveva lasciare Verona con l'arrivo di Briegel se un certo Bagnoli non si fosse opposto con fermezza…

Volpati (30 presenze). Facciamo l'elenco dei ruoli coperti da questo mostro di bravura e duttilità: ha giocato, alla perfezione, come mezzala destra, tra Di Gennaro e Fanna; poi ha fatto il terzino sulla seconda punta avversaria; un paio di volte lo stopper; e infine il terzino fluidificante a sinistra quando Marangon doveva tirare il fiato. In campo, nessuno lo ha mai sottolineato abbastanza, ha coperto sistematicamente Tricella in occasione dei suoi sganciamenti offensivi. Un uomo solo per 5 ruoli diversi. Un uomo per tutte le stagioni. Spogliatoio compreso.

Fontolan (28 presenze e 1 gol). Al fotofinish con Battistoni per il migliore stopper della storia. Immaginatevi un Alpino lungo e nodoso, un fascio di muscoli e un raro sorriso nascosto dai baffetti biondi. Formidabile di testa, senza nessuna paura. Solo lui ha avuto la capacità di cancellare la nostra.

Tricella (30 presenze). Il capitano. Il più grande difensore di sempre e forse anche uno dei più grandi registri. Come ex centrocampista è l'uomo da cui sono partite tutte le manovre: da Garella palla bassa a Tricella che, testa alta e sguardo fiero, cerca sempre con un lancio lungo e preciso o Fanna o Di Gennaro già scattati sulla trequarti offensiva. E così si saltano 50 metri di campo e in 4-5 passaggi il Verona arriva diritto in porta. Come difensore è il senso della posizione fatta in persona. Alla Baresi e alla Scirea. Quando raddoppia un compagno per l'attaccante avversario per lui è la fine, si disarma da solo. E' di una bravura e lucidità frustrante.

Briegel (27 presenze e 9 gol). Un giorno arriva a Verona a fare il terzino e poi Bagnoli se ne innamora. Tu poi marcare Maradona, lo so; tu puoi fare il mediano a sinistra di Di Gennaro, lo so; tu puoi giocare anche sulla fascia, lo so; tu poi fare l'attaccante e segnare 9 reti, lo so. Tu sei fantastico. Lo so.

Di Gennaro (29 presenze e 4 gol). Se uno è il regista della nazionale italiana, lo deve essere anche dei Campioni di Italia. Testa alta, regista dalla metà campo in su perché dietro di lui è terra di Tricella. Lancio lungo millimetrico, grandi bordate da fuori area (strepitoso il gol di Torino contro la Juventus), col compito specifico di incunearsi in area a chiudere le triangolazioni che vengono dalle fasce. In molte circostanze ricorda Mascetti e il confronto è imbarazzante per la grande stima che provo per entrambi. Totò è un signore anche fuori dal campo e tutto il quartiere di Ponte Catena lo ricorda ancora con affetto.

Bruni (27 presenze e 1 gol). Si è detto che è stato considerato il figlioccio di Bagnoli. A lui, il mister ha sempre riconosciuto una grande capacità di interpretare i compiti assegnati. Bruni è il vice Fanna, talvolta il vice Di Gennaro ma soprattutto il suo miglior cambio tecnico.

Sacchetti (15 presenze e 2 gol). Dato per finito a Firenze ha iniziato la sua avventura con un brutto infortunio subito nel ritiro a Cavalese. Gigi è risorto 2 volte. E gioca con lo spirito, la grinta e la volontà di chi ne ha passate di tutti i colori. Il suo carattere e temperamento sono serviti molto a questa squadra, soprattutto nei momenti difficili e quando l'ansia e la paura di non farcela stavano per prendere il sopravvento.

Fanna ( 29 presenze e 2 gol). Stella nascente dell'Atalanta, cresce nella Juventus. Ma qualcuno non lo giudica poi così adatto ad essere juventino. E allora deve migrare a Verona, in provincia, per tornare ad essere la stella brillante degli esordi. Velocità, dribbling, grande visione di gioco, ambidestro e perfino attaccante puro. Qualità allo stato puro. Irresistibile e inimitabile con la sua pelata alla Lato, gli occhi celesti e il sorriso accattivante. Entra di diritto nella rosa stellare del Verona ma, a mio avviso, anche in quella del calcio nazionale.

Galderisi (29 presenze e 11 gol). Comincia una storia analoga a Fanna, dismesso in fretta dalla Juventus e qui a Verona trova il suo spazio e il suo equilibrio. Il bomber gialloblù è un cecchino affidabile, opportunista e furbo. In area crea scompiglio ed è sempre pronto ad approfittare di ogni piccola indecisione dei difensori avversari. Uno così va a finire sicuramente in nazionale.

Elkjaer (23 presenze e 8 gol). Un giocatore fantastico: classe, carisma, potenza all'ennesima potenza. Una mina vagante, difficile da contenere, sia caratterialmente che tecnicamente. La sua cavalcata più famosa è stato il gol realizzato senza scarpino alla Juventus, ma anche la doppietta di Udine o quello meraviglioso di Bergamo che ha consegnato lo scudetto. Senza la sua irriverente spinta offensiva, non saremmo mai arrivati così in alto. Questo è scontato. Perché solo lui riesce ad avere il passo in più di chi è veramente un Campione. Un vincente.

E ancora: Turchetta (16 presenze), Donà (12), Fabio Marangon (3) e Spuri (1). Terracciano, Residori e Matteoni, nessuna presenza ma tanta panchina direttamente dalla Primavera alla serie A.

Bagnoli: del tecnico gialloblù riconosco almeno 2 meriti fondamentali. ci sono 2 modi di esprimere la leadership: controllando tutte le variabili oppure facendo emergere il talento. Bagnoli ha la capacità di trarre il meglio da ciascun giocatore o sfruttando le caratteristiche specifiche di ciascuno (Ferroni, Marangon, Fontolan, Galderisi, Elkjaer, Di Gennaro) o le capacità di adattamento in campo (Volpati, Briegel, Bruni, Fanna, Tricella): pochissimi allenatori sono stati inclusivi come lui, molto spesso condizionati e limitati dalle loro idee. di conseguenza, in secondo luogo, quello di aver reso flessibile uno schema tattico iniziale di zona mista a seconda dell'avversario o delle necessità. Così il suo Verona può trasformarsi indifferentemente in una squadra a 3 punte o a 5 difensori, a 5 centrocampisti o a 1 punta e mezza. Marcatura a uomo o a zona. Proprio l'imprevedibilità e la possibilità di rendere al meglio in tutte le condizioni possibili hanno reso questa squadra praticamente imbattibile.

Adesso passiamo alla società: voglio ricordare le risorse economiche di Chiampan, la figura di Guidotti, l'ingegno di Rangogni, l'uomo che ha portato a Verona Briegel ed Elkjaer e infine Ciccio Mascetti bandiera e collante tra società e squadra. E inoltre: Lonardi (allenatore in seconda e preparatore dei portieri); Tavellin (responsabile del settore giovanile) e i suoi tecnici che si chiamano Maddè, Maioli, Casati e Pistori; il massaggiatore Stefani, i medici sociali Costa e Biscardo, il segretario Bertolini, l'accompagnatore Anti, il magazziniere Manfrin detto il Pista e i vari Marzola, Botticini, Nicoletta Manfrin e tutti gli altri che in maniera meno esposta hanno comunque contribuito a questo successo.

I TIFOSI. Più di 600.000 veronesi hanno applaudito il Verona nelle sue 15 partite disputate al Bentegodi. Ma questo scudetto è stato conquistato da una città, anzi da una provincia intera.

Al di là dei giustificati festeggiamenti odierni, Verona ha accolto questo successo insperato a modo suo, con il gusto e il piacere di vivere che la contraddistinguono da sempre e anche con una commovente partecipazione collettiva. Da noi sono mancati la classica “caciara” romana, l'euforia delirante di Napoli e l'indifferenza di città abituate a vincere come Milano e Torino. Ogni vetrina di negozio, ogni balcone, ogni finestra è stato abbellito da un fiocco, una sciarpa o una bandiera gialloblù per mesi e mesi. Verona si è truccata a festa per tutta l'estate.

Concludo con un saluto. Devo ammettere che sono stato proprio fortunato. Due volte fortunato, direi. Prima di tutto perché ho vissuto, patito e gioito in prima persona tutti gli episodi che ho descritto, poi perché ho avuto l'opportunità di raccontarli grazie ad Hellastory rivivendoli e ritrovando le stesse suggestioni di allora. Un privilegio assoluto. Nel tempo a venire, grazie Hellas Verona. Forza sempre Hellas Verona.

Hellastory, 19/05/2005

BRAVO ZANETTI!


Quanto di buono avevamo visto a partire da metà febbraio (l'Atalanta ha dato evidentemente la scossa decisiva) si conferma in queste ultime partite con una difesa finalmente compatta e autoritaria e un centrocampo duttile. Fateci caso, ora tutti i gialloblù si sentono molto più a loro agio. Sanno cosa fare, non mollano mai. E il tutti di cui sopra va riferito davvero alla rosa allargata perché in questo momento il Verona fa punti e prestazioni pesanti anche senza Serdar, Tengstedt, Suslov che sono poi i giocatori più rappresentativi.

[continua]

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